Era l’ 11 maggio del 2014 quando un partecipato referendum popolare, svoltosi in un clima di guerra, sancì in sostanza la nascita ufficiale della Repubblica Popolare di Donetsk, resasi tramite esso indipendente dall’Ucraina, stato del quale aveva fatto parto fino ad allora.
In quei giorni a Kiev e nell’Ucraina occidentale si perpetravano rivolte e violenze alimentate dalla oramai solita per tutti i paesi nel mondo crisi economica e soffiate da una sorta di revanscismo ucraino avverso alla cultura e tradizione russa che fino a quel momento aveva comunque mescolato famiglie, storia, usi e costumi in uno stretto intreccio. Le violenze non risparmiarono neanche la parte orientale dell’Ucraina, quella più economicamente avanzata e più legata soprattutto in ambito etnico alla confinante Russia. Il corso degli eventi portò repentinamente alla nascita delle Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk. Sono trascorsi 5 anni dai giorni di quel referendum. La guerra però, nonostante nel tempo si sia attestata su picchi più bassi d’ intensità rispetto ai primi anni, è sempre attiva e presente nella vita quotidiana. Il popolo convive con il sottofondo dei rimbombi delle armi che risuonano soprattutto nella notte, quando il buio fa più paura e rende più invisibili. Ed è per questo che nella città di Donetsk, ubicata a pochissimi chilometri dal linea del fronte che sostanzialmente segna anche il confine della Repubblica con l’ Ucraina, entra in vigore il coprifuoco.
Dalle 23:00 le strade restano vuote, il pericolo è incombente e la sicurezza deve essere garantita. La normalità a Donetsk città è il sapere che in periferia si spara e che qualche ordigno potrebbe nuovamente concludere la sua traiettoria sulle abitazioni limitrofe al fronte. 5 anni di guerra e provocazioni, ristrettezze, morti e difficoltà che però non hanno minato l’ entusiasmo di questa gente di aver trovato una propria indipendenza ed identità. Nella DNR sono stanchi certo, i tempi di guerra non aiutano nessuno ma molto di più non li aiuta il sapere che sono un territorio ed un popolo quasi dimenticato dal resto del mondo.
Questa è una guerra di seconda serie per la comunità internazionale ma qui si spara ancora nonostante gli accordi siglati a Minsk tra le parti in causa avrebbe dovuto portare ad un fermo degli attacchi. Ma i colpi di mortaio continuano a cadere ed il popolo di Donetsk prosegue ad esser tenuto sulla corda da sistematiche azioni militari. La guerra nel cuore dell’Europa è stata definita. Ma quando gli interessi economici scemano o si dirottano verso nuovi obiettivi e la guerra non è a casa tua, la tragedia degli altri non è un problema per te e nei media non vige più neanche il diritto di cronaca ma solo quello all’oblio.
LUCA PINGITORE
* = Viaggio effettuato in occasione delle celebrazioni dei 5 anni dalla nascita della Repubblica Popolare di Donetsk ed articolo pubblicato su Eurasianews del 21/05/2019
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