L’arcipelago delle Kerkennah è una delle tre maggiori depressioni del litorale tunisino, a 32 km dalla costa di Sfax, considerata come il vivaio di un sistema naturale marino ancora ben conservato. Le isole sono particolarmente ricche di crostacei, gamberetti, molluschi, seppie, polpi e vongole così come di spugne. L’economia locale è basata principalmente sulla figura del pescatore, attorno al quale si sviluppano le attività artigianali: il maestro d’ascia, che costruisce unicamente imbarcazioni di legno (feluke), le donne che preparano le vele di cotone e le attrezzature per la pesca (nasse e reti) che vengono utilizzate sia in mare aperto ma anche nelle “charfie”, la vera caretteristica di questo arcipelago. Il termine charfia in arabo significa “onesto” e viene utilizzato a Kerkennah per definire quei tratti di mare in cui viene catturato il pesce, delimitati da foglie di palma e oggetto di titoli di proprietà privata come se fossero appezzamenti di terreno.
Nei secoli passati questi luoghi venivano gestiti dal “Rais” (capo) del villaggio, che si impegnava a distribuire il prodotto di queste riserve agli abitanti più bisognosi e a curarne la funzionalità a nome della collettività. Il prodotto che veniva pescato all’interno di queste charfie era considerato di pregevole qualità perché non veniva stressato dalle reti ma era raccolto dalle nasse, che quindi lo lasciavano vivo sino al momento della cattura. Ancora oggi esistono questi poderi acquatici tramandati da generazione in generazione, con titoli di proprietà che li rendono caratteristici ed unici nel Mediterraneo.
Altra tipica pesca di queste isole, risalente all’epoca dei Romani che dominarono il Nord Africa nei primi tre secoli d.C., è quella del polpo con le “gargouletes”, ossia la cattura del mollusco con delle piccole anfore. La tecnica è molto semplice: si filano in mare una serie di piccole anfore appuntite, legate tra loro, e le si adagia sui bassi fondali; il giorno successivo si recuperano, sperando che i polpi le abbiano scambiate per rifugi sicuri dove ripararsi. Anche in questo caso la pesca non è invasiva perché la preda viene catturata viva e le anfore recuperate per essere riutilizzate. Le imbarcazioni da pesca più comuni sono le feluke di legno (simili ai nostri gozzi) che non hanno derive, si possono spiaggiare facilmente e sono molto adatte alla navigazione locale perché, in caso di bassa marea, si possono adagiare su un lato e poi riprendere a galleggiare quando ritorna l’alta marea.
La cucina tipica è basata principalmente sui prodotti della pesca, anche perché l’isola nei secoli ha subito un cambiamento climatico tendente alla desertificazione, quindi il clima arido e le scarse risorse idriche non permettono coltivazioni intensive; la maggior parte dei prodotti agricoli vengono importati dalla terraferma con un servizio di traghetti dal porto di Sfax. I piatti più richiesti sono il cuscus al polpo, i pesci grigliati come le triglie, il cefalo di mare aperto (diverso e molto più gustoso di quello delle foci dei fiumi) e le orate. In questa zona esistono ancora posti incantevoli ove è possibile ammirare mosaici risalenti all’epoca romana, come a Sidi Fredj o presso il Museo della Cultura di Kerkennah, dove sono raccolti gli oggetti e i costumi tradizionali degli abitanti degli 11 villaggi dell’arcipelago. Molti mosaici di Kerkennah sono stati trasferiti e ricomposti al Museo del Bardo di Tunisi (considerato il più importante al mondo per la raccolta di mosaici e reperti di epoca romana, a circa 300 km dall’isola): raffigurano principalmente scene di pescatori o di navigatori che hanno attraversato questi lidi e anche immagini di Ulisse che, legato all’albero maestro della sua imbarcazione, volle sentire
il canto delle Sirene ma fece tappare con la cera le orecchie del suo equipaggio affinché non cadesse nella tentazione di abbandonare la nave per seguirle sulla terraferma. Ci sono varie ipotesi su quale fosse questa isola ma in Tunisia prevale quella che si tratti di Djerba, non lontana da Kerkennah.
FRANCESCO LO IUDICE *
* = Italiano residente in Tunisia da vari anni ed amico di OTRA per la sua passione per il viaggio. Da viaggiatore e navigatore ha organizzato alcune regate tradizionali a vela latina ed è un conoscitore, oltre che della Tunisia, anche della Russia della regione del Caucaso.
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