Il fiume Dnestr dai monti Carpazi scivola verso il mar Nero. Nella sua lunga serpentina verso sud incrocia tre paesi differenti divenendo portatore delle diverse ma contigue tradizioni di differenti popoli che fino ai primissimi anni novanta erano parte, seppur in maniera federata, di un unico vasto paese.
Ufficialmente dal 1990, il Dnestr attraversa l’Ucraina, la Moldova e si interseca per i suoi circa duecentocinquanta chilometri finali con la Repubblica Moldava di Pridnestrovie segnandone praticamente il suo confine.
Da un lato la Moldova, dall’altro la Pridnestrovie prima di sfociare nuovamente sulle rive ucràine del Mar Nero.
La prima cittadina che incrocia il Dnestr nella Repubblica di Pridnestrovie è Kamenka ma ancor prima il fiume si fa osservare dall’altipiano caratterizzante la regione dell’estremo nord della Pridnestrovie che nella discesa verso il versante ucraino si dipana in un tortuoso canyon.
Attraversata la riserva naturale, Kamenka accoglie il Dnestr in una piacevole atmosfera.
Il suo grande parco cittadino, i suoi viali alberati e l’ampia piazza dove sorgono gli edifici dell’amministrazione cittadina regalano una piacevole calma e distensione.
Il luogo adatto per una storica struttura operante sin dall’800 dove chi abbia la necessità di riposo e cure termali trova la sua giusta dimensione. Diverse tipologie di trattamenti e soprattutto le acque del sottosuolo ritempravano i lavoratori nel periodo sovietico e rilassano i vacanzieri odierni.
Pochi chilometri più a sud, nel piccolo villaggio di Podoima, è possibile invece godersi il fiume Dnestr in tutta la sua placidità. Proprio dove il fiume si dipana un una delle sue numerose curve e nel punto in cui un sottile lembo di terra emerge dalle sue acque, un eclettico ed estroso anziano signore di cultura moldava ha creato un parco dove le famiglie possono recarsi a trascorrere piacevoli giornate.
Da uno dei numerosi gazebo in legno disseminati nell’area è possibile gustare una casalinga mamaliga* cotta su una vecchia pechka*, accompagnata da teneri shashliki* grigliati su un mangalia* da collezione, il tutto annaffiato da qualche naturale estratto alcolico prodotto in casa dal gestore del giardino ricreativo.
Il Dnestr è lì, proprio ai tuoi piedi e volendo puoi anche assaggiarlo dal piccolo anfratto nel quale è stata ricavata una piccola spiaggia.
Dalla posizione sopraelevata del parco, dove particolari sculture in legno ed allegre figure create da residui di copertoni sorte dalle fantasie dell’anziano signore mai parsimonioso di aneddoti e vecchie storie, è possibile riconoscere la cattedrale di Cot e poco più in lontananza il colorato monastero di Japca immerso nel verde della vegetazione.
Simboli religiosi così vicini ma che in realtà si trovano in un altro paese, nella dirimpettaia Repubblica di Moldova.
E’ proprio il fiume che segna la separazione tra queste due stati prima appartenenti alla medesima Repubblica Socialista Sovietica.
Uno spettacolo unico da questa posizione dove il confine è quindi visibile, percettibile, praticamente toccabile nuotando nelle acque del Dnestr.
Ma è quasi tutto il suo corso che segue i confini fino al sud del paese, nella regione della Slobozia.
La strada principale che attraversa lo stretto territorio della Pridnestrovie costeggia principalmente il fiume e diversi sono i punti di contatto, i luoghi panoramici ed i passaggi di frontiera con la vicinissima Moldova.
Come nella città di Ribnitsa dove un verdeggiante lungofiume, residenza scelta da una anziana cicogna assunta oramai a mascotte dagli abitanti della località fluviale, regala una piacevole passeggiata sul Dnestr e sulla linea di frontiera.
Ribnitsa, una città dove la vecchia fabbrica metallurgica attiva già sotto l’Urss ne caratterizza il suo ambito sociale, con la sua lucente cattedrale ortodossa, il variegato mercato e la sua composizione architettonica creato da un mix di case basse con giardino ed alti palazzi di concezione popolare sovietica si considera, a detta dei suoi cittadini, la capitale del nord del paese.
Sull’altopiano della sponda di fronte sorge la città di Resina, città moldava con importanti connessioni lavorative e sociali con Ribnitsa. Attraversi un ponte e cambi paese. Ma le differenti tradizioni qui convivono senza grossi problemi di sorta. Derivazione di antiche commistioni tra i popoli la cui testimonianza è visibile anche attraverso le rovine di una vecchia cattedrale ortodossa e di una storica sinagoga ubicate nel paesino di Rashkov.
La strada che attraversa la Repubblica di Pridnestrovie prosegue tra filari di alberi e campi coltivati.
La tradizione agricola da queste parti è sviluppata soprattutto in ambito vinicolo. Diverse sono le vigne e le cantine che imbottigliano non solo vino ma anche cognac, come il Kvint conosciuto ed esportato in tutto il mondo.
Il Dnestr non è solo un fiume di confine ma svolge anche una funzione attiva allo sviluppo della società locale generando dalle sue acque energia elettrica che serve il fabbisogno del paese. La grande diga con annessa centrale idroelettrica di Dubossari, la città più antica dello stato sul Dnestr, insieme a quella di Dnestrovsk, l’ultimo lembo di terra sul confine ucraino a sud, sono allo stesso tempo siti energetici e luoghi degni di interesse turistico dato dal loro fascino architettonico, dalla loro storia e la loro ubicazione su due punti di confini differenti.
Dubossari, è una cittadina che ebbe un ruolo importante sia nella II° Guerra Mondiale, sia nel breve conflitto che da queste parti si consumò tra il 1990 ed il 1992 a causa della separazione che Moldova e Pridnestrovie attuarono tra di loro. La Moldova tramite leggi contrarie agli usi e costumi appartenenti soprattutto alla parte destra del fiume Dnestr, la Pridnestrovie dichiarandosi autonoma de facto.
Nella zona in questione sono presenti alcuni kurgan , gli antichi tumuli funerari del popolo sciita che si diffuse tra la Tracia e la Frigia. Gli stessi kurgan a causa della loro conformazione fisica sono diventati simbolo di resistenza durante le guerre appena citate.
Continuando la sua discesa verso il mare, il Dnestr transita da Grigoriopol, cittadina popolare che apre le porte a Tiraspol, la capitale della Repubblica Moldava di Pridnestrovie.
Fondata nel 1792 dal generale russo Suvurov come fortezza sul fiume Dnestr, Tiraspol è oggi una città che mescola elementi della tradizione sovietica ad aspetti del tutto moderni che ne caratterizzano il contesto urbano. Ristoranti, caffè, giardini multifunzionali, spiaggette sul Dnestr ma anche il tradizionale mercato di generi alimentari, alcuni quartieri dall’architettura in voga in epoca socialista e diversi simboli che richiamano a quell’epoca consentono alla capitale della Pridnestrovie di renderla particolare nella sua identità.
Da Tiraspol, a neanche quindici chilometri di distanza, sorge il ponte sul Dnestr che collega la Pridnestrovie alla città di Bender da dove poi parte la strada per Chisinau, la capitale della Moldova.
Bender è l’unica città e l’unico territorio della Pridnestrovie sulla riva sinistra del Dnestr.
A causa della sua posizione, quindi, fu teatro delle operazioni belliche dei primi anni ’90 ed il suo ponte ritenuto punto strategico.
Come la sua storica fortezza sul fiume che nel corso dei secoli ha visto alternarsi nel suo possesso diversi eserciti fino a pochi anni fa, quando fu poi definitivamente convertita come polo museale.
La leggenda narra che anche il Barone di Münchhausen fu protagonista di alcune sue azioni proprio all’interno di questo bastione.
Ma Bender non è solo la Fortezza ed il non lontano Memoriale ai caduti delle guerre che videro suo malgrado protagonista questa area, Bender è anche la sua stazione ferroviaria, la sua Accademia d’Arte, la sua particolare ubicazione praticamente sulla linea di confine con la Moldova.
Indipendentemente dall’opinione che si possa avere su questo piccolo lembo di terra europeo e sulla sua situazione geopolitica, la Repubblica Moldava di Pridnestrovie non è mai stata comunque oggetto di seri approfondimenti dal suo interno.
Per avere notizie sulla cosiddetta “Transnistria” bisogna imbattersi in qualche reportage sostanzialmente uniforme che lo descrive come l’ultimo pezzo di Urss o in articoli che esaltano lo spirito folkloristico ed anacronistico del “buco nero d’Europa” e dell ’ “ultimo paese comunista d’Europa”.
La ovvia evoluzione dei tempi e la rivisitazione delle consuetudini creano nella piccola repubblica bagnata dal Dnestr una proiezione verso la modernità che è tangibile soprattutto nelle innovazioni degli ultimi anni.
Migliaia di cittadini vivono, operano, accolgono turisti e viaggiatori, producono alcuni dei vini più conosciuti al mondo, conducono una normalissima vita come in qualsiasi altro luogo del mondo, seppur con le difficoltà di risiedere in uno stato non riconosciuto politicamente dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale. Di certo i problemi non mancano, considerato anche lo status di repubblica de facto e le sanzioni che ne impediscono un completo sviluppo. Basti pensare che le auto registrate in Pridnestrovie non possono varcare i confini nazionali e per farlo bisogna utilizzare, solo chi ne ha l’opportunità, targhe speciali valevoli solo per Moldova ed Ucraina. O che il paese è stato tagliato fuori dai circuiti “occidentali” di accettazione di carte di credito e bancomat.
Ma nessun mistero, nessun pericolo, nessun rischio in realtà avvolge la Pridnestrovie.
Per poter sviluppare un proprio convincimento basterebbe recarcisi senza pregiudizi e non soffermarsi solamente sui simboli ed al legame con la storia dalla quale il paese proviene.
Come facemmo quel 2 gennaio 2010 io ed alcuni compagni di viaggio, la mia prima volta a Tiraspol ed in Pridnestrovie. In Italia si parlava molto poco di Transnistria (Pridnestrovie termine sconosciuto) e le voci che accompagnarono quel viaggio lo dipingevano come “un salto nel buio”. Undici anni fa era considerato da molti persino difficile poter dormire e restare più giorni a Tiraspol, soluzione per la quale invece noi optammo già in fase organizzativa.
Inutile dire che le affermazioni di chi non riconosceva neanche il paese sulla mappa geografica si rivelarono sostanzialmente poco veritiere o completamente esagerate.
Certo, era un paese che stava ancora cercando di uscire fuori da una situazione geopoliticamente complicata ma non di certo “il posto più pericoloso d’Europa”.
Ora invece molto è cambiato, molte questioni politiche risolte e molte più sono le opportunità offerte.
Non solo a livello turistico ma anche sul piano delle relazioni commerciali.
Diverse aziende straniere hanno iniziato, ad esempio, a delocalizzare in Pridnestrovie, a partire dal settore della moda di lusso.
Ma sono soprattutto le aziende locali quali la tessile Tirotex (già ditta partner della italiana Lebole a fine anni ’80), la Aquatir che alleva storioni per venderne le uova come pregiato caviale, la già citata Kvint azienda di liquori e di vini, l’Electromash attiva nel settore dei macchinari industriali utilizzati in vari ambiti e soprattutto la Sheriff la multinazionale resa famosa in occidente dalla sua omonima squadra di calcio, che offrono possibilità di sviluppo operando in numerosi mercati mondiali.
In fondo la Pridnestrovie, dal punto di vista geopolitico, è sempre stata appetibile anche e soprattutto per la diffusa presenze di impianti industriali che svolgevano già un ruolo preponderante durante gli anni dell’Unione Sovietica.
Alla dissoluzione dell’Urss una importante frangia politica moldava optò per staccarsi quasi completamente dalla tradizione e dalla cultura che avevano caratterizzato fino ad allora la convivenza tra le diverse etnie della regione. L’ abolizione della lingua russa fu il primo obiettivo da perseguire. Quella lingua russa che ancora oggi continua ad esser comunque parlata da gran parte della popolazione moldava nonostante non sia più quella ufficiale.
La Pridnestrovie decise invece di mantenere una connessione con la storia mantenendo ancora alcune peculiarità tipiche del socialismo di allora ma senza restare completamente ancorata a quel passato.
Un paese dove russi, moldavi ed ucràini, in percentuali quasi paritarie insieme anche ad una forte presenza bulgara, convivono da anni in pace.
LUCA PINGITORE
* mamaliga = sorta di polenta con formaggio
* pechka = stufa a legna
* shashliki = spiedini di carne marinata
* mangalia = sorta di griglia per barbecue
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