Il 7 agosto 2008 esplode un conflitto interno alla Georgia alimentato dalle tensione di due regioni che vorrebbero dichiararsi indipendenti: l’Ossezia del sud e l’Abkhazia. La Russia scende in campo con la sue forze militari in difesa delle due regioni indipendentiste contro la Georgia che ne osteggia la separazione. Le ostilità militari cessano ufficialmente il 16 agosto dello stesso mese. Lo stato di guerra perdura, però, fino all’8 settembre. Il 29 agosto 2008, Jena Plissken ed il geometra Calboni in compagnia di Gc23 fanno tappa, durante il loro tuor del Caucaso , proprio in Georgia . Il 31 agosto sono a Gori, la città natale di Stalin ed ultima avanguardia del conflitto in territorio georgiano. Ecco quello che osservano della situazione in atto.
Gori 31/8/2008.
Si è letto tantissimo sulla guerra in Ossezia del Sud e sulle ripercussioni del conflitto in Georgia notizie allarmanti,precise, secche a prima vista ma ad uno sguardo più attento frammentarie, lacunose,devianti, come spesso accade c’è stata una manipolazione delle notizie e delle immagini a scopo propagandistico dall’una e dall’altra parte.
Non è la prima volta che i morti veri o presunti tali servono a giustificare una causa, un intervento,una mossa politica. Tutti i dubbi,tutte le paure,tutte le incertezze che si erano incuneate in noi nell’imminenza del viaggio,tutte le immagini,tutte le notizie viste e lette su questa guerra durata circa dieci giorni si sono diradati come nebbia,non appena abbiamo messo piede sul marciapiede della stazione ferroviariadi T’bilisi.
I venti di guerra,ancora parzialmente in corso,stando alle cronache,non li sentiamo soffiare;segnali di preoccupazione ed agitazione tra la popolazione non ne avvertiamo;straordinari dispiegamenti di forze militari e di polizia non se ne scorgono;neanche stuoli di troupe televisive e di giornalisti in genere,come sarebbe normale vista la situazione,si fanno notare.
In Kosovo,dove,ufficialmente,la guerra è terminata da tempo,sembrava di essere al fronte;qui,invece,dove il conflitto dovrebbe essere reale,sembra che la guerra non sia mai esistita. Ma,allora,la televisione ci ha preso in giro? La guerra è una pura invenzione giornalistica?
Come avremo modo di vedere e di ascoltare da testimonianze dirette,la guerra c’è ma quello che si è visto e detto in “occidente” è molto diverso dalla realtà. Ci ritorna in mente un nostro vecchio adagio:”bisogna vederli i posti prima di giudicare”.
E per “fortuna”,siamo capitati in Georgia proprio durante questi sconvolgimenti,altrimenti non avremmo mai saputo della reale portata di questo conflitto quasi esclusivamente politico.
E come ci sembrano preparati ad arte le numerose bandiere georgiane sparse in città,un paio di cartelloni ed alcuni adesivi con la scritta “stop Russia” ed il volantino,stranamente già stampato con solerte celerità e diffuso con immagini drammatiche,per sensibilizzare ad aiutare gli orfani di guerra causata dalla Russia. Torniamo alle bugie che è facile smascherare solo ovviamente per chi è stato a Gori di recente e ha visto la città con i propri occhi. Il presidente georgiano parla ed afferma alla Cnn che due aerei russi hanno bombardato il mercato di Gori e lui l’ ha visto con i propri occhi.
Altre notizie danno anche lo stadio della città distrutto, altre ancora addirittura l’ intera città,compresa la casa di Stalin.
Questo è quello che viene riportato dalla maggior parte dei media occidentali.
Il 31 Agosto, Gori si presenta in maniera ben diversa da quello che ci si aspettava. Arriviamo in minibus alla stazione degli autobus,ubicata sotto il castello ed in piena zona mercato ma della guerra non scorgiamo alcun segno.Niente lascia pensare a bombardamenti e devastazioni,solo la solita animazione e confusione dei mercati dell’est Europa.
Casualmente facciamo un salto allo stadio e addirittura il custode si scomoda per aprircelo e farci fare qualche fotografia.Altro che raso al suolo, il manto erboso è addirittura in perfette condizioni.
La casa natale ed il museo di Stalin che sembravano esser andati persi per sempre sono anch’essi ancora lì,al proprio posto.Un poliziotto,di guardia alla struttura,ci viene a salutare e ad informarsi sulla nostra provenienza.Ci saluta in maniera amichevole. Cosa è successo allora a Gori ? La città sembra una delle tante sonnolente città di provincia, nella piazza del municipio con la statua di Stalin e nelle vie circostanti notiamo alcuni vetri rotti e segni di sparatorie su alcuni edifici e negozi.
Nei giorni caldi milizie paramilitari hanno causato questi danni nonché si sono rese responsabili di furti e saccheggi, lo stesso hanno fatto forze sbandate dei vari schieramenti in campo. In mezzo a piazza Stalin si notano due buche sull’asfalto lasciato dai colpi dell’artiglieria e segni di probabili bombe a frammentazione. Filmati comparati ci faranno capire che quello è il punto in cui è stato ucciso il cameramen di una tv olandese colpito in macchina da una granata.A parte ciò,di per sé già grave comunque,in città non notiamo niente altro che ci faccia pensare che sia in corso una guerra.
Se non fossimo stati a conoscenza di questa situazione,prima della nostra partenza dall’Italia,non avremmo forse mai compreso la situazione calda in cui versa questa area del Caucaso.Solo una certa animazione,è palpabile all’interno e nelle immediate adiacenze del municipio della città. Sulla piazza,dove campeggia imperiosa l’unica statua di Stalin al mondo ancora in piedi,sono parcheggiati numerosi mezzi della Croce rossa italiana arrivati il 29 agosto poco prima della nostra visita in città.Hanno allestito cucine da campo e una tendopoli per l’ accoglienza dei profughi dell’Ossezia e dei senza casa.
Neanche nell’unico pub cittadino,in cui ci rechiamo per pranzare,il titolare ed i camerieri lasciano tradire una benché minima aria di guerra.Solo tre giornalisti,seduti al tavolo di fianco al nostro,ci riportano alla drammatica realtà.Dal castello situato in posizione panoramica si ha una visone a 360 gradi della città e,fortunatamente,della Gori completamente distrutta stile Sarajevo, Mostar o Vukovar non c’è traccia.
Guardando bene le foto ingrandite però e trasferendosi,quindi, nella zona periferica a ridosso delle colline dove era situata il centro delle comunicazioni georgiane,nonché l’ artiglieria che martellava l’ Ossezia,appaiono ad una vista attenta alcuni palazzi anneriti colpiti dai bombardamenti russi.
La stima di vittime civili a Gori si può attestare tra le 10/20 persone, una giornalista di una televisione di T’bilisi ci conferma che ha visto alcuni cadaveri con i propri occhi. In realtà,l’esercito russo si è limitato ad occupare un’importante base militare georgiana nei dintorni di Gori e gli unici scontri sono derivati dal passaggio dei convogli in città. Altre manipolazioni,difficilmente frutto di errori sono nei filmati e nelle foto di morti e devastazioni a Tskhinvali, queste sono state mischiate ad hoc e attribuite a Gori e ad altre località della Georgia, le notizie sono state filtrate o comunque gonfiate dall’ una e dall’ altra parte, in quest’ ottica si spera che i 2000 morti osseti sbandierati dalla Russia possano essere in realtà molti di meno.
Le trasmissioni in lingua russa in Georgia sono state stoppate e i siti web russi sono stati vietati dal governo e resi inaccessibili ( ci è capitato per caso di scoprirlo personalmente ), la verità deve essere solo quella governativa. Come ci confessa la giovane giornalista di Rustavi tv,una delle principali emittenti di T’bilisi,questa guerra non appartiene ai georgiani.Il suo popolo si sente molto vicino ai russi ed alle loro tradizioni,i georgiani parlano meglio il russo che l’inglese ed i due popoli hanno vissuto per decenni fianco a fianco. Alla fine come sempre accade ci hanno rimesso gli abitanti che vivono in quelle zone calde, ancora una volta ha perso la verità, intanto gli affari occidentali e russi continuano sulle loro spalle.
LUCA PINGITORE & LUCA TOCCO
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