La capitale armena Yerevan supera il milione di abitanti ed ha uno degli sfondi naturali più belli che si possano immaginare : il mitico Monte Ararat, con le sue cime innevate tutto l’ anno, che si trova poco distante dai confini chiusi con la Turchia.
Per vederlo meglio bisogna recarsi a Khor Virap, dove il bellissimo monastero regala splendidi panorami sul monte, che supera i 5000 metri e secondo la leggenda contiene i resti dell’arca di Noè.
Non si può dire che il popolo armeno sia un popolo fortunato, la tragedia e la diaspora dovuta al genocidio da parte dei Giovani Turchi ha segnato indelebilmente il destino del popolo armeno, tra dominazioni, da ultimo quella sovietica fino al 1991 ( 70 anni ), terremoti tra cui quello terribile del 1988, 500.000 senzatetto, guerre con l’ Azerbajan per il controllo del Nagorno – Karabakh, che ha lasciato in eredità almeno 100.000 profughi, lo scorso secolo è stata una vera e propria ecatombe di momenti duri e terribili.
Il ricordo della visita sulle colline di Yerevan del museo e dei monumenti che ricordano il genocidio degli armeni, anche per le crude testimonianze fotografiche, risulta particolarmente toccante e significativo.
Il Genocidio degli armeni è una delle tragedie di cui si è sempre parlato meno e di cui esistono pochissimi film o libri a riguardo, probabilmente per varie ragioni
In Occidente per non urtare la suscettibilità dell’alleato turco che lo ha sempre negato, sia sicuramente perché in fondo gli armeni non fanno gran notizia o hanno cassa di risonanza e rimane dimenticato come i genocidi africani o asiatici.
Questa è la storia : durante la seconda guerra mondiale dopo il disfacimento dell’Impero Ottomano, il governo dei giovani turchi per paura di possibile alleanze con il nemico russo iniziò direttamente o con l’ ausilio di marce forzate nel deserto lo sterminio programmato di più di un milione di persone che vivevano in Anatolia, donne, vecchi, bambini.
I numeri ovviamente variano gonfiati o sgonfiati a seconda di chi è l’ interlocutore ma del Genocidio di cui furono vittime gli armeni non ci sono dubbi.
Ultimamente si sta segnalando qualche segno di disgelo da parte turca in chiave di una possibile entrata nell’Unione Europea, ma solo fino a poco tempo fa il solo parlarne e riconoscerlo portava in Turchia al carcere come atto non patriottico, ricordiamo che anche oggi, sebbene ci siano progetti di disgelo, i confini tra Turchia e Armenia restano chiusi ed è impossibile spostarsi direttamente via terra da un paese all’altro.
Pensate che solo il 17 novembre del 2000 la camera dei deputati italiana, sulla scia del Parlamento Europeo e dello Stato Vaticano, ha votato una risoluzione che riconosce il genocidio armeno.
Diaspora: è un termine di origine greca che descrive la migrazione forzata di un popolo costretto ad abbandonare la propria terra natale per disperdersi in diverse parti del mondo.
Questo fu il destino degli armeni protagonisti del primo genocidio della storia del XX secolo, altri anche ben più terribili ne seguiranno fino ai giorni nostri.
Gli armeni per salvarsi dovettero fuggire e si dispersero per il mondo
Basti pensare che ora l’ Armenia non arriva a quattro milioni di abitanti e che quasi il doppio circa otto milioni sono ormai residenti all’estero, con una vasta comunità in Francia che raggiunge il mezzo milione di abitanti.
Il collante della religione e la creazione di uno stato indipendente dopo il 1991, ha permesso che la cultura, l’ alfabeto e le tradizioni armene siano sopravvissute in maniera genuina anche grazie alle comunità estere e oggi molti armeni che vivono in patria sopravvivono principalmente grazie alle rimesse degli emigrati che hanno fatto fortuna o comunque hanno un tenore di vita migliore in Europa o America.
Gli armeni non dimentichiamolo sono stato il primo popolo nel 301d.c. a convertirsi al Cristianesimo e questo è riconosciuto anche dalla Chiesa romana e non dimentichiamolo ovunque sono andati gli armeni si sono sempre integrati e hanno sempre contribuito a pieno titolo alla vita economica, culturale e sociale dello stato che li ospitava ne a mia memoria si sono mai macchiati salvo eccezioni di gravi episodi criminali come gruppo etnico o coinvolti in fatti gravi.
L’ Armenia fin ora è sopravvissuta alla storia, delle repubbliche ex sovietiche è quella decisamente più democratica e nonostante l’ isolamento geografico ed economico bloccata da due lati e con gli unici confini aperti via terra quelli con la Georgia, ogni anno aumentano i turisti che vogliono visitarla anche attirati dagli splendidi paesaggi naturali e dalla tranquillità e sicurezza nel visitarla.
Vorrei concludere citando una bellissima zona dell’Anatolia, oggi Turchia, dove si possono ancora vedere quello che resta delle testimonianze dell’antica Armenia medievale.
La zona di Kars e di Ani, proprio ai confini odierni tra Turchia e Armenia, un tempo questi territori erano parte dell’antico regno armeno, ( vi giunse persino Tamerlano ), in un paesaggio spettrale si possono vedere resti di chiese, mura, fortificazioni, cittadelle.
L’ ordine di distruggerle completamente dopo la conquista turca del 1921 non fu eseguito, furono lasciate in stato di abbandono e anche ultimamente praticamente ignorate nell’ambito del turismo turco.
Nel 2015 saranno passati 100 anni dai fatti, speriamo che qualcuno se ne ricordi, nel mio piccolo ho voluto farlo in anticipo per rispetto di un popolo provato dalla storia, un popolo con una ricca cultura di cui si parla sempre poco o niente.
LUCA TOCCO
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