Viaggio attraverso il Caucaso del Nord

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Sulla scia del primo viaggio ufficiale da parte di turisti italiani effettuato lo scorso autunno, con l’ arrivo della primavera, è ripartito un secondo gruppo di viaggiatori dall’Italia verso il Caucaso del Nord. Si tratta del secondo viaggio in assoluto organizzato per appassionati del Belpaese che hanno avuto così, come i loro predecessori, la possibilità di visitare gran parte delle Repubbliche appartenenti alla Federazione Russa che compongono il mosaico di popoli e tradizioni di quell’area geografica. Il Caucaso del Nord, il territorio a nord della catena montuosa da cui prende il nome l’ intera regione, è completamente fuori dalle mete turistiche e considerato ancora un luogo “difficile” e “inospitale”, vittima di forti pregiudizi per via delle numerose guerre ed attacchi terroristici che hanno segnato la zona dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica. Seppur molte turbolenze non siano oggi del tutto ancora sopite, il Caucaso del Nord sta provando lentamente ad uscire dall’ isolamento nel quale continua a restare. Uno dei mezzi attraverso cui passa la “riabilitazione mediatica” è proprio il turismo. Bellezze naturalistiche, storia, cultura, tradizioni antiche ma anche ospitalità dei popoli che lo abitano, il cibo, la semplicità oramai perduta quasi ovunque nel mondo rendono questa area geografica emozionante e fonte di piacevoli sensazioni.Ed anche l’Italia, finalmente, inizia a scoprire il Caucaso del Nord grazie alla volontà di alcuni dell’Associazione Viaggiatori Indipendenti – Otra che da qualche tempo si sono avvicinati all’ area spinti solo dalla voglia e dalla curiosità di apprendere viaggiando. Andare e ritornare, volta dopo volta, per alcuni di loro ha fatto si che prendesse forma un progetto dedicato alla conoscenza del Caucaso in Italia e dell’ Italia nel Caucaso, progetto appunto chiamato “Italia –Caucaso”, promotore dei primi flussi turistici dal nostro paese e di varie iniziative attinenti. Il recente viaggio ha percorso un itinerario leggermente differente dal primo ed ha portato il nuovo gruppo ad immergersi in maniera più totale con i luoghi e le popolazioni locali. Il viaggio è stato possibile grazie alla collaborazione con tour operator che si occupa di luoghi al di fuori dai classi itinerari e che per questo ha trovato sin da subito interessante poter prender parte all’ iniziativa. Partiti sempre dalla regione dello Stavropolskij Kraij, da Mineralny Vody quindi, il gruppo è salito fino a quota 4100 metri sull’ innevato monte Elbrus, il “tetto d’ Europa” (la vetta tocca 5642 metri s.l.m.), in Kabardino-Balkaria, per poi proseguire in Ossezia del Nord-Alania. Qui tra gli altri luoghi visitati si è reso come sempre omaggio alle vittime della scuola n. 1 di Beslan affinchè la tragedia consumatasi in loco non venga dimenticata, assecondando così il desiderio dei familiari delle vittime. Si è attraversata l’Inguscezia ed i nostri connazionali si sono soffermati in Cecenia, cancellando così dalla loro memoria le immagini drammatiche della Cecenia distrutta dalle guerre degli anni ’90. Si è proceduto poi alla scoperta del Daghestan attraversando per alcuni giorni villaggi e paesi dove ancora l’ ospite è sacro, la natura è intatta ed il tempo sembra essersi fermato. Gli italiani sono giunti, infine, alle “Porte di Alessandro” sulle rive del mar Caspio, il grande lago salato dalle dimensioni di un mare, appunto. Ad accompagnare direttamente il gruppo per le montagne caucasiche è stato anche questa volta Luca Pingitore, frequentatore abituale della zona in questione con la quale ha instaurato ormai profonde relazioni a vario livello. Presidente di Otra, coordinatore di Italia-Caucaso e con diverse collaborazioni in ambito di Europa Centro-Orientale ed Asia Centrale ha curato personalmente itinerario ed organizzazione del viaggio. Proprio la conoscenza diretta di luoghi, persone e situazioni ha permesso per la prima volta in assoluto la visita, da parte di italiani e quindi di stranieri non musulmani, ad uno dei luoghi sacri del mondo islamico, quasi alla stregua della Mecca, una serie grotte nelle viscere del Daghestan.
Anche la “zona chiusa” della diga sulla “Via degli Antenati”, sempre in Daghestan, a strapiombo su di un canyon, un’ area nella quale si può accedere solo tramite stringenti permessi e controlli e dove solitamente non è ammesso il “pubblico”, ha aperto i suoi cancelli al gruppo italiano. Anche qui per la prima volta il passaggio è stato concesso a degli stranieri. E per la seconda volta in assoluto (la prima fu lo scorso autunno) un gruppo di italiani e quindi di stranieri è penetrato avventurosamente all’ “area chiusa” nelle montagne della Cecenia, decine di chilometri disabitati da decenni, luogo della deportazione e massacro degli abitanti dei villaggi della zona subito dopo la 2° Guerra Mondiale e dove ancora sorgono i resti dei villaggi oramai fantasma. Un fatto storico poco conosciuto. Non sono mancati neanche gli incontri istituzionali essendo i viaggiatori stati accolti da sindaci, imam e notabili locali che hanno voluto dare personalmente il loro benvenuto ai primissimi italiani che hanno sfidato i pregiudizi e si sono inoltrati nella zona d’ Europa ancora sconosciuta. La strada che dall’Italia porta al Caucaso del Nord ma anche a quello meridionale, dalle coste del mar Nero a quelle del mar Caspio toccando i confini con il Medio Oriente, è oramai aperta e viaggi, iniziative ed ulteriori connessioni sono già in essere. E’ difficile resistere al fascino dell’ ultimo lembo d’ Europa, a cavallo dell’Asia, ancora “vero”.

[ ARTICOLO PUBBLICATO DA EURASIANEWS.IT ]
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