Bohumil Hrabal e Praga

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Lo scrittore cecoslovacco Bohumil Hrabal nato a Brno in Moravia nel 1914 fu sempre affascinato da Praga che era stata per lunghi anni fino alla prima guerra mondiale uno dei centri più importanti dell’ Impero austro ungarico. Hrabal, accanito bevitore e frequentatore delle birrerie di Praga, uomo dai mille mestieri ( tra cui imballatore di carta da macero dei libri censurati dal governo comunista ), dotato di una fine ironia e creatore di storie che partivano dal reale e dall’ autobiografico, per giungere al grottesco e al surreale, è una lettura imprescindibile per immergersi nelle atmosfere pre e post rivoluzione di velluto.
Hrabal riesce a utilizzate il registro dell’ironia, con maestria aggiornando lo spirito praghese ( la cosiddetta ironia praghese o boema ) già presente in Kafka o Hašek, la presa in giro del potere non è fine a se stessa ma consente all’ individuo di sopravvivere e a sdrammatizzare una realtà quotidiana, sociale, lavorativa e politica grigia , cristallizzata, senza speranza. Uno scrittore sottovalutato in Italia nonostante il fatto che i suoi libri sono stati regolarmente tradotti e distribuiti regolarmente da varie case editrici. Dopo il 1968 con le chiusure dovute al fallimento della Primavera di Praga e con l’ inasprimento della repressione e della censura comunista le sue opere vennero totalmente censurate e circolavano solo grazie a canali clandestini, un suo libro fu bruciato, ma non andò in esilio scelse di restare. Nel 1997 morì in un ospedale di Praga cadendo da una finestra, l’ ipotesi più plausibile sembra quella che abbia voluto mettere fine alla sua vita.
Treni strettamente sorvegliati del 1995 è il romanzo più famoso da cui venne tratto un film di successo, ma tra i numerosi romanzi e le opere più divulgative, vale la pena perdersi nel magico mondo di Bohumil.
Paure totali ( Edizioni E/O ) è una raccolta di lettere, scritte per tutto l’ anno 1990, tra cenni autobiografici come il suo amore per i gatti e per le birrerie, la vita nella campagna di Kersko a una quindicina di chilometri dalla capitale e altre divagazioni, ci catapulta in quei momenti in cui la rivoluzione di velluto era in divenire, in cui si auspicava “ un cambiamento qualitativo di tutta la società, che ci sia decoro, umanità, una prospettiva sorridente…”. ”
“Quando Havel tenne il primo discorso da presidente, i cinque anni che passò in galera sembravano sfumati, aveva preferito la prigionia all’ esilio e aveva vinto, la gente piangeva per la felicità, finalmente Allodole sul filo di Jiri Menzel e gli altri film proibiti giunsero nelle sale dopo essere stati congelati per un ventennio, i libri nascosti venivano finalmente stampati, come in una macchina del tempo si tornò a vedere la crudeltà degli anni 50 e 60, poi il capodanno 1989 una cosa che Fellini avrebbe voluto filmare, un milione di persone, migliaia di candele, migliaia di messaggi, disegni , scritte fatti da gente comune che tappezzavano la città , la vera popular art, champagne, bottiglie rotte “.
Nella cronaca di Hrabal trovano spazio il sacro e il profano, i filosofi del passato, i grandi pittori , gli scrittori cechi ed europei, ma anche San Venceslao, Santa Agnese e San Nicola il tutto frollato nei discorsi con gli amici nelle famose e antiche birrerie di Praga come la Tigre d’Oro in via Husova o la Baráčnická Rychta nel quartiere di Malastrana o anche dal “ gatto “ O Kocoura “ sempre a Malastrana in via Jan Nerudova considerata da molti una delle migliori birrerie Pilsner della capitale. Tante piccole storie tenere, tragiche, vissute, di un grande scrittore ed intellettuale della nostra epoca e di un underground artistico della Cecoslovacchia, storie nascoste sotto le macerie della caduta del muro di Berlino, storie di paura alle prese col ministero degli interni, con la polizia, con la stampa, con pedinamenti ed intimidazioni. Sarebbe bello averlo conosciuto prima ed essere andati a cercarlo in una delle sue fumose birrerie preferite di Praga , alle prese con un boccale di birra dietro l’ altro, in compagnia dei suoi amici improbabili , e delle sue storie di altre epoche, magari senza disturbarlo, osservarlo solo da lontano come si osserva un monumento, uno dei grandi della letteratura di questo secolo. “ In oriente esiste un qualcosa che si può chiamare accettazione negativa della realtà: la realtà in cui si vive si accetta anche se è inaccettabile…questo è il beatnik essere sul fondo e ciononostante guardare in alto, basta scaldare il cuore a stimolare il proprio senso di infinito “.

LUCA TOCCO

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