Emir Kusturica:”Un giorno nei Balcani è come un anno in Svizzera”

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Emir Kusturica compirà 55 anni domani 24 novembre, si presenta al palazzo Ducale di Genova in abiti semplici, quasi trasandati e assolutamente non da star, alla serata a lui dedicata che ha come tema la caduta del muro di Berlino, dopo un’ introduzione del relatore ecco il regista che in un ottimo inglese, accompagnato da una traduttrice inizia a raccontarci le sue storie.
Si parlerà poco durante tutta la sera del cinema di Kusturica ma come era inevitabile si parlerà molto di politica e della fine della ex Jugoslavia e come questo sia avvenuto proprio a causa delle ondate concentriche causate da un terremoto come la caduta del muro di Berlino.
Il paese come segnala il regista è sempre stato schiacciato tra est e ovest e spesso ne ha pagato tragiche conseguenze fino allo sfociare dei nazionalismi esasperati dei tre paesi coinvolti nella sanguinosa guerra civile 1991/1995, assecondati da una politica occidentale che anziché tentare mediazioni in alcuni casi ha gettato benzina sul fuoco in altri si è rivelata assente o inefficace .
“ Un giorno nei Balcani è come un anno in Svizzera “ e per chi c’è stato nei Balcani la boutade di Kusturica non sembra neanche tale, in effetti aggiunge con una buona dosa di ironia tutta balcanica “ Ora come ora un poco di noia Svizzera almeno per qualche tempo non sarebbe poi così male “.
Tra i temi che hanno animato la serata, anche grazie alle domande del pubblico che è accorso numeroso all’ evento, non potevano mancare riferimenti alla mistificazione della realtà compiuta dai media internazionali a proposito della Serbia e di questo ci sono prove evidenti, dei due pesi e due misure usati costantemente, a proposito Kusturica cita l’ operazione Oluja ovvero tempesta ( 1995 ) quando furono cacciati dalla Croazia, dalle proprie case dalla zona cuscinetto della Krajna qualcosa come 250000 civili serbi, 20000 case bruciate, il tutto in pochi giorni ( con la supervisione Nato ) e con in numerosi casi omicidi, pulizia etnica e massacri.
Questo sottolineando che non ha mai difeso e difenderà i criminali serbi giudicati all’Aia ma picchiando sempre i tasti sulle diversità di trattamento vedi le assoluzioni o le mancate incriminazioni dei molti leader croati , muslim o kosovari, nell’ ultimo caso ex terroristi macchiatisi di crimini contro serbi o contro gli stessi albanesi, personaggi ora tra le famiglie più ricche del Kosovo grazie a loschi traffici o sistemati nei ruoli chiave della politica del paese.
Kusturica ricorda le accuse a lui mosse di nazionalismo dopo il suo film Undergrond da critici e giornalisti italiani e francesi e gli improbi paragoni Milosevic come Hitler e Kusturica il suo architetto cioè Albert Speers. Sottolineando come Milosevic non fosse Hitler ma soprattutto lui meno che meno il suo architetto. Per chi ha visto Underground vederci del nazionalismo filo serbo o pro Milosevic è andare contro il buon senso, resta ed è un grandissimo film.
Tra gli aneddoti quasi inediti che manifestano la scoppiettante personalità del regista ricordiamo un mancato duello quando il regista sfidò a duello nel centro di Belgrado l’ ultranazionalista serbo Seselj ma questi non si presentò adducendo la scusa che non voleva che un intellettuale come Kusturica facesse la fine di Pushkin. Kusturica arringò ” Lascia stare Pushkin e presentati “.Ma senza risultati , meglio così.
Tornando alla questione Kosovo , “ che è Serbia “, e “ rimane un pericoloso precedente” , a chi gli rimprovera le violazione serbe dei diritti umani nei confronti degli albanesi il regista ricorda un po’ forzatamente come l’ esempio dovrebbe venire dall’ alto citando i morti causati dall‘occupazione americana in Irak. Ma il senso è chiaro “ non ci possono essere due modi di ammazzare, uno barbarico, quello degli jugoslavi, e uno buono, quello dell’Occidente ” Altri temi caldi sono l’Unione europea e le tante contraddizioni tipo l’inglese Catherine Ashton attuale commissario europeo al Commercio di un paese comunque fuori dall’ Euro e da Schengen, o del fatto che sembra tuttora singolare che paesi come la Croazia o la Serbia che hanno dato tanto culturalmente all’ Europa siano stati lasciati molto indietro e addirittura preceduti da Romania e Bulgaria nell’ ingresso nella Comunità europea.
Tornando al cinema si è parlato in risposta ad una ragazza nata a Sarajevo sul suo poco impegno nei confronti della sua città natale a livello di parole e di cinema, di come nel suo film “ la vita è un miracolo “ ( 2004 ) , abbia cercato, sebbene lui non faccia film a comando, di raccontare una storia comunque legata alla guerra in Bosnia in cui l’ amore tra “ nemici “ sullo sfondo di una guerra sporca in cui nessuno ha ragione e nessuno ha torto, domina e vince, ben colorato come sempre dallo stile eccessivo, surrealista e travolgente dell’ autore.
Proseguendo con le chiarificazioni Kusturica rivela che prese la naturalizzazione serba dopo varie ricerche a Kotor in Montenegro sulla storia della sua famiglia e poiché la Jugoslavia non esisteva più voleva avere una cittadinanza come qualsiasi cittadino europeo danese o spagnolo.
Una bella serata con uno dei registi europei più importanti degli ultimi trent’ anni volata via come spesso accade velocemente, nel backstage riesco ad incontrare il disponibile Emir per una foto e quattro chiacchiere ma il tempo è tiranno, progetti per il futuro un film su Pancho Villa e uno su Giuseppe Verdi non resta che attendere fiduciosi il proseguimento della storia.

LUCA TOCCO

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