Lun. 30 aprile
Gjirokaster - Blue Eye - Butrinti - Igoumenitsa (Grecia) - traghetto per Bari
(122 km, 2:30 h di moto)Ultimo giorno di visite, uffa! Dopo aver liberato dalle moto la sala per la colazione facciamo quattro chiacchiere davanti al b&b con i tre motociclisti italiani mentre aspettiamo che sia pronto da mangiare. C'è anche un signore anziano locale che parla bene italiano e si qualifica come ex professore di russo che ha anche tanti amici in Italia, ci sembra un pochino "tocco" ma è simpatico, anche se si appiccica un po' troppo a noi offrendosi pure di farci da guida in giro per
Gjirokaster. Noi rifiutiamo gentilmente e entriamo a fare colazione: la sala (risistemata) è davvero molto carina e il cibo è abbondante.
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Alle 9 lasciamo libera la stanza mettendo i bagagli sulla moto, come al solito lasciamo giacche, caschi e stivali in una stanzetta del b&b e usciamo ad esplorare il paese.
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Fa già caldo a quest'ora! Gjirokaster ha come Berat un castello in cima, e decidiamo di iniziare da lì: ci perdiamo un po' tra le stradine per salire, e ad un certo punto chiediamo indicazioni ad una donna abbastanza giovane che era appena uscita di casa per fare (credo) jogging. Lei non sa l'inglese ma quando diciamo "kala" capisce e ci fa segno di seguirla: ci fa passare attraverso cortili di case private e vicoletti strettissimi e ci accompagna per quasi 5 minuti fino a che raggiungiamo la strada principale che sale al castello. Poi ci saluta sorridente e se ne va. Ma quanto gentili sono in questo paese???
La salita per fortuna è meno pesante di quella di Berat e siamo in cima appena prima che il castello apra. Tempo 1 minuto e arriva la bigliettaia e si entra. Questo è un vero e proprio castello, non come la cittadella di Berat: all'interno si visitano alcuni ambienti ampi dove sono stati piazzati anche dei cannoni e un carro armato, e ci sarebbe un museo delle armi ma è chiuso. Poi si esce nel grande cortile dove ci sono alcuni altri edifici e anche un palco (moderno ovviamente) con una mega-insegna con scritto 2009, sarà un po' che non lo sistemano?
Un pezzo interessante è un vecchio caccia dell'aviazione americana che nel 1957 a causa di un'avaria fu costretto ad atterrare in territorio albanese: il simpatico Hohxa non perse tempo a dire che l'aveva abbattuto la potente contraerea albanese e a piazzarlo lassù in bella mostra. Oltretutto Gjirokaster era il suo paese di nascita per cui è stato sempre trattato con un occhio di riguardo durante la dittatura e conservato molto bene.
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Dal castello si ammira molto bene il panorama sulla cittadina, che come Berat fa parte della lista Unesco. Anche qui ci sono molte case in stile tradizionale, per lo più ottocentesche, anche se a dire il vero quelle di Berat mi avevano colpito di più.
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Usciti dal castello proviamo a fare una passeggiata tra le vie del "vecchio bazar" ma purtroppo non possiamo dedicare molto tempo a questa città. Sarebbe stato bello avere qualche oretta di più e visitare qualcuna delle sue case-museo, ma chissà che non si possa tornare da queste parti prima o poi.
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Lungo la strada incontriamo di nuovo il nostro "amico" prof di russo, a cui chiediamo se ci sa indicare dove imbucare delle cartoline. Lui ci accompagna molto gentilmente alle poste (che da soli non avremmo mai trovato) e ci dà il suo indirizzo chiedendoci di mandarne una anche a lui una volta tornati a Roma. Devo ammettere che non gliel'abbiamo ancora mandata ma rimedieremo presto. Lo salutiamo e torniamo al b&b, sono solo le 11 ma abbiamo deciso appunto di "tagliare" un po' la visita di Gjirokaster per non dover correre il resto della giornata.
Ripartiamo dunque in direzione Saranda, rifacendo la stessa strada di ieri. Ad un certo punto però facciamo una piccola deviazione verso il
Blue Eye, una sorgente in mezzo al bosco che si raggiunge pagando l'ingresso e poi facendo un paio di km. Il posto è molto invitante, si passa accanto a dei laghi, si parcheggia e poi ci sono un paio di chioschetti con tavolini sotto le tettoie al fresco degli alberi. Prima ancora di vedere la sorgente ci prendiamo da bere e ci rilassiamo, il clima e' davvero estivo (28-29 gradi da giorni!) e noi siamo vestiti pesanti per cui questo caldo ci affossa parecchio. Già da seduti ai tavolini ammiriamo l'acqua del fiume verde-azzurra che ci passa accanto e ci verrebbe voglia di farci un bagno. Poi andiamo a turno a vedere il punto esatto del Blue Eye, 200 metri oltre: è un buco molto profondo, più di 100 metri, e in quel punto l'acqua è blu scuro mentre tutto attorno è verde o azzurra. Una deviazione carina se si ha tempo e si passa da quelle parti!
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Ripartiamo verso la costa e una volta arrivati a Saranda proseguiamo verso sud, ammirando dall'alto il mare e la prospiciente isola greca di Corfù, davvero ad un passo. Ad un certo punto alla nostra sinistra si apre una laguna che costeggiamo, mentre alla nostra destra le montagne ci nascondono a volte la vista del mare.
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Verso le 14 arriviamo all'ingresso del sito archeologico di
Butrinti e scopriamo con orrore che il biglietto per gli stranieri costa ben 700 lek a testa, ma a noi sono rimasti 700 lek in tutto! Certo immaginavamo che costasse un po' di più rispetto ad altri siti visitati in Albania, in fondo è patrimonio Unesco e soprattutto è vicino alla Grecia e visitato spesso da turisti occidentali. Ma visto che di solito gli ingressi costavano dai 100 ai 200 lek a testa, pensavamo che più di 350 a testa non potesse costare e abbiamo messo anche benzina apposta per non rimanere con troppa moneta locale... Invece se avessimo guardato la Lonely Planet ci saremmo accorti del prezzo reale, che cretini! Che fare? Si potrebbe pagare in euro, sono 5 a testa. Ma noi abbiamo solo banconote da 50 e il resto ce lo darebbero in lek: cosa ce ne facciamo poi di 40 euro in lek se stiamo per uscire dal paese? Ci viene un'idea, accanto al sito c'è un ristorante-hotel abbastanza lussuoso (poi lì attorno non c'è altro), e noi non abbiamo ancora pranzato. Prendiamo due piccioni con una fava e decidiamo di pranzare al ristorante, chiedendo prima se possiamo pagare in euro (sì). Non abbiamo tanto tempo e non vogliamo nemmeno spendere troppo, per cui chiediamo 2 insalatone e un'acqua, che per fortuna ci portano abbastanza rapidamente. Al momento di pagare quando gli presentiamo la banconota da 50 euro storcono un po' il naso, chiedono se ne abbiamo di tagli più piccoli ma poi ci portano 40 euro e rotti di resto. Con una banconota da 20 paghiamo finalmente i 2 ingressi a Butrinti (10 euro totali) e ci viene dato il resto in lek (l'equivalente di 10 euro) col quale ci compriamo un libro sul sito stesso.
La visita del sito richiede almeno 1 ora ed è molto interessante. Butrinti fu una città prima greca poi romana, era un'isola ma poi divenne una penisola. In seguito fu un villaggio medievale e poi fu conquistata dai veneziani, fino a che venne abbandonata a causa di allagamenti. Il percorso di visita, in mezzo ai boschi per cui abbastanza fresco anche d'estate, porta prima a vedere la zona greco-romana, con l'anfiteatro e i resti di altre costruzioni.
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Poi si passa accanto ai resti di una basilica paleo-cristiana, ad alcune parti di mura "ciclopiche" e pian piano si sale su fino all'acropoli dove si trova il castello veneziano (ricostruito) con al suo interno un piccolo museo sulla storia del posto, che la guardia apre solo per noi due!
Da lì a tornare all'ingresso sono pochi passi. Volendo attorno al sito archeologico c'è un esteso parco nazionale con sentieri per camminare, la laguna etc, ma noi ovviamente non l'abbiamo visitato.
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Appena usciti dal sito, a sinistra c'è un fiume o meglio un passaggio di acqua che collega il mare alla laguna (ovviamente l'avevamo visto già all'arrivo). C'è una piccola zattera che fa la spola da un lato all'altro trainata da un cavo (elettricamente), così aspettiamo che ci venga a prendere e saliamo, esattamente come ci era successo l'anno scorso in Polonia. Il traghettatore però ci chiede 100 lek per il passaggio. Non siamo sicuri che li faccia pagare a tutti, o se magari ne ha approfittato per fregare dei turisti, comunque visto che noi non ce ne facciamo più nulla dei 700 lek avanzati paghiamo senza battere ciglio.
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Arrivati di là dobbiamo raggiungere la frontiera con la Grecia, che dovrebbe essere vicina, ma ci perdiamo un po' per stradine minori e tanto per farci salutare per bene dall'Albania finiamo su uno sterrato e ci viene il dubbio di essere nella direzione sbagliata. Per fortuna passa un tizio in macchina che ci conferma che di là va bene, e infatti poco dopo lo sterrato si riunisce ad una strada principale, bella asfaltata, e in poco tempo siamo in dogana, che ci sbrighiamo in 5 minuti. Perfetto, vogliamo essere al porto di Igoumenitsa per le 18, tre ore prima della partenza del traghetto come avevamo fatto a Bari, e sono solo le 16:30... no aspetta, in Grecia c'è un'ora di fuso, sono le 17:30!! Cavolo non ci avevamo pensato!!!
Per fortuna in mezz'oretta o poco più siamo al porto di
Igoumenitsa, dove però ci aspetta una brutta sorpresa: al check-in della Ventouris ci dicono che il nostro traghetto è saltato, e quindi ci hanno riprotetto su quello della Starferries che parte a mezzanotte e arriva a Bari alle 9 di domani mattina invece che alle 8... poco male, significa solo che aspetteremo 3 ore in più al porto stasera... se non fosse che su questo traghetto le cabine erano finite e ci toccherà una poltrona!! Eccheccavolo! Abbiamo pagato 200 euro e poi stiamo in poltrona??? Ma la signorina dice che per eventuali rimborsi dobbiamo chiedere all'arrivo a Bari. Non abbiamo alternative, stasera l'unica nave che va a Bari è quella, se no c'è quella per Ancona ma dovremmo pagare la cabina da zero, costa 420 euro, sì certo, come no...
Ci rassegniamo e passiamo le ore seguenti al porto, in compagnia di una coppia di motociclisti bolognesi che devono prendere il traghetto per Ancona, e più tardi anche di 4 ragazzi siciliani che invece sono nella nostra stessa condizione di riprotetti da Ventouris su Starferries e "poltronati per forza".
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Tra un po' di cibo, una chiacchiera e l'altra e nella scarsissima organizzazione del porto (nessuno ci dice se la nostra nave è in ritardo, dove metterci etc) dopo la mezzanotte i due bolognesi vedono finalmente arrivare il loro traghetto e ci salutano. Il nostro arriverà verso l'una (beh dai col fuso italiano è mezzanotte) e finalmente ci possiamo almeno sedere semi-sdraiati sulle poltrone, dove riusciamo a dormicchiare un po'.
Mar. 1 maggio
Bari - Roma (465 km, 4:30 h di moto)La notte non è stata delle più rosee ma alla fine qualche ora di sonno ce la siamo fatta. Io alle 8 mi sveglio ma Marco dorme ancora un po'. Nel frattempo faccio colazione, poi leggo, poi verso le 9 si alza anche lui. La nave arriva in porto a Bari verso le 10 ma ora che scendiamo si fanno quasi le 11!!
Andiamo a chiedere all'ufficio della Ventouris per il rimborso (poltrona invece di cabina) ma quello della zona dove siamo sbarcati è chiuso, quello della zona dove sbarcano le navi dall'Albania invece è aperto ma ci dice che non può fare nulla, oltretutto è giorno festivo. Ci consiglia di sentire l'agenzia che ci ha venduto il biglietto.
Ripartiamo quindi alle 11:30 verso Roma, e con una sosta in Autogrill per pranzo arriviamo a casa verso le 17. Fine del viaggio!
Tanto per farvi sapere come è andata a finire, l'agenzia che ci ha venduto il biglietto del traghetto, la Morfimare di Bari, contattata al telefono ci ha detto di scrivere una mail. Alla mail non ci ha mai risposto nessuno. Al rimborso ormai ci abbiamo rinunciato... ma non rinunciamo a fare cattiva pubblicità: VENTOURIS FERRIES ASSOLUTAMENTE SCONSIGLIATA!
(Anche altre persone che conosciamo hanno avuto problemi con questa compagnia, e i 4 ragazzi siciliani conosciuti al ritorno ci hanno raccontato che loro avevano Ventouris anche all'andata e che li aveva lasciati a terra!!)