La seconda parte della Kolyma (
http://goo.gl/maps/rWGnX ) da Ust-Nera fino a Yakutsk -capitale della regione Jacuzia, resa celebre dal gioco da tavolo Risiko, prosegue per altri 1000km. A questi vanno aggiunti altri quattrocento, se si vuole fare una piccola deviazione come ho fatto io per andare a visitare la regione di Oymiakon, villaggio che detiene il record assoluto di temperatura piu’ bassa mai registrata ( -71,2 C) per un centro abitato, e per questo viene raggiunto ogni inverno da decine di intraprendenti viaggiatori. D’estate, come mi dicono, non viene mai nessuno, men che meno in autostop. Io sono effettivament eil primo in assoluto, cosi mi dice la vecchina del villaggio. Infatti una volta arrivati a Tomtor, mancano ancora 37km di "puro safari" e non piu’ di due tre veicoli al giorno vanno da Tomtor da Oymiakon e viceversa. A Ust-Nera m’imbargo su una camionetta in pieno stile sovietico e per la prima volta mi imbatto nella cultura Sakha e nella sua lingua cosi’ diversa dal russo e simile al turco. In quella camionetta siamo in nove, stipati come bestie. Io sono seduto dietro in posizione centrale su di una sedia da ufficio a mo' di sedile, ovviamente senza cintura, gli altri hanno al fortuna di essere seduti su dei sedili ancorati alla piattaforma del veicolo. In Olanda avrebbero gia’ arrestato il conducente, in Italia magari se la sarebbe cavata con una multina, qui invece la polizia semplicemente non esiste e per fare un esempio le cinture sono considerate essenzialmente parte del mobilio, un semplice ornamento o gadget da utilizzare nel raro caso in cui c' e' la possibilita' di incontrare la polizia. Il viaggio e’ snervante. La strada e' pessima se conforntata al primo pezzo venendo da Magadan, decisamente buona se paragonanta a quella che avrei incontrato nel trattosuccessivo. Un continuo sbalottamento da una parte all’altra con la sedia che in un paio di casi si impenna ricordandomi gli anni d’oro quando si passavano i pomeriggi al luna park a tentar di cavalcare il Tagada' senza cadere. Per 240km non c’e’ nulla, nulla di nulla, soltanto noi e la strada. Attraversiamo una foresta di abeti nani. La foresta e' in fiammela. La valle si e’ decisamente allargata, ora l’orizzonte e’ percepibile distante. Il sole e’ una palla bianca, l’aria e’ secca e il termometro segna trentun gradi, tuttavia all’interno della camionetta siamo a trentanove. Non ci sono finestrini tuttavia la polvere alzata dale ruote trova comunque modo di filtrare e depositarsi dappertutto, formando un leggero strato di fango sulla tua pelle sudata. E’ una guerra di nervi a cui non sono abituato ma non ho altra scelta’. Nelle ultime sei ore non ho visto nessunissima altra auto in entrambi i sensi della strada. Ho con me solo un litro d’acqua, probabilmente morirei di sete o divorato da un orso. Questo mi conforta un po’. Spero che una santa di queste donne al mio fianco voglia fare pipi’….possibile che da queste parti le donne non la facciano? Guardandole, tuttavia non sembra questa una priorita’. La fatica non sembra preoccuparle piu’ di tanto. I loro occhi scuri a forma di gondola sono distanti, inespressivi, forse assopiti dal gran caldo di questo vagone merci. Sbotto. Chiedo se ci si puo’ fermare per fumare una siga. Mi rispondono che posso tranquillamente fumare dentro. Nessuno obietta. Dimenticavo che in Russia difficilemente ti verra’ proibito di farlo, ma dico io: ”cristo, non potevo inventarmene un’altra”. Di fumare e rendere quel piccolo posto oltre che caldo e fangoso, anche una camera a gas, no, non ne avevo assolutissimamente voglia, per cui oltre al danno anche la beffa: Niente sigaretta, niente pipi’. Soltanto dopo nove fottuttissime ore, la bestia -perche di bestia si parla, decide di fermare il mezzo. “Porco boia –dico io- alla fine a sto stronzo gli e’ venuta voglia di cambiar l’acqua al merlo”. Nemmeno il tempo di finire la frase che lo vedo gia’ rimontare sul mezzo. Si era solo fermato per controllare una ruota. Mi lancio giu’ dall’ottovolante, insipiro profondamente il profumo dell’incontaminata vegetazione come si fa in piscina dopo il tuffo di partenza e velocemente mi immergo di nuovo nella camera a gas, sedendomi sul mio personale ottovolante. Questo non e’ un film. Durante l’estenuante viaggio conclusosi 14 ore dopo si e’ percorso una delle strade piu’ impervie che abbia mai visto. Si sono attraversati lingue di ghiaccio dallo spessore di due metri, si son fatte le montagne russe su ghiaia, terra e fango, si sono guadati due torrenti e tre fiumi perche ovviamente i ponti da queste parti sono come le cinture di sicurezza, un semplce gadget. Posso serenamente affermare di essere arrivato a Tomtor in una condizione psico-fisica che se fossi tornato da un rave sarebbe stata megliore. Una volta giunto a Tomtor all’una di notte scopro con mia sorpresa che colei che avrebbe dovuto ospitarmi ora vuole 500rubli (12eur) per ospitarmi. Io ovviamente rifiuto. E' una questione di principio. Inizia allora un giro di chiamate assurdo tra il capitano del "vagone merci" con cui a malapena riusciamo a capirci, la mia amica-traduttrice Augil (la professoressa d'inglese che mi aveva ospitato a Ust-Nera e che mi traduce cosa dice Sergej ), il "capitano " Sergej e alcuni contatti telefonici che ho in rubrica. Dopo 15 minuti di andirivieni -chiama quello e poi chiama quell'altro per farti tradurre cosa ha detto quello di prima e così via, il tutto si risolve in un nullo di fatto. Non trovo nessuno che mi possa ospitare. Faccio cenno a Sergej che non e' un problema . Ho la tenda, e la posso piazzare dove voglio. E' notte e siamo in un villaggio di 1000 abitanti. Cosa vuoi che succede. Lui mi guarda con aria come dire -questo dove pensa di essere. Intanto il furgoncino all'interno del quale sono seduto da più di 15 ore e' parcheggiato davanti ad un casolare. E' l'una passata e c'e' ancora luce. Sbucano dal nulla due tipi. Sono storti che mia nonna in confronto era una meraviglia di architettura post-moderna. Si avvicinano al furgoncino. Spalmano i palmi delle loro mani sul finestrino lato guidatore. Intimano di aprirgli. Vogliono un passaggio da qualche parte. Si esprimono a suon di grugniti farciti ogni tanto da qualche suono che ricorda una parola. Il comandante- Sergej, con educazione gli fa cenno di allontanarsi. Loro -diciamo- non la prendono proprio bene. Inizia lo show. Lo show alla "russa" dei blyad, nahui, suka blyad, pizdiet, che trovo tanto patetico quanto divertente (
http://www.youtube.com/watch?v=EuzBKvOAxY0) Dieci parole, sette "bestemmie", anche se bestemmie proprio non sono. Spingono il furgoncino da entrambi i lati facendolo ondeggiare per quanto possano. Piu' che per il furgoncino comincio a preoccuparmi per la mia situazione. Osservo Sergej, nessuna reazione. Sembra del tutto abituato. Inizio a pensare che forse sarebbe meglio evitare di mettere la tenda nel villaggio. Dico a Sergej di portarmi fuori, nel bosco. Lui mi guarda. Sgrana gli occhi sperando di aver capito male, e con tono secco e minaccioso ribatte: "sto? " (cosa?). Poi guarda il vice al suo fianco e mi dice: " tam miedviedi" ( la ci sono gli orsi). Porco boia - mi dico- e' possibile che qui si debba scelgiere tra un orso affamato e due ubriaconi...io gli dico che preferisco l'orso. Sergej nemmeno mi prende in considerazione. Non ne vuole sapere. Ingrana la retro e da di gas. I due "animali" provano ad aggrapparsi al furgoncino como possono. Crollano a terra tre secondi dopo, non prima di un ultimo blyad nahui. Sergej e' stanco. Non ha nessuna voglia di discutere e lo capisco. Mi porta ad una casa privata a pagamento. Mi dice che pagherà lui per me. Io sono costretto ad accettare sebbene non sia d'accordo, ma lo capisco. Lui domani si deve alzare alle sette. Lui lavora. io sono qui a fare il coglione con la mia videocamera da fighetta con i soldi. La serata finisce così', in silenzio senza se e senza ma. Il letto e' un semplice materasso duro sul pavimento. Questo almeno mi conforta. L'indomani ci si sveglia alle otto. Alle 8:15 Sergej ci viene a prendere e ci porta in centro, se di centro si possa parlare. Tomtor e' un villaggio a tutti gli effetti, Mi meraviglio che ci sia addirittura una banca, forse la piu' bella che abbia mai visto: una casetta di legno di color verde acqua e tetto di color rotto scarlato, sempre in legno. C'e' anche un alimentari dai prezzi inverosimili che come mi avvicino mi allontano, in perfetta coerenza con la terza legge della dinamica. A Tomtor mi imbatto immediatamente con l'unica persona che parla inglese e lo insegna da quarant'anni a Tomtor. Da subito s' intravede una certa rigidita' di metodi e atteggiamenti, sia nei miei confronti che in quelli dei suoi allievi. Cosa pretendere d'altronde? Per prima cosa mi porta dal boss del posto, il cosidetto sindaco. Ora che un posto cosi' debba avere anche un sindaco mi sembra davvero un spreco di denaro. E' un uomo giovane. A trenta non ci arriva di sicuro. Pelle bronzea, occhi scuri color ebano, taglio a gondola. Insomma un Sakha a tutti gli effetti. Visitando il suo ufficio, la sensazione era che c' era ben poco da fare in quel posto. Nemmeno a Susuman avevo visto un ufficio cosi scarno che pareva uno di quei box di latta dei vari terremotati. Si fa due chiacchiere sui problemi del villaggio e delle sue prospettive. Sembra ottimista e alla domanda come si fa a vivere in un posto tanto isolato e a tali condizioni climatiche e igieniche, lui mi guarda un po' spazientito e semplicemente mi risponde: " si fa" . Ci metto poco a capire che non ci avrei cavato un occhio, per cui mi prodigo in fretta e furia per una educata uscita di scena facendo uso della migliore diplomazia dialettica. Una volta fuori l'insegnante mi porta a vedere la sua scuola. L'incontro con i suoi allievi di tutte le eta' e' molto carino. Sono tutti di etnia sakha. La maggior parte non parla russo, lo impareranno una volta a scuola. Giochiamo ai piu' svariati giochi da tavola e ci facciamo un sacco di foto. Passato il quarto d'ora di celebrita' me ne esco tutto contento, in fondo non era male quella scuola, anzi, vi diro' meglio di tante in Ialia. (
http://www.youtube.com/watch?v=GQnz3B1hP1Y&feature=plcp)
Una volta usciti, l'insegnante mi da da intendere che ha gia' organizzato le prossime tappe del tour: museo dei personaggi famosi di Tomtor, museo della selvaggina locale e infine il museo del ghiaccio. Lo so che dettta cosi' fa davvero ridere, ma per loro cio' rappresenta la loro essenza, la loro terra e la loro storia. Mi mostrano quelli che hanno fatto la guerra e sono stati premiati al valor militare, quelli che hanno partecipato alle olimpiade invernali, vincendo pure delle medaglie. Poi pezzi di aerei da guerra vengono esposti com cimeli di grand einteresse. In realta' l'unica cosa interessante che mi ha colpito, e' stato scoprire che l'aspettativa di vita degli abitanti di Tomtor e' eccezionalmente alta, pari a 92 anni, con diciotto ultracentenari, se si considera che l'aspettativa media in Russia e' meno di 70 anni. Mi spiegano che sebbene siano pessime le condizioni igieniche (nessuna rete fognaria) il clima freddo, l'assenza di virus, di agenti inquinanti, la vita rurale connessa con l'energia della terra, fanno degli abitanti di Tomtor tra i piu' longevi in assoluto di tutta la Russia. Apprezzo davvero lo sforzo delle due tenere vecchiette che gestiscono alla veneranda eta' di 80 anni il museo nel tentativo di dimostrarmi quanto cio sia interessante, ma quando mi presentano la varieta' della selvaggina imbalsamata, e mi spiegano che questo si chiama "orso", quella "volpe", e quella "renna" -come se io venissi dal deserto del Mali, ancora una volta mi gioco la "carta jolly" della diplomazia, augurandomi che per lo meno il museo del ghiaccio sia piu' interessante. E lo e' stato. Gli abitanti hanno scavato un tunnel nella montagna e lo usano come frigo d'estate. Nemmeno un paio di metri dentro la montagna e la temperatura passa da 35 gradi a 10 sotto zero. (
http://www.youtube.com/watch?v=1oHOGZ7f9FI&feature=plcp)
Le pareti del tunnel sono interamente ricorperte di ghiaccio e stalattiti. Mi sorprendo della meravigliosita' delle geometrie che madre natura e' in grado di creare secondo la teoria dell'inseme di Mandelbrot
http://www.youtube.com/watch?v=foxD6ZQl ... ure=relmfu .
Dopo 10 minuti l'entusiasmo si e' decisamente raffreddato. Sebbene mi hanno dato una giacchetta leopardata, inizio a battere i denti. Via di corsa verso il il caldo tropicale della steppa di Tomtor. Una volta terminato il giro, ringrazio l'insegnante dicendole che devo andare a Oymiakon. Lei mi guarda un po' a "mezzadria" dicendomi:" guarda che una macchina ti aspetta per andare a Oymiakon" Io la guardo stupito e le dico : "sto?" In brevis si era adoperata per trovarmi una macchina che andasse a Oymiakon senza che io ne sapessi nulla. La ringrazio nuovamente. Monto sul carro -perche macchina proprio non e'/ Sono in compagnia di due belle allegra signore sulla novantina che mi sorridono e mi chiedono da dove vengo. Ci mettono un po' a focalizzare dove sia l'Italia, poi se ne escono con un "Celentano". Porco boia - dico io- ma sto cazzo di Celentano, ma me lo dite pr quale motivo e' cosi' famoso da essere conosciuto anche a Tomtor? Se fossi in lui e sapessi questo organizzerei "Celentano in Tour per la Kolyma". Anzi se qualkcuno sa come contattare Celentano me lo dica che lo faccio subito . Arrivo a Oymiakon dopo circa 90minuti percorrendo una strada che non ha bisogno di commento alcuno. Oymiakon ha rappresentato per piu' di dieci anni un punto isolato nel grande Atlante di papa', che io osservavo spesso seduto sulla tazza del cesso immaginando quel luogo sperduto dove d'inverno si raggiungono temperature cosi' fredde che persino la vodka ghiaccia dopo appena dodici minuti e l'aria espirata prende corpo trasformandosi immediatamente in una nuvola di ghiacchio di colore blu. Il mio sogno da bambino era di andare Verchojansk
http://it.wikipedia.org/wiki/Verchojansk ma quando realizzai che non esistevano strade che arrivano a quel luogo, ma solo fiumi ghiacciati d'inverno e torrenti in piena, d'estate, il sogno di raggiungere il luogo abitato piu' freddo della terra in autostop si e' presto convertito nel piu' modesto progetto di raggiungere a Oymiakon. A distanza di 10 anni esatti, da quando a 19 anni raggiunsi la vetta del Kala Pattar, in Himalaya (Nepal), ho realizzato il secondo sogno della mia vita: raggiungere a piedi quel punto sull'atlante sgualcito di Papa'. (
http://www.youtube.com/watch?v=sDVW3wGL ... ature=plcp)
Di Oymiakon non c'e' molto da dire. E' un villaggio di venti case. Ci vivono 500 persone. Gli abitanti del villaggio spendono la loro estate a lavorare 18 ore al giorno nei boschi tagliando la legna per l'inverno, fanno provviste di fieno per le mucche e mettono a seccare quintali di merda che usano come combustibile e rivestimento isolante delle case al posto del comunissimo amianto. Di Oymiakon vale la pena spendere due parole per Tamara e suo marito, che hanno una guest house dove sono soliti ricevere decine di turisti all'anno. Io per forze di cose ho dovuto dormirci, non trovando nessuna macchina che tornasse a Tomtor. (
http://www.youtube.com/watch?v=6xcPuMnz5zg&feature=plcp)
Tuttavia ho passato momenti indimenticabili a mangiare fette enormi di pane con burro e zucchero. Ovviamente burro di loro produzione. Hanno blocchi di burro grossi come mattoni che usano un po ovunque. Scontato se si pensa a quali temperature medimaente vivono. Mi hanno offerto pranzo colazione e cena. Hanno settantacinque anni e sono gia bisnonni di cinque bambini dimosrando che non e' una leggenda quella che vuole che i Sahka si riproducano come conigli sebbene gli sforzi di Mosca nel tentativo di arginare tale fenomeno. Alla sera la temperatura crolla letteralmente di ben ventiquattro gradi, passando dai trenta ai sei in meno di sei ore. Oggi e' il 17 luglio. Mi fanno visita due delle nipoti, gia' entrambe madri sebbene non abbiano piu' di vent'anni. Si parla del piu' o del meno. In realta' loro vivono a Yakutsk, ma poiche i loro mariti stanno facendo il servizio militare, e per un anno non li vedranno, preferiscono passare il loro tempo con i nonni dando una mano alla famiglia (numerossisima tra l'altro). Mi dicono che sebbene siano legati a questo posto non potrebbero mai vivere come i loro nonni, li si annoiano e sono piu che convinti che nell'arco di alcune generazioni questi villaggi sono destinati a scomparire. Alle due di notte improvvisamente si sentono urla e strepiti provenire dal vicinato. Immediatamente una delle ragazze si alza e spegne la luce della cucina. Rimaniamo al buio in silenzio, senza alcuna spiegazione. Poi le chiedo che succede. Lei mi dice che e' pericoloso. "Il beduino"- potrebbe venire qua e sarebbe un grosso problema. Io le le chiedo chi sarebbe questo "mostro". Lei mi dice che i vari grugniti provengono da uno dei suoi vicini di casa, un ragazzo di 25 anni senza lavoro dedito a bere e a picchiare la gente -se fosse necessario- per avere i soldi per comprarsi da bere. Io la guardo come se ci avessi sentito male, ma mi conferma che non e' un film e quando le chiedo : "ma scusa, qui tutti si conoscono, e' sufficiente che uno del villaggio il giorno dopo si presenta sulla porta e lo mazzi". Lei mi dice che lo hanno gia' fatto molte volte. Non serve -aggiunge- quella e' gente che di "umano " non ha nulla. Io voglio assolutamente filmare la bestia. Lei mi prega di non uscire. Io le dico di stare tranquilla. Nel qual caso si avvicinasse avrei tirato fuori la falce, tanto ubriaco com'era non sarebbe riuscito nemmeno a stare in piedi. Ci appostiamo dietro ad una delle recinzioni in legno che ciroconda la casa. Lo osserviamo. Lo prendo per il culo imitando i suoi grugniti. Si trova ad una ventina di metri. Lei non mi lascia uscire di casa. Sono costretto a filmarlo da lontano. Urla e sbraita battendo i pugni sulla porta di una casa a noi a fianco. Lei mi dice che li' abita il suo "compagno di merende" e che gli sta intimando di aprirgli e dargli da bere. Lo osservimao per una decina di minuti. Inutile dire che pareva piu' che una commedia dove di divertente c'era davvero poco. Difficile da comprendere probabilmente per un europeo ma "qui -mi dice- e' prassi quotidiana. La gente lo sa, ma non c'e' nessuno che fa nulla per arginare il fenomeno. La polizia non esiste da queste parti. La gente e' abituata da sempre a farsi legge da sola e cosi ' sara' finche' questi villaggi saranno abitati". (
http://www.youtube.com/watch?v=kCkuP4XPTuc&feature=plcp)
Il giorno dopo lascio il villaggio alle 9:30 del mattino con la vana speranza di riuscire a trovare un mezzo che vada verso Tomtor.
Tomtor 13:15 pm
Kyubyme 21:00 pm
Mi sdraio sul prato che costeggia la strada sterrata e mi godo un sole "da paura". Mi risveglio poco dopo -credo- circondato da un bel gregge di mucche incuriosite, che non sembrano assoluamente spaventate. Batto due piedi per vedere se si allontano. Niente da fare. Si avvicinano con fare minaccioso. Allora mi alzo. Prendo il fischietto e fischio. Si allontanano immediatamente attirando pero' l'attenzione dei pochi presenti nel villaggio, che non si fanno attendere a lungo. Fortunatamente nessun ubriacone. Con grande fortuna tre oro dopo sono gia' a Tomtor e due ore piu' tardi riesco addirittura a salire su una furgoneta diretta a Kiubyme, punto di snodo della Kolyma. Ci impiegheremo circa tre ore per coprire i successivi 150km. Partito da Oymiakon alle 9:30 arrivo a Kyubime alle 19:00 per un totale di appena 180km. La paura e' ormai una cosa del passato. Kiubyme e' fondamentalmente una discarica a cielo aperto che ruota intorno a questa stazione di benzina con annesso caffe'-bar. Una volta era un paesino. Ancora si possono vedere gli edifici abbandonati e la scuola col simbolo della falce e martello. Ormai mi sono talmente abituato a tali "fenomeni urbanistici" che nemmeno ci faccio piu' di tanto caso. Appena scendo dal furgoncino non hon nemmeno il tempo di fare il punto della "situa" che due personaggi mi fanno cenno di avvicinarmi da una ventina di metri. Non hanno l'aria minacciosa. Sembrano piuttosto anzianotti. Mi avvicino. Mi invitano a sedere. Mi siedo. Mi offrono del te'. Bevo.Sono una coppia ucraina ultra sessantenne che da ben due settimane, dico due settimane, sono accampati in questa stazione di benzina, dormendo in macchina come due barboni. Sono venuti in macchina dall'Ucraina per farsi un mese di vacanze, di cui la meta' passate in questa stazione di benzina. Ora voi mi dite, di gente strana al mondo ce ne, io stesso per molti posso esere considerato tale, ma ragazzi, passare due settimane a Kyubyme significa davvero essersi abbonati al club "Masochisti". Ci vuole un coraggio da leone. Kyubyme e' una prigione a cielo aperto. Non si va da nessuan parte. Mi dicono che aspettano le condizioni giuste per risalire il fiume. Vogliono farsi 150km in canoa nella natura piu' selvaggia vivendo di quello che cacciano -128 anni in due- sti cazzi!!! In confronto, quello che faccio io e' una partita a briscola. Mangio e bevo a scrocco ancora una volta. Sono oramai piu' di nove giorni che non spendo una lira.L'ospitalita' da queste parti e' una perla di rara bellezza che splende ad intermittenza: bisogna coglierla senza volerla. (
http://www.youtube.com/watch?v=5jIJdqLr ... ature=plcp)
Sono le 23.00. Dopo piu' di tre ore sulla strada mi do per vinto. Nessuna macchina. Il sole ha decisamente cambiato vestito. Ora si fa bello di un mantello rosso carminio.Decido che e' giunta l'ora di piantare la tenda. Giusto il tempo di piantarla, fare un filmato, lavarmi le mani al fiume, che sbuca dal nulla una furgoneta. Si fermano al bar. Sono le 23:15. Mi lancio verso la ciurma. Il tipo mi guarda e mi chiede quanto vuoi spendere. E' un taxi collettivo. Io lo guardo con aria decisa e gli dico: "Io sono un viaggiatore e faccio soltanto l'autostop. Se vi sta bene e' cosi' se no rimango qui" . Lui rimane in silenzio per alcuni secondi osserandomi. Capisce il significato di cio' che gli ho detto. Non sembra molto contento di rinunciare a dei soldi, ma tuttavia ingoia il rospo e mi lascia salire a bordo. Ringrazio. Porco boia...che botta di culo... 750km tutti di un fiato. Domani pomeriggio saremo a Yakutsk . Smonto la tenda alla velocita' della luce. Salto in macchina. Si parte. Bye-bye Kolyma. Sono strafelicissimo. Concludero la Kolyma in meno di 50 ore battendo il record di Antov Krotov (
http://vk.com/antonkrotov) considerato il record assoluto per un autostoppista, stimato in 52 ore. La sbornia tuttavia passa veloce. Mi rendo conto che un luogo come la Kolyma non ci sara' piu' e probabilmente una volta giunti in citta' assieme a lei sparira' anche la parola "viaggiatore" e pure la sensazione di essere un qualcosa di speciale. Tuttavia va bene cosi', ho ancora 12500km da fare etutto sommato Yakutsk e' sempre stato per me un luogo mitologico assolutamente da vedere. Mi addormento in un coktail di felicita' e tristezza. Alle 00:45am vengo svegliato. Bisogna scendere. La Kolyma spara le sue ultime cartucce mettendoci in guardia che non e' ancora finita. Abbiamo bucato. Il boss e' un razzo. Cambia la gomma in meno di tre minuti. Data la velocita' e l'abilita' con cui l'ha fatto si suppone che da queste parti sia una cosa all'ordine del giorno.La domanda sorge spontanea : " quante di queste resisteranno fino alla fine? " Ripartimao dopo poco. Alle 03:30 nuovo stop forzato. La strada non c'e' piu' - mi dicono. Come non c'e' piu'? Che cazzo stanno dicendo. Avro' capito male? Ma che'...la strada relamente non c'e' piu'. E' letteralmente crollata su se stessa ingoiata da tonnellate di emtri cubi di terra. Tuttavia gli operai sono gia' al alvoro da alcune ore per inventare un ponte lampo. Lampo? In russia la parola "lampo" non e' nemmeno nel vocablario. Ma dove siamo ? . Questa e' Kolyma- mi rispondono con un acido sorriso . Era retorica - rispondo io con altrettanto sarcasmo. Torno sul furgone e provo a dormire. Il record di Krotov puo fare sonni tranquilli. Alle 06:50 fanno in modo di farci passare. Percorriamo 10km tra un precipizio e un continuo cadere di sassi dal lato destro della montagna. Ogni tanto un sasso fiocca anche sul tetto. Mi dicono d mettermi lo zaino o qualsiasi cosa avessi di robusto sulla testa. Io obbedisco immediatamente senza nemmeno prendere in considerazione l'idea che vogliono solo spaventarmi come fanno di solito con gli orsi. Tutti lo fanno lo stesso, chi con questo chi con quell'altro. Mezz'ora di panico sulle "montagne russe" - nel senso non letterale del termine. Roba da Nobel per la guida.
(
http://www.youtube.com/watch?v=2ps5426q ... ature=plcp)
Alle 07:45 la Kolyma non e' ancora sazia ed esige ancora un pegno. Si buca la seconda ruota. Tutti fuori ancora una volta. Guardo l'orologio. Sono partito alle 23:00 del giorno prima e in nove ore esatte si sono fatti appena 240km.
(
http://www.youtube.com/watch?v=HaIL3cfv ... ature=plcp)
Ho la sensazione che il boss invece di cambaire la ruota abbozzi uno scontro tra titani rifilando con una mazza una botta qui, una botta la', alla esausta ruota. La strada e' letteralmente un fiume di fango. Faccio fatica a crederci eppure la gente da queste parte ci convive tutti i giorni lamentandosi in silenzio. Ecco la Russia che non ti aspetti. La Russia antidemocratica e corrotta. Ecco, le strade sono esattamente l'esempio piu' lampante : l'essenza di un paese ancora lontano da un pensiero democratico. Qui nella terra dei balubba, in una delle aree piu' impervie del pianeta, vi si concentrano la piu' grandi risorse energetiche dell'intera Russia ( diamanti, oro, carbone, petrolio ) le quali rappresentano circa il 65% dell'intero PIL. Tuttavia sebbene queste richezze fanno si che il rapporto tra entrate e uscite e' nettamente a favore delle prime, riesce difficile capire come si possa lasciare la popolazione lolcale, sebbene non numerosa, in tali condizioni. Dove vanno i soldi dell'oro, del petrolio, del carbone russo? In mano di chi? Dei soliti oligarchi? Perche i russi non si incazzano e non mettono a ferro fuoco tutto invece di spendere il loro tempo a dire "normalna", a lamentarsi in silenzio annaquando le loro frustrazioni in un bicchiere di vodka? Proprio vero che il comunismo non e' finito. Almeno nella testa della gente. La paura di cambiare c'e' eccome. Perche? Cristo santo in Russia di normale non c'e' nulla, almeno per come la vedo io, eppure questi non fanno altro che dire "normalna". Normale e' come va la vita, normale e' com'e' il proprio lavoro, normale e' come si sta, normale e' anche vedere una mamma comprare 4lt di vodka per la festa del figlio diciottenne, normale e' ordinare una pizza al pomodoro e trovarci sopra il ketchup, normale e' la risposta alla domanda "hai molti clienti" come se tale parola includesse un concetto asratto di una quantita' pressoche indefinita ma ben chiara ai russi. Normale e' porco boia addirrittura sentire una madre rispondere al figlio "normalna" dopo che lei gli ha chiesto quanti siete ad andare al Baikal e lui gli ha risposto che sono in sei. Roba da pelle d'oca. Mi dico io, ma porco boia comme si fa a rispondere "normalna", ma di' piuttosto "sono contenta", "ottimo", o magari "pensavo di piu'", ma che senso ha dire "normalna", non c'e' nulla di normale o di ovvio nel concetto definito da una quantita' numerica. Credo che tale espressione, perche di parola mi viene il dubbio che non si possa proprio parlare, esprime e riassume perfettamente tutti i limiti dei russi nel modo di approccio alla vita. Si preferisce il "neutro" al bianco e nero e in questo annichilimento que pochi che hanno accesso al potere sfruttano a pieno tale vantaggio. Si potrebbe perfino dire -ma questo e' un mio punto di vista, che dietro allo strapotere degli oligarchi c'e' proprio questo vizietto di non prendere mai una posizione, di non pretendere di piu', di stare nella penombra e sempre in una posizione neutrale, ben riassunta dall'espressione "normalna". In Russia "normalna" sono le sue strade, ovverro cambiare una ruota ogni volta che si attraversa una strada come la Kolyma, che tu abbia una jeep o un Kamaz, non fa differenza. La Kolyma come l' M56 esigono il loro tributo e attraversandole cio' appare chiaro nella mente di chi le percorre, se no non si spiegherebbe la calma che ho visto nella gente del posto, costretta per una ragione o l'altra a pagare questo dazio, d'altronde vi e' un' unica strada per oltre 3500km. "Perche" e' stata la parola che piu' ha assillato la mia mente in quei 750km. Le risposte non sono mai arrivate. Qui tutto e' "normalna". Di anormale dopotutto forse sono solo io.
Alle 8:02 si riparte. Arriviamo ad Khandinga verso pranzo. Il boss mi dice che devo scendere. Ha dei clienti da caricare. Ci rimango male. Sono esausto dalla stanchezza. Non sono mai riuscito praticamente a dormire. Ora mi sbatte fuori come uno stronzo qualunque. Non obietto. Prendo le mie cose e guardo l 'orologio: "Altro che record! a Yakutsk di questo passo ci arrivo domani". Mancano ancora 450km ed e' da poco passatta la mezza. Fortunatamente un tipo si ferma e mi chiede dove vado e di dove sono. Rispondo come al solito e ouila'. Mi da uno strappo per un chilometro portandomi sulla starda maestra. Lo ringrazio. Aspetto cinque secondi e un furgoncino si ferma di nuovo. Non ci crederete mai ma era il tipo che mi aveva dato un pasaggio da Tomtor a Oymiakon.
(
http://www.youtube.com/watch?v=CkGUro5x ... ature=plcp)
(
http://www.youtube.com/watch?v=CkGUro5x ... ature=plcp)
Salto su immediatamente contento come una pasqua. Direzione Yakutsk. Ma la massima goduria e' stato quando, una volta arrivati all'imbarco per l'attraversamento del fiume, mi sono visto arrivare il boss con la sua ciurma e cogliere la sua sorpresa nel vedermi gia' li'. Proprio loro, quelli che un ora prima mi avevano mollato per strada. Accennano un saluto. Io educatamente corrispondo. Nulla di piu'. Il viaggio in nave dura nemmeno 40 minuti.
(
http://www.youtube.com/watch?v=7TWZd_NU ... ature=plcp)
Una volta scesi inizia il pezzo di strada peggiore che abbia mai visto e che evito di descrivervi per carenza di parole. Anche il buon Sakha che conduce il mezzo si lascia adare a 30 secondi di imprecazioni. Finalmente -dico io- un po' di umanita'. Appena sbarchiamo sulla terra ferma il boss che mi aveva mollato sulla strada ci sorpassa a tutta velocita' come se volesse sottolineamri che vincera' lui. Tre ore dopo scoppio a ridere e me la bosso quando sorpassiamo la macchina del boss. E' trainata con un cavo metallico da un autotreno e fa i suoi modesti 20km/h contro i nostri valenti 35km/h. E' davvero una guerra di nervi e di chi resiste piu' a lungo. Io non so come possano. Non so come possano stare sempre in silenzio e guidare senza sosta come automi a queste velocita'. Si e' guidato in 30cm di fango per 150km.
(
http://www.youtube.com/watch?v=yIe8PP2a ... ature=plcp)
Dopo quattro ore il boss deve aver fatto aggiustare la macchina perche' lo vedo nuovamente sfrecciarmi davanti. Non alza il dito ma immagino lo volesse fare. Lo ringrazio per quello che ha fatto. Non lo rivedro piu'. Pensare che quel povero disgraziato di taxista una volta arrivato a Yakutsk avrebbe dovuto' ancora guidare per altri 800km fino a Neriungri con un ritardo accomulato di almeno dodici ore. Io per quanti soldi uno mi darebbe non lo farei mai. Arriviamo alle 23:20 sulle sponde del Lena, a soli 10km da Yakutsk. Lo spettacolo e' superbo. In vita mia non avevo mai visto un fiume tanto largo e mestoso. Il tempo di fare due foto, rollarsi la siga ed ammirare il tutto e il sole era gia' andato a dormire. Bellissimo questo finale. Il sole che scende, la notte che sale, ed io che arrivo a Yakutsk dopo 36 ore di viaggio estenuante, pensando che dopo tutto questa Kolyma e' stata piu' facile di quanto avessi pensato.Termino i primi 2514 km in 71ore esatte. Ho bisogno di una birra, fredda se possibile e una doccia che mi epuri dai pegni della Kolyma .
http://www.youtube.com/watch?v=O82JjVx_ ... ontext-cha