Usciti dal quartiere tibetano, verso le 8, vediamo un bel po’ di gente che entra nel ristorante e così decidiamo di andarci anche noi.
Il ristorante è pieno e dopo un po’ di coda ci sediamo al tavolo. Qui prendiamo qualche raviolo di accompagnamento, Teri dell’anatra affumicata e io provo la carne di Yak.
Tutto molto saporito, forse un po’ troppo però non male dai.
Tornati in ostello, ci docciamo e ci rilassiamo un attimo al bar dell’ostello bevendo qualche birra..e verso le 10 usciamo.
Puntiamo secchi ad un locale trovato su internet che si diceva frequentato anche stranieri, il Club Panama.
Il taxista ci lascia davanti a una piazza con intorno una specie di minicentro commerciale a due piani; è presto per le nostre abitudini ma il posto è già bello pieno.
Prima cosa, pit stop in bagno… è un cesso pubblico e l’odore che esce è una cosa mai sentita prima, quasi da svenire, è senza dubbio il bagno più sporco in cui sia mai stato.
Corsi fuori iniziamo a muoverci per il locale.. è piccolino; c’è un bancone laterale, una pista da ballo, televisori con programmi occidentali sulle pareti e dei tavolini appena fuori.. sembra un mini discopub nostrano.
Come gente c’è un po’ di tutto.. alcuni ragazzi/uomini occidentali, delle turiste americane e delle ragazze cinesi.
Prendiamo le prime birre e studiamo la situazione; notiamo che siamo marcati a uomo da due giovani ragazze, una molto molto carina con la giacca rosa, se ci muoviamo da una parte loro subito ci seguono.. però ci manca ancora lo spunto del cobra e non affondiamo il colpo.
Forse l’età media non altissima (intorno ai 20-25 anni) ci spinge a muoverci dal locale in cerca di fortuna.
Così alle 11 prendiamo un taxi verso la discoteca Babi (altro locale che avevo trovato su internet), il taxista non la conosce e utilizzando le mappe provo ad indicargli il posto.. niente da fare, giriamo a vuoto lungo strade deserte e buie.
Scendiamo dal taxi e proviamo a chiedere a un giovane ragazzo, ci dice di seguirlo e prendiamo un taxi con lui (lo stesso che ci aveva portato lì e che furbamente non si era mosso) e alla fine il giovane ha scroccato un passaggio fino ai suoi amici e ci ha mandato in una zona a sud della città.
Questa zona effettivamente è piena di locali, però ci da l’impressione di non essere molto accogliente.
Qui non ci sono occidentali, nei bar son tutti seduti e la discoteca Babi è vuota.. Niente, ci muoviamo di nuovo e visto che siamo per strada ci fermiamo allo Shamrock per vedere la situazione.. il locale è mezzo vuoto e troppo tranquillo e quindi optiamo per tornare al Panama.
Dopo aver perso 1 ora in giro per la città arriviamo al Panama a mezzanotte, con piacere notiamo che è ancora più pieno e che di fianco si è animato anche un secondo locale.
La birra scorre a fiumi, la serata scorre veloce e intorno a noi si vedono le scene più assurde.. occidentali al tavolo con cinesi, alcuni ragazzi di colore che vengono rimbalzati dalle cinesi e ripiegano sulle turiste americane, rapper orientali..c’è un po’ di tutto.
Alle pareti poi stanno facendo vedere in diretta la partita Juventus-Napoli, Teri si fa un po’ distrarre e mentre beve birra da un po’ d’attenzione alla pista e un po’ al match della sua squadra.
Io mi fermo a parlare con una ragazza a bordo pista e ad un certo punto sento una persona che mi prende per la camicia, mi strattona, mi urla nell’orecchio… non capisco cosa succeda, magari il fidanzato geloso o un amico ubriaco… lo guardo bene in faccia, è Teri che esulta come il peggiore degli Ultras per il goal della Juve..
Io cerco di mantenere un aplomb inglese e continuo a parlare con la ragazza facendo finta di nulla ma ovviamente lei scoppia a ridere per la scena.
Ci muoviamo tra i due locali e quando torniamo rivediamo le tre spagnole della sera prima ma quando sto per andare da loro mi appare di nuovo lo Chuck Norris della sera precedente..è un illuminazione.. e no, son in Cina e devo conoscere le cinesi.
Vado a prendermi un Cuba e torno in pista, Teri rimane lì e finisce a parlare con un gruppo di ragazzi e ragazze occidentali tra cui le spagnole (che in realtà sono portoghesi).
Così da solo aggancio due ragazze e finisco con il passare il resto della serata con una di queste che tra le varie cose mi chiede quante ragazze ho in Cina.
Verso le 4 e mezza riappare Te-ri, propone di seguire il gruppo al Karaoke e di portare anche le mie amiche cinesi.. Per convincermi si mette a cantare canzoni italiane usando il famoso “sciambadule .sciambadula” di Eros Ramazzotti.
Mi viene in mente che alla mattina la sveglia suonerà alle 8 per andare al Qingcheng, e alle 5 il gruppo occidentale cambia idea e decide di optare per un McDonald… le cinesi decidono di andare a casa e noi quindi torniamo nel nostro ostello.
Il nostro gioco alla Luis Enrique non ha portato i frutti sperati.
In taxi, quando tutto sembra tranquillo e siamo in fase relax, un pazzo ubriaco si butta in mezzo alla strada a dorso nudo e urla qualcosa al taxista.. andiamo a dormire e penso che questa è una città di pazzi!
21 ottobre Qingcheng
E’ domenica sera, siamo appena tornati da cena e siamo abbastanza stanchi; oggi siamo stati al Qingcheng, una montagna taoista un po’ fuori Chengdu che, nonostante non fosse nel programma originario, ci è piaciuta parecchio.
La giornata, come era prevedibile, è iniziata abbastanza in salita.. l’essere andati a dormire alle 5 e mezza dopo una serata di livello fa si che, quando la sveglia è suonata solo 3 ore dopo, non siamo così freschi e riposati.
La doccia rigenerante e un’abbondante colazione ci ridanno un po’ di energie e alle 9 e mezza siamo già alla stazione dei treni per muoverci.
La nostra idea era di prendere il moderno e veloce treno che nel giro di 20-30 minuti ci avrebbe portato ai piedi della montagna; però non abbiamo valutato il fatto che è domenica e che quindi chi può cerca di fuggire dalla città verso le mete più tranquille.
Di conseguenza non c’è neanche un posto libero, tutti i treni sono già full e noi dobbiamo cercare un’alternativa.
Leggendo la guida si parla di un bus che ci metterebbe un’oretta, così corriamo in metro verso la stazione degli autobus e proviamo a vedere se c’è veramente e se riusciamo a prenderlo.
Mentre ci avviciniamo alla stazione notiamo come la città sia ancora ferma, è la prima volta che vediamo un luogo in Cina così tranquillo, non c’è traffico, la gente sui marciapiedi è poca, sono aperti solo pochi negozietti..
Siamo sfortunati, l’ultimo bus è partito una decina di minuti prima del nostro arrivo.. son già le 10 e mezza e incominciamo a pensare che oggi non è giornata, ci va tutto storto.
Però ormai siamo in piedi e quindi cerchiamo di organizzarci. Ci mettiamo d’accordo sul provare a prendere un taxi per l’andata e al ritorno ci penseremo poi una volta arrivati là; stabiliamo un budget massimo di 200 yuan (25 euro) e chiediamo al primo taxista fuori dalla stazione.
Gli chiedo quanto vuole e lui mi dice.. 170 yuan.. io faccio la mia solita faccia sorpresa ed indignata e gli dico che è troppo.. e dopo una rapida contrattazione arriviamo a 150.
Nell’oretta di tragitto crolliamo nel sonno e ci svegliamo solo quando siamo quasi arrivati.
Arriviamo e capiamo come mai il Qingcheng è una delle mete preferite dagli abitanti di Chengdu per il weekend; nonostante la presenza di molta gente il posto è veramente tranquillo, la natura, il camminare in mezzo al verde, il laghetto e la pace dei diversi templi rendono veramente piacevole la camminata.
L’unica cosa è il costo d’ingresso, pazzesco per gli standard cinesi; ma almeno i biglietti d’ingresso sono belli, sembrano quasi delle cartoline con raffigurate le immagini principali dell’attrazione.. da conservare!
Comunque noi siamo partiti vestiti da montagna, sembravamo quasi due testimonial della North Face, però le gambe in salita risentono della fatica dei giorni precedenti e soprattutto del sabato sera appena passato; così quando veniamo superati da una ragazza in infradito capiamo che per arrivare alla vetta non possiamo contare sulle nostre gambe ma dobbiamo appoggiarci alla traghetto prima e alla funivia dopo.
In questo modo arriviamo a metà montagna e da qui iniziamo il nostro percorso a piedi.
Notiamo subito alcuni punti di sosta che sembrano usciti da un dipinto, i tetti sembrano fatti sulla falsariga di quelli della Città Proibita e alcuni anziani si riposano parlando e ascoltando il rumore di un fiumiciattolo lì vicino.
Salendo il nostro ritmo migliora, superiamo alcuni venditori ambulanti di frutta e attraversiamo i diversi templi che si propongono a noi.
Anche questi cambiano man mano che saliamo, quelli in basso più che a un ruolo religioso assomigliano a dei moderni bazar dove i cinesi comprano un po’ di tutto… statuette, candele, nastri rossi e braccialetti; invece in quelli più alti son meno sfarzosi ma sicuramente più dedicati alla preghiera.
Qui poi facciamo forse uno dei migliori pranzi fatti finora; a metà scalata, dietro a un tempio, vediamo un’antica struttura.. facciamo un giro e troviamo un mini bar dove vendono acqua e altre bibite, osserviamo meglio per trovare qualcosa da mangiare e notiamo una sala con dei tavoli e una cucina.
Ci avviciniamo e proviamo a chiedere alla signora cosa si può mangiare; ovviamente lei non parla inglese e ci da un menu scritto solo in cinese.. rimaniamo un po’ perplessi finchè non ci porta in cucina e ci dice di dirle cosa volevamo.
Con piatto in mano le indichiamo dei noodles, diverse verdure e altri condimenti che consegniamo al cuoco che ce li spadella in tempo reale.
Insieme a questo prendiamo anche la classica ciotola di riso bianco da un grande contenitore in legno.
Mangiamo così il nostro pasto, con il verde tutto intorno e la tranquillità del luogo in ambiente modesto ma piacevole, forse in uno di quei posti che si sognano prima di partire per un viaggio del genere.
Ps. Il tutto ci è costato 50 yuan in 2, quindi 3 euro a testa.
Rifocillati, riconquistiamo le energie e arriviamo facilmente in vetta; superiamo anche dei cinesi sudatissimi in canottiera (che va molto di moda) e ci godiamo questo spettacolo.
Sotto di noi si vede solo la strada che ci ha portato qui, tutto il resto è avvolto nella nebbia, sembrava quasi di essere sopra una nuvola e alla sensazione di magia e mistero si unisce quella di misticismo.
Sentiamo l’odore dell’incenso delle candele e a colpirci, più che il tempio, sono i tantissimi nastri rossi appesi un po’ ovunque.. sulle scale, sulle piante, sui tetti, questi nastri di un rosso accesso sono i desideri o le speranze di tanta gente che è arrivata qui prima noi.. rimaniamo senza parole.
Scendiamo con una soddisfazione e una pace interna pazzesca e pensare che qui non dovevamo neanche venirci.
La discesa la facciamo tutta a piedi, niente funivia e il percorso ci porta praticamente in mezzo a un bosco e a fare il giro del laghetto prima di arrivare alla fermata degli autobus.
Ora si pone il problema del rientro a Chengdu.
Seguendo la Lonely rifiutiamo le varie esose offerte di taxisti improvvisati e prendiamo il bus che ci porterà dall’ingresso della montagna alla cittadina poco distante.
Arriviamo alla stazione dei treni e cerchiamo di vedere se c’è un posto sul treno veloce, ma è tutto pieno e i primi posti ci saranno solo dopo 3 ore.
Così torniamo alle fermate degli autobus e proviamo a chiedere alla gente il primo bus per Chengdu.
Grazie all’aiuto di una giovane ragazza compriamo il biglietto e aspettiamo il nostro mezzo.
Lentamente fa buio, intorno a noi tutta gente del posto che pazientemente aspetta.
E’ curioso che prima di salire l’addetto che ci aveva venduto il biglietto ci fa mettere in ordine e in fila.. i primi a salire saranno anziani e le donne con bambini piccoli in braccio e dopo si procede in ordine d’acquisto del biglietto.. praticamente chi prima ha comprato il biglietto ha diritto a salire e a scegliersi il posto preferito.
Anche qui, come a Xi’an, gli ultimi vengono fatti sedere su dei sgabelli messi in mezzo nel “corridoio” del bus.
Dopo 1 ora veniamo mollati in periferia, al capolinea, però c’è la metro e con questa rientriamo in ostello.
In ostello ci rilassiamo un po’, poi è domenica sera e, anche volendo, non ci sarà niente di interessante da fare.
Andiamo allo Shamrock giusto per mangiare un buona bistecca e una birra fresca.. oltre a noi c’è poca gente, qualche faccia già vista che guarda le partite di calcio alla tv e basta; così finito di mangiare torniamo subito a dormire.
Prima di spegnere la luce in ostello, buttando giù le sensazioni odierne, ho riflettuto su come sia dura per un occidentale lavorare qui in Cina, in un ambiente totalmente differente da noi e che alla fine si è quasi costretti a cercare un luogo famigliare e a cercare il contatto con gente che è nella tua stessa situazione.. sicuramente non è facile.
Vabbè, domani mattina si dorme un po’ di più, lasceremo l’ostello per l’Emei Shan.. buona notte