da Lebowski » 13/09/2017, 11:07
GIORNO 7 - 10 agosto
"mi costi come i muri di cattaro" è una frase che ancora oggi, in Veneto, si usa da parte maschile per descrivere donne particolarmente esose o che, prima di concedersi, fanno sudare le sette camicie. La città chiese infatti di passare alla Serenissima più di una volta e, alla fine, la Repubblica si concesse ma gli abitanti della Serenissima sapevano che avrebbero dovuto pagare forti tasse per erigere le mura difensive. Ora, secoli dopo, voglio vedere se i soldi dei miei avi (presumibilmente anche la mia città pagò la sua parte) sono stati spesi bene. Ho scelto un orario mattiniero per cercare di evitare il caldo. Ma già al mio risveglio, considerando la calura di questi giorni, capisco che trattasi di un semplice "limitare i danni".
Mi aspettano i 1320 gradini delle mura, a zig-zag, sotto quasi 40°.
Faccio colazione e mi reco subito in città, allo sgabbiotto del centro di informazione turistica per una cartina. Scopro che l'ingresso è dall'altra parte e così mi incammino.
Una cosa che ho notato di Cattaro e in parte del Montenegro è che non sono molto attrezzati per il turismo, comunque in forte espansione:
uffici del turismo improponibili (sgabbiotti tipo edicole nostrane piantati in mezzo alla piazza o uffici postali), vie senza cartelli etc.
Arrivato al punto di salita, pago i 3 euro di ingresso a un bambino di 10 anni seduto a un tavolo, nel ruolo di controllore - e non ho ancora capito se trattasi di costo reale per la visita o di "tangente" - e inizio a salire.
Fa un caldo assurdo, ci saranno tra i 35 e i 40 gradi. Sono capitato in uno di quei giorni dello scorso agosto in cui il caldo è opprimente sin dalle prime luci dell'alba.
La scalata del castello di S.Giovanni non è difficile ma non è neppure agevolissima, con alcuni punti un po' "pericolosi". E con alcuni turisti, se ne segnala una di 100 kg seduta su un seggiolino nel punto di "cambio zig zag" intenta, in tutta calma, a mangiarsi un panino. Poco sopra vedo una persona che per poco non cade per scansarla ma lei va avanti imperterrita. Mi dà fastidio perché ogni tot metri c'è comunque uno spiazzo dove poter ammirare il paesaggio, senza dar fastidio alcuno agli altri. Una persona più magra che educata e intelligente.
Mentre salgo rifletto su una cosa: da quest'anno le varie mura difensive veneziane sparse per l'Italia e l'Adriatico sono Patrimonio Unesco. In teoria, le più occidentali non sono quelle bergamasche - anche se bergamo è la città che si è attivata di più - ma cremasche, dato che noi siamo più a ovest e quindi sarebbero dovute essere il punto di partenza. Le nostre non sono "passate" perché ridotte male. il che è vero, negli anni più volte si sono staccati dei pezzi, con i soliti italici scaricabarile sulle responsabilità. Le ultime, scendendo, dovrebbero essere quelle di Cattaro. Però queste mi sembrano ridotte molto ma molto peggio delle nostre, sono a tutti gli effetti dei ruderi. Mi chiedo come mai le loro sì e le nostre no. Mistero. E vedendo come sono "curate" penso che i miei avi hanno speso soldi inutilmente, ora le trattano alla cazzo e potrebbero almeno spendere i 3 euro di ognuno per conservarle meglio. Se una donna costa come le mura di cattaro facciamo almeno in modo che sia bella. Per i miei antenati, dico. Mi sento quasi il diritto di reclamare lo ius primae noctis con Miss Kotor, considerando quanto avranno speso secoli fa e vedendo come le trattano ora.
La scalata fatta in altri momenti dell'anno sarebbe anche fattibile ma ora è improponibile. Le tento tutte, mi metto a dorso nudo, compro un'altra bottiglietta d'acqua etc. ma arriverò fino al punto finale del percorso blu, poi si passa obbligatoriamente al rosso (i colori indicano la difficoltà, più o meno come le piste da sci). Vedo la cima poco distante ma durante la salita faccio una scoperta: il mio sudore dà molto ma veramente molto bruciore agli occhi. Ho gli svarioni. Dopo vari passaggi mi ero fatto forza "ancora un po'" ma alla fine preferisco cedere. Grondo letteralmente. La visita è comunque ultraconsigliata, lo spettacolo del fiordo circondato dai monti è letteralmente mozzafiato e migliora man mano che si sale. La discesa è molto più agevole e mentre scendo incrocio le persone che, più o meno, sono salite con me. Ciò significa che loro si sono arrese prima. Le capisco, una scalata a 40° è da muli della prima guerra mondiale. Spiace, perché in altri periodi avrei fatto i circa 100-150 gradoni mancanti alla vetta. La mia via crucis si è fermata prima.
Ridisceso in città decido di andare a pranzare in un bar sulla strada dell'albergo e poi di tornare in camera per farmi una bella doccia.
Il locale è un bar esclusivamente autoctono e quindi ordino in croato. Cevapcici, birra, patatine, pane. Per 4 euro in totale, se ricordo bene.
Ci sono 4 o 5 persone al suo interno, uomini che si conoscono. Parlano e discutono di altre persone e colgo alcune frasi: si riferiscono a persone che vivono a Milano, parlano di abiti, di costo della vita etc.
Sono le classiche situazioni da bar di paese. In ogni angolo del globo poco cambia: chi pensa di sapere tutto, chi lo contraddice, chi alza la voce, chi giura che sia così, etc. Anche non conoscendo le parole - ne capisco poche, non abbastanza per capire tutta le frase - la teatralità delle persone è più che sufficiente per cogliere le intenzioni di chi parla agli altri.
Il palcoscenico è più o meno quello, in tutto il mondo.
Saziato abbondantemente torno in camera per una doccia e per riposare un po'. Nel tardo pomeriggio faccio ritorno in città per acquistare qualche souvenir e girarla ancora un po'. Ormai ho già fatto tutto, non è grandissima, così mi reco alla stazione autobus a fare il biglietto. Vengo inspiegabilmente rimbalzato: si può fare solo il giorno della partenza, entro 6 minuti (nb 6) dall'orario dell'autobus. Non so quanto sia vero ma il giorno dopo capirò che trattasi di "non ho voglia di lavorare" locale.
A cena chiedo informazioni per saziarmi in "albergo" al modico costo di 3 euro. Non c'è menu e possibilità di scelta, fanno un solo piatto. Questo mi viene comunicato dalla gentile receptionist.
C'è una cotoletta con puré. Del resto è una sorta di scuola-ospedale, quindi ci sta. Accetto, il prezzo mi sembra favorevole.
Finito il tutto, decido di andare a chiedere qualche informazione in più alla receptionist sull'"albergo".
Mi spiega che è stato creato dopo la seconda guerra mondiale per bambini sordi e/o muti, portati al mare. Poi, negli ultimi anni la tecnologia ha risolto un po' i problemi di sordità e loro si sono allargati accogliendo anche quelli con problemi psicologici. A gestirlo, d'estate, gli insegnanti. Che fanno del loro meglio, lei stessa insegna matematica. I proventi dell'attività alberghiera finiscono per l'acquisto di attrezzature, dato che i finanziamenti statati sono calati di molto. Mi fa piacere di aver contribuito, nel mio piccolo, a questa realtà. E in fondo la sistemazione non è neppure malvagia, anzi ottima considerando il costo basso. Pulito, centrale, buon comfort. Ovvio, non ottimo ma loro si impegnano e per il costo va più che bene.
La serata la svolgo con un giro in città. Mi concedo un dolce nel bar della piazza "centrale", un hotel 5 stelle, con una millefoglie e un tè freddo, al costo di 4,30 euro. Direi ottimo e mi sorprende considerando la location.
Non c'è molto altro da segnalare rispetto alla serata precedente.
Mi dispiace lasciare kotor, ora mi aspetta una sorta di "vacanza" a Budva, al mare vero e proprio, per poi passare a Podgorica, l'ultima tappa prima di tornare. Il viaggio, pian piano, volge al termine.
A volte sei tu che mangi l'orso e a volte è l'orso che mangia te. (lo Straniero)