Con una tastiera vera
riprendo e concludo il racconto della mia esperienza in terra di Costantinopoli.
Eravamo arrivati al sabato sera quando, come da consuetudine di questo viaggio, rientro in hotel distrutto dalla spossante e clamorosa camminata giornaliera (credo almeno una 15ina di km in tutto sotto il sole e con tratti in salita).
Già verso le 20, però, una ritmata musica elettronica perveniva fin dentro le stanze dell’ albergaccio ingannannando circa la presenza di una disco al suo interno. Voglio vederci chiaro e, da un pertugio che dalla mia finestra al 4° piano risale verso la scala a chiocciola antincendio, sfido le vertigini ed eventuali occhi indiscreti e raggiungo la terrazza dello stabile. Dalla terrazza di un non meglio identificato edificio attiguo provengono luci stroboscopiche, musica pompante, voci e movimenti di ombre. E’ chiaramente una festa e decido di rintracciare il palazzo e provare a candidarmi per una mia partecipazione.
Pettinatomi e dimentico delle fatiche giornaliere, scendo nella confusione in strada cercando di intuire palazzo ed accesso esatto all’ esclusivo party.
Dopo alcune rilevazioni acustiche e geometriche, intuisco l’ epicentro e mi fiondo sicuro al 7° piano.
Una discreta fila per quantità e qualità era in attesa di entrare anch’ essa alla festa. Mi accodo anche io cercando di carpire informazioni sulle modalità e sul prezzo d’ ingresso. La sorpresa… si entra previo sganciamento di circa 50 euro al cambio ufficiale. Col casso che entro… più che altro perché ero solo, se fossi stato in compagnia, 50 euro questa volta le avrei investite visto che la festa, da quello che ho visto credo meritasse: una enorme terrazza in piena Taksim con palco- console per dj, bar, tanta gente…
La cosa che mi ha colpito è che molti erano tipo studenti e cacciavano fuori la 50 come se nulle fosse…
In Istanbul molti locali hanno i bar in terrazza ma più che altro per bere e con musica di sottofondo, un vero e proprio dancefloor come questo con centinaia di persone non lo avevo ancora visto.
Davvero bella questa idea delle terrazze. Quasi quasi… giustappunto a Cosenza ho una terrazza…
Faccio una annotazione, prima che qualche esperto di Istanbul mi accusi di censura
Anche ad Istanbul, ovviamente, esiste la prostituzione di strada. Un mix di prostituzione stradale vista a Sofija e a Genova.
In pratica, in un paio di stradine, centrali sono ubicati dei veri e propri bordelli come nei carrugi di Genova. Vecchie, travestiti (mi è sembrato strano per un paese musulmano come la Turchia), callarone ti aspettano in strada o ti chiamano dalle finestre o addirittura dai caffè nei quali sono seduti in compagnia di vecchi e nullafacenti ad oziare in attesa di clienti.
La cosa interessante è che di giorno queste due stradine sono territorio delle vecchie bagasce mentre la sera si affollano anche di avventori di club con musica e danze; insomma, una bella commistione locali & meretricio mantenendo sempre la separazione tra le due cose. In un certo senso, se vai per la seconda cosa… puoi sempre dire che passavi da lì per andare in disco…
E siamo alla domenica, ultimo giorno di viaggio in pratica.
Questa volta è davvero il turno dell’ Asia. Si traghetta dall’ altra parte della città, la cosiddetta “parte asiatica” della città. I conti geografici però non tornano, per quale motivo l’ altro lato del Bosforo dovrebbe rientrare in Asia? Allora anche l’ Ukraijna e la parte europea della Russia sarebbero in Asia? Diciamo che la definizione di “parte asiatica” è più che altro convenzionale in quanto quasi tutta la Turchia, la cosiddetta Anatolia, si fa rientrare in Asia credo più che altro per la cultura e la tradizione medio orientale. L’ Asia è un’ altra cosa.
Anche tutte queste diversità millantate tra il “lato europeo” di Istanbul e quello orientale della città le ho trovate poco corrette. O meglio, ci sono ma non per quello che comunemente si vuole far credere.
Non è che la zona ovest è moderna e quella est è povera, volgare, dalla forte connotazione araba. Tutt’ altro. Come ho detto basta girovagare e perdersi tra le stradine sotto le antiche mura Teodosiane nella “città europea” e trovi volgarità, tradizioni musulmane e sapori autentici.
Lo stacco con la parte della città anatolica è proprio perché trattasi di un’ altra città rispetto alla Istanbul conosciuta dai più e turistica. Ecco dove sta la differenza, non in cultura, tradizioni ed architettura ma proprio nel fatto che sembra di essere in una città differente dall’ altra, in quanto quasi senza turisti, quasi senza luoghi storici – artistici degni di gran nota, senza l’ assillo del “tutto per turisti”; e’ una città residenziale, simile ad Istanbul ma fatta salva dallo stretto di mare che la separa.
Forse quasi la differenza che corre tra Reggio Calabria e Messina, una di fronte all’ altra ma con identità differenti.
Nei giorni precedenti avevo intercettato uno scambio di conversazione per strada dove qualcuno consigliava all’ altro di visitare la zona di Uskudur al di là del Bosforo invece che quella di Kadikoy.
Questo suggerimento mi resta in testa e prendo quindi il battello per Uskudur. Il consiglio si rivela un mezzo bidone. Uskudur, infatti, è una sorta di quartiere città residenziale dove c’è poco da vedere o vicoli da infilarsi anche se costellato da belle costruzioni che danno sul mare. Il vero centro è a Kadikoy.
Ovviamente non mi perdo d’ animo e decido di camminare anche oggi costeggiando il Bosforo per coprire la tratta Uskudur – Kadikoy.
Il sole, il mare, la visuale a pochi chilometri di distanza della zona di Besiktas prima e del Topkapi dopo, gli scogli dove la gente si sollazza la domenica mattina, rendono la camminata piacevole. Poi il paesaggio cambia. L’ autostazione orientale, il porto mercantile, la collina dominata da un antico e storico palazzo che occupa per chilometri tutta l’ area come sede di una enorme base militare con sentinelle, sacchi di sabbia, soldati armati mi fa deviare circumnavigando la zona. La salita sotto il sole è ripida, l’ area militare si fa sempre più fitta con altre basi, l’ ospedale militare, enormi vialoni.
Finalmente si scollina e raggiungo Kadikoy con la sua stazione ferroviaria, quella da cui partono i treni per il Medio Oriente.
Mi ributto in salita e raggiungo il centro città. Per molti versi simile agli altri due centri città (la zona di Sultanahmet e quella di Taksim) ma città vera con popolazione vera, prezzi veri, usanze vere.
Girovago e mi godo il tuffo fuori città finchè non mi balza l’ idea di andare ad omaggiare il monumento ai caduti di Crimea ed all’ attiguo cimitero degli inglesi. Giusto sopra la stazione ferroviaria. Si, in linea d’ aria… per raggiungere il sito bisogna tornare indietro fino all’ospedale militare… Ad averci pensato prima…
Riprendo la marcia all’ indietro e noto il passaggio per il sito giusto tra l’ ospedale militare ed un’ altra base. Prima di infilarmi, per evitare ulteriori gaffes vista la presenza della Cappa, e chiedo il permesso ad due sentinelle armate dell’ opedale. Il cimitero non è di loro competenza ma siamo gentili e chiediamo comunque il permesso. Come risposta, saputo che sono italiano, mi prendono per il culo con frasi incomprensibili ridendo, rido anche io e passo.
Ovviamente, dopo una sfacchinata del genere il memoriale non poteva che esser chiuso… Non ho neanche il tempo di bestemmiare che un cagnaccio accorre dietro il cancello abbaiando come una bestia. No, grazie; con i cani ho già dato ad Istanbul e ripiego in ritirata.
La stanchezza inizia a farsi sentire e mi concedo la visita della stazione ferroviaria collocata nel vero senso della parola sul mare. Il molo per imbarcarsi verso Istanbul è a 5 metri di distanza, giusto attraversata la strada. Molto più caratteristica questa stazione che quella nella zona ovest, seppur quella è il mitico terminale del leggendario Orient – Express.
Decidi di rilassarmi alla calda ombra di un barrettino sul molo e gustarmi il Bosforo.
Mi riimbarco verso occidente. Il mio battello mi scarica giusto a Karakoy, sotto la torre di Galata.
In pratica sono al mercato del pesce. Il mercato più caratteristico di questi giorni. Più volgare forse di quello di Schiavonea, il più volgare dell’ Unione Europea.
Già so in che zona mi trovo e la curiosità mi spinge a proseguire. Sono esattamente dove la prima sera sono stato assalito dai cagnoni. Incredibile quanta vita c’è ora di giorno e quanto desolata era quella notte. Tavolini di ristoranti di pesce, giardinetti affollati di gente a oziare, bancarelle di paninari di panini col pesce, gente seduta sul molo a perder tempo.
Ed ecco lì anche i cani, i simpatici amici che mi diedero il benvenuto. Sono lì a dormicchiare incuranti della gente che passa, parla, fa le foto.
E che casso… proprio quella sera per chi sa quale motivo si sono dovuti incazzare e mordermi???
Li fotografo a debita distanza, non vorrei mi riconoscessero…
Anche se ho la pancia piena, non resisto e mi accaparro un ottimo paninazzo col pesce ed aromi. Spettacolo puro che mi gusto su dei tavolini abusivi sul molo “gestiti” dai paninari e da un venditore di bibite che ha creato il su bar ambulante nella… spazzatura…
Si proprio in un fatiscente bidone tiene al fresco le bevute. Con taniche di acqua prepara anche il thè.
Usufruisco anche io del servizio, togliendomi la voglia di ordinare direttamente in cosentino; Tanto non capendo egli niente al di fuori del turco una lingua valeva l’ altra…
E’ ora di risalire verso Taksim ed andarmi a riposare.
Questa sarebbe l’ intenzione se non trovassi la principale Istiklal caddesi invasa dalla festa. Tra poco il Galatasaray diventerà campione del campionato turco e la festa per strada è già iniziata.
Orde di persone cantano, ballano, inneggiano alla squadra, fanno festa, accendono fumogeni, contagiano l’ altra gente.
Per un ex ultrà come me in questi ambienti ci sguazzo e mi aggrego alla celebrazione. Peccato per i colori giallorossi che richiamano al Catanzaro…
Per le strade è un delirio ora e lo sarà in nottata dopo il fischio finale del match. Terminata la partita piazza Taksim è presa d’ assalto come Istiklal e le vie adiacente. Una enorme festa per centinaia di persone impazzite.
Mi commuovo a vedere vecchi, bambini, ragazze, giovani tutti uniti dalla passione per la loro squadra. Tutti esaltati e tutti con un qualcosa addosso che richiama la squadra. Un forte sintomo di appartenenza che mi fa commuovere rimembrando i tempi che furono quando anche a Cosenza tutta la città marcava la propria appartenenza alla squadra sette giorni su sette con un simile entusiasmo.
Erano altri tempi, altri momenti storici.
Lunedi nel primo pomeriggio riparto per l’ Italia non prima di aver beccato in mattinata una nuova manifestazione, a mio credere, a favore del grande Turkestan, in quanto oltre alla bandiera della Turchia sfilavano in bella mostra quelle dell’ Uzbekistan , Kazakhstan ed altri –stan.
Incredibile Istanbul.
Sempre viva con i suoi fermenti e manifestazioni politiche; con i reparti speciali di polizia ogni giorni schierati in tenuta antisommossa sull’ arteria pedonale principale in prevenzione di chissà che cosa; con i suoi milioni di persone che la vivono ventiquattro re sempre; con i centinaia di locali; col la sua millenaria storia che l’ ha vista capitale di 2 imperi ed uno stato; con i suoi mari; con le sue contraddizioni; con le sue culture; con la sua gente che da vicino non è più “i temutissimi turchi” ma gente anche gentile; con la sua storia che da lontano ce la fanno vedere “nemica” ma quando la vedi da vicino ti chiedi perché?;
con dentro l’ aria di Marsiglia, Salonicco, Napoli, Genova.
Per me, magari non è stato amore ma di sicuro è stata come un ‘ avventura con una donna molto piacente che ti attrae e la vivi fino a quando il tempo deciso dal destino non volge al termine.