C. Napoca 2010: Ustiz, Ustiz
Inviato: 17/03/2010, 17:43
In un bar, domenica xxx gennaio, ore 18:30 - aperitivo
“Ora come facciamo? Devi farmi toccare la tetta sinistra!”
C.: “Maddai”
“Guarda che non scherzo. E se resto sotto i ferri?”
C. (un po’ stizzita) “Piantala”
“Ok, però ricorda: se dovessi restare sotto i ferri mi avrai sulla coscienza tutta la vita. Non era per me, avresti dovuto sacrificarti alla nobile scienza”.
C. (tono molto più stizzito): “Cretino”
Avrei dovuto capirlo già da prima che non avrebbe capito la mia ironia. Avrei dovuto capirlo già quando sono stato costretto a toccarmi lì. Era forse colpa mia? Ero stato forse io a pronunciare la frase “tra qualche mese andrai sotto i ferri, e se ci restassi? Ti rimarrebbero pochi giorni, ci sta un viaggetto”? No, era stato M. Ed io cosa dovevo fare? Toccarmi, ovviamente. Era lei che si trovava nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Pochi secondi, mi ero solo dato una grattatina innocente sopra i jeans nelle mie parti basse. Ma la faccia schifata nel momento del mio dovere non la dimentico. Schifata per cosa, poi? Mi stavo toccando non per piacere, ma per dovere. Dato che la tetta sinistra svolge la stessa funzione avevo giustamente pensato che due attività scacciasfiga sono meglio di una. Mi sembrava giusto.
Poi non è che io certe le frasi mi metta a dirle alla prima che passa. E come la mettiamo con A. che quando mi vede, ogni tanto, per salutarmi mi tocca il lato b? Come la mettiamo con la par condicio?
Basta.
Ha ragione M.
Lo guardo, anzi: li guardo. La mia Corona in mano, un sorso, mi dirigo da loro e li raggiungo al tavolino.
“Ok, vada per il viaggio. Marzo, intorno al mio compleanno, così se deve essere l’ultimo (altra grattatina) almeno sarà per festeggiare. Vi accontento pure nella località. Vada per la Romania, anche se non è in cima alla mia lista. Così almeno per un po’ starò lontano dalle ragazze italiane, mi fanno venire l’orticaria. Forse è per quello che mi grattavo, non per scaramanzia. L’Italia è un paese da Disperato erotico stomp e in un posto simile l’impresa eccezionale è essere normale”. (cit.)
Ricevuto un chiaro segnale di approvazione da parte dei tre decidiamo di informarci. Mi informerò come sempre solo io, solo io dovrò trovare volo e alloggio, solo io sbrigherò tutte le formalità. E, ovviamente, la scintilla che diede il la alla spedizione, colui che continuava a scassare sulla Romania non verrà: M. Ma questo me lo aspettavo.
E fu così che io, G. e il Gustel prendemmo questa decisione:
Cluj Napoca, stiamo arrivando.
“Ora come facciamo? Devi farmi toccare la tetta sinistra!”
C.: “Maddai”
“Guarda che non scherzo. E se resto sotto i ferri?”
C. (un po’ stizzita) “Piantala”
“Ok, però ricorda: se dovessi restare sotto i ferri mi avrai sulla coscienza tutta la vita. Non era per me, avresti dovuto sacrificarti alla nobile scienza”.
C. (tono molto più stizzito): “Cretino”
Avrei dovuto capirlo già da prima che non avrebbe capito la mia ironia. Avrei dovuto capirlo già quando sono stato costretto a toccarmi lì. Era forse colpa mia? Ero stato forse io a pronunciare la frase “tra qualche mese andrai sotto i ferri, e se ci restassi? Ti rimarrebbero pochi giorni, ci sta un viaggetto”? No, era stato M. Ed io cosa dovevo fare? Toccarmi, ovviamente. Era lei che si trovava nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Pochi secondi, mi ero solo dato una grattatina innocente sopra i jeans nelle mie parti basse. Ma la faccia schifata nel momento del mio dovere non la dimentico. Schifata per cosa, poi? Mi stavo toccando non per piacere, ma per dovere. Dato che la tetta sinistra svolge la stessa funzione avevo giustamente pensato che due attività scacciasfiga sono meglio di una. Mi sembrava giusto.
Poi non è che io certe le frasi mi metta a dirle alla prima che passa. E come la mettiamo con A. che quando mi vede, ogni tanto, per salutarmi mi tocca il lato b? Come la mettiamo con la par condicio?
Basta.
Ha ragione M.
Lo guardo, anzi: li guardo. La mia Corona in mano, un sorso, mi dirigo da loro e li raggiungo al tavolino.
“Ok, vada per il viaggio. Marzo, intorno al mio compleanno, così se deve essere l’ultimo (altra grattatina) almeno sarà per festeggiare. Vi accontento pure nella località. Vada per la Romania, anche se non è in cima alla mia lista. Così almeno per un po’ starò lontano dalle ragazze italiane, mi fanno venire l’orticaria. Forse è per quello che mi grattavo, non per scaramanzia. L’Italia è un paese da Disperato erotico stomp e in un posto simile l’impresa eccezionale è essere normale”. (cit.)
Ricevuto un chiaro segnale di approvazione da parte dei tre decidiamo di informarci. Mi informerò come sempre solo io, solo io dovrò trovare volo e alloggio, solo io sbrigherò tutte le formalità. E, ovviamente, la scintilla che diede il la alla spedizione, colui che continuava a scassare sulla Romania non verrà: M. Ma questo me lo aspettavo.
E fu così che io, G. e il Gustel prendemmo questa decisione:
Cluj Napoca, stiamo arrivando.