Budapest & Serbia 2010: il Coimbra colpisce ancora
Inviato: 20/08/2010, 18:54
Percorso:
Budapest (Ungheria) – 9 agosto
Novi Sad (Srbija) – 10/11 agosto
Belgrado (Srbija) – 12/13/14/15 agosto
Budapest (Ungheria) – 16/17 agosto
C’è chi va al mare, chi va in montagna, chi va al lago, chi va in campagna.
Io quest’anno? Fiume. E non sono solo, mi seguirà anche G, fido compare di mille avventure.
La scelta cade sul Danubio.
All’ultimo, dopo aver fracassato i maroni e avermi creato notevoli problemi, M. decide di non venire. Dovete sapere che è un noto gufatore, soprannominato il Coimbra. C’è chi viaggiando porta con sé la cappa e poi c’è chi, come me, porta la sua maledizione.
Pensavo che per il Capodanno 2010 avesse superato se stesso: arrivo in Istria il 29 dicembre, il 30 vengo ricoverato in pronto soccorso, il 31 rientro in Italia e passo l’ultimo a letto in preda a dolori indicibili. Ma stavolta, in questo viaggio, il Coimbra è riuscito a superarsi per raggiungere vette di sfiga inimmaginabile. La forza delle sue macumbe è come il peggio: senza fine.
Vi chiederete il perché di questa scelta, immagino.
La ricerca di un paese nuovo, mai solcato sino ad ora. E la Serbia è uno di quelli.
La ricerca dell’assenza totale di italiani. E novi sad sembra fare esattamente al caso nostro.
È stata una ricerca spasmodica e alla fine è prevalso il suo nome.
Purtroppo, alcune cose peseranno come macigni prima della partenza.
Dovete sapere che a Beograd (Belgrado) si tiene ogni anno, proprio la settimana prima di ferragosto (per noi, per i serbi non esiste ferragosto per via della fede ortodossa), la festa della birra più importante per l’Est Europa. Alcuni si vantano di aver scoperto la fiera di Plzen. Stolti, non sanno di quella di Belgrado, ambientata in un castello e capace di radunare più di 60000 persone attratte da musica rock e birra a fiumi.
Purtroppo sarà proprio il 2010 l’anno della svolta. La festa inizierà una settimana dopo, il 18 agosto.
Purtroppo per me perché mia sorella ha giustamente scelto di sposarsi il 21 e dato che il volo di ritorno è il 18 da Budapest non potrò prendervi parte. Il Coimbra ha iniziato il suo lavoro prima ancora della partenza.
Il 9 agosto volo lufthansa da Malpensa e sveglia notturna con decollo alle 7 del mattino. Arriviamo al desk del check in convinti di non trovare fila. “Sarà anche agosto, ma è pur sempre l’alba di un lunedì” penso. Niente di più sbagliato. Una fila mostruosa ai banchi, lunga centinaia di metri. Temiamo di perdere il volo, deve essere successo qualcosa. Per fortuna alcuni addetti passano tra le persone chiedendo il volo e in base a quello smistano le file. Arrivati a noi, ci fanno passare davanti: uno alla fila per consegnare il bagaglio, io alla fila per stampare il foglio di imbarco.
La fila mi regalerà l’episodio più assurdo mai visto in un aeroporto. Baciato dalla sfortuna finisco in fila proprio dietro a un uomo, sui 45, in evidente difficoltà con il dispositivo elettronico per il biglietto. Continua per un buon 15 minuti, senza successo. “Il solito imbranato” penso io quando, finalmente, si avvicina un addetto della compagnia per capire il problema. L’uomo aveva un volo Easyjet ed era da lufthansa. Notare che easyjet utilizza l’altro terminal. Aveva quindi circa 30 minuti per andare all’altro terminal e fare il check in. Secondo me ha perso il volo.
No comment.
Il volo è stato buono, non avevo mai volato con loro. Comodo, con giornale, buona colazione. All’arrivo ci rechiamo al ritiro bagagli. Io ci sono, G. c’è, la mia valigia c’è, quella di G. no.
Prima maledizione andata a segno. Sia maledetto il Coimbra. Sbrighiamo le modalità di denuncia smarrimento bagagli, mi faccio consegnare 50 euro da lufthansa come rimborso per il disturbo e inizio a maledire un po’, mentalmente, G. Mi raccomando sempre con loro: portate nel bagaglio a mano almeno le cose di prima necessità per un paio di giorni, almeno l’intimo. No, ha solo un misero zainetto del cazzo. Passeremo il pomeriggio del 9 in cerca di slip per Budapest e realizziamo che l’indomani dovremo prendere il treno delle 13 per novi sad. Il nostro programma prevedeva un treno antecedente, ma dovendoci recare ancora in aeroporto per ritirare il bagaglio perderemo il treno programmato. Infatti così è.
L’ostello è buono, Centrooms house. Non lontano dalla stazione di Kelety.
Ma Budapest la vedremo poco, tanto sappiamo che ci torneremo e comunque la stanchezza (praticamente un giorno senza dormire sulle spalle) non ci invoglia a fare grande serata. Il pomeriggio lo trascorriamo in cerca di mutande e spazzolino per G., breve spesa e lunga fila alla stazione per prendere il biglietto del treno per l’indomani (consiglio: se a Budapest dovete fare un biglietto del treno internazionale non recatevi a kelety convinti di fare il biglietto il giorno stesso o poco prima del treno. La fila per i viaggi internazionali è lunga). Budapest mi dà esattamente l’impressione che pensavo. Positiva per certi aspetti ma molto negativa per altri. È una di quelle città che chiamo “Mc Donald’s del turismo”. Positiva per certi aspetti. Faccio un esempio: camminando lungo le vie di Pest notiamo il livello alto e ce ne aspettiamo uno, almeno pari, in Serbia. “Stiamo sostituendo Maradona con Platini, mica con Villa” dico a G. per rincuorarlo sulla sua disavventura.
Ma la capitale ungherese mi consegna un’impressione molto negativa per altri. La mia valutazione troverà conferma gli ultimi due giorni del viaggio, trascorsi in terra ungherese di ritorno da quella serba.
Budapest (Ungheria) – 9 agosto
Novi Sad (Srbija) – 10/11 agosto
Belgrado (Srbija) – 12/13/14/15 agosto
Budapest (Ungheria) – 16/17 agosto
C’è chi va al mare, chi va in montagna, chi va al lago, chi va in campagna.
Io quest’anno? Fiume. E non sono solo, mi seguirà anche G, fido compare di mille avventure.
La scelta cade sul Danubio.
All’ultimo, dopo aver fracassato i maroni e avermi creato notevoli problemi, M. decide di non venire. Dovete sapere che è un noto gufatore, soprannominato il Coimbra. C’è chi viaggiando porta con sé la cappa e poi c’è chi, come me, porta la sua maledizione.
Pensavo che per il Capodanno 2010 avesse superato se stesso: arrivo in Istria il 29 dicembre, il 30 vengo ricoverato in pronto soccorso, il 31 rientro in Italia e passo l’ultimo a letto in preda a dolori indicibili. Ma stavolta, in questo viaggio, il Coimbra è riuscito a superarsi per raggiungere vette di sfiga inimmaginabile. La forza delle sue macumbe è come il peggio: senza fine.
Vi chiederete il perché di questa scelta, immagino.
La ricerca di un paese nuovo, mai solcato sino ad ora. E la Serbia è uno di quelli.
La ricerca dell’assenza totale di italiani. E novi sad sembra fare esattamente al caso nostro.
È stata una ricerca spasmodica e alla fine è prevalso il suo nome.
Purtroppo, alcune cose peseranno come macigni prima della partenza.
Dovete sapere che a Beograd (Belgrado) si tiene ogni anno, proprio la settimana prima di ferragosto (per noi, per i serbi non esiste ferragosto per via della fede ortodossa), la festa della birra più importante per l’Est Europa. Alcuni si vantano di aver scoperto la fiera di Plzen. Stolti, non sanno di quella di Belgrado, ambientata in un castello e capace di radunare più di 60000 persone attratte da musica rock e birra a fiumi.
Purtroppo sarà proprio il 2010 l’anno della svolta. La festa inizierà una settimana dopo, il 18 agosto.
Purtroppo per me perché mia sorella ha giustamente scelto di sposarsi il 21 e dato che il volo di ritorno è il 18 da Budapest non potrò prendervi parte. Il Coimbra ha iniziato il suo lavoro prima ancora della partenza.
Il 9 agosto volo lufthansa da Malpensa e sveglia notturna con decollo alle 7 del mattino. Arriviamo al desk del check in convinti di non trovare fila. “Sarà anche agosto, ma è pur sempre l’alba di un lunedì” penso. Niente di più sbagliato. Una fila mostruosa ai banchi, lunga centinaia di metri. Temiamo di perdere il volo, deve essere successo qualcosa. Per fortuna alcuni addetti passano tra le persone chiedendo il volo e in base a quello smistano le file. Arrivati a noi, ci fanno passare davanti: uno alla fila per consegnare il bagaglio, io alla fila per stampare il foglio di imbarco.
La fila mi regalerà l’episodio più assurdo mai visto in un aeroporto. Baciato dalla sfortuna finisco in fila proprio dietro a un uomo, sui 45, in evidente difficoltà con il dispositivo elettronico per il biglietto. Continua per un buon 15 minuti, senza successo. “Il solito imbranato” penso io quando, finalmente, si avvicina un addetto della compagnia per capire il problema. L’uomo aveva un volo Easyjet ed era da lufthansa. Notare che easyjet utilizza l’altro terminal. Aveva quindi circa 30 minuti per andare all’altro terminal e fare il check in. Secondo me ha perso il volo.
No comment.
Il volo è stato buono, non avevo mai volato con loro. Comodo, con giornale, buona colazione. All’arrivo ci rechiamo al ritiro bagagli. Io ci sono, G. c’è, la mia valigia c’è, quella di G. no.
Prima maledizione andata a segno. Sia maledetto il Coimbra. Sbrighiamo le modalità di denuncia smarrimento bagagli, mi faccio consegnare 50 euro da lufthansa come rimborso per il disturbo e inizio a maledire un po’, mentalmente, G. Mi raccomando sempre con loro: portate nel bagaglio a mano almeno le cose di prima necessità per un paio di giorni, almeno l’intimo. No, ha solo un misero zainetto del cazzo. Passeremo il pomeriggio del 9 in cerca di slip per Budapest e realizziamo che l’indomani dovremo prendere il treno delle 13 per novi sad. Il nostro programma prevedeva un treno antecedente, ma dovendoci recare ancora in aeroporto per ritirare il bagaglio perderemo il treno programmato. Infatti così è.
L’ostello è buono, Centrooms house. Non lontano dalla stazione di Kelety.
Ma Budapest la vedremo poco, tanto sappiamo che ci torneremo e comunque la stanchezza (praticamente un giorno senza dormire sulle spalle) non ci invoglia a fare grande serata. Il pomeriggio lo trascorriamo in cerca di mutande e spazzolino per G., breve spesa e lunga fila alla stazione per prendere il biglietto del treno per l’indomani (consiglio: se a Budapest dovete fare un biglietto del treno internazionale non recatevi a kelety convinti di fare il biglietto il giorno stesso o poco prima del treno. La fila per i viaggi internazionali è lunga). Budapest mi dà esattamente l’impressione che pensavo. Positiva per certi aspetti ma molto negativa per altri. È una di quelle città che chiamo “Mc Donald’s del turismo”. Positiva per certi aspetti. Faccio un esempio: camminando lungo le vie di Pest notiamo il livello alto e ce ne aspettiamo uno, almeno pari, in Serbia. “Stiamo sostituendo Maradona con Platini, mica con Villa” dico a G. per rincuorarlo sulla sua disavventura.
Ma la capitale ungherese mi consegna un’impressione molto negativa per altri. La mia valutazione troverà conferma gli ultimi due giorni del viaggio, trascorsi in terra ungherese di ritorno da quella serba.