Serbia, Bosnia e Montenegro - Agosto '10
Inviato: 03/09/2010, 19:14
These are Balkans!
Questo è stato il motto del viaggio suggerito dal caro Fazil a Sarajevo ed è stato più o meno un invito a non pianificare, calcolare ma andare ed accettare quello che ti si presenta con un sorriso.
Atterraggio a Belgrado e un paio di notti passate all’ Eurostar Hostel di Belgrado. Da precisare il posto è centrale, ristretto del resto è un appartamento, il personale simpaticissimo, possibilità di fare amicizia ma purtroppo sporco. E a 30 anni ho qualche pelo in più sullo stomaco. Non vi parlo di Belgrado perché tanto è tutto noto, io l’ho trovata davvero piacevole anche se il burek della tanto strombazzata pekara Toma (da Lonely Planet) fa davvero schifo.
Già la Lonely Planet, ci sarebbe da aprire un capitolo per quanto sia superificiale, bisogna mettercisi di impegno per fare una guida peggiore.
Noleggio auto e via verso il parco di Djerdap. Tappa a Smederevo, e prima fortezza del viaggio,nulla di particolare. Sarà una costante con relative bestemmie soprattutto per le frequenti scalate sotto il sole cocente.
Seconda fortezza Golubac, questa molto panoramica anche se pericolosa. Si cammina lungo la statale con le macchine che sfrecciano in curva.
Proseguiamo costeggiando il Danubio e ammiriamo le gole in tutta loro la bellezza. Si dorme a Kladovo, subito dopo la diga, all’Hotel Djerdap di socialista memoria, rinnovato con camere con vista sul Danubio. Serata presso uno dei caffè della via pedonale.
Lungo tragitto verso Zlatibor con tappa a Pozarevac, non c’è nulla ma ho mangiato i migliori cevapi del viaggio.
Zlatibor è un posto piacevole di montagna, magari un po’ kitsch. Visita dei dintorni con il bel museo etnografico all’aperto di Sirogojno e le grotte di Resaca. Poi Mokra Gora con il villaggio di Drvengrad e acquisto di ben tre cd di Kusturica. La motivazione è semplice, non avevamo musica e dopo un po’, ma anche subito, il turbofolk stanca. Poi a tre euro l’uno si comprano.
Notte a Visegrad presso altro hotel socialista “Hotel Visegrad” con vista Drina. Siamo andati in cerca dei luogi di Andric, la collina del Mejdan, la casa di Aliodza, l’albergo di Lotika e ci siamo intrattenuti presso la “porta” con degli indigeni un po’ alticci parlando di Partizan e Manchester United.
L’indomani arrivo a Sarajevo ed è qui che incontraimo Fazil, un uomo che nel bene o nel male ha inciso molto sul viaggio. Costui dopo averci affittato una camera privata è stato in grado di vendermi per 5 euro al giorno un posto auto lungo il marciapiede garantendomi che non avrei dovuto pagare il biglietto al “posteggiatore” ufficiale. Un po’ come quando Totò ha venduto la fontana di Trevi. Ovviamente il posto non c’era mai e dopo lunghe chiamate con Fazil e vari SMS decidevo di arrangiarmi. Incavolato con Fazil lui mi rispondeva semplicemente “Ok no problema ora, These are Balkans”. Frase di disarmante semplicità alla quale non si può opporre nulla.
Gita a Jaice e Travnik. Jaice un po’ una delusione, carine le catacombe ma alla fine le cascate sono piccole e anche i laghi vicino con i mulini non mi sono sembrati così entusiasmanti. Suggestiva la fortezza di Travnik e visita alla casa di Andric (la terza dopo quella di Belgrado e quella di Visegrad).
Si parte per Mostar ma prima deviazione verso il Boracko Jezero. Dopo 18 KM di curve finalmente si arriva a questo lago con acqua cristallina dove è possibile fare il bagno e passare alcune ore in assoluta tranquillità. Vicino c’è pure un campeggio, praticamente vuoto. Dopo bagni rinfrescanti si riparte alla volta di Mostar percorrendo la celeberrima (almeno sul forum) strada che costeggia la Neretva.
Mostar carina, per quanto un po’ finta così come Pocitelj anche se qui il problema erano le salite con 35 gradi e il sole cocente. Il monastero derviscio a Blagaj così come la casa turca invece mi sono sembrati spettacolari. Deviazione per mettere bandierina a Medjugorie dalla quale scappo senza mettere i piedi a terra e proseguimento alla volta delle cascate di Kravice. Quello che mi si è aperto di fronte è stato peggio di un girone dantesco, una bolgia che si tuffava nel laghetto formato dalle cascata. Volgarità estrema e voglia di scappare immediatamente. Partenza verso Dubrovnik dove si arriva in serata. Sistemazione in campeggio, il più caro che abbia mai frequentato (circa 20 euro a testa). Anche qui voglia di scappare all’istante ma la città è bella e turandosi il naso è possibile godere delle sue bellezze.
Credo che Medjugorie abbia rovinato tutta la zona (da Mostar a Dubrovnik) con tutta quei pullman di fedeli. Mi sentivo un po’ a Chianciano, un po’ a Fatima.
Ripartenza verso il Montenegro e visita ad Herceg Novi, carina, già molto meno affollata e soprattutto meno cara della vicina Croazia. Da lì comincia la strada che costeggia la baia di Kotor. Splendida. E Perast è un vero gioello con il bel mare e la tranquillità estrema che non capisco da dove derivi visto quello che si trova nei dintorni. Necessarie la visita alle isolette. Mi è piaciuta talmente tanto che sono tornato a fare il bagno nella spiaggetta alla fine del paese in direzione Kotor. Acqua pulita e al massimo 20 persone a farti compagnia.
La base è stata Kotor per un paio di notti. Bella e vivibile nonostante la folla. Giro della penisola di Lustica con strade al limite della praticabilità.
Una costante, da Dubrovnik in giù non ho trovato un posto decente dove mangiare.
Salita al Lovcen con la strada a tornanti davvero spettacolare e vista incantevole dal mausoleo di Njegus. Siamo ridiscesi a Cetinje e dopo le interessanti visite ai musei ci siamo dedicati a più profana attività. Prosciutto di Njegus e Sir.
Ritorno verso la costa in direzione Budva, sono sceso per due ore per visitare la città vecchia prima di rimettermi in marcia e andare a cercare zone più consone. Pensavo lo fosse Sveti Stefan, mi sbagliavo ed in ogni caso non si può accedere all’isolotto. C’è il bodyguard che ti ferma, credo sia proprietà privata.
Notte lungo la strada costiera in prossimità di Bar (la mia compagna di viaggio sosteneva che la zona era del tutto simile a Pineta mare vicino Caserta) per visitare il giorno successivo le rovine di Stari Bar. Molto suggestive.
Partiamo verso lo Skadar e proviamo a costeggiarlo lungo la strada che porta da Virpazar a Murici. Non arriveremo oltre perché in tutta la sua grandezza si è manifestata un’altra costante del viaggio. Strada stretta con lo spazio massimo per un auto. Stanco di continue retromarcie e convinto di fare più strada all’indietro che in avanti torno a Virpazar stressato come se fossi nel traffico del raccordo. Eppure traffico non c’era. Da lì mi faccio infinocchiare una visita della parte del lago più a Nord in battello per due ore con dei russi. Niente di estremamente eccezionale, forse solo il fatto che il capitano giocava in gioventù con Dejan Savicevic e questi a volte lo viene a trovare lì sullo Skadar
Ricerca disperata di albergo a Niksic in Montenegro. Ce ne sono solo due e cari, 26 euro a persona la doppia. La città è carina e viva anche se non c’è niente da vedere. Altra costante è l’assenza totale di ristoranti o affini ma solamente caffè-pizzerie.
L’indomani visita di Ostrog incastonato in una grotta. Arrivo a Zabljak dove, dopo aver mangiato carne di vitello cotta sotto la pentola, intraprendo l’escursione per principianti del Crno Jezero. Bellissimo e davvero piacevole il percorso di circa un’ora che costeggia il lago.
Cena al ristorante Durmitor, inizio dei miei mali intestinali sui quali sorvolo. Il giorno ci facciamo spiegare la strada per ammirare la gola del Tara dalla cima del Curevac. Raggiungiamo il sito dopo varie peripezie e incominciato la salita di circa 20 minuti lungo un sentiero mal segnalato. Chi ha detto che i sentieri del Durmitor sono i meglio segnalati d’Europa? La vista da lassù sulla gola è mozzafiato. La gola del Tara sostengono sia il secondo canyon più profondo d’Europa dopo il grand canyon in Colorado.
Partenza verso la valle dell’Ibar costeggiando la gola del Tara e arrivo nel pomeriggio a Novi Pazar.
Incantevole. Camminando lungo le strade turche vediamo la fila di gente che aspetta il pane arabo caldo appena sfornato dai forni a legna.
Ukus è chiuso, quindi niente peperoni migliori di Serbia, a detta della Lonely Planet, ma banale pizza al solito caffè pizzeria perché i ristoranti non ci sono dopo le 21. Anzi ce n’è uno ma se mangio ancora cevapi, unico piatto disponibile, svengo.
Ci fermiamo a discorrere in piazza con dei bambini rom e con l’unico turista presente oltre a noi, uno studente ceco.
Da qui fino a Belgrado sarà difficile incontrare qualche turista.
Visitiamo il monastero di Sopocani e quello di Stupovi ancora in restauro. Poi proviamo a visitare la chiesa di San Pietro, la più antica di Serbia. La chiesa è chiusa e bussiamo alla casa vicina per chiedere la chiave. Apre una vecchia di almeno 70 anni. Gesticoliamo per farle intendere il motivo della nostra visita, e lei, dopo averci squadrato dai quei pochi centimetri di apertura, decide di aprirci la chiesa. Compie il tragitto da casa alla chiesa, circa 30 m, in un tempo abissale, fermandosi senza moti vo ogni 30 secondi appoggiandosi al bastone. Il tutto in un irreale silenzio, non proferendo verbo. Con la chiave di bronzo di circa 20 cm apre la porta della chiesa che sembra chiusa da un’eternità. Lungo i cardini però riposa un serpente di un paio di metri, credo una vipera, e sollecitata a parlare dai miei segni chiude la porta mormorando serpente in slavo. Riusciamo solo ad intravedere l’interno. Non so se ha chiuso per il reale pericolo o per scaramanzia ma senza dire nulla si siede per 5 minuti in un masso. Poi dopo aver chiesto dinara torna a casa lentamente senza salutare. Incontriamo una famiglia serba, e proviamo a spiegare perché non è possibile visitare la chiesta. Dopo averci dato informazioni sui dintorni ci ribadiscono come kossovo sia uguale a mafia.
Proseguiamo verso Studenica dove un ragazzo serbo ci spiega , sempre gesticolando come la madre di Berlusconi fosse la segretaria di Moratti padre. Surreale. Non ho verificato la veridicità dell’affermazione.
Visitiamo il monastero di Zica meno bello degli altri e dormiamo a Topola dove iniziò la rivolta serba guidata dal mitico Karadorde contro i turchi. La chiesa costruita sul parco oplenac all’inizio del secolo scorso è maestosa e spettacolare. L’interno è interamente ricoperto di mosaici. Una delle più vaste superfici interne ricoperte da mosaici secondo la guida locale. Ovviamente da mangiare la cotoletta alla karadjorgeva, un rotolo ripieno ricoperto da kajmak.
Ci dirigiamo verso la Fruska Gora e cambiano totalmente i paesaggi . Sembra davvero Ungheria. Visitiamo i monasteri di Velika Remeta, dove ci fermiamo a mangiare al miglior ristorante del viaggio. Goulash divino. Poi Krusedol, Novo Honovo e Stare Honovo. Inutile soffermarsi sulla bellezza dei paesaggi, la pace e la tranquillità. Ci incamminiamo verso un ruscello da dove scorre acqua potabile. Percorriamo un po’ di strada all’interno della Fruska Gora e arriviamo a Novi Sad in serata.
Novi Sad è davvero movimentata. Il centro sembra Austria, carino, pulito, ordinato ma non ci sono molti monumenti da vedere. La cittadella di Petrovaradin non ha nulla di particolare da offrire e Sremski Karlovici neanche a parte una bella chiesa e una bella fontana.
Concludiamo il giro a Belgrado, dove ci rilassiamo e ci caliamo negli usi e costumi del luogo. Dopo un primo giorno a 39 gradi, il giorno seguente la temperatura scende incredibilmente a 21 gradi. Un miracolo.
Conclusioni
Mi è piaciuta tantissimo la Serbia, ho trovato la mia dimensione ideale, la gente è di una disponibilità unica e si fanno in quattro per darti una mano. Che risate al ristorante tra noi, il cameriere e gli astanti che ci davano una mano traducendo per quanto potevano il serbo in inglese. Ci hanno accompagnato nei posti, ci hanno sorriso se non capivamo.
Ho trovato più chiusi gli abitanti della Bosnia, ma forse sono solamente più abituati al turismo.
La Croazia già la conoscevo e non gode della mia simpatia.
Il Montenegro è totalmente devoto al turismo, diventerà a breve un’altra Austra, e la gente davvero orgogliosa della proprie origine. Del resto sono gli unici a non essere mai stati conquistati totalmente dai turchi. I posti di mare sotto la Baia di Kotor non sono un granchè, non ne vale la pena.
Forse sono mancati i picchi di bellezza (baia di Kotor a parte) e un tocco di esotismo al viaggio (i Balcani sono pur sempre vicini all'Italia e abbastanza frequentati) ma a parte la costa mi sono trovato davvero bene. Lo testimonia il sentimento nostalgico con il quale ho scritto questi quattro appunti in pessima prosa.
Da un punto di vista logistico 3400 Km in 20 giorni, media al giorno 30 euro esclusi trasporti ma viaggio comodo mangiando una volta al giorno seduti e dormendo in alberghetti/camere private a parte due giorni in campeggio a Dubrovnik.
Grazie per i vostri consigli.
Ciao,
Andrea
Questo è stato il motto del viaggio suggerito dal caro Fazil a Sarajevo ed è stato più o meno un invito a non pianificare, calcolare ma andare ed accettare quello che ti si presenta con un sorriso.
Atterraggio a Belgrado e un paio di notti passate all’ Eurostar Hostel di Belgrado. Da precisare il posto è centrale, ristretto del resto è un appartamento, il personale simpaticissimo, possibilità di fare amicizia ma purtroppo sporco. E a 30 anni ho qualche pelo in più sullo stomaco. Non vi parlo di Belgrado perché tanto è tutto noto, io l’ho trovata davvero piacevole anche se il burek della tanto strombazzata pekara Toma (da Lonely Planet) fa davvero schifo.
Già la Lonely Planet, ci sarebbe da aprire un capitolo per quanto sia superificiale, bisogna mettercisi di impegno per fare una guida peggiore.
Noleggio auto e via verso il parco di Djerdap. Tappa a Smederevo, e prima fortezza del viaggio,nulla di particolare. Sarà una costante con relative bestemmie soprattutto per le frequenti scalate sotto il sole cocente.
Seconda fortezza Golubac, questa molto panoramica anche se pericolosa. Si cammina lungo la statale con le macchine che sfrecciano in curva.
Proseguiamo costeggiando il Danubio e ammiriamo le gole in tutta loro la bellezza. Si dorme a Kladovo, subito dopo la diga, all’Hotel Djerdap di socialista memoria, rinnovato con camere con vista sul Danubio. Serata presso uno dei caffè della via pedonale.
Lungo tragitto verso Zlatibor con tappa a Pozarevac, non c’è nulla ma ho mangiato i migliori cevapi del viaggio.
Zlatibor è un posto piacevole di montagna, magari un po’ kitsch. Visita dei dintorni con il bel museo etnografico all’aperto di Sirogojno e le grotte di Resaca. Poi Mokra Gora con il villaggio di Drvengrad e acquisto di ben tre cd di Kusturica. La motivazione è semplice, non avevamo musica e dopo un po’, ma anche subito, il turbofolk stanca. Poi a tre euro l’uno si comprano.
Notte a Visegrad presso altro hotel socialista “Hotel Visegrad” con vista Drina. Siamo andati in cerca dei luogi di Andric, la collina del Mejdan, la casa di Aliodza, l’albergo di Lotika e ci siamo intrattenuti presso la “porta” con degli indigeni un po’ alticci parlando di Partizan e Manchester United.
L’indomani arrivo a Sarajevo ed è qui che incontraimo Fazil, un uomo che nel bene o nel male ha inciso molto sul viaggio. Costui dopo averci affittato una camera privata è stato in grado di vendermi per 5 euro al giorno un posto auto lungo il marciapiede garantendomi che non avrei dovuto pagare il biglietto al “posteggiatore” ufficiale. Un po’ come quando Totò ha venduto la fontana di Trevi. Ovviamente il posto non c’era mai e dopo lunghe chiamate con Fazil e vari SMS decidevo di arrangiarmi. Incavolato con Fazil lui mi rispondeva semplicemente “Ok no problema ora, These are Balkans”. Frase di disarmante semplicità alla quale non si può opporre nulla.
Gita a Jaice e Travnik. Jaice un po’ una delusione, carine le catacombe ma alla fine le cascate sono piccole e anche i laghi vicino con i mulini non mi sono sembrati così entusiasmanti. Suggestiva la fortezza di Travnik e visita alla casa di Andric (la terza dopo quella di Belgrado e quella di Visegrad).
Si parte per Mostar ma prima deviazione verso il Boracko Jezero. Dopo 18 KM di curve finalmente si arriva a questo lago con acqua cristallina dove è possibile fare il bagno e passare alcune ore in assoluta tranquillità. Vicino c’è pure un campeggio, praticamente vuoto. Dopo bagni rinfrescanti si riparte alla volta di Mostar percorrendo la celeberrima (almeno sul forum) strada che costeggia la Neretva.
Mostar carina, per quanto un po’ finta così come Pocitelj anche se qui il problema erano le salite con 35 gradi e il sole cocente. Il monastero derviscio a Blagaj così come la casa turca invece mi sono sembrati spettacolari. Deviazione per mettere bandierina a Medjugorie dalla quale scappo senza mettere i piedi a terra e proseguimento alla volta delle cascate di Kravice. Quello che mi si è aperto di fronte è stato peggio di un girone dantesco, una bolgia che si tuffava nel laghetto formato dalle cascata. Volgarità estrema e voglia di scappare immediatamente. Partenza verso Dubrovnik dove si arriva in serata. Sistemazione in campeggio, il più caro che abbia mai frequentato (circa 20 euro a testa). Anche qui voglia di scappare all’istante ma la città è bella e turandosi il naso è possibile godere delle sue bellezze.
Credo che Medjugorie abbia rovinato tutta la zona (da Mostar a Dubrovnik) con tutta quei pullman di fedeli. Mi sentivo un po’ a Chianciano, un po’ a Fatima.
Ripartenza verso il Montenegro e visita ad Herceg Novi, carina, già molto meno affollata e soprattutto meno cara della vicina Croazia. Da lì comincia la strada che costeggia la baia di Kotor. Splendida. E Perast è un vero gioello con il bel mare e la tranquillità estrema che non capisco da dove derivi visto quello che si trova nei dintorni. Necessarie la visita alle isolette. Mi è piaciuta talmente tanto che sono tornato a fare il bagno nella spiaggetta alla fine del paese in direzione Kotor. Acqua pulita e al massimo 20 persone a farti compagnia.
La base è stata Kotor per un paio di notti. Bella e vivibile nonostante la folla. Giro della penisola di Lustica con strade al limite della praticabilità.
Una costante, da Dubrovnik in giù non ho trovato un posto decente dove mangiare.
Salita al Lovcen con la strada a tornanti davvero spettacolare e vista incantevole dal mausoleo di Njegus. Siamo ridiscesi a Cetinje e dopo le interessanti visite ai musei ci siamo dedicati a più profana attività. Prosciutto di Njegus e Sir.
Ritorno verso la costa in direzione Budva, sono sceso per due ore per visitare la città vecchia prima di rimettermi in marcia e andare a cercare zone più consone. Pensavo lo fosse Sveti Stefan, mi sbagliavo ed in ogni caso non si può accedere all’isolotto. C’è il bodyguard che ti ferma, credo sia proprietà privata.
Notte lungo la strada costiera in prossimità di Bar (la mia compagna di viaggio sosteneva che la zona era del tutto simile a Pineta mare vicino Caserta) per visitare il giorno successivo le rovine di Stari Bar. Molto suggestive.
Partiamo verso lo Skadar e proviamo a costeggiarlo lungo la strada che porta da Virpazar a Murici. Non arriveremo oltre perché in tutta la sua grandezza si è manifestata un’altra costante del viaggio. Strada stretta con lo spazio massimo per un auto. Stanco di continue retromarcie e convinto di fare più strada all’indietro che in avanti torno a Virpazar stressato come se fossi nel traffico del raccordo. Eppure traffico non c’era. Da lì mi faccio infinocchiare una visita della parte del lago più a Nord in battello per due ore con dei russi. Niente di estremamente eccezionale, forse solo il fatto che il capitano giocava in gioventù con Dejan Savicevic e questi a volte lo viene a trovare lì sullo Skadar
Ricerca disperata di albergo a Niksic in Montenegro. Ce ne sono solo due e cari, 26 euro a persona la doppia. La città è carina e viva anche se non c’è niente da vedere. Altra costante è l’assenza totale di ristoranti o affini ma solamente caffè-pizzerie.
L’indomani visita di Ostrog incastonato in una grotta. Arrivo a Zabljak dove, dopo aver mangiato carne di vitello cotta sotto la pentola, intraprendo l’escursione per principianti del Crno Jezero. Bellissimo e davvero piacevole il percorso di circa un’ora che costeggia il lago.
Cena al ristorante Durmitor, inizio dei miei mali intestinali sui quali sorvolo. Il giorno ci facciamo spiegare la strada per ammirare la gola del Tara dalla cima del Curevac. Raggiungiamo il sito dopo varie peripezie e incominciato la salita di circa 20 minuti lungo un sentiero mal segnalato. Chi ha detto che i sentieri del Durmitor sono i meglio segnalati d’Europa? La vista da lassù sulla gola è mozzafiato. La gola del Tara sostengono sia il secondo canyon più profondo d’Europa dopo il grand canyon in Colorado.
Partenza verso la valle dell’Ibar costeggiando la gola del Tara e arrivo nel pomeriggio a Novi Pazar.
Incantevole. Camminando lungo le strade turche vediamo la fila di gente che aspetta il pane arabo caldo appena sfornato dai forni a legna.
Ukus è chiuso, quindi niente peperoni migliori di Serbia, a detta della Lonely Planet, ma banale pizza al solito caffè pizzeria perché i ristoranti non ci sono dopo le 21. Anzi ce n’è uno ma se mangio ancora cevapi, unico piatto disponibile, svengo.
Ci fermiamo a discorrere in piazza con dei bambini rom e con l’unico turista presente oltre a noi, uno studente ceco.
Da qui fino a Belgrado sarà difficile incontrare qualche turista.
Visitiamo il monastero di Sopocani e quello di Stupovi ancora in restauro. Poi proviamo a visitare la chiesa di San Pietro, la più antica di Serbia. La chiesa è chiusa e bussiamo alla casa vicina per chiedere la chiave. Apre una vecchia di almeno 70 anni. Gesticoliamo per farle intendere il motivo della nostra visita, e lei, dopo averci squadrato dai quei pochi centimetri di apertura, decide di aprirci la chiesa. Compie il tragitto da casa alla chiesa, circa 30 m, in un tempo abissale, fermandosi senza moti vo ogni 30 secondi appoggiandosi al bastone. Il tutto in un irreale silenzio, non proferendo verbo. Con la chiave di bronzo di circa 20 cm apre la porta della chiesa che sembra chiusa da un’eternità. Lungo i cardini però riposa un serpente di un paio di metri, credo una vipera, e sollecitata a parlare dai miei segni chiude la porta mormorando serpente in slavo. Riusciamo solo ad intravedere l’interno. Non so se ha chiuso per il reale pericolo o per scaramanzia ma senza dire nulla si siede per 5 minuti in un masso. Poi dopo aver chiesto dinara torna a casa lentamente senza salutare. Incontriamo una famiglia serba, e proviamo a spiegare perché non è possibile visitare la chiesta. Dopo averci dato informazioni sui dintorni ci ribadiscono come kossovo sia uguale a mafia.
Proseguiamo verso Studenica dove un ragazzo serbo ci spiega , sempre gesticolando come la madre di Berlusconi fosse la segretaria di Moratti padre. Surreale. Non ho verificato la veridicità dell’affermazione.
Visitiamo il monastero di Zica meno bello degli altri e dormiamo a Topola dove iniziò la rivolta serba guidata dal mitico Karadorde contro i turchi. La chiesa costruita sul parco oplenac all’inizio del secolo scorso è maestosa e spettacolare. L’interno è interamente ricoperto di mosaici. Una delle più vaste superfici interne ricoperte da mosaici secondo la guida locale. Ovviamente da mangiare la cotoletta alla karadjorgeva, un rotolo ripieno ricoperto da kajmak.
Ci dirigiamo verso la Fruska Gora e cambiano totalmente i paesaggi . Sembra davvero Ungheria. Visitiamo i monasteri di Velika Remeta, dove ci fermiamo a mangiare al miglior ristorante del viaggio. Goulash divino. Poi Krusedol, Novo Honovo e Stare Honovo. Inutile soffermarsi sulla bellezza dei paesaggi, la pace e la tranquillità. Ci incamminiamo verso un ruscello da dove scorre acqua potabile. Percorriamo un po’ di strada all’interno della Fruska Gora e arriviamo a Novi Sad in serata.
Novi Sad è davvero movimentata. Il centro sembra Austria, carino, pulito, ordinato ma non ci sono molti monumenti da vedere. La cittadella di Petrovaradin non ha nulla di particolare da offrire e Sremski Karlovici neanche a parte una bella chiesa e una bella fontana.
Concludiamo il giro a Belgrado, dove ci rilassiamo e ci caliamo negli usi e costumi del luogo. Dopo un primo giorno a 39 gradi, il giorno seguente la temperatura scende incredibilmente a 21 gradi. Un miracolo.
Conclusioni
Mi è piaciuta tantissimo la Serbia, ho trovato la mia dimensione ideale, la gente è di una disponibilità unica e si fanno in quattro per darti una mano. Che risate al ristorante tra noi, il cameriere e gli astanti che ci davano una mano traducendo per quanto potevano il serbo in inglese. Ci hanno accompagnato nei posti, ci hanno sorriso se non capivamo.
Ho trovato più chiusi gli abitanti della Bosnia, ma forse sono solamente più abituati al turismo.
La Croazia già la conoscevo e non gode della mia simpatia.
Il Montenegro è totalmente devoto al turismo, diventerà a breve un’altra Austra, e la gente davvero orgogliosa della proprie origine. Del resto sono gli unici a non essere mai stati conquistati totalmente dai turchi. I posti di mare sotto la Baia di Kotor non sono un granchè, non ne vale la pena.
Forse sono mancati i picchi di bellezza (baia di Kotor a parte) e un tocco di esotismo al viaggio (i Balcani sono pur sempre vicini all'Italia e abbastanza frequentati) ma a parte la costa mi sono trovato davvero bene. Lo testimonia il sentimento nostalgico con il quale ho scritto questi quattro appunti in pessima prosa.
Da un punto di vista logistico 3400 Km in 20 giorni, media al giorno 30 euro esclusi trasporti ma viaggio comodo mangiando una volta al giorno seduti e dormendo in alberghetti/camere private a parte due giorni in campeggio a Dubrovnik.
Grazie per i vostri consigli.
Ciao,
Andrea