Josip, Pepo per gli amici.
Inviato: 18/02/2009, 19:01
Premessa: qui sotto troverete accenni a temi politici. Purtroppo è inevitabile, parla di storia. Ma sono dettati dalla realtà storica, non c'è in alcun modo volontà da parte mia di trattare simili argomenti per lanciare messaggi. Perdonatemi.
Ormai viaggio da anni in Croazia. Ogni anno da circa 8 anni. Penso di conoscerla abbastanza bene, anzi: anche la gente dei luoghi che frequento ormai mi conosce. E' una conoscenza reciproca.
Una delle cose che mi piacciono di più è la facilità di integrarsi con la popolazione. Preparo valigie o zaini, prendo l'auto, parto. E quando sono là o trovo appartamenti o mi faccio ospitare.
Pochi giorni fa è stata la giornata della memoria, ricordo degli esuli istriano dalmati. Per ragioni personali conosco queste vicende.
Spesso soggiorno ad Arbe (Rab).
Un giorno d'agosto di 2 anni fa arrivo con amici sull'isola. Io e altri due troviamo appartamento all'ingresso del centro storico. Una coppia di amici in una casa del centro della cittadina, ospiti di Josip.
Josip, che d'ora innanzi chiamerò Pepo, è un arzillo 98enne. L'uomo più anziano di tutta l'isola. Un libro di storia vivente.
Un giorno veniamo invitati a casa sua per l'aperitivo, vuole conoscerci tutti, non solo la mia amica e il mio amico che soggiornavano da lui.
Ci accoglie, portiamo un paio di birre, qualche patatina. Dopo i primi convenevoli, l'arzillo mi chiede (in perfetto italiano) cosa voglio.
"Slivovica".
Sorride, un po' sorpreso: "Vuoi la slivovica? io ti porto la slivovica". Si alza da tavola e piano piano si incammina verso un'altra stanza: torna e mi porge un bicchiere di rakja fatta in casa.
E inizia a raccontare.
Le scolaresche dell'isola vanno da lui per sentire dal vivo i racconti di storia, è un buon cicerone (e questa cosa forse sarebbe bello se avvenisse anche da noi: costo zero, visto che i soldi sembrano essere molto importanti nelle decisioni sulla scuola. Non si sa mai, magari ci legge il ministro di turno).
E' croato ma di nazionalità greca. Sin da piccolo, essendo nato durante la fase italiana dell'isola ha dovuto usare sia a casa che a scuola la nostra lingua. A volte si trova a pensare in italiano. E pensa molto bene, a dispetto dell'età.
Un paio di occhiali molto grossi gli nasconde il volto, che molto spesso viene colorato da un sorriso sincero. E' felice quando si trova a raccontare la sua vita, questo sembra evidente.
Dopo la guerra ha imparato il croato trovandosi jugoslavo e dal 91 è tornato croato a tutti gli effetti.
Durante l'occupazione italiana racconta che stava bene, con i militari dell'Esercito Regio la gente riusciva ad andare d'accordo, ma con lo scoppio della guerra e l'arrivo delle camicie nere la situazione diventa più complicata. Batte le mani sul tavolo: "erano duri, non capivano. Ma noi siamo sempre andati d'accordo, tra italiani e croati qua non ci sono mai stati problemi, anche se sull'isola c'era un campo di concentramento".
Infatti "quando gli italiani sono dovuti tornare in Italia, non gli abbiamo torto un capello. Sono saliti sulle loro barche, gli abbiamo dato del formaggio, del vino e li abbiamo salutati".
Durante gli anni jugoslavi prenderà il diploma di barbiere e svolgerà la professione ad Arbe. Racconta che già allora la Croazia aveva spiagge nudiste (se ve lo chiedete: io non lo sono). Negli anni una coppia di giovani tedesche nudiste sarà ospitata per anni da lui, in un episodio racconta che la polizia aveva dovuto bloccare delle turiste che giravano seno al vento in città. Sorride, "ma erano giovani, non mi dispiaceva". Erano anni poveri. E arrotondavi ospitando turisti a casa, senza denunciarli. Se arrivavano i controlli (e i controllori viaggiavano sempre in coppia, cosi un controllore controllava l'altro), bastava infilare dinari sotto il braccio di quello che conoscevi e tutto veniva nascosto.
Il racconto è continuato ancora per una ventina di minuti.
Vi annoierei e ricordo poco.
Forse qualcuno di questo forum di viaggiatori ha avuto la mia stessa fortuna, ha conosciuto Pepo.
Se questo non è accaduto e se pensate di passare per Arbe, andate a soggiornare da lui, ve lo consiglio. E ditegli che lo saluta Lebowski.
Ormai viaggio da anni in Croazia. Ogni anno da circa 8 anni. Penso di conoscerla abbastanza bene, anzi: anche la gente dei luoghi che frequento ormai mi conosce. E' una conoscenza reciproca.
Una delle cose che mi piacciono di più è la facilità di integrarsi con la popolazione. Preparo valigie o zaini, prendo l'auto, parto. E quando sono là o trovo appartamenti o mi faccio ospitare.
Pochi giorni fa è stata la giornata della memoria, ricordo degli esuli istriano dalmati. Per ragioni personali conosco queste vicende.
Spesso soggiorno ad Arbe (Rab).
Un giorno d'agosto di 2 anni fa arrivo con amici sull'isola. Io e altri due troviamo appartamento all'ingresso del centro storico. Una coppia di amici in una casa del centro della cittadina, ospiti di Josip.
Josip, che d'ora innanzi chiamerò Pepo, è un arzillo 98enne. L'uomo più anziano di tutta l'isola. Un libro di storia vivente.
Un giorno veniamo invitati a casa sua per l'aperitivo, vuole conoscerci tutti, non solo la mia amica e il mio amico che soggiornavano da lui.
Ci accoglie, portiamo un paio di birre, qualche patatina. Dopo i primi convenevoli, l'arzillo mi chiede (in perfetto italiano) cosa voglio.
"Slivovica".
Sorride, un po' sorpreso: "Vuoi la slivovica? io ti porto la slivovica". Si alza da tavola e piano piano si incammina verso un'altra stanza: torna e mi porge un bicchiere di rakja fatta in casa.
E inizia a raccontare.
Le scolaresche dell'isola vanno da lui per sentire dal vivo i racconti di storia, è un buon cicerone (e questa cosa forse sarebbe bello se avvenisse anche da noi: costo zero, visto che i soldi sembrano essere molto importanti nelle decisioni sulla scuola. Non si sa mai, magari ci legge il ministro di turno).
E' croato ma di nazionalità greca. Sin da piccolo, essendo nato durante la fase italiana dell'isola ha dovuto usare sia a casa che a scuola la nostra lingua. A volte si trova a pensare in italiano. E pensa molto bene, a dispetto dell'età.
Un paio di occhiali molto grossi gli nasconde il volto, che molto spesso viene colorato da un sorriso sincero. E' felice quando si trova a raccontare la sua vita, questo sembra evidente.
Dopo la guerra ha imparato il croato trovandosi jugoslavo e dal 91 è tornato croato a tutti gli effetti.
Durante l'occupazione italiana racconta che stava bene, con i militari dell'Esercito Regio la gente riusciva ad andare d'accordo, ma con lo scoppio della guerra e l'arrivo delle camicie nere la situazione diventa più complicata. Batte le mani sul tavolo: "erano duri, non capivano. Ma noi siamo sempre andati d'accordo, tra italiani e croati qua non ci sono mai stati problemi, anche se sull'isola c'era un campo di concentramento".
Infatti "quando gli italiani sono dovuti tornare in Italia, non gli abbiamo torto un capello. Sono saliti sulle loro barche, gli abbiamo dato del formaggio, del vino e li abbiamo salutati".
Durante gli anni jugoslavi prenderà il diploma di barbiere e svolgerà la professione ad Arbe. Racconta che già allora la Croazia aveva spiagge nudiste (se ve lo chiedete: io non lo sono). Negli anni una coppia di giovani tedesche nudiste sarà ospitata per anni da lui, in un episodio racconta che la polizia aveva dovuto bloccare delle turiste che giravano seno al vento in città. Sorride, "ma erano giovani, non mi dispiaceva". Erano anni poveri. E arrotondavi ospitando turisti a casa, senza denunciarli. Se arrivavano i controlli (e i controllori viaggiavano sempre in coppia, cosi un controllore controllava l'altro), bastava infilare dinari sotto il braccio di quello che conoscevi e tutto veniva nascosto.
Il racconto è continuato ancora per una ventina di minuti.
Vi annoierei e ricordo poco.
Forse qualcuno di questo forum di viaggiatori ha avuto la mia stessa fortuna, ha conosciuto Pepo.
Se questo non è accaduto e se pensate di passare per Arbe, andate a soggiornare da lui, ve lo consiglio. E ditegli che lo saluta Lebowski.