da lorenz75 » 30/10/2012, 10:12
Sabato 13 e Domenica 14 ottobre 2012
Dopo una manciata di ore dal rientro in ostello, io e Amico 1 siamo già a pianificare il da farsi. La giornata sarà lunga, soprattutto perché passeremo la notte per locali ed andremo in aeroporto senza riposare. Nonostante il check out sia permesso fino alle 10:00, alle 9:00 abbiamo già finito le procedure di uscita, incassato il deposito dato in cauzione un paio di giorni prima, ed ottenuto il nulla osta per poter utilizzare il deposito bagagli senza problemi. Così, sabato mattina, io e Amico 1 usciamo per le ultime 24 ore a Budapest carichi di aspettative e carichi anche di tutto il necessario per andare alle terme, visto che entrambi siamo convinti che sia il modo migliore per arrivare a sera in condizioni accettabili. Alla reception chiediamo anche consigli su quale sia la migliore tra le terme budapestine, ma le risposte ottenute non fanno altro che confonderci le idee: decideremo in funzione delle informazioni raccolte in Rete.
Il tempo meteorologico, però, è molto meglio di quanto non fosse stato previsto nei giorni precedenti: c’è vento, ma il sole sembra fare capolino tra lo spesso strato di nubi. E, comunque, non piove!
Prima di fare colazione, testiamo quanto tempo occorre per andare dall’ostello al punto dove ci sarà la navetta per l’aeroporto ad aspettarci: volendo e dovendo percorrere il tragitto tutto a piedi, e non avendo ancora ben chiaro come si intreccino le vie nel centro della città ungherese, riteniamo opportuno verificare la strada che dovremo percorrere in piena notte. Appurato che il cammino non durerà più di 20 minuti, andiamo verso il Duomo di S. Stefano, che dista veramente pochi minuti dalla piazza Deak Ferenk. Ne approfittiamo anche per fare colazione in una pseudo pasticceria, ma le brioches di stamane hanno un sapore ben peggiore di quelle del giorno precedente. E, tra l’altro, sono ugualmente pesanti.
Il Duomo è inserito in un contesto gradevole: una grande piazza pedonalizzata ornata da una bella pavimentazione. Anche l’interno della chiesa non è male. La visita non prevede alcun biglietto d’ingresso obbligatorio, ma, davanti all’entrata, un tizio verifica che tutti coloro che entrano facciano un’offerta di almeno 1 Euro o 200 HUF. In realtà, non potendo il tizio verificare quanto è effettivamente introdotto nell’urna, l’offerta può essere inferiore o superiore. Io, difatti, metto solo 130 HUF per 2 persone, ma, sinceramente, era la sola moneta metallica che avessi in tasca in quel momento.
Dopo il Duomo, l’itinerario prevede di arrivare a Piazza Degli Eroi (Hosok Tere) passeggiando per Andrassy Utca. Siccome nelle mappe le strade si intrecciano sempre in maniera diversa di quanto non facciano nella realtà, dopo circa 10 minuti di cammino scopriamo di essere andati nella direzione opposta, considerato che il Parlamento si stava avvicinando anziché allontanando.
Ma poiché nulla accade per caso, sbagliare strada è servito per farmi rivedere la figura angelica che il giorno prima aveva destato in me tanti turbamenti… Pure lei, come noi, stava ancora girando e fotografando la città, ed oggi ha anche un’acconciatura diversa, che la valorizza ancora di più… Ed ora, ecco come si fa a sprecare l’occasione della propria vita: si cerca di incrociare lo sguardo con lei e, anziché insistere fino a riuscirci, si desiste e si continua il proprio giro… Anche perché, in verità, lei non stava per nulla passeggiando, ma quasi correndo! E non incontro a me…
Io e Amico 1 torniamo così sui nostri passi ed imbocchiamo la strada corretta. Avendo io la testa immersa in altri pensieri, cioè impegnata ad offendere Cupido per aver ciccato il colpo ancora una volta, Amico 1 decide che non è più tempo di camminare, perché una passeggiata di circa 3 km avrebbe messo a dura prova le nostre gambe, e così opta per lo spostamento con i mezzi pubblici, nonostante questo avrebbe impedito di vedere i numerosi palazzi che si affacciano sulla via. Come compromesso, anziché la certamente più veloce linea 1 della metropolitana, il cui percorso è praticamente al di sotto di Andrassy Utca, prendiamo il più lento ma certamente più panoramico bus 105.
Scendiamo per fotografare il teatro dell’Opera, cogliendo l’occasione per girovagare per Nagymezo Utca, che secondo le guide turistiche, è la Broadway budapestina. Sempre sfruttando le corse del bus 105, arriviamo a Piazza degli Eroi. Gigantesca, e con i due musei ai lati è veramente scenografica. Di fatto, mi ha dato quasi le stesse sensazioni di Piazza San Pietro quando la vidi per la prima volta. I monumenti, oltre ai capi delle tribù fondatrici dell’Ungheria con Re Arpad in primo piano, ricordano i personaggi più importanti della storia magiara.
Attraversiamo la piazza e ci dirigiamo verso il parco dove sorgono le terme Szechenyi, uno degli stabilimenti la cui fama ha ampiamente varcato i confini domestici. Prima di giungere alle terme, però, visitiamo il castello all’interno del parco che, seppur privo di particolari elementi distintivi, è pieno di turisti. Scattiamo un po’ di foto e, considerata l’ora, decidiamo che la visita delle terme e il giro del parco, saranno tappe di un futuro viaggio a Budapest.
Essendo quasi ora di pranzo, con i mezzi pubblici decidiamo di andare in zona Mercato Centrale. Scendiamo alla fermata Kalvin Ter, facciamo un po’ di foto al Museo Nazionale ed ai palazzi limitrofi, ci perdiamo tra le vie e, affidandoci agli onnipresenti tram, riusciamo a raggiungere la destinazione prefissata. E’ pieno di gente, e tanti sono turisti, e tanti di questi sono italiani. Più che un mercato, è un’attrazione turistica, con tanta gente che guarda in giro e poche persone che comprano ai banchi dei venditori. Ovviamente, e lo scopriamo a nostre spese, i bagni sono a pagamento (150 HUF).
I chioschi più affollati sono quelli dei bar e quelli dove è possibile mangiare. A ruota seguono quelli dei souvenirs. Avendo ancora nello stomaco la brioche di cemento mangiata poche ore prima, il pranzo è limitato ad un langos a testa, ossia una specie di pizza fritta che per evitare problemi intestinali, compriamo senza condimenti particolari. A dire il vero, io, di langos, ne avrei mangiati anche un paio, ma Amico 1 mi convince a non sfidare inutilmente il mio fisico. Per dissetarci ci siamo affidati al solo chiosco che non propone alcun cibo, il K2 (e per questo è facilmente riconoscibile).
Il gestore si rivela essere un gran pezzo di mexxx. All’acquisto della seconda birra, mi dà il resto tenendosi 20 HUF, dicendomi che me li avrebbe ridati alla riconsegna dei bicchieri. Alla riconsegna dei bicchieri, di fronte alla mia richiesta, mi risponde con un laconico “I don’t understand”. Ovviamente, gli rispondo in in tutte le lingue che conosco, che è un figlio di xxxxx e che spero usi quei soldi per comprare medicinali per i suoi figli e nipoti. Che gran pezzo di mexxx! Ancora oggi, quando ci penso, mi bolle il sangue! A dire il vero non so se la figura peggiore l’abbia fatta lui, fregandomi l’equivalente di circa 10 centesimi di Euro, o io ad urlargli nei denti, ma dovevo anche sfogarmi un po’! In fin dei conti, è stata una delle poche volte in cui mi sono accorto che mi stessero fregando! E siccome sono peggio di un ruminante, ho continuato anche a lagnarmi con Amico 1 per almeno un’ora, fino quasi a sfinirlo.
Segue l’acquisto delle cianfrusaglie / souvenir / oggetti catturapolvere che non possono mancare nei miei viaggi all’estero. In pratica, un bell’esempio di come buttare i soldi nel cesso. Oltre all’immancabile tazza, una sportina per mia madre, una biro per mio fratello ed un piattino per un amico che si è tanto raccomandato e che ci ha addirittura mandato degli sms per ricordarci dell’acquisto. Complice il tasso di cambio favorevole, la spesa non è stata eccessiva, ma, in ogni caso, ho speso l’equivalente di una cena…
Nel frattempo, si è fatta l’ora delle terme. Dopo un confronto con Amico 1, la scelta ricade sul bagno turco Rudas. Perché? Perché si tratta di un bagno turco, ed entrambi non ne avevamo mai visti prima, perché è una testimonianza della Budapest ottomana e perché non è molto lontano dal centro. Inoltre, dai filmati su Internet, sembrava essere veramente un bel luogo. Io sarei stato anche dell’idea di visitare il bagno Kiraly, ma oltre a non essere facilissimo da raggiungere, pare sia frequentato quasi esclusivamente da gay, orientamento sessuale del tutto non applicabile né a me né ad Amico 1.
Il bagno turco è attualmente in ristrutturazione e, in pratica, tutta l’area di entrata è un vero e proprio cantiere in corso d’opera. Alla biglietteria, un’altra amara sorpresa: il prezzo che ci viene chiesto è pari a 3200 HUF, cioè il prezzo pieno, e non quello riportato sul sito. Inizia allora il confronto tra me e l’addetta alla biglietteria con l’ausilio della stampa della pagina Internet. Nulla da fare: o si paga 3200 HUF a testa, o si va da un’altra parte. Tra gli epiteti e le gentili offese, io e Amico 1 decidiamo di rimanere lì, anche perché convinti che pure negli altri stabilimenti ci avrebbero riservato lo stesso trattamento. Paghiamo il prezzo richiesto, entriamo, e speriamo che ne valga comunque la pena!
Di gente ce n’è abbastanza e credo che molti siano turisti. L’impianto non è male, però è fatiscente. L’ambiente non è grande come appare in fotografia e credo proprio che le immagini che girano su Internet siano state catturate tutte con il grandangolo: in pratica, la struttura è composta da una vasca con acqua calda di medie dimensioni (stimo io in circa 80 mq) cui si aggiungono 4 vasche piccole (certamente meno di 10 mq) con acqua calda a temperature diverse, più una vasca ancora più piccola con acqua quasi gelata!
Tuttavia, starsene immersi nella vasca centrale, quella più grande, col viso rivolto verso la cupola con i fori da cui filtra la luce è un'esperienza che, molto probabilmente, ricorda le vere atmosfere degli hamam turchi. Però, ciò non toglie che le pareti siano erose dall’umidità e che la pulizia sia un po’ scarsa. L’acqua, tra l’altro, non era nemmeno molto pulita! Tuttavia, se fossi stato con una donna anziché che con Amico 1, dell’acqua sporca e delle tracce di umidità non me ne sarebbe fregato molto…
Faccio presente questi miei pensieri ad Amico 1 che, anziché darmi ragione, mi sottolinea che se fossi stato più scaltro, meno timido-insicuro-titubante-tentennante, ed effettivamente capace di giocare perfettamente le mie poche carte, in quel momento anziché della sua compagnia, avrei potuto godere della compagnia di un angelo dalle fattezze femminili. Quindi, non ho ragione di lamentarmi né ora, né negli anni a venire: incrociare due volte la stessa persona in una città grande come Budapest, secondo lui, è un segno divino, e se io non sono capace di cogliere le opportunità, è giusto che rimanga solo, sofferente, disperato e col cuore grondante sangue…
Senza approfondire oltre, continuiamo il nostro rilassamento per tutto il pomeriggio e, a conti fatti, ce ne stiamo a mollo per tre ore abbondanti, schiacciando qualche pisolino in sala relax e rendendoci conto che il pubblico delle terme è molto variegato e che le ragazze/donne giovani di Budapest non vanno ai bagni Rudas.
Quando usciamo, sono già quasi le 19:00. Prima di ritornare all’ostello, decidiamo di cambiare ancora un po’ di soldi perché la cassa, nonostante gli svariati pagamenti con carta di credito, è ridotta all’osso e non vorremmo trovarci senza nemmeno i soldi per una birra. Troviamo un ufficio cambio aperto e notiamo che il tasso applicato è meno vantaggioso rispetto ai giorni precedenti, ma comunque sempre di gran lunga più conveniente di quelli che si possono trovare in aeroporto.
Torniamo all’alloggio, dove componiamo definitivamente il trolley. Come al solito, per i viaggi di ritorno, la capienza complessiva si riduce…
Senza fantasia, ce ne andiamo allo Szimpla per l’ormai solita birra-aperitivo e torniamo anche al Frici Papa, non prima di aver provato ancora la pizza. Nonostante la scelta di condimenti diversi, questa pizza non è proprio buona! Al ristorante, in compenso, scegliamo piatti diversi rispetto alla sera precedente, ma il risultato è lo stesso: il cibo non è male, la qualità pure, e le porzioni sono abbondanti. I prezzi sono comunque bassi: stasera, con un menù più elaborato, spendiamo 4000 HUF in due.
Usciamo dal ristorante e troviamo le strade bagnate: il cielo ci ricorda che siamo in debito e che se siamo ancora asciutti è solo per grazia ricevuta…
Ci fermiamo in uno dei tanti bar affollati della zona di Oktogon e ci rendiamo conto di essere i più vecchi del locale: anche i gestori sono visibilmente più giovani! Un paio di coche lisce per digerire la cena e, anche in questo caso, il gestore si prende autonomamente 10 HUF come compenso del fatto che gli abbia chiesto due bicchieri al posto delle cannucce.
Rispetto alla sera precedente, il numero di persone in giro è decisamente più basso ed anche l’età media è visibilmente inferiore. Andiamo davanti al Corvin Teto, ma nemmeno stasera riesco a convincere Amico 1 ad entrare: l’età della clientela, se possibile, è ancora più bassa di quella della sera precedente. E intanto una fastidiosa pioggia inizia a cadere, ma la gente in giro sembra fregarsene…
Torniamo allo Szimpla, che è pieno, ma non come la sera precedente. Fortunatamente troviamo posto per sederci al coperto e, quando la pioggia inizia a cadere più forte, la calca fa sì che alcune persone ci finiscano quasi in braccio. Tuttavia, non siamo molto fortunati, perché anziché un paio di piacenti ragazze, ci imbattiamo in una strana coppia di tedeschi, formata da padre e figlio che, ci dirà poi, una volta l’anno, si fa un weekend in una città straniera.
Iniziamo a dialogare, soprattutto io ed il giovane tedesco, scambiandoci opinioni sulla città e sul rapporto Germania-Italia. Alla fine troviamo alcuni punti in comune: le donne belle sono belle dovunque, la birra dello Szimpla è buona ed economica così come tutta la città in generale, la cucina italiana è la migliore al mondo, gli italiani sono diversi da nord a sud e da est a ovest mentre i tedeschi sono fatti con lo stampino (però non abbiamo approfondito il livello di qualità dello stampo). In ogni caso, il giovane tedesco è un po’ triste: sono due giorni che cerca uno straccio di discoteca dove passare la notte e non ne trova una. Io gli dico di godersi gli altri tipi di locali, ma lui è dell’opinione che una città senza discoteche non sia una città completa. Alla fine ci salutiamo con un brindisi e lascio che padre e figlio vadano alla ricerca di un club dove tirare l’alba.
Un’ultima birra, ed anche per noi l’avventura giunge al termine. Verso le 3:00 torniamo all’ostello, prendiamo i bagagli, ringraziamo e promettiamo (sapendo di mentire!) che se dovessimo tornare a Budapest sceglieremmo lo stesso alloggio. Così, senza dire parole, ci dirigiamo verso il punto di raccolta della navetta di Wizzair.
In giro c’è ancora tanta gente, un po’ di ubriachi collassati, e tanti gruppi di persone davanti ai bar in chiusura. Nel frattempo, la pioggia, che aveva dato un po’ di tregua, torna a scendere più copiosa. In un supermercato aperto 24h/24h compriamo un po’ d’acqua e un po’ di pane per asciugare la birra bevuta (i dolci erano inguardabili ed anche in caso di fame chimica, per addentarli sarebbe servito un coraggio che noi non abbiamo!). Alle 3:45, di gran carriera, arriva un minibus con la scritta Wizzair sulla fiancata. Siamo i soli due clienti! In meno di 20 minuti arriviamo in aeroporto, dove più o meno velocemente passiamo i controlli di routine e, in attesa di sapere il gate di imbarco, sia io che Amico 1 schiacciamo un pisolino su delle inaspettatamente comode poltrone.
Apre l’imbarco, i passeggeri si ammassano davanti all’uscita e qualche ingorgo si crea perché, correttamente, gli operatori aeroportuali, pur con raziocinio, bloccano i bagagli dei passeggeri più menefreghisti.
L’imbarco è a piedi e, assieme a noi, ci sono anche i passeggeri dei voli diretti a Bruxelles e Barcellona. Fortunatamente le indicazioni sono chiare e le possibilità di errore sono ridotte al minimo. Ce ne stiamo circa 20 minuti in piedi in mezzo alla pista con un vento gelido che ci entra nelle ossa e, finalmente, i portelloni dell’aereo si aprono.
Io e Amico 1 siamo tra i primi a salire. Entrambi ci mettiamo vicino al finestrino, ma non per guardare fuori, ma per essere meno scomodi nel dormire. Alcuni problemi in partenza, dovuti allo scarso spazio delle cappelliere (credo che Ryanair, seguendo l’esempio di Wizzair, prima o poi modificherà in senso restrittivo le dimensioni del bagaglio a mano) e partenza con qualche minuto di ritardo, ampiamente recuperato durante il volo.
Non mi ricordo né del rullaggio, né del decollo, né del viaggio. Mi sveglio solo durante l’atterraggio per il dolore alle orecchie. Sono le 7:35 di domenica 14 Ottobre e Budapest, ormai, è un ricordo.
Non beviamo nemmeno il caffè e ci dirigiamo verso il luogo dove dovrebbe esserci la navetta per il parcheggio ad aspettarci. Aspetto 5 minuti abbondanti e, non vedendo nessuno, chiamo per sapere se è in arrivo. Mi viene risposto che la navetta mi ha aspettato e poi, non vedendomi, se ne è andata: la prossima volta devo essere più svelto. Non ho la forza per controbattere al mio interlocutore, ma gli faccio notare che sono le 7:55 e che l’atterraggio è previsto per le 7:45… Intanto, però, arriva un’altra navetta della stessa ditta, ma diretta all’altro parcheggio. Ci carica ugualmente e, in pochi minuti, ci porta a destinazione.
Riprendiamo possesso dell’auto, impostiamo il navigatore in maniera tale che non crei percorsi con strade a pedaggio, e partiamo verso casa. Non si sa per quale ragione, ma il navigatore non ne vuole sapere: o autostrada, o niente… e la cosa non cambia nemmeno spegnendolo e riaccendendolo o resettando tutte le ricerche. Così, inizia la sfida tra il nostro senso dell’orientamento e l’aggeggio elettronico: alla fine vince lui, o meglio, gliela diamo vinta, e qualche km di autostrada lo facciamo, ma purtroppo è lungo un’arteria che mai avremmo percorso. Alla fine facciamo circa 30 km in più.
Alle 11:00 Amico 1 mi scarica davanti a casa. Il tempo di fare una doccia, disfare la valigia e preparare la prima delle lavatrici, che arriva l’ora di pranzo. E la solita routine riprende.