Il cancelliere Metternich disse, qualche anno fa, che i Balcani iniziano a Rennweg, una larga strada che corre a sud, poco fuori Vienna.
Città che per la sua posizione unica è sempre stata punto di incontro tra l’ ovest ed est.
Finalmente, dopo vari anni e studi preliminari, riesco a testare dal vivo questa zona di Vienna. Da qualche decennio, infatti, parte dello spirito balcanico si è trasferito a Vienna, nel ventre dell’ occidente.Parliamo di locali come il Lepa Brena, dal nome di una famosa cantante serba o il Konak Restaurant, ma anche nelle parti comuni dell' A&O Hostal Standhalle, frequentato da famiglie e avventori dell'ex Jugoslavia.
Il Konak, ristorante di specialità jugoslave, merita una visita e un pranzo o una cena. È anche un bar con tavoloni rustici e grezzi e dehor all'aperto. Si trova nel sedicesimo distretto cittadino.Dopo le guerre jugoslave è sempre stata una zona ad alta concentrazione di immigrati serbi, bosniaci e anche macedoni e croati. Al Lepa Brena, troviamo un moderno juke box balcanico, turbo folk, a volte musica dal vivo fatta da musicisti serbi e bosniaci. Questo locale è punto di incontro della comunità slava che parla ovviamente la propria lingua, tra una birra e una rakia. Un locale spiazzante, dall'Austro Ungarica Vienna, varcata la porta ci si immerge in un locale grezzo e rustico che si potrebbe benissimo trovare a Belgrado o a Skopje. Nessun austriaco o turista al suo interno, si trova in Herbststraße 32.
Ottakringer Strasse è detta anche Balkan street e come dice Adelheid Wolfl: “ A Vienna i Balcani sono di casa: la città li ha assimilati senza nemmeno accorgersene”. Discoteche di turbo folk balcanico o di musica dal vivo, quali ad esempio il Versai Club, sembrano aver rivitalizzato la scena musicale cittadina, infondendo nuova linfa.
Come nella tradizione jugoslava i locali possono cambiare nome o gestione molto velocemente a distanza di poco tempo. Il sabato di giugno, quando ero in città erano piuttosto vuoti, probabilmente in altre stagioni saranno più vitali anche per via degli studenti o del primo caldo asfissiante di questi giorni, durante il quale fa piacere starsene nei dehors all'aperto nella vicina zona del mercato di Brunnenmarkt. Qui, non mancano birrerie e pub all' aperto, spettacoli, musica e danze in strada. Altra zona sempre vicina, per gli amanti della nightlife è quella presso il Chelsea, U-Bahnbögen 29-30 , club con ottimi concerti dal vivo rock e alternativi, sotto il viadotto della metropolitana, sono stati ricavati decine e decine di bar, pub e discoteche nel week end molto frequentate. Per gli amanti dei mercati tipici, premesso che ne esistono diversi famosi , tra i quali il Viktor Adler e il NaschMarkt, si può trovare di tutto a livello di cibi, spezie e prodotti, ma in ottica austriaca. Tutto ben organizzato, ma manca la semplicità, il caos, i colori e la “bellezza" di altri tempi degli omologhi mercati jugoslavi e turchi. Interessanti anche le pasticcerie o negozietti "alla buona" ,dove si può fare incetta di burek ( torta salata di formaggio, carne o altro) e dolci turchi a pochi euro. Tornando ad un discorso più generale questo chiudersi in piccole comunità, gruppi o luoghi di ritrovo “ mono etnici “ non è molto positivo ma a tratti inevitabile, croati, serbi, bosniaci e macedoni non si sentono molto accettati in Austria.
Anche se non ci sono episodi eclatanti di cattivi rapporti o intolleranza, diversi pregiudizi rimangono. Rare sono anche le amicizie, le storie sentimentali o i matrimoni con austriaci.
In città ci sono anche decine di migliaia di studenti provenienti dai paesi dell'ex Jugoslavia, dalla Bulgaria e dalla Turchia.
Andare a Vienna per ritrovare i Balcani e la Turchia, la scommessa è stata ampiamente vinta.
Tutto per approfondire, dopo aver esaurito o quasi le priorità turistiche della capitale, per assaporarne il sottobosco, le sacche periferiche, le comunità nei meandri delle città.
"In un certo senso il destino della capitale austriaca era segnato. Dopo il crollo del muro di Berlino e la disgregazione della Jugoslavia, era inevitabile che la nuova geografia europea le regalasse un’identità diversa. Vienna si è risvegliata dal suo sogno di bella addormentata ed è tornata a far parte dell’Europa orientale, come era stato per secoli, fino alla fine della seconda guerra mondiale e alla divisione dell’Europa in blocchi contrapposti.
Da questa piccola rivoluzione ha guadagnato molto, soprattutto in vivacità" ( Adelheid Wolfl )
"I Balcani rappresentano la libertà, proprio quello di cui gli austriaci hanno sempre avuto bisogno”.Spiega Dejan Kaludjerovic, un artista di Belgrado, che vive e lavora a Vienna .
"Qui le emozioni vengono represse, mentre nei Balcani sono mostrate e vissute apertamente”.