Mediterraneo da Venezia alla Sardegna
Inviato: 04/12/2019, 20:27
Mediterraneo - Viaggiare restando a casa, talvolta è possibile.
Ascoltando un'ottima trasmissione radiofonica, in podcast, che parla dell'ottimo album di Michele Gazich " Temuto come un grido e atteso come un canto", che già conoscevo e che vi consiglio di ascoltare, faccio altre scoperte.
L' album prende spunto dall'isola di San Servolo, a Venezia, sede di monasteri e fino al 1978 e per 250 anni, manicomio cittadino, ora Museo visitabile, oltre che luogo dal quale vennero deportati pazienti ebrei per il campo di Birkenau.
Così torno idealmente a Venezia, dopo quasi un mese.
Anche se in realtà, mi ci sono allontanato solo relativamente, essendomi preso del tempo per studiare, nel frattempo, il Tintoretto e i percorsi veneziani da intraprendere magari la prossima primavera.
Il viaggio continua e ascolto e sento parlare di un album e di un autore a me sconosciuto.
Questa volta parto metaforicamente per la Sardegna, con la musica della mandola e del liuto di Mauro Palmas e del suo "Palmas de sol".
Palmas riesce a creare un album affascinante, quasi tutto strumentale e cinematografico, anche avvalendosi della collaborazione del musicista iraniano Pejman Tadayon, virtuoso del ney (flauto) e del setar, che colorano la canzoni di spezie mediorientali e persiane.
Ritorno con la mente al mio viaggio in Sardegna e soprattutto all'isola di Sant'Antioco, che esce fuori nella canzone "Gozos San Antiogo".
I gozos sono gli antichi canti popolari per chiedere grazie alla Madonna.
Non solo musica e strumenti folk, ma vera antropologia sarda.
Ci sarebbero tante altre storie da raccontare e in parte lo feci all'epoca nel mio racconto di viaggio in Sardegna.
La sola San Antioco, isola e città fenicia, romana, aragonese, in parte ligure, sabauda, sede di scorrerie di pirati, ha più storie da raccontare di quante un misero post lo permetta.
Concludiamo solo dicendo che il santo che le da il nome era un medico africano, perseguitato dai romani, che evangelizzò l'isola.
Ascoltate Palmas se amate la Sardegna, il Mediterraneo, il viaggio, la contaminazione e ovviamente la musica, che per Palmas, come per Michele, è espressione di libertà e viene realizzata con studio, passione e tanta tanta anima.
https://www.youtube.com/watch?v=Apgn11U ... AQ5gc_HIwg
Collegandomi al mio precedente post, riporto dalla mia pagina Facebook, il racconto per chi non l' ha letto, di parte del mio viaggio in Sardegna - Mediterraneo 2018
Sant'Antioco - Carbonia - sud ovest - Ci sono luoghi che parrebbero essere, a prima vista, non imprescindibili nell'economia di un viaggio, eppure nel saltare da un posto all'altro, come un Jumping Jack Flash, sai che devi rincorrere i tuoi " pallini " e che questi, forse, non ti deluderanno.
Ovvero l' esemplificazione della mia teoria sullo spiazzamento, sulle periferie, del seguire alcune tracce, al di là dei sentieri più battuti.
Avevo letto di quest'isola, collegata da un breve ponte alla terraferma e dell' omonimo capoluogo; in un racconto del grande giornalista e viaggiatore Paolo Rumiz e ne ero rimasto incuriosito.Ma bisogna sperimentare dal vero, al di là delle suggestioni pur affascinanti della letteratura.
Siamo al centro di un triangolo tra le Baleari, la Sicilia e la vicinissima costa tunisina.
Qui si respira il Mediterraneo, quello che era e quello che è ora, un mondo spaccato e diviso.
I venti africani ti picchiano in testa e addosso come un phon.
Ad alcuni questi venti danno persino forti emicranie quando strapazzano le coste per giorni.
Il paese, antico porto dei fenici, ha una bella passeggiata che ricorda la Grecia, con alcuni splendidi ristorantini con dehors affacciati sul mare.
Dominano la città i resti del castello sabaudo che Serena, la affascinante biondo tinta receptionist dell'albergo, mi consiglia di visitare prima che chiuda.
Lei apparsa in shorts dal nulla, come un miracolo, dopo una lunga attesa al banco non vuole anticiparmene la storia, che potete però leggere anche voi nella sua completezza nella foto qui sotto.
In due parole fu sede di un cruento assalto pirata tunisino ad inizio 800, ma c'è "di più" in queste storie sepolte dal tempo.
Come quella dei Tofet, le aree sacre fenicie e puniche, dette anche i cimiteri dei bambini, con le tenere piccolissime urne di cui avevo già visto traccia a Mozia in Sicilia.
Tutto torna e si chiude come un cerchio.
Dopo il castello, la necropoli, l 'acropoli fenicia e le catacombe e tombe ipogee ed altre visite, cena rigorosamente di pesce con calamari fritti e prelibato tonno rosso appena pescato nella vicina Carloforte, sede di una delle ultime tonnare italiane.
Al diavolo il tonno in scatola .
Tra i vini degustazione di Vermentino Costa Dorada e Kanai, vino locale di origine fenicia ovvero Libano attuale.
Il tonno la fa da padrone, in tutte le salse e la tradizione delle tonnare, rimaste pochissime in Sardegna e in Italia, è una di quelle che deve combattere con le assurde quote e regole dell' Unione Europea.
E che dire del pane che adoro, anche questo è Oriente, Medio Oriente o Balcani, lo stesso che mangiavo in Macedonia solo poche settimane fa, nella tipologia appena sfornato o Carasau, sottilissimo tipo carta musica.
Per alcune coincidenze conosco Marisol, la mia vicina di tavolo e la sua allegra brigata, Mari che non è spagnola ma sarda, cena con alcune amiche e figlioletti,donne senza uomini, risultato di vite e storie difficili, di separazioni, fughe, abbandoni, vita reale e lavoro duro, ma non c' è solo quello, ci sono anche tante risate e voglia di vivere e raccontarsi.
Ci intratteniamo fino a tarda ora, degustando mirto e chiudendo il locale.
Mi piace questa gente, socievole, sincera, semplice, rilassata che ha ancora il dono della parola e il gusto della condivisione e della curiosità, senza la necessita di compulsare incessantemente uno smartphone.
Dispiace andar via da un posto in cui non c'è tantissimo da fare e vedere, ma c'è l'essenziale, ovvero quello che serve davvero, ovvero le storie, la tradizione e tanta anima, giornata da ricordare a lungo.
Ascoltando un'ottima trasmissione radiofonica, in podcast, che parla dell'ottimo album di Michele Gazich " Temuto come un grido e atteso come un canto", che già conoscevo e che vi consiglio di ascoltare, faccio altre scoperte.
L' album prende spunto dall'isola di San Servolo, a Venezia, sede di monasteri e fino al 1978 e per 250 anni, manicomio cittadino, ora Museo visitabile, oltre che luogo dal quale vennero deportati pazienti ebrei per il campo di Birkenau.
Così torno idealmente a Venezia, dopo quasi un mese.
Anche se in realtà, mi ci sono allontanato solo relativamente, essendomi preso del tempo per studiare, nel frattempo, il Tintoretto e i percorsi veneziani da intraprendere magari la prossima primavera.
Il viaggio continua e ascolto e sento parlare di un album e di un autore a me sconosciuto.
Questa volta parto metaforicamente per la Sardegna, con la musica della mandola e del liuto di Mauro Palmas e del suo "Palmas de sol".
Palmas riesce a creare un album affascinante, quasi tutto strumentale e cinematografico, anche avvalendosi della collaborazione del musicista iraniano Pejman Tadayon, virtuoso del ney (flauto) e del setar, che colorano la canzoni di spezie mediorientali e persiane.
Ritorno con la mente al mio viaggio in Sardegna e soprattutto all'isola di Sant'Antioco, che esce fuori nella canzone "Gozos San Antiogo".
I gozos sono gli antichi canti popolari per chiedere grazie alla Madonna.
Non solo musica e strumenti folk, ma vera antropologia sarda.
Ci sarebbero tante altre storie da raccontare e in parte lo feci all'epoca nel mio racconto di viaggio in Sardegna.
La sola San Antioco, isola e città fenicia, romana, aragonese, in parte ligure, sabauda, sede di scorrerie di pirati, ha più storie da raccontare di quante un misero post lo permetta.
Concludiamo solo dicendo che il santo che le da il nome era un medico africano, perseguitato dai romani, che evangelizzò l'isola.
Ascoltate Palmas se amate la Sardegna, il Mediterraneo, il viaggio, la contaminazione e ovviamente la musica, che per Palmas, come per Michele, è espressione di libertà e viene realizzata con studio, passione e tanta tanta anima.
https://www.youtube.com/watch?v=Apgn11U ... AQ5gc_HIwg
Collegandomi al mio precedente post, riporto dalla mia pagina Facebook, il racconto per chi non l' ha letto, di parte del mio viaggio in Sardegna - Mediterraneo 2018
Sant'Antioco - Carbonia - sud ovest - Ci sono luoghi che parrebbero essere, a prima vista, non imprescindibili nell'economia di un viaggio, eppure nel saltare da un posto all'altro, come un Jumping Jack Flash, sai che devi rincorrere i tuoi " pallini " e che questi, forse, non ti deluderanno.
Ovvero l' esemplificazione della mia teoria sullo spiazzamento, sulle periferie, del seguire alcune tracce, al di là dei sentieri più battuti.
Avevo letto di quest'isola, collegata da un breve ponte alla terraferma e dell' omonimo capoluogo; in un racconto del grande giornalista e viaggiatore Paolo Rumiz e ne ero rimasto incuriosito.Ma bisogna sperimentare dal vero, al di là delle suggestioni pur affascinanti della letteratura.
Siamo al centro di un triangolo tra le Baleari, la Sicilia e la vicinissima costa tunisina.
Qui si respira il Mediterraneo, quello che era e quello che è ora, un mondo spaccato e diviso.
I venti africani ti picchiano in testa e addosso come un phon.
Ad alcuni questi venti danno persino forti emicranie quando strapazzano le coste per giorni.
Il paese, antico porto dei fenici, ha una bella passeggiata che ricorda la Grecia, con alcuni splendidi ristorantini con dehors affacciati sul mare.
Dominano la città i resti del castello sabaudo che Serena, la affascinante biondo tinta receptionist dell'albergo, mi consiglia di visitare prima che chiuda.
Lei apparsa in shorts dal nulla, come un miracolo, dopo una lunga attesa al banco non vuole anticiparmene la storia, che potete però leggere anche voi nella sua completezza nella foto qui sotto.
In due parole fu sede di un cruento assalto pirata tunisino ad inizio 800, ma c'è "di più" in queste storie sepolte dal tempo.
Come quella dei Tofet, le aree sacre fenicie e puniche, dette anche i cimiteri dei bambini, con le tenere piccolissime urne di cui avevo già visto traccia a Mozia in Sicilia.
Tutto torna e si chiude come un cerchio.
Dopo il castello, la necropoli, l 'acropoli fenicia e le catacombe e tombe ipogee ed altre visite, cena rigorosamente di pesce con calamari fritti e prelibato tonno rosso appena pescato nella vicina Carloforte, sede di una delle ultime tonnare italiane.
Al diavolo il tonno in scatola .
Tra i vini degustazione di Vermentino Costa Dorada e Kanai, vino locale di origine fenicia ovvero Libano attuale.
Il tonno la fa da padrone, in tutte le salse e la tradizione delle tonnare, rimaste pochissime in Sardegna e in Italia, è una di quelle che deve combattere con le assurde quote e regole dell' Unione Europea.
E che dire del pane che adoro, anche questo è Oriente, Medio Oriente o Balcani, lo stesso che mangiavo in Macedonia solo poche settimane fa, nella tipologia appena sfornato o Carasau, sottilissimo tipo carta musica.
Per alcune coincidenze conosco Marisol, la mia vicina di tavolo e la sua allegra brigata, Mari che non è spagnola ma sarda, cena con alcune amiche e figlioletti,donne senza uomini, risultato di vite e storie difficili, di separazioni, fughe, abbandoni, vita reale e lavoro duro, ma non c' è solo quello, ci sono anche tante risate e voglia di vivere e raccontarsi.
Ci intratteniamo fino a tarda ora, degustando mirto e chiudendo il locale.
Mi piace questa gente, socievole, sincera, semplice, rilassata che ha ancora il dono della parola e il gusto della condivisione e della curiosità, senza la necessita di compulsare incessantemente uno smartphone.
Dispiace andar via da un posto in cui non c'è tantissimo da fare e vedere, ma c'è l'essenziale, ovvero quello che serve davvero, ovvero le storie, la tradizione e tanta anima, giornata da ricordare a lungo.