Costanti... no, Bisanz... insomma: Istanbul
Inviato: 28/05/2009, 23:19
E così si riparte... questa volta per un blitz a tempo di record in una meta fuori dalla solita portata dei weekend "veloci". Ma era un'occasione più unica che rara, e quando sei a corto di ferie bisogna approfittare di tutto quello che si può. E Turchia fu.
Venerdì 22 maggio
Questa giornata in effetti non è nemmeno di viaggio, vale la pena raccontarla solo per le peripezie subite... Dopo una giornata di lavoro (che fa seguito a libagioni fuori programma la notte prima) mi fiondo di corsa in aeroporto dove alle 19:30 mi aspetta (spero) il volo per Roma, dove ho una coincidenza "stretta" per la città sul Bosforo... il volo (rimetto piede su un aereo Alitalia a quasi dieci anni di distanza dall'ultima volta) è solo in leggero ritardo, che viene comunque recuperato, ma arrivati a Roma restiamo venti minuti chiusi sull'aereo in attesa che arrivi un bus a prenderci. No comment, se questo scalo può aspirare ad essere un grande hub internazionale... Buona parte del margine è stata mangiata, ma andando a passo svelto riesco ad arrivare in tempo in fondo al terminal C, giusto mentre iniziano a chiamare l'imbarco per Istanbul.
Anche questo volo è in orario e abbastanza privo di eventi, ma atterriamo all'una di notte, io penso: "saremo l'unico aereo che arriva a quest'ora"... macchè! Al controllo passaporti c'è una fila allucinante e subito mi imbatto nei primi segni di allarme per l'influenza suina: personale con la mascherina (e anche svariati passeggeri cinesi) e guanti, e un modulo (da compilare già sull'aereo e consegnare all'arrivo) con informazioni sanitarie e sui luoghi di provenienza... chissà perché, ma non mi sembra il caso di scrivere per scherzo "Messico" nell'elenco dei paesi visitati negli ultimi dieci giorni...
Dopo quasi cinquanta minuti di fila, finalmente è il mio turno e il poliziotto turco inaugura il mio passaporto nuovo di zecca con il primo timbro.
Sono ormai le due, tutto quello che desidero è arrivare in hotel al più presto... prendo un taxi e subito entro in un altro universo. Vado ad allacciarmi la cintura e scopro che gli attacchi sono stati accuratamente nascosti sotto il sedile, probabilmente per eliminare anche la tentazione... l'autista mi chiede se ho da fumare, malgrado il vistoso cartello con "divieto di fumo" appiccicato al finestrino... mentre guida con la massima disinvoltura a novanta all'ora sullo svincolo dell'aeroporto risponde al telefonino chiacchierando allegramente, prima di fiondarsi a velocità warp nei viali cittadini ignorando tranquillamente due o tre semafori rossi... dapprima sono inquieto, poi penso "ma che cacchio, se qui tutti fanno così allora chissenefrega" e mi viene una sensazione esilarante, quasi da mettermi a ridere ad alta voce... è catartico lasciarsi andare allo spirito del posto e non pensare a tutte quelle paranoie che affliggono la nostra vita quotidiana.
Col senno del poi è una fortuna, perché giunto in albergo il simpatico receptionist mi dice che la mia stanza non è più disponibile... se voglio posso dormire sul divano dell'atrio. Io non ho neanche la forza di incazzarmi, continuo a ripetere "but you are f***ing kidding" finché lui non mi dice "Pensi che stia scherzando? È vero, sto scherzando, la tua stanza c'è, anzi hai una tripla tutta per te". In circostanze normali l'avrei squartato lentamente, ma stando le cose come stanno mi limito a sorridere e a salire in stanza dove mi getto sul letto senza neanche farmi la doccia. Sono quasi le tre, ci penserò domani.
Una foto in anteprima dal giorno dopo:
Faro sul lungomare di Kennedy Caddesi.
Venerdì 22 maggio
Questa giornata in effetti non è nemmeno di viaggio, vale la pena raccontarla solo per le peripezie subite... Dopo una giornata di lavoro (che fa seguito a libagioni fuori programma la notte prima) mi fiondo di corsa in aeroporto dove alle 19:30 mi aspetta (spero) il volo per Roma, dove ho una coincidenza "stretta" per la città sul Bosforo... il volo (rimetto piede su un aereo Alitalia a quasi dieci anni di distanza dall'ultima volta) è solo in leggero ritardo, che viene comunque recuperato, ma arrivati a Roma restiamo venti minuti chiusi sull'aereo in attesa che arrivi un bus a prenderci. No comment, se questo scalo può aspirare ad essere un grande hub internazionale... Buona parte del margine è stata mangiata, ma andando a passo svelto riesco ad arrivare in tempo in fondo al terminal C, giusto mentre iniziano a chiamare l'imbarco per Istanbul.
Anche questo volo è in orario e abbastanza privo di eventi, ma atterriamo all'una di notte, io penso: "saremo l'unico aereo che arriva a quest'ora"... macchè! Al controllo passaporti c'è una fila allucinante e subito mi imbatto nei primi segni di allarme per l'influenza suina: personale con la mascherina (e anche svariati passeggeri cinesi) e guanti, e un modulo (da compilare già sull'aereo e consegnare all'arrivo) con informazioni sanitarie e sui luoghi di provenienza... chissà perché, ma non mi sembra il caso di scrivere per scherzo "Messico" nell'elenco dei paesi visitati negli ultimi dieci giorni...
Dopo quasi cinquanta minuti di fila, finalmente è il mio turno e il poliziotto turco inaugura il mio passaporto nuovo di zecca con il primo timbro.
Sono ormai le due, tutto quello che desidero è arrivare in hotel al più presto... prendo un taxi e subito entro in un altro universo. Vado ad allacciarmi la cintura e scopro che gli attacchi sono stati accuratamente nascosti sotto il sedile, probabilmente per eliminare anche la tentazione... l'autista mi chiede se ho da fumare, malgrado il vistoso cartello con "divieto di fumo" appiccicato al finestrino... mentre guida con la massima disinvoltura a novanta all'ora sullo svincolo dell'aeroporto risponde al telefonino chiacchierando allegramente, prima di fiondarsi a velocità warp nei viali cittadini ignorando tranquillamente due o tre semafori rossi... dapprima sono inquieto, poi penso "ma che cacchio, se qui tutti fanno così allora chissenefrega" e mi viene una sensazione esilarante, quasi da mettermi a ridere ad alta voce... è catartico lasciarsi andare allo spirito del posto e non pensare a tutte quelle paranoie che affliggono la nostra vita quotidiana.
Col senno del poi è una fortuna, perché giunto in albergo il simpatico receptionist mi dice che la mia stanza non è più disponibile... se voglio posso dormire sul divano dell'atrio. Io non ho neanche la forza di incazzarmi, continuo a ripetere "but you are f***ing kidding" finché lui non mi dice "Pensi che stia scherzando? È vero, sto scherzando, la tua stanza c'è, anzi hai una tripla tutta per te". In circostanze normali l'avrei squartato lentamente, ma stando le cose come stanno mi limito a sorridere e a salire in stanza dove mi getto sul letto senza neanche farmi la doccia. Sono quasi le tre, ci penserò domani.
Una foto in anteprima dal giorno dopo:
Faro sul lungomare di Kennedy Caddesi.