Ogni Mondiale è come un grande viaggio, una storia a sè che si lascia dietro ricordi per tanti anni.
Il Mondiale marca le generazioni che lo vivono, segna il tempo e rispecchia i cambiamenti sociali.
Infatti quest'anno comincerà a pochi giorni dalla nascita di Beatrice, figlia di due filosofie di gioco apparentemente inconciliabili.
Ad ogni Mondiale sembra di tornare indietro nel tempo, a quando eri bambino e ti sembrava tutto così grande, ai fotogrammi in bianco e nero di Pelè e Meazza, alle notti magiche e a quelli mitici, indimenticabili degli anni 70 e 80, con squadre che marcarono epoche.
Ogni 4 anni, a giugno, sembra che tutto passi per un momento in secondo piano e via alle emozioni, ai ritrovi con gli amici al bar, ai caroselli in piazza, gioie e dolori.
Notti volgari e interminabili in compagnia di amici e gente di passaggio.
Quest'anno io vedo 3 favorite, Brasile, Argentina e Spagna, + 1 outsider, l'Inghilterra.
Spero in un'africana, magari un piazzamento in semifinale.
Quest'anno sarà il mio secondo mondiale all'estero, il primo in Spagna, diviso tra due nazioni, due filosofie e due colori.
Ma alla fine quello che più mi piace di un mondiale, come direbbe il Rada, è vedere tanta umanità ritrovarsi su un campo di calcio, in piazza o al bar a fare una grande festa, senza odii nè etnie.