L'esperienza sui treni romeni è impagabile: stile i nostri vecchi interregionali, scompartimenti da 8 nello stesso spazio in cui noi stiamo in 6. Treno da Dej a Suceava, teoricamente 5 ore e mezza, in realta' quasi 7, per fare 240 km. Agosto 2008.
Partenza alle 10 stranamente puntuali. Verso mezzogiorno una madre con due bimbe apre delle scatolette di crema da spalmare dal vago odore di prosciutto e prepara il pranzo. Io che ho solo un pacchetto di crackers e molta fame penso che mi piacerebbe chiederle un po' di quella crema, in fondo l'odore non e' poi così malvagio, ma non me la sento. A fine pasto, la bottiglia da 2 litri di bevanda non identificata, ormai vuota, viene lanciata dal finestrino dalla suddetta signora.
Il tempo passa, e il sedile di pelle è sempre più incollato al sedere per via dei 35 gradi e della non esistenza dell'aria condizionata. Una signora entra e chiede sgarbatamente di spostare il mio zainone, che avevo faticosamente issato sul portabagagli: era disteso per lungo e occupava il "suo" spazio bagagli. Raddrizzo lo zaino e passo le restanti ore di viaggio a sbirciare ogni tanto in su, sperando che non mi cada in testa visto che ora sporge per quasi meta' della lunghezza. Il ragazzo che mi siede di fronte capisce che sono italiana e attacca bottone, lui lavora a Pomezia, si stupisce che io sia in vacanza in Romania, e soprattutto da sola. Inizia a chiedermi se ho un ragazzo, la cosa mi infastidisce un po', non vorrei che iniziasse a provarci e magari volesse pure rivederci una volta tornata in Italia. Invece continuiamo a chiacchierare piacevolmente, mi racconta della sua vita, sta andando oltre Suceava a trovare la famiglia. Dopo un po' anche la signora con le bambine cerca di entrare nella conversazione, ma non sa ne' l'italiano ne' l'inglese, il ragazzo fa un po' da interprete e tra sorrisi e qualche mia parola di romeno instauro una specie di rapporto anche con lei.
Il treno lentamente avanza, il calore imperversa e i miei leggerissimi pantaloni di cotone arrivano al punto da poter essere strizzati. Ma in un modo o nell'altro la stazione di Suceava viene raggiunta. Alla fine mi sentirò una stupida per aver temuto chissà che, quando mi alzo per scendere la signora mi saluta amichevolmente e il ragazzo mi augura semplicemente "buon viaggio".
Drum bun, le due parole che mi sono state dette piu' volte in Romania.