Tornati ecco un resoconto:
Parte Prima
Il Levante, quindi la Comunità valenciana, viaggio improvvisato nel più vero senso della parola.
L'aeroporto di Valencia che ci accoglie rimanda a quello di Santander, saranno frequenti i ricicli ed i de ja vu vari in giro per la città, con pezzi che ricordano altri luoghi di Spagna, sia per piazze che palazzi, marciapiedi o per stazioni della metropolitana. Un senso di copia ed incolla mischiato che sinceramente non mi capita in Italia dove abbiamo una maggiore varietà di elementi urbani. Talvolta un angolo mi ricorda Malaga, un altro Santander, un altro San Sebastian e cosi' via. Questa cosa mi piace si e no.
La città è lettaralmente bersaglio dei turisti italiani e ciò è sia un bene che un male oltre che storica conseguenza.
E' un male poichè ci facciamo riconoscere ( molto meno che in passato ) e turisticizza il luogo, ma è un bene poichè favorisce l'integrazione europea e la comunicazione tra le persone, ci avvicina tutti. Del resto i rapporti di Valencia con l'Italia sono sempre stati stretti dai tempi della corona d'Aragona ed i suoi collegamenti con l'Italia, specie meridionale ma anche in Lombardia ulteriori possedimenti degli iberici.
Oltrettuto il turismo, soprattutto marittimo, arricchisce Valencia e la sua regione e quindi i suoi cittadini.
In particolare sembra esserci la tendenza piuttosto strana a prendere la città come meta per addii al celibato ed al nubilato, moda abbastanza diffusa per gli italiani. Nel viaggio ne vedremo tantissimi. A conti fatti non c'è nulla di particolare che possa portare a questa scelta se non i costi contenuti dei voli che portano appunto turisti in città. Gli altri sono famiglie coi figli attratti dalla Città delle Scienze.
Subito balza all'occhio il noto bilinguismo locale, il classico castigliano-spagnolo è affiancato dal valenzano, che tralasciando le politiche locali che vogliono elevarlo a lingua, non è altro che una variante del catalano. Del resto come il libro del Cid mi insegna furono gli eserciti catalani, al'epoca fusi con l'aragona, ad effettuare la conquista del regno moresco di valenza sottraendolo agli islamici.
Col classico motto
<<levati tu che mi ci piazzo io>>
i catalani si portarono appresso le famiglie e si impiantarono a Valencia scacciando gli arabi ed impossessandosi della proprietà. Famiglie nobiliari come i Borgia acquisirono qui quella ricchezza e potere che li avrebbe fatti ascendere al soglio pontificio.
Valencia è una città di mare, ma mica tanto, un sospetto lo avevo avuto.
Mi è piaciuta ma non tanto poichè è grande e fessa, per le potenzialità e le risorse che potrebbe avere, da terza città di Spagna, sfigura rispetto a città spagnole inferiori per grandezza.
E' una città di mare ma mica tanto perchè come Latina ,dove abitiamo, si trova in realtà in prossimità del mare, non sul mare che anche qui è a 7 chilometri circa, sebbene in questo caso non vi sia interruzione all'area urbana.
Esattamente come a Latina, se stai al centro il mare è come se non ci fosse, non si vede, non si sente, con la brezza frenata dai vicoli afosi. Proprio come il capoluogo pontino nostrano, essa nasce come avamposto agricolo, centro di raccolta per tutti i campi irrigati del circondario, le cosiddette huertas, nate sfruttando una fitta canalizzazione ( già iniziata dagli arabi ), con una deviazione totale del fiume Turia. Nulla quindi di così diverso dal disegno mussoliniano di Littoria, centro di smistamento e vendita dei prodotti agricoli provenienti dalla bonifica delle paludi pontine.
I coloni catalani da Girona, Lleida, Valle d'Aran ecc. , poi divenuti valenzani, non differiscono per mentalita' dai veneti de "tera" giunti da noi, quindi una mentalità essenzialmente diversa rispetto ai portuali, esattamente come un padovano o un trevigiano si differenzierebbe da un veneziano. Ed è un aspetto sostanziale. In questo modo la città può soltanto assomigliare ad un porto mediterraneo, ma non esserlo completamente, il rapporto è diverso, con i cittadini che si ricordano del mare solo in estate o per farsi la cenetta di pesce e finisice là.
Il catalano c'è ( ma guai a definirlo tale per non urtare orgogli campanilistci ) ma è risaputa la rivalità, non solo calcistica tra Valencia e Barcellona, nata dal soffrire un certo complesso di inferiorità (evidente ), e da qui un odio non solo per Messi ma anche verso l'indipendentismo catalano recente, quindi orgogliosamente valenzani ma orgogliosamente spagnoli e legati alla Guardia Civil ( che fu accolta con applausi dopo le retate a Barcellona ) ed al Re.
Porto vero è in realtà il Cabanyal, che era un villaggio separato da Valencia, e poi inglobato con la crescita urbana. Quindi la parte di città retrostante il porto reale ampliato con la Coppa America di vela. E l'architettura dei palazzi lo riflette, come la gente che ci abita. Lo stesso vale per Nazareh, quest'ultimo che ho potuto osservare solo in bus. Quartieri disgraziati ed irregolari di marinai sporchi e bambini scuri, scarafaggi e zingari con la chitarra in piazza. Potremmo essere nei balcani sarebbe uguale. Col mercato sbaraccato rispetto a quello scintillante ed oramai turistico del centro.
Essendo estate, il fulcro estivo della vita notturna sembra essere proprio il porto.
Fulcro è una parola grossa, anche qui la disciplina catalana prevale sulla briosità iberica, movimento sembra esserci solo il venerdì ed il sabato, con diversi locali chiusi in settimana o svuotati anche essendo luglio e con turisti presenti in città.
Los Arenes è una parata di taverne e giusto qualche bar, più in la' sono le strutture del porto ad ospitare alcuni american bar, ma per essere la terza città di Spagna, turistica ed in piena estate mi sembra poco se paragoniamo che città infinitamente più piccole e più fuori dai circuiti tipo Varna ( bulgaria ) hanno un'offerta pressochè uguale di intrattenimento tutta la settimana in estate.
La notte del venerdì la salterò per stanchezza, il clou resta il sabato e comunque non delude, ci mancherebbe pure visto il resto. Il porto è preso da un mercatino-festa dell'unità coi bonghi e da una mega festa per tutti noi, folle di giovani e meno giovani, diversi over 40, si accalcano ad un concertone di tecno e dance anni 90. chiedo il prezzo e ci dicono 60 euro a persona....cioè neanche Ibiza, chi aha organizzato avrà fatto i fantastiliardi quella sera poichè parliamo di migliaia di persone.
Declino e vado avanti, gli italiani vociferavano di un locale il Beach Club Marina, pubblicizzato anche all'aeorporto, passerò li' la serata clou, prezzo onesto 15 euro con consumazione, all'interno oltre 1000 persone comunque. Piscina ben clorata, tanti spagnoli ed italiani, compresi i ben noti addii alla singletudine. Età adatta anche agli over 30 ed over 40, grazie anche ai turisti vitelloni nostrani.
Particolare interessante scoppiano due risse, fatto molto raro, placcaggi all'americana e risolverà la Guardia Civile che ha priorità e giurisdizione nei porti.
La nightlife di Valencia inzia e finisce qui poichè nel centro le segnalate via dei Caballeros nel centro storico presentano giusto due piazzette scarsamente affollate e qualche baretto con i classici italiani che circolano festeggiando gli addii.
Per il resto solo luoghi per cenare, alcuni validi altri senza nota, di cui magari dirò. Alcuni bar con tavolini a Piazza della Regina e Piazza della Vergine, ma nulla di differente da tante città per passare la calura estiva.
Del centro storico vale la pena segnalare e vedere la cattedrale, nonchè salire sul campanile Miguelete, molto interessante il presunto calice del Santo Graal custodito al suo interno, la Vergine del coro protettirce delle gravidanze, i due inquietanti dipinti di Goya,la cappella dei Borgia, nonchè l'ampio museo annesso su tre livelli al cui piano inferiore ci mostra i resti della moschea islamica e della chiesa visigota antecedenti alla cattedrale con diversi resti di ossa umane.
Da vedere la Lonja, che non porta via più di mezz'ora che ha il significato delle trattazioni dei commerci ai temi aragonesi nella grande sala delle contrattazioni e della riunione del Consiglio del Mare.
Il mercato centrale, interessante come siano divenuti ambiti dai turisti i mercati, un volta non ci andava nessuno, ora le guide li segnano e via. E' una mini Bouqueria di Barcellona, tanti i prodotti comprese varietà ignote di pomodoro, alcune locali. Regno di frutta, prosciutti e formaggi.
Notevoli le due porte monumentali rimaste delle fortificazioni cittadine, Serrano e Quarts. Degna di nota la Redona, la piazza circolare nata all'interno degli edifici, legata alla lavorazione dei merletti cittadini. Il tutto ricade poi sui vesti tipici di Las Fallas, la ormai nota festa.
In relazione a Las Fallas vale la pena un salto al museo Fallero, gratuito la domenica, dove molte statue picccole, i ninots, sono stati salvati dal fuoco. La festa è Valencia e varrebbe la pena visitarla in quel periodo. Durante la nostra visita ci siamo accontentati però di seguire le preselezioni dell Mayora Fallera, la reginetta della festa, uno dei concorsi più storici, assurdi e combattuti delle feste di Spagna ( Malaga ha la regina della Feria, Las Palmas il Trans regina del Carnevale, ecc. ), quelli a cui abbiamo assistito erano quasi i preliminari di Champions, seguitissimi come evento mondano dalle varie confraternite e società locale nel parco del Turia, dove le ragazze lottano quartiere per quartiere con un tipico rituale di incoraggiamento e tipici costosissimi costumi tradizionali. C'e' anche la versione mini del concorso per le bambine.
E' una cosa seria e fa più parte di Valencia questo che la città delle Scienze, che è praticamente un corpo estraneo nella città.