Riflessioni sparse ( insieme di interventi miei rraggruppati ) sulla Turchia e le recenti elezioni prendendo spunto da un articolo:
Semplice e banale retorica teorica neanche economica, ma proprio da giornalismo pseudo-economico.
L'autore cerca di ricavarne un pessimo esempio di politica economica per creare un fantomatico parallelismo col governo italiano attuale, poiche' non gli piace e lo vuole mettere in cattiva luce.
Sfruttando il nome comune Lira turca-Lira italiana
Ora di questa cosa del governo pentastellato-leghista non mi frega nulla
.
Resto quindi sulla Turchia e posso solo dire che il giornalista probabilmente ignora la storia della Turchia repubblicana ( direi anche l'ultimo impero ma andremmo troppo oltre cronologicamente ). Oppure la ignora volutamente per raggiungere il suo fine retorico.
Ankara non e' mai stato un paese sovrano, ne' ad "economia sovrana".
Ha sempre avuto creditori di cui tenere conto ed era un paese sottosviluppato parlando di tutti i settori, dal primario non meccanizzato all'industria ( per tutta la guerra fredda ), per arrivare al terziario in tempi moderni post guerra fredda e quindi proprio l'epoca erdoganiana.
La sua industria dipendeva da capitali stranieri e per il novanta per cento dei casi si trattava di delocalizzazioni per industrie occidentali : pensiamo solo ai noti Jeans Levis per la vicinanza alla materia prima cotone e manodopera in abbondanza a basso costo comunque brava a cucire, ma anche l'estrattiva ( cromo, ecc. ), tutta in mano a multinazionali estere.
Il settore d'eccellenza era l'esercito, finanziato direttamente da Washington da renderlo il secondo-terzo migliore nella Nato dopo gli stessi Usa.
La Lira turca ha sempre fatto schifo in quell'ambito di sottosviluppo e dipendenza straniera, tanto che la sua svalutazione a n zeri ha creato esemplari numismatici da collezione molto ricertati.
Finita la Guerra Fredda la gente si e' stancata del Kemalismo stantio sia politico che economico, appesantito dai finanziamenti americani che furono dimezzati e che aggravo' la crisi anche della moneta. In tutto questo ha pesato anche il boom demografico e la fuga in massa di contadini proletari dalle campagne verso Istanbul.
Nacque la YTL, la nuova lira turca pesante "segando" gli zeri mossa alternativa degli anni novanta ad altri paesi "pupazzati" dagli Usa che cambiarono proprio valuta tipo il Brasile che abbandono' il cruzeiro, o altri che dollarizzarono proprio l'economia e/o valuta ( dall' Ecuador, al Peru', all'Argentina , ecc.).
Dimostrando che nessuna ricetta sia totalmente buona o totalmente sbagliata, neanche se ti e' suggerita dall' FMI o BM ( che spingevano proprio per austrita' e dollarizzazione ) ma dipende da molteplici fattori.
Furono quindi lasciati liberi i partiti demoislamici turchi che vinsero ovviamente a mani basse senza lo spauracchio di golpe militare.
Si cercarono nuovi creditori ed evendimente li si trovarono nei paesi arabi del golfo ( tipo il Qatar ).
Questa pioggia di gasdollari e petrodollari consenti' lo sviluppo della Turchia sotto Erdogan con massicci investimenti e la creazione di una agricoltura modernizzata, un certo numero di industrie a marchio turco ( pensiamo a Toksoz noto per Pernigotti ) ma soprattutto un robusto terziario ( quindi anche banche ) con la nascita di tutta una classe sociale medio-alta imprenditoriale e professionista nelle grandi citta'.
Erdogan ha provato ad agganciare il suo paese all'Unione Europea e quindi all'economia del mercato comune. Francia, Germania e Gb non l'hanno mai, volutamente fatto entrare nell'UE, consci che sarebbe diventato un forte competitore nel mercato europeo una volta sgravato di dazi, ecc. Oltre al peso dei parlamentari turchi, che sarebbero stati pari in numero ai tedeschi.
Il paese Turchia si e' trovato cosi' ancora una volta "sospeso" ed isolato tra oriente ed occidente.
Ha provato a creare una sua terza via autonoma nei balcani, africa mediterranea, medio oriente, asia centrale turcofona ( Turkmenistan, Uzbekistan, ecc. ) cercando una sfera d'influenza propria e mercati per far sfogare i suoi prodotti ed il denaro accumulato dalla crescita in altri investimenti infrastrutturali in questi paesi.
Anche qui tra errori di Erdogan ( guerra in Siria ad esempio ) e la pronta risposta dell'occidente ( o di Israele e l'Iran per il medio oriente ) si e' trovato poi la strada sbarrata.
Anche i suoi finanziatori (Qatar ) si sono trovati in situazioni mutate e di difficolta'.
Come si voleva che andasse a finire la storia della Turchia? E soprattuto cosa c'entra Salvini e Di Maio? La storia ed il presente economico italiano e' diverso.
Il decollo o l'affondamento di una valuta o dell'intera economia non e' imputabile unicamente ai meriti o demeriti di un governante ( questo neanche nella politica videogiocata ).
Cio' che comunque resta, aldila' di Erdogan o non Erdogan, alla luce degli eventi nazionali ed internazionali accaduti, e' che la Turchia del 2019 e' un paese piu' ricco e dove si vive meglio del 1989 o del 1999.
E tanto di questo rimarra' anche quando Edogan alzera' i tacchi.
Non ho fatto nessun elogio ad Erdogan, anzi ho sempre sostenuto di non credere alle <<crescite miracolose>> ne' alle <<bacchette magiche>> per tanti paesi.
Gia' dal 2007 andando in Turchia e vedendo certe cose ho sempre maliziosamente sospettato e pensato che, per quanto abile potesse essere Erdogan a sentire i racconti, prima come sindaco di Istanbul e poi come Premier, non fosse tutta farina del suo sacco.
Infatti sopra non manco di citare piu' volte gli arabi del golfo ed il Qatar con i loro capitali sponsor. Insomma servono i soldi e certe cose non piovono dal cielo.
Quello che pero' contesto all'articolista ( ma anche ai sovranisti ), e' che la Turchia non sia esempio di nulla, positivo o negativo, e lontano dall'Italia.
Questo perche' ,come detto, da un lato non e' tutta farina di Erdogan il decennio d'oro di crescita ( sempre di capitali esteri alla base si parla ).
Dall'altro lato il sovranismo turco non e' stato sempre una scelta, o meglio si e' rivelata obbligata in certi momenti, visto che avevano seguito per filo e per segno le direttive di Bruxelles ( e altri ) fino ad un certo punto, ma poi hanno trovato la porta chiusa degli europei ( non noi Italia sempre sostenitori dell'entrata turca da Berlusconi a Prodi ).
A favore di Erdogan va' detto comunque, che al netto dei capitali esteri, il paese e' cresciuto, invece durante le epoche militari o del governo del Chp, supportato dai capitali americani, il paese e' rimasto abbastanza immobile per via anche dell'ostilita' di una certa nomenclatura sociale repubblicana, che avrebbe dovuto essere il motore dello stato ( oggi questo motore nuovo c'e' ed ha fatto molto ).
Significa che qualche soldo nel paese e' stato ben speso/investito oltre ad allargare i conti svizzeri o americani.
Come per il Veneuzuela di cui si parlava tempo fa, tante di queste cose che vediamo sono sistemiche e cicliche del sistema paese.
A quanto stava il Debito turco nel 2001? E la Lira turca nel 2001?
Debito, svalutazione fanno parte della Turchia a prescindere del Governante semplicemente perche' questi Stati, diciamo "squilibrati", hanno la "copertina di Linus", troppo corta per coprire contemporaneamente la faccia ed i piedini. Tocchi per abbassare qua e si alza la' e viceversa. Ed e' tutto fortemente dipendente dal clima politica nazionale ( la politica stile "chavista" del consenso tra le masse rurali citata ha perfettamente senso in quelle situazioni e l'assistenzialismo, la "carita' musulmana", fa' parte di tutti i partiti demoislamici del mondo musulmano ) ed internazionale ( le tensioni Turchia-Occidente non aiutano.. anzi innescano ). Non c'e' nulla che non abbiamo gia' visto laggiu'.
La Turchia e' sempre stata un paese fortemente europeista proprio per motivi politici ed economici nazionali ( compresa la dipendenza storica da prestiti esteri, nonche' il rapporto import-export con l'UE ).
In estensione cio' vale anche per Cipro Nord, che ha sempre voluto integrarsi a Cipro greca.
Questo e' valso anche e forse maggiormente per la Turchia a guida Erdogan ( l'adesione faceva parte del suo programma elettorale, l'Akp e fece trattative l'Akp stesso ed avvio' il programma di integrazione legislativa ed economica commerciale ) quantomeno fino agli anni 2008-2009, poi le cose sono cambiate inevitabilmente per ovvi motivi.
Dicendo questo sopra non voglio tessere le lodi di Akp e di Erdogan, ma riferirmi proprio ad una cronaca nuda e cruda dei fatti dell'ultimo ventennio.
Restando sulla Turchia, la situazione mutata, nazionale ed internazionale, ha certamente riportato, in tempi recenti anche sul Bosforo come in Europa, in voga il nazionalismo, che in componente molto minoritaria e' sempre stato presente sulla scena politica ( Mhp ).
Ma anche qui non c'e' differenza negli approcci populisti elettorali di entrambi gli schieramenti ora:
nel momento in cui l'europeismo e' stato per forza e per scelta quasi obbligata, stoppato ed arenato ( e dal canto suo l'Europa sta attraversando una crisi d'identita' e progetti comuni ) sia l'Akp che il Chp si sono appoggiati a partiti nazionalisti per quest'ultima tornata amminisitrativa.
Ecco che abbiamo l'Akp in coalizione con Mhp da un lato. Dall'altro lato Chp in coalizione con Iyi.
Iyi e' nuovo di fondazione, ma non negli esponenti e contenuti poiche' la stessa leader e' una fuorisciuta dell'Mhp e negli anni novanta era nelle stesse liste dei partiti demoislamici in cui si presentava Erdogan ( poi tutti rimossi dai militari, Erdogan compreso ).
Non c'e' nessuna alchimia: io cito il passato ( l'ho fatto anche per il Venezuela ), semplicemente perche' ti spiega ed e' uguale al presente, essendo il sistema paese pressapoco lo stesso, nonostante le riforme ( che spesso si esauriscono nel tempo, ma il paese sotto resta il medesimo ).Debito e/o svalutazioni quindi saranno sempre problemi che ritorneranno a galla ciclicamente per i turchi.
Erdogan ( ed il suo gruppo ) se avesse potuto oggi sarebbe un membro Ue ed userebbe l'Euro, al quale avrebbe aderito in maniera entusiasta. E' ben lontano da chi in Italia propugna il ritorno alla Lira.
Faccio notare che le masse disagiate delle periferie urbane sono persone che vengono dalle aree rurali.
E' un fenomeno di cui ho gia' parlato e riguarda la Turchia degi ultimi trent'anni almeno. Sono quindi le stesse persone che ieri erano contadini e braccianti scappate dalla campagna, che si va spopolando.
Dal punto di vista della strategia elettorale del consenso quindi l'Akp cerca l'appoggio delle medesime persone, che si sono spostate.
Lo spostamento, l'urbanesimo e' inevitabile e si e' innescato gia' quando Erdogan era sindaco di Istanbul. E' inevitabile perche' la meccanizzazione dell'Agricoltura richede meno masse per forza lavoro. L'altroieri la gente scappava in Germania ed Europa a lavorare in fabbrica, negli ultimi trent'anni invece e' la ritrovata ricchezza in crescita di citta' come Istanbul ad attrarre chi cerca fortuna.
Tempo fa molti di questi immigrati in citta', al momento dei censimenti, ritornavano ai villaggi e cittadine per farsi censire li' e grantirsi i sussidi per loro e la comunita' rurale.
A rimetterci pero' erano citta' come Istanbul che con fondi e quindi infrastrutture e servizi inadeguati doveva far fronte ad un numero sempre maggiore di residenti "fantasma", che non erano nemmeno censiti.
Sussidiarli direttamente sul posto quindi non e' una scelta cosi' negativa, volta a ridurre il disagio nelle periferie dove effettivamente risiedono.
Questo tenendo conto che la campagna ha gia' ricevuto molto ed e' effettivamente cresciuta e si e' modernizzata nelle strutture produttive diventando meccanizzata ( oltre che esportare macchinari ) ed ha aumentato gia' le rese.
Si ma spiegate alla stampa nostrana che il partito socialdemocratico turco e' il DSP...e' inutile che La Repubblica e La Stampa cerchino di trovare sinistra dappertutto ( Italia compresa ).
Sui risultati nessuna sorpresa, ad Ankara gia' i sondaggi davano avanti Chp-Iyi. Ad Istanbul gia' si dava il testa a testa serrato.
per il resto Chp saldo sulle coste, quindi Smirne ed Antalya non fa notizia. Idem il partito curdo a sud-est.
Quella della carta elettorale uscita e' quindi una carta un po' storica, per zone di prevalenza dei vari partiti, delle elezioni in Turchia, semmai erano i boom Akp di precedenti tornate a risultare eccezionali. Vi metto mappe precedenti per confrontarle e considerate che Chp ha in "pancia" Iyi ( profughi dissidenti di Mhp ), cio' ha consentito di vincere in distretti come Adana e soprattutto Ankara dove il candidato e' appunto un ex Mhp
https://en.wikipedia.org/wiki/Mansur_Yava%C5%9F.
Certo strappare Istanbul dopo 25 anni fa' notizia, ma insomma non se ne puo' piu'...ora anche Santa Sofia che dovrebbe ritornare moschea, e quella chiaveca di moschea piazzata al Taksim sono cose vergognose.