Fino ad ora, le descrizioni di Rumiz e Terzani, quando descrivono il "nostro" modo di intendere il viaggio erano quelle che più mi avevano colpito per "vicinanza" ma questa defizione magari meno aulica arriva, secondo me, diretta al punto.
Questo a dimostrazione che anche autori con scarsa visibilità hanno, a volte, comunque qualcosa da dire
Vi riporto il passo integralmente:
" Il viaggio, innanzitutto, non è una vacanza. Il viaggio è l' opposto della vacanza e quindi deve essere ordinatamente disorganizzato. La vacanza ed il viaggio organizzati sono così noiosi: in partenza già sai ciò che dovrai vedere, cosa troverai da mangiare, in che letto ti toccherà dormire, magari le persone che finirai per incontrare, il tutto scandito da orari fin troppo precisi. Praticamente finisce con l' essere un' ulteriore gabbia nella quale rinchiudersi, un' ulteriore catena di montaggio e niente altro. Partire è ben altra cosa: non sai quello che vedrai di lì a poco, non sai quando e se mangerai, non sai se, dove e con chi dormirai. E' un confronto continuo con le persone che incontri, con gli usi e i costumi dei luoghi che ti ospitano, è vivere la vita dal basso. Insomma,
il viaggio è viaggio e deve essere disorganizzato perchè ti rimanga qualcosa dentro. "
Tratto da:
In Alexanderplatz come in piazza del Duomo - Domenico Scivano, Edizioni Erranti