Ma perché mai uno dovrebbe mangiare un frutto che sa di cipolla marcia??
Si chiama Durian, ed è una delle tante stranezze culinarie e non solo, scoperte nell’isola di Hainan, in Cina.
Approfittando di un’ offerta turistica, una mia amica mi invita a spendere una settimana in questa isola tropicale cinese: l’arcipelago di hainan, situato nell’estremo sud della cina a lato est del vietnam, possiede tutte le caratteristiche climatiche e naturali di un isola tropicale, con l’aggiunta della cultura cinese. Che fa la differenza.
Se trasferirmi in Russia è stato come cambiare mondo, atterrare in Cina è stato come entrare in un altro universo nonostante l’isola di hainan sia una meta turistica a pieno titolo. Solo che lo è per la stragrande maggioranza, cinese.
Germe del sino-comunismo ed enorme base militare della Cina moderna, quest’isola si è aperta al turismo solo recentemente, rendendola di fatto un enorme cantiere a cielo aperto e, nonostante questa regione sia le meno densamente popolata, non si può fare a meno di notare quanti diavolo siano questi cinesi!
Alloggiamo all’hotel Barry butique nella piccola cittadina di Dadunghai, situata nella vicina e più grande Sanya. Il turismo in questa zona è, a parte cinese, prettamente russo, tant’è che quasi ovunque le insegne sono in russo, oltre che al cinese ovviamente e, qua è là, in inglese. Il problema è che quasi nessuno conosce queste lingue, il che rende la comunicazione parecchio problematica.
L’ Hotel è un cinque stelle che, paragonato agli hotel occidentali, si attesta su un 3 e mezzo circa, fornito di piscina panoramica al sesto piano, inclusa reception, è situato al centro della piccola cittadina, tutto intorno negozi, ristoranti e bar di ogni tipo. Da segnalare, per chi fosse in astinenza di comunicazione verbale, i bar Dolphin e Young, gli unici in cui si trova personale cinese con un discreto inglese e che, per ovvi motivi, attira molti stranieri, infatti riesco anche a partecipare ad un Couchsurfing meeting organizzato all’ultimo momento, che mi dà la possibilità di entrare in contatto con due ragazze cinesi locali, una delle quali ex fidanzata di un pilota italiano e che mi porta a conoscenza del fatto che molti italiani bivaccano da quelle parti, notizia che apprendo con una certa sorpresa dal momento che, a giudicare dalle persone che vedo in giro, cinesi escluse, siano quasi tutte russe, tant’è che è assolutamente normale rivolgersi direttamente in russo ad un volto occidentale.
L’oceano, o meglio il mare della cina meridionale, non è un gran che sinceramente e la spiaggia tanto meno, ma come molti di voi ben sanno, non è una cosa che a me interessa gran che, sono solitamente più interessato all’aspetto culturale, cosa che per fortuna non manca assolutamente, essendo lo shock culturale, come detto in precedenza, enorme.
Settembre corrisponde all’apertura della stagione in questa località, situata a sud dell’isola stessa, il che significa un caldo e, soprattutto, un’ umidità insopportabile!
Ed è per questo motivo che qui tutti i cinesi, come i londinesi, portano sempre l’ombrello con se, perché utilizzato sia in caso di pioggia sia per evitare il sole. Infatti in Cina la pelle chiara è considerata e apprezzata molto più della pelle abbronzata, un po’ come lo era da noi fino ad un paio di secoli fa. Qui avere la pelle chiara e, soprattutto, riuscire a mantenerla tale, è considerato un sinonimo di bellezza il che fa si che sia del tutto normale spendere una giornata al mere completamente vestiti e con l’ombrello, non l’ombrellone da spiaggia, ma proprio l’ombrello individuale, usato anche in acqua.
In questa settimana, oltre a ammalarmi lievemente per l’alternanza tra il caldo impossibile all’aperto e l’aria condizionata all’interno, ho modo di visitare il complesso del tempio di Nanshan dove è situata la più grande statua femminile di Buddha al mondo, alta ben 108 metri, issata su un’isoletta artificiale a poche centinaia di metri della riva, in mezzo al mare, il parco del “cervo che guarda indietro” situato sulla più alta collina della zona e la via della nightlife di Sanya dove sono concentrati praticamente tutti i club della città, impossibile sbagliarsi.
Ma ciò che più di tutto mi ha piacevolmente impressionato è la succulenta e variegata cucina cinese. Ho scoperto una grande varietà di frutti e verdure di cui non conoscevo l’esistenza che generano un’infinità di varianti nella preparazione dei piatti stessi. Uno su tutti che mi è particolarmente piaciuto, il riso fritto all’ananas e mango, condito con l’immancabile salsa di soya e una svariata quantità di spezie.
In conclusione, non sono un amante dei posti turistici per cui non ho apprezzato più di tanto il lato turistico del posto, insopportabile il caldo ad inizio stagione, meglio novembre o dicembre. Tornerei qui? No e non mi sento nemmeno di consigliarla come meta, sebbene sia (ancora) parecchio economica. tornerei in Cina? Sicuro, anche domani, ma in un posto completamente diverso.
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