Lebowski ha scritto:alexthedragon ha scritto:flyingsoul ha scritto:Mhà, io credo che sia troppo difficile tracciare un profilo reale della persone e del personaggio se non lo si è vissuto in prima persona. Chavez è stato una persona e un personaggio influente, questo è indubbio, quanto al resto mi riserbo un opinione di parte.
Sugli scenari possibili quoto max, ma credo fossero prevedibili
Ripeto..io in Venezuela ci sono stato..più volte e nn per qualche settimana..ho sposato una ragazza venezuelana (anche se di origine italiana)..quindi la realtà la conosco..all'estero..è ovvio che uno dice "grande uomo perchè si oppone agl USA", ma poi scopri che per sopravvivere chiede 30 mila mln di dolari alla cina in prestito in cambio di oltre 700000 barili di petrolio al gg fino al 2030...cosa che obbliga il venezuela ad importare la benzina...cosa incredibile...si oppone alle grandi nazioni, ma non gli fa schifo vendere agli USA..che sono il secondo compratore del petrolio venezuelano al mondo...insomma...io credo che per avere una visione completa bisogna viverle le cose...sembra tanto romantico pernsare a Chavez come un libertador...ma fu proprio Simon Bòlivar a dire che un governante non deve stare al potere piu di qualche anno perchè in quel caso diventerebbe una dittatura...fu proprio el gran Libertador..che Chavez tanto amava...a dirlo...
Ha lasciato un paese in mano alla deliquenza..alla scarsità di cibo ovunque...alla mancanza di elettricità quasi ogni gg...senza contare che PDVSA ha dovuto fare accordi con ENI e Chevron perchè sennò non sarebbe più riuscita a estrarre e raffinare con proprie risorse...insomma...tante cose nn vanno in Venezuela...perchè parliamoci chiaro..il socialismo in salsa cubana che proponeva Chavez....fallisce sempre e cmq..se nn hai qualcuno che ti passa i soldi gratis...invece di tentare un comunismo che la storia ha già bocciato...magari era meglio tentare una socialdemocrazia come in Brasile..dove non c'è un paese diviso a metà..e dove hanno un ritmo di crescita impressionante
Alexthedragon, non voglio polemizzare, però nessuno mette in dubbio che manchi l'elettricità, ad esempio. Non si mette in dubbio ciò che affermi.
Il punto è che se si discute del chavismo e si parla di questo si è un po' fuori argomento. Non so, è come se si criticasse il governo del paese x (qualunque paese) perché nella città y le strade sono piene di buche. Ok, ci sarà pure una correlazione ed è pure vero, però è un discorso un po' più complesso l'analisi della politica governativa, no?
Entrando più nello specifico, la criminalità c'è sempre stata. I dati con Chavez dicono che è calata, ma comunque c'è, tanto per fare un esempio. Nessuno dei pro chavez afferma che sia sparita.
Quando si critica la politica imperialista americana e i si loda il fatto che Chavez ha detto no a questo, non si nega che il Venezuala vende petrolio agli americani (e ci mancherebbe!) ma si afferma altro. Ad esempio, tanto per farne uno, Chavez ha utilizzato proprio il petrolio come merce di scambio per attuare politiche sociali (es per avere medici da Cuba). Fottendosene allegramente di fare più profitto con la PDVSA da dividersi poi tra gli azionisti e il governo. Questo voleva il governo americano che aveva forti interessi economici nel petrolio dell'area venezuela e voleva farci profitto, infischiandosene delle politiche sociali. Su questa cosa poi c'è anche da dire che è legata al golpe subito anni fa. Ma evitiamo l'argomento. Chavez stesso, una volta tornato al potere, licenziò in diretta tv i manager della società che erano dalla parte del profitto aziendale. Ed è vero, li ha sostituiti con "amici incompetenti" come altri han scritto. Ma in realtà incompetenti non sono, servono a attuare la politica governativa. La differenza tra Chavez e altri governi (italiano compreso) è che i profitti prodotti con le aziende dove il governo ha interessi veri e propri (vedi l'energia) vengono utilizzati per politiche sociali e non nelle aziende e tra gli azionisti per dividersi la ricchezza (credi che il CDA dell'Eni non sia nominato dal nostro Governo? ad esempio).
Insomma, è solo un esempio per far capire che l'analisi politica di Chavez è un po' più complessa del semplice "non c'è la luce". Cosa vera, che chi vive lì sa e conosce sulla propira pelle, ma insomma... è un po' slegata dall'analisi del chavismo o di qualunque politica governativa.
Maxdivi ha scritto:Sono d'accordo con Alex riguardo a Maduro, sul quale avanzo anch'io parecchie perplessita' , sulle capacita' e sulla situazione a rischio casini interni e lunghi coltelli.
Sul chavismo, ripeto, il presidente con la bacchetta magica non esiste E paesi "terzi" e che partono da una posizione arretrata come il Venezuela devono per forza di cose appoggiarsi alle potenze. E se non scegli questo gruppo di potenze, ti devi appoggiare all'altra squadra. Puoi avere tutte le risorse che vuoi sul tuo territorio, ma se non disponi di teconlogie per estrarre o sviluppare, sei sempre dipendente dall'estero, poiche' un piano di sviluppo tecnologico, anche riguardo al petrolio richede anni per diventare efficiente su larga scala. Per questo Chavez aveva bisogno dei russi, dei cinesi ed anche degli italiani dell'eni. Questi la teconlogia te la portano gia' pronta e disponibile da subito, ma e' normale che non lo facciano gratis, nessun europeo o cinese fa niente per niente, vuole la sua fetta di guadagni.
Ma certo Chavez ha portato il venezuela alla ribalta internazionale, prima di lui il Venzuela chi se lo inculavo proprio?
Ora al funerale arrivano arabi, cinesi, persiani, russi con cui ha stabilito rapporti di dare ed avere che in diplomazia si chiamano "amicizie".
Prima dava solo ( alla'ltra squadra ) e non se lo inculava nessuno .
Il fenomeno dell'inflazione sussiste, carenze alimentari anche, ma i soldi del petrolio son stati spesi bene per la maggior parte, tant'e' che anche lo sfidante dell'opposizione tante cose prevede di lasciarle, almeno cosi' ha affermato.
Il fatto che ad esempio Maracaibo e regione siano contro Chavez, lo si capisce, le citta' sul mare, legate ai traffici liberi sono ostili ai controlli statali troppo centralizzati e rigidi, vedi i porti europei Amburgo, Odessa, Marsiglia ecc. ecc.
Il Brasile e' un colosso, ha altri numeri rispetto al Venezuela, ineguagliabile anche col petrolio, tuttavia non e' affatto omogeneo Il Nordeste si sogna il benessere di molti Paulisti. Le favelas "scompaiono" da Rio per fare il lifting alla citta' olimpica, ma molte "riappaiono" altrove dove non c'erano a sud..
Anche li' stanno facendo bene nel complesso, ma non hanno la bacchetta magica...
Per il resto quoto Lebowski...
Lebowski ha scritto:Il Venezuale è potenza petrolifera immensamente più forte del Brasile, non so chi ha scritto il contrario.
Lebowski ha scritto:.
Per varie ragioni: se si vuole estrarre si devono ottenere concessioni pluriennali, ci sono forti barriere di ingresso, la maggioranza delle aziende è a partecipazione statale (o con forti legami, diciamo così, con il governo del paese da cui provengono), etc.
Prima le concessioni le avevano tante aziende straniere, lui letteralmente stracciò gli accordi e le estromise. Io penso sia giusto ciò che fece, perché quegli accordi erano frutto di sfruttamento di risorse interne già stabilite a tavolino da altri.
E questo è ingiusto.
Maxdivi ha scritto:Lebowski ha scritto:Il Venezuale è potenza petrolifera immensamente più forte del Brasile, non so chi ha scritto il contrario.
Credo tu ti riferisca a me ( forse )..non ho detto che il Brasile sia una potenza petrolifera piu' forte del Venezuela, ho detto che il Brasile e' un colosso, una potenza economica ineguagliabile per il Venezuela, anche se il Venezuela ha il petrolio.Lebowski ha scritto:.
Per varie ragioni: se si vuole estrarre si devono ottenere concessioni pluriennali, ci sono forti barriere di ingresso, la maggioranza delle aziende è a partecipazione statale (o con forti legami, diciamo così, con il governo del paese da cui provengono), etc.
Prima le concessioni le avevano tante aziende straniere, lui letteralmente stracciò gli accordi e le estromise. Io penso sia giusto ciò che fece, perché quegli accordi erano frutto di sfruttamento di risorse interne già stabilite a tavolino da altri.
E questo è ingiusto.
Il varo della nuova legge petrolifera voluta dal presidente Hugo Chavez : la legge ha obbligato le società estere presenti nel Paese a cedere alla Pdvsa la maggioranza azionaria di tutti i loro giacimenti. In caso contrario, il Venezuela avrebbe rescisso in modo unilaterale i contratti di concessione, ricercando altri partner estrattori; inoltre dall'1 al 16,66 per cento di tasse in più: è l’aumento che Chavez ha imposto alle multinazionali che estraggono petrolio in Venezuela. In particolare, a quelle situate lungo la fascia orientale dell’ Orinoco, che produce circa 600mila barili di greggio al giorno. Tutto questo per riequilibrare gli accordi con le multinazionali a favore del Venezuela.
C'e' una cosa interessante che vorrei far leggere ad Alex, da qui non posso, stasera quando torno a casa poi la posto.
alexthedragon ha scritto:Rieccomi...e rieccomi finalmente con un pò di tempo...leggerò il testo postato proprio per me eheheh..ma poi vi spiegherò anche due cose sulla "legge petrolfera" voluta da chavez...e vi spiegherò anche come da anti sistema e combattenti per i poveri, i chavisti negli anni si sono trasformarti nella vergognosa borghesia che gestisce i soldi dei venezuelani!!!
Maxdivi ha scritto:Tensioni anche in Venezuela e c'era da aspettarselo in combinazione con l'Ucraina:
http://www.lastampa.it/2014/02/17/ester ... agina.html
USA CONTRO VENEZUELA: LA GUERRA FREDDA SI SCALDA
Durante il recente carnevale in Venezuela, delle sacche isolate di proteste studentesche che avavano manifestato in molte grandi città, come per magia, sono svanite. O, per essere più precisi, hanno smesso di manifestare nei quartieri più residenziali. Gli organizzatori di queste proteste anti-governative avevano assicurato al mondo che quest'anno non ci sarebbe stato nessun carnevale e che la gente non sarebbe scesa sulle spiagge dei Caraibi, come si è sempre fatto, perché «l'insoddisfazione del popolo» aveva ormai raggiunto il suo apice. Ancora un pò e il regime sarebbe venuto giù, il presidente Nicolás Maduro e i suoi compagni sarebbero scappati tutti a Cuba, e il paese sarebbe tornato a vivere «una vera democrazia».
Le proteste sono state seguite con ampi servizi dai principali canali televisivi in tutto l'Occidente, e adesso - un completo silenzio. Intanto i Venezuelani ballavano, facevano festa e si riposavano.
Le agenzie di intelligence USA hanno avuto un ruolo importante nella informazione e nella guerra psicologica contro il Venezuela. Tutto il periodo della presidenza di Hugo Chavez è stata gravata dal peso di una pressante informazione guerrafondaia messa in atto dagli Stati Uniti che hanno sempre cercato di compromettere l'idea stessa di Chavez, di costruire un socialismo del 21° secolo in Venezuela. Chavez non aveva mai promesso a nessuno che la sua strada sarebbe stata veloce e piena di successi, ma con una sua politica sociale, ben congegnata, ha realizzato molte cose. Secondo i sondaggi, i venezuelani sono considerati tra le persone più felici dell'emisfero occidentale.
Le conquiste della Rivoluzione Bolivariana nel campo della sanità, dell'istruzione e della costruzione di alloggi a prezzi accessibili hanno garantito a Chavez il sostegno popolare ed un fronte interno solido ha permesso a Chavez di contrastare con successo le operazioni sovversive dell'America non solo in Venezuela, ma anche su tutta l'arena internazionale. Uno dei punti focali di questa guerra dell'informazione è stata la creazione del canale TV TeleSur con il sostegno dei paesi latini-alleati-degli-americani, e la successiva creazione di RadioSur. Queste reti televisive e radiofoniche locali raggiungono tutto il Venezuela, ed è stato anche creato uno studio cinematografico nazionale, che produce lungometraggi su temi patriottici. Quasi ogni settimana esce sugli schermi un nuovo film venezuelano, capace di attrarre tanti spettatori quanti ne può attrarre un film d'azione di Hollywood, inoltre vengono prodotti e distribuiti film-documentario che espongono la politica degli Stati Uniti sull'America Latina, dove si spiegano i vantaggi di una cessione dei giacimenti petroliferi e della rimozione di certi politici che Washington ritiene poco graditi.
Dopo la morte di Chavez, la guerra dell'informazione e la propaganda contro il suo successore - Nicolás Maduro - sono diventate ancora più invasive. Washington ha deciso che è arrivato il momento opportuno per rovesciare il regime e per questo si è messo in moto l'intero arsenale destabilizzatore di Washington - Infiltrazioni in Venezuela di paramilitari colombiani per compiere attacchi terroristici, atti di sabotaggio economico e finanziario, uso di siti di social network su Internet.
Parlando alle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri del Venezuela Elias Jaua ha detto che i media di opposizione sia venezuelani che stranieri sono coinvolti in una continua campagna per rovesciare il presidente Maduro. Jaua ha poi spiegato che le sue parole si «riferivano a campagne ben preparate che venivano diffuse su influenti reti televisive». Ha anche fatto presente che dei noti personaggi del mondo artistico USA ed europeo «che difficilmente saprebbero individuare la posizione del Venezuela su una carta geografica» sono stati utilizzati per danneggiare il governo. Le recenti dichiarazioni fatte alla cerimonia di premiazione degli Oscar ne sono un esempio.
In particolare questo si riferisce alla CNN-TV channel, che non è stato usato dalla CIA solo per raccontare a tutto il mondo informazioni false sul Venezuela, ma anche per presentare degli stereotipi negativi del governo venezuelano e del Presidente Maduro.
C'è stata anche una copertura televisiva distorta delle proteste di piazza fatte dagli studenti, che la CNN ha descritto come manifestazioni tranquille, senza fare cenno alle proteste dei gruppi militanti di studenti che hanno bloccato le strade, dato fuoco alle automobili, attaccato agenti di polizia, e fatto danni ai servizi della rete urbana, inclusa la metropolitana. Tra le altre cose, gli attivisti dell'opposizione hanno sparso sulle strade dei chiodi dentati di ferro che hanno provocato un forte aumento degli incidenti stradali, ed hanno teso dei fili di nylon trasparente da un lato all'altro delle strade per bloccare i passaggio delle motociclette che portano merci, medicinali, posta ecc. Questi motociclisti, che di solito sono fedeli alle autorità, sono per questo considerati una forza ostile dall'opposizione.
La CNN, comunque, non ha detto mai niente di questi particolari.
Anche tutti i media internazionali non dicono mai nulla sugli sforzi del presidente Maduro per instaurare un dialogo pacifico e per ricercare una reciproca comprensione con l'opposizione e con quegli ambienti oligarchici del paese che hanno organizzato e che stanno finanziando privatamente una campagna prolungata di disobbedienza civile. Questa tolleranza delle autorità venezuelane è sempre più percepita come una loro debolezza.
A seguito di una copertura distorta e a volte perfino provocatoria data sugli eventi che accadono in Venezuela, i corrispondenti della CNN sono stati espulsi dal paese. Ma anche i giornalisti della Associated Press, di France-Presse, della Agencia EFE, della Reuters e altri stanno dando una interpretazione di parte su tutto quanto sta avvenendo in Venezuela. Non riesco a pensare come facciano, tutti i giornalisti occidentali accreditati in Venezuela, a presentare dei resoconti pressoché unanimi, senza nessuna valutazione personale che si differenzi dalle altre nel raccontare gli eventi di questi giorni. Un allineamento generale con il modo di pensare di Washington nel valutare gli eventi politici internazionali, sembra essere diventata la caratteristica di quasi tutto il corpo di giornalisti occidentali nel paese.
Il governo di Maduro sta facendo tutto il possibile per contrastare la propaganda ostile con cui Washington sta cercando di far aggravare la situazione del Venezuela, dando spazio così a possibili pretesti per interferire direttamente negli affari interni del paese. Infatti al governo venezuelano sono arrivate parecchie minacce e avvertimenti lanciati dall'amministrazione statunitense che ha chiesto la liberazione degli studenti arrestati durante le proteste di piazza e di sedersi ad un tavolo per dei colloqui con l'opposizione.
Barak Obama ha parlato di questo nel corso di una riunione con i colleghi canadesi e messicani a Toluca (Messico) il 20 febbraio 2014. Una dichiarazione del senatore repubblicano John McCain è suonata come un ultimatum: « Dobbiamo essere pronti ad usare la forza militare per entrare in Venezuela e ristabilire la pace.» Il senatore ha fatto presente che l'operazione potrebbe comportare l'invio di soldati da Colombia, Perù e Cile.
Ha inoltre sottolineato che già ci sono dei leader democratici in Venezuela che sono pienamente preparati ad assumere la responsabilità del governo del paese con il pieno consenso dell' America pur di portare libertà al paese. McCain ha anche spiegato esattamente il motivo per cui Washington ha bisogno di questi « democratici fantoccio» in Venezuela. Per prima cosa, e la più impofrtante, per garantire una consegna rapida degli idrocarburi agli Stati Uniti. Le forniture di petrolio provenienti dal Nord Africa e Medio Oriente impiegano di solito 45 giorni, ma solo settanta ore dal Venezuela.
Per spiegare la situazione delpaese e quella del governo Venezuelano, il Ministro degli Affari Esteri Elias Jaua ha fatto un giro nei paesi dell'America Latina e dell'Europa, mentre il Ministro venezuelano dell'Energia, Rafael Ramirez, ha incontrato il President russo Vladimir Putin e alcuni rappresentanti del Governo Cinese.
Il Presidente Argentino Cristina Fernández de Kirchner ha detto che esite una vera minaccia di un «soft coup» in Venezuela: «Non sono qui per difendere il Venezuela, o il Presidente Nicolás Maduro. Sono qui per difendere il sistema democratico di un paese, proprio come abbiamo fatto con la Bolivia, con l'Ecuador o con qualsiasi altro paese della regione, non importa se sia di sinistra o di destra. La democrazia non appartiene né alla destra né alla sinistra, la democrazia deve sempre mostrare rispetto per la volontà popolare. Sarebbe fatale, per i tanti grandi progressi che l'America Latina ha fatto negli ultimi anni nel campo dell'integrazione regionale, se lasciassimo che venti stranieri spazzino via e distruggano un paese nostro fraterno vicino».
Cristina Fernández ha anche ricordato che ci sono state ben 19 elezioni in Venezuela negli ultimi 14 anni, e di queste solo una è stata persa dal partito di governo. In conformità con la Costituzione, si potrebbe indire un referendum abrogativo nel 2016 e questo è l'unico modo legittimo per cambiare il governo. La stragrande maggioranza dei leader latino-americani sono della stessa opinione, la pensano come Cristina Fernández.
Molti analisti politici stanno guardando con attenzione al "timing delle operazioni americane" che tentano di rimpiazzare i governi di Venezuela e Ucraina. Washington vuole mostrare al mondo di essere una superpotenza ancora in grado di guidare il corso degli eventi in diverse parti del mondo, orientandoli in qualunque direzione ritenga conveniente.
Obama vorrebbe concludere la sua presidenza con delle spettacolari vittorie in Europa dell'Est e in America Latina: facendo diventare l' Ucraina uno stato satellite degli USA, che garantirebbe la presenza militare americana sulle frontiere con la Russia, e mettendo a segno un importante cambiamento di regime in Venezuela, per mettere finalmente fine a tutti i progetti di integrazione latino-americani, che potrebbero portare anche all'indipendenza .....
palaz ha scritto:Sul quotidiano inglese The Guardian è comparso questo interessante articolo del politologo Mark Weisbrot che ha sentito il dovere di andare in Venezuela a verificare le notizie sui disordini che nel mese scorso (e ancora oggi) hanno attirato l’attenzione non disinteressata di molti media internazionali. (A.R.)
di Mark Weisbrot. *
Le immagini modellano la realtà, ciò che mandano le televisioni, i video, fino alle fotografie sono un potere che scava in profondità nelle menti delle persone, senza che esse se ne rendano conto. Io mi credevo immune a questi ripetitivi ritratti del Venezuela come uno Stato fallito in mezzo a una rivolta popolare. Non ero però preparato a ciò che ho visto a Caracas, in questo mese: quanto poco della vita quotidiana sembra essere colpita dalle proteste, alla normalità prevalente nella maggior parte della città. Anch’io ero stato ingannato dalle immagini dei media.
I grandi media hanno riferito che i poveri in Venezuela non hanno aderito alle proteste dell’opposizione di destra, ma questo è un eufemismo: non sono solamente i poveri che si astengono, a Caracas, ma sono quasi tutti, eccetto alcune aree come Altamira, dove piccoli gruppi di manifestanti entrano in scontri notturni con le forze di sicurezza, lanciando pietre, bombe incendiarie e gas lacrimogeni.
Camminando dentro il quartiere popolare Sabana Grande, al centro della città, non ci sono segni che il Venezuela sia sull’orlo di una “crisi” che richieda l’intervento dell’Organizzazione degli Stati Americani (OAS), nonostante ciò che John Kerry afferma.
Anche la metropolitana funziona molto bene, nonostante non abbia potuto inoltrarmi nella stazione di Altamira, dove i ribelli avevano stabilito la loro base di operazioni almeno fino a quando non li hanno tirati fuori questa settimana.
Sono riuscito a vedere le barricate per la prima volta a Los Palos Grandes, zona dell’alta classe, dove i manifestanti hanno il sostegno popolare e i vicini gridano a chiunque cerchi di rimuovere le barricate – una cosa rischiosa da provare (almeno quattro persone sono state apparentemente uccise per averlo fatto). Ma anche nelle barricate, la vita era abbastanza normale, tranne che per il forte traffico. Durante il fine settimana, Parque dell’Est era pieno di famiglie e corridori sudati con una temperatura di trentadue gradi – che prima di Chávez, avrebbero dovuto pagare, mentre i residenti, mi è stato detto, erano rimasti delusi, perché si era permesso ai meno agiati di entrare gratis.
I ristoranti continuano a essere pieni di notte.
Viaggiare aiuta a verificare la realtà ed io ho visitato Caracas per ottenere informazioni soprattutto in campo economico, nonostante fossi scettico riguardo al racconto riportato quotidianamente dai media, che la mancanza di materie prime era stato il motivo delle proteste. Gli abitanti di Altamira e Los Palos Grandes, dove ho visto le proteste, avevano però servitori che facevano la coda, per quello di cui necessitavano e hanno reddito e spazio per accumulare le scorte.
Queste persone non stanno soffrendo – e se la passano molto bene. I loro guadagni sono cresciuti a ritmo sostenuto da quando Chávez prese il controllo dell’industria petrolifera, un decennio fa. Hanno anche un grande sostegno del governo: chiunque abbia una carta di credito (tranne i poveri e milioni della classe operaia), ha diritto a3.000 dollari l’anno, a un tasso di cambio agevolato. Essi possono quindi vendere sei volte più caro il dollaro di quanto l’hanno pagato, il che rende una sovvenzione annuale di svariati milioni di dollari per i privilegiati – eppure sono loro la base delle truppe di sedizione.
La natura di classe di questa lotta è sempre stata forte e inconfutabile, ora più che mai.
Passeggiando tra le masse che hanno partecipato alle cerimonie per l’anniversario della morte di Chávez il 5 marzo, ho visto una marea di venezuelani della classe operaia, decine di migliaia di loro. Non c’erano vestiti costosi o scarpe da 300 dollari. Che contrasto con le masse scontente di Los Palos Grandes, che possedevano Grand Cherokee SUV di 40mila dollari elevando lo slogan del momento: VENEZUELA SOS.
Per quanto riguarda il Venezuela, John Kerry sa da quale parte è la guerra di classe. La scorsa settimana, proprio quando sono andato via, il Segretario di Stato ha raddoppiato la sua retorica contro il governo, accusando il presidente Nicolás Maduro di fomentare una“campagna di terrore contro il proprio popolo”. Kerry ha ancheminacciato di invocare la Carta Democratica dell’OSA contro il Venezuela, così come di applicare sanzioni.
Vantarsi della Carta democratica contro il Venezuela è quasi come minacciare Vladimir Putin con un voto del’Onu sulla secessione in Crimea. Forse Kerry non se n’è accorto, ma pochi giorni prima delle sue minacce, l’OSA ha approvato una risoluzione che Washington aveva introdotto contro il Venezuela, ma che è stata rivoltata, dichiarando “la solidarietà” dell’organismo regionale con il governo di Maduro. E’ stata approvata da ventinove paesi esolo i governi di destra di Panama e Canada si son alleati con gli Stati Uniti contro di essa.
L’articolo 21 della Carta Democratica dell’OSA si applica davanti“all’incostituzionale interruzione dell’ordine democratico di uno Stato membro” (come il colpo di stato militare in Honduras nel 2009, che Washington ha contribuito a legittimare o il colpo di stato militare 2002 in Venezuela, sempre con il contributo degli States). Grazie a questa votazione recente, l’OAS potrebbe invocare la Carta Democratica, più contro il governo degli Stati Uniti per decessi causati da loro droni sui cittadini americani, che per ciò che potrebbe farsi contro il Venezuela.
La retorica della “campagna di terrore” di Kerry è scissa dalla realtà e com’era prevedibile, ha provocato una risposta equivalente del cancelliere del Venezuela, che ha definito Kerry “un assassino”.
Questa è la verità circa le accuse di Kerry: da quando sono iniziate le proteste in Venezuela, sempre più persone sono morte per mano dei manifestanti che per le forze di sicurezza.
Secondo i decessi segnalati dal CEPR (Centro di Ricerca in Economia e Politica) nel corso del mese passato, in aggiunta alle morti per cercare di togliere le barricate, almeno sette sono apparentemente morti a causa degli ostacoli creati dai manifestanti – compreso un motociclista decapitato dal filo metallico posto sulla strada e cinque ufficiali della Guardia Nazionale sono stati uccisi. Per quanto riguarda la violenza da parte delle forze di sicurezza, presumibilmente tre persone potrebbero essere state uccise dalla Guardia Nazionale e da altre forze di sicurezza – tra cui due manifestanti e un attivista che appoggiava il governo. Alcune persone accusano il governo per altri tre morti di civili armati, in un paese con una media di oltre 65 omicidi al giorno, è del tutto possibile che queste persone agissero per conto proprio. Un totale di 21 membri delle forze di sicurezza sono in stato di arresto per presunti abusi, tra cui da alcuni degli omicidi. Questa non è una “campagna di terrore”.
Allo stesso tempo, è difficile trovare una seria denuncia circa laviolenta opposizione dei leader più importanti. Secondo i dati dell’indagine, le proteste sono in gran parte rifiutate in Venezuela. Isondaggi suggeriscono anche che la maggior parte dei venezuelani vedono questi disturbi per quello che sono: un tentativo di rovesciare un governo eletto.
La politica interna della posizione di Kerry è abbastanza semplice. Da un lato è appoggiata dalla lobby cubano-americana di destra della Florida e dei suoi alleati neoconservatori che sono a favore del rovesciamento. A sinistra . non c’è nulla. A questa Casa Bianca importa poco l’America Latina e non comporta conseguenze elettorali che la maggior parte dei governi dell’emisfero si infastidiscano con Washington.
Forse Kerry pensa che l’economia del Venezuela crollerà, portando alcuni venezuelani non ricchi a manifestare contro il governo. La situazione economica, però, si sta stabilizzando – l’inflazione mensile è scesa nel mese di febbraio e il dollaro sul mercato parallelo è sceso drasticamente, di fronte alle notizie che il governo sta introducendo una nuova tariffa basata sul mercato. Le obbligazioni sovrane del Venezuela hanno avuto un rendimento dell’11,5 % dall’11 febbraio (il giorno dell’inizio delle proteste) al 13 marzo: il più alto rendimento, secondo gli indici del Bloomberg Usd Emerging Market (Index Obbligazionari Paesi Emergenti).
Naturalmente, questo è esattamente il problema principale dell’opposizione: le prossime elezioni saranno entro un anno e mezzo e a quel momento, la carenza economica e l’inflazione, che sono aumentati negli ultimi 15 mesi, scenderanno. In questa direzione, l’opposizione perderà molto probabilmente le elezioni, così ha perso tutte le elezioni negli ultimi 15 anni. In più, l’attuale strategia insurrezionale non sta aiutando la sua causa: pare che abbia diviso le opposizioni e unito gli chavisti.
L’unico posto dove l’opposizione sembrerebbe guadagnare consensi è a Washington.
http://www.informarexresistere.fr/2014/ ... l-terrore/
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