Riprendo il racconto spronato dal commento del Rada e dagli ottimi e puntuali spunti di Maxdivi, che all'epoca non avevo colto (a proposito di colonie scambiate come figurine: quanti di voi sapevano che un pugno di isole vicino a Puerto Rico erano un tempo appannaggio danese?).
Avete presente quello che scrivevo poco sopra sull'atmosfera languida e sonnacchiosa? Tutte cazzate: è solo perché non avevo ancora visto
il sabato.
Sabato è festa e giorno di mercato. Fin dal primo mattino le strade che a raggiera collegano Paramaribo con le campagne si intasano di macchine e colectivos, che qui hanno un altro nome ma sono in fin dei conti gli stessi pullmini scassati (mediamente) e variopinti (invariabilmente) che costituiscono la spina dorsale dei trasporti locali in america latina e non solo. La bolgia raggiunge livelli parossistici nei pressi del mercato centrale, posizionato strategicamente poco fuori il centro città sull'arteria che la collega all'hinterland, ai vari approdi fluviali e all'aeroporto.
Noi purtroppo siamo diretti al sito di cantiere, da cui non torneremo quel giorno. Niente mercato per Samu.
In compenso, siccome è la notte in cui l'oggetto della mia missione deve essere monitorato prima che prenda il largo l'indomani mattina, mi scoppio una notte di (non) sonno fra la barca ormeggiata sulla sponda del fiume e una camera del "resort", fra molte virgolette, presente sull'unica vera spiaggia del Paese, che non si trova sulla costa bensì sul fiume a circa 50 km a nord di Paramaribo. La strada non è illuminata, la pila si scarica ben presto e un paio di cani randagi mi fanno da scorta nel tragitto. Però il cielo è sereno e vedo per la prima volta nella mia vita la croce del sud e provo una certa emozione.
In lontananza all'orizzonte scorgo un bagliore come di un incendio, scoprirò poi che si tratta delle luci di una grossa miniera a cielo aperto.
Per chi mastica un po' di olandese, qui potete trovare il servizio del telegiornale locale sulla spedizione, con tanto di intervista al sottoscritto presentato come "project manager dall'Italia" - ancora una volta stupisce come il nostro Paese sia conosciuto e considerato negli angoli più remoti del globo, soprattutto da chi era giovane negli anni 70 o 80. Chiacchierando con alcuni marinai sono venuti fuori ricordi della Sampdoria dei tempi d'oro, non solo gli idoli locali Gullit e Seedorf ma anche "Vialli, Mancini, Lombardo". Mi domando se la generazione che sta crescendo adesso subirà la stessa fascinazione o se invece il nostro prestigio è destinato a morire.
https://www.youtube.com/watch?v=m8diiGQqw_c