Strade, smog, traffico. Un’esperienza che ti cambia la vita. Sempre che questa continui.
Attraversare una strada in Albania è un’esperienza unica, adrenalinica. Sia che tu stia al semaforo di un passaggio pedonale con il segnale verde, sia che tu lo faccia in qualunque punto di questa: di conseguenza il semaforo pedonale può pure non esserci, tanto... ci saranno sempre e comunque auto che passeranno nella tua direzione senza la minima intenzione di fermarsi. Un vero e proprio slalom.
La guida, poi, è da pazzi. Emblematiche le rotonde: non esiste precedenza. Tutti entrano nella rotonda e fanculo gli altri. Passa chi entra per primo, è più aggressivo o ha l’auto più grossa (e quindi il pisello più piccolo, secondo una famosa teoria. Infatti io ho sempre avuto auto piccole).. Una volta ho attraversato la strada con il segnale verde, ovviamente è scattata nella mia direzione un’auto. L’autista mi ha fatto il segno di 3 con la mano, sapevo che per i serbi corrisponde a vittoria. Però non so a cosa coincida per gli albanesi. Avrei voluto salutarlo con un solo dito alzato, il medio, ma in meno di 2 secondi era già a 300 metri. E visto il diverso significato non avrei voluto comunicargli qualcosa di buono.
Lo smog di Tirana è infestante. Ma a Durazzo si è aggiunta la nebbia (documento 1, di giorno). Strada non asfaltata e quindi nebbia di polvere, niente illuminazione e le due avventure più adrenaliniche in tal senso:
attraversare la strada accanto all’albergo di Durres, il ritorno in aeroporto sul taxi.
La prima avventura è stato qualcosa di nuovo, a tratti divertente. Ricordo ancora quando, chiedendo informazioni alla reception sul miglior locale di Durazzo, ci venne detto “è vicino, venti minuti a piedi”. Va detto che noi eravamo piuttosto fuori. La strada era una sorta di tangenziale con, non l’ho ancora capito, tre o due corsie. Una asfaltata, le altre no. La sera l’illuminazione è praticamente assente. In Italia non ho mai viste certe strade, forse negli anni 60 erano presenti. Per loro è assolutamente normale l’attraversamento, che consiste nell’evitare accuratamente le auto provenienti da sinistra, fermarsi in mezzo, evitare quelle da destra. In mezzo a una gigantesca nube di polvere. A volte mentre eri in mezzo poteva capitare che un’auto, contromano, provenisse da sinistra. Non era insolito. Potevi metterci anche 10 minuti per attraversarla. Adrenalina pura. Cacarella garantita. Poi, sarà che è diventata abitudine, una giorno ci siamo divertiti ad attraversarla un paio di volte. Così, solo per provare emozioni. Una di queste è stata filmata.
Ma l’idea di farci un paio di km a piedi in mezzo alla polvere per raggiungere la disco, con la vita messa a repentaglio, l’abbiamo scartata. Taxi e via. Anche perché saremmo arrivati bianchi per via della polvere e dubito che ci avrebbero fatto entrare. Da notare la costante presenza, con gabbiotto, di un poliziotto messo a dirigere il traffico, proprio al di là della strada. Cosa diriga non l’abbiamo ancora capito visto che è un continuo fischiare e fare cenno alle macchine di andare, cosa che loro fanno ovviamente anche senza la sua presenza. Non ha mai, dico mai, fermato il traffico per far attraversare i pedoni. Se una persona dovesse avere problemi di deambulazione è meglio che si metta l’anima in pace e stia dal suo lato della strada. Oppure chiami il taxi per attraversarla. Noi l’attraversavamo perché sul nostro lato non c’era nulla, di là c’erano spiaggia e locali.
Il viaggio verso l’aeroporto per il rientro è stato da film. Siamo in tremendo ritardo. Il volo parte alle 11:50 (poi sarà in ritardo, come all’andata, di circa 45 minuti: brava Alitalia!). Il check in chiude alle 10:50. Alle 10:10 siamo ancora in albergo in attesa del taxi. Eccolo arrivare, gli comunico che siamo in ritardo. Il tassista si prende bene, è una sorta di invito a nozze: guidare come se fosse un videogioco. Il tragitto è da paura, intermezzato da continui colpi di clacson e da una parola che suona come “ashlashla” ripetuta ad almeno una quindicina di persone con annesso gesto con il braccio del tipo “vaffanculo, levati dai coglioni”. La rotonda che troviamo sul tragitto ovviamente è come se non esistesse. Si infila dentro e se ne frega. Arriviamo alle 10:47, per un pelo.
(continua)
- La strada di fronte all'albergo di Durazzo.
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