geom.Calboni ha scritto:si continua:
http://www.on-the-road-again.it/travels ... -2009.html
Wisła
geom.Calboni ha scritto:il racconto volge al termine:
http://www.on-the-road-again.it/travels ... -2009.html
SABATO 25 LUGLIO: WARSZAWA.
Dopo una lauta dormita, sono pronto e rinvigorito per affrontare un’altra giornata in terra di Polonia.
Il tour esclusivo prevede di affrontare zone della capitale che ancora non ho, precedentemente , battuto.
Si batte la zona di Muranów, dove durante la Seconda Guerra Mondiale fece sede il ghetto ebraico, si transita sotto la stadio del Polonia Warszawa, si perlustrano alcuni fortini risalenti alla II° guerra mondiale, di cui uno abbandonato all’incuria, coperto dalla fitta vegetazione ed utilizzato come cesso all’aria aperta. Ci infiliamo senza indugio nella sorta di sentiero, non più utilizzato da tempo, che si apre da un buco in una grata e, facendoci largo tra ortiche, escrementi di origine umana, bottiglie di birra, attraversiamo l’intera area del forte e riusciamo a farcene così un’idea.
Questa zona di Varsavia, quasi a ridosso del fiume è piena di verde. Siamo in pieno centro città ma sembra di trovarci in qualche villaggio di campagna.
Tramite un altro parco spuntiamo sulla Wisła, giusto all’altezza del most Gdańsk, il ponte intitolato alla città baltica che presenta la particolarità di essere costruito su due livelli: quello per il transito dei tram e quello per il traffico automobilistico. Davvero particolare. Come particolare è la vista, da lassù, sul traffico sottostante e soprattutto sulla Wisła che scorre imperterrita sotto di lui.
Risaliamo verso la Cittadella, antico forte ora per metà caserma militare e per l’altra metà museo e, con un tipico tram, rientriamo verso la zona di plac Konstytucji, dal chiaro stampo socialista.
Mastichiamo qualcosa e vogliamo dirigerci verso il palazzo di Wilanów ed il suo parco che lo circonda.
La visita resterà solo nelle nostre intenzioni.
Giunti alla fermata del bus, notiamo uno strano movimento. Sarà il solito tamponamento stradale con la conseguente folla di curiosi e saggi della strada.
Addirittura stanno segando l’auto incidentata. Ci sono anche i cameraman delle tv. Ed una strana rampa di ferro in mezzo la carreggiata.
Non è un incidente.
Trattasi delle riprese di un film poliziesco, una sorta di ispettore Derrick polacco.
La folla di curiosi si fa sempre più numerosa.
Una vecchia Fiat Tempra è posizionata di traverso in mezzo la strada, gli addetti ai lavori ne intagliano la cappotte in modo che all’impatto, si distrugga completamente. Una rampa è posizionata a pochi centimetri dalla Tempra. Gli stunt-man si stanno riscaldando; il regista spiega la scena; gli inservienti tengono a breve distanza i curiosi; l’ambulanza è schierata; i vigili del fuoco anche; la polizia chiude il passo al traffico automobilistico; un enorme camion con gli operatori si posiziona in fondo alla strada; lo stesso fa una sorta di triciclo elettrico con le telecamere montate ai lati; il furgone della policjia che deve inseguire i malviventi è pronto a scappare; la BMW degli stunt-man romba i motori; tutto è pronto: ciak ! si gira!
La BMW sgomma a tutta velocità inseguita dal furgone della polizia, a sua volta inseguito dal camion che riprende la scena e dal triciclo elettrico che riprende dai lati. Fischiante frenata della BMW a pochi centimetri dalla rampa. La prima scena non prevede l’impatto ma solo l’inseguimento. C’è soddisfazione tra pubblico ed addetti ai lavori.
Ma ora arriva il clou.
Il tempo di risistemare il tutto e si ricomincia.
Silenzio assoluto tra i presenti. C’è tensione nell’aria. L’impatto sarà tremendo.
La BMW scatta all’impazzata inseguita da polizia e cameraman, sfreccia veloce senza ritegno alcuno, inforca la rampa e…
--- “Miiinchia! Cchi palata!...
Un espressione in dialetto cosentino distoglie l’attenzione del numeroso pubblico presente.
La BMW effettua un volo clamoroso e riesce a frenare la sua carambola solo parecchi metri dopo il luogo dell’impatto.
La Fiat Tempra è completamente distrutta.
L’ambulanza accorre a recuperare il pilota stunt-man; c’è apprensione; esce con le sue gambe; applausi e fischi di complimenti stemperano la tensione del pubblico.
Ottimo spettacolo.
Peccato solo che per due minuti di scena, l’intera preparazione sia durata più di un’ora. Sotto il sole.
Stanchi ma soddisfatti optiamo per un salutare rientro a casa al posto del più interessante passeggio a Wilanów.
Ritempratoci sulla assolata ma ventilata terrazza di casa, siamo di nuovo pronti per uscire.
Ulica Nowy Świat, la principale arteria cittadina; la zona centrale; plac Bankowy. Scendiamo verso la biblioteka uniwersytecka w warszawie, la biblioteca universitaria. Una delle biblioteche architettonicamente più interessanti d’Europa, in compagnia di quella di Sarajevo, di quella di Pristina e di quella di Minsk. Moderna, immensa ma con uno splendido giardino che parte dalle retrovie e termina sul tetto della costruzione con vista sul fiume Vistola. Chi non ha voglia di studiare può trascorrerci romantici momenti.
Ci incuneiamo nei meandri della zona racchiusa tra la stare miasto in alto e la Wisła in basso, dall’architettura particolarmente degna di nota.
Tramite bus, guadiamo il fiume e ci andiamo a concedere una meritata Żywiec nel quartiere più volgare della capitale: Praga.
Scolata la birra, la mia amica mi fa da guida nella volgarità di Praga. Mi ha letto nel pensiero. Stara Praga e Nowa Praga, a prima vista sono caratteristiche e volgari ma non al punto giusto. Quella è solo la facciata, con storiche costruzioni dagli intonaci decadenti ed abitanti in tappine sui marciapiedi. Ricorda, per certi versi, alcuni quartieri di Sankt Peterburg. Ma non è questo quello che cerco. Io cerco la volgarità. Non quella di Berat, impossibile da ritrovare ma almeno qualcosa di più elegante nel classico stile polacco.
La seguo infilandoci in un cortile. Sono commosso. Ecco quello che cercavo. Doveva esserci. Dietro le facciate principali delle costruzioni si nasconde un mondo autonomo. Questa è la vera Praga.
Da cortile a cortile, da condominio a condominio rispuntiamo in tutt’altra parte dove aver visto: costruzioni in mattoni rossi; vecchi infissi; storiche iscrizioni ed intarsi oramai quasi persi per sempre; antiche cassette per la posta; scale condominiali vissute ma lasciate all’incuria; terreni polverosi; panni stesi; bambini che giocano; giovani che parlano ed ascoltano musica; vecchi con i cani al pascolo; cassonetti della spazzatura pieni ma mai trasandati; divani abbandonati; statuine della Madonna illuminate da lumini ed omaggiate di fiori in ogni condominio; vecchie automobili parcheggiate.
E’ una volgarità elegante, non povera.
L’incantesimo è rotto da un sms che ricevo. L’appuntamento è per la serata.
Consci di ciò, rientriamo a casa, non tanto per riposarci ma quando per permettermi di pettinarmi alla meno peggio.
Discretamente pettinato, si tergiversa un attimo in più del dovuto. Inganno la tergiversata alla finestra.
Odo delle grida provenire dalla strada. I soliti ubriaconi. Ora degenera in una classica rissa, non me la perdo. Metto a fuoco la situazione.
Altro che rissa. Mi trovo ad assistere ad una scena da film. Solo che questa, a differenza del pomeriggio, è reale.
L’intero cortile ed il palazzo è circondato. Una squadra di poliziotti dei reparti speciali, incappucciati, sta compiendo un blitz. Con i mitragliatori spianati, alcuni di loro circondano in particolare un’automobile parcheggiata, sbattono per terra un giovane, lo ammanettano e gli gridano contro. Lo portano su una loro camionetta legato e spinto dalle canne delle armi. La ragazza che è con lui viene schiacciata inerme al muro. Agenti incappucciati spuntano da tutti gli angoli del giardino. La macchina è perquisita sotto le luci delle torce elettriche e sotto la mira dei mitragliatori. Coattivamente, la donna viene invitata a far entrare gli agenti nel proprio appartamento. L’edificio è completamente circondato.
Io e la mia amica ci gustiamo la scena dall’alto e ne conveniamo che si tratti di un blitz mirato. Giusto quella sera era il momento opportuno per far scattare il blitz nei confronti della coppia, che, chissà da quando, era tenuta d’occhio.
Noi abbiamo un appuntamento però, non ci sono forze speciali che tengano. Ci chiudiamo la porta alle spalle e via verso la strada. Con una certa indifferenza passiamo davanti gli incappucciati che ci seguono con lo sguardo e le dita pronte sul grilletto delle possenti armi.
Senza parlare e con garbo nei loro confronti, sfondiamo gentilmente l’accerchiamento.
Troppe emozioni oggi. E non è ancora finita la giornata.
A piedi, sotto un deciso freschino, ci inoltriamo in un parco tanto buio quanto frequentato da ogni genere di personaggio. La camminata è lunga, il parco è davvero grande. Superiamo alcuni locali da cui proviene musica piacente e facciamo l’ingresso nel nostro.
L’appuntamento è con un mio contatto che, mossa a compassione e trovandosi in zona con gli amici, ci ha concesso udienza.
Il locale spazia dall’area grill, a quella pub, alla pista da ballo con musica suonata da una band polacca. La differenza con i locali del centro città si nota. L’atmosfera qui è più da festa di paese.
Anche la frequentazione è qualitativamente notevole.
Io e la mia amica, ci uniamo alla compagnia.
L’azione di gioco è decisa e mirata, la squadra avversaria sembra destinata a soccombere. Anche le voci che girano all’interno del locale, mi confermano che la trattativa è ben avviata.
La palla resta sempre in area avversaria e si gioca ad una porta sola.
L’arbitro fischia il penalty. E’ indubbiamente calcio di rigore. Magari la palla andrà fuori o potrà anche essere parata dal portiere ma è un penalty che va tirato.
A questo punto che fare? Tirare il rigore ed avere la possibilità di tornare al gol dall’alto valore simbolico, in quanto eventualmente segnato giusto nell ‘ex stadio, con la conseguenza di scatenare una crisi internazionale visto che sono ospite o evitare la crisi e non tirare il rigore?
La situazione è incandescente. La crisi diplomatica internazionale è già in divenire. Con molta difficoltà prendo la decisione. Non tiro. Tanto in tutti questi anni di vita abbiamo buttato alle ortiche decine di gol praticamente già fatti, sono specialista in questa arte, un gol sprecato in più non mi cambia niente.
Preferisco mantenere le relazioni diplomatiche salve.
Sotto una pioggia di fischi del pubblico, una volta amico, mi ritiro mestamente negli spogliatoi.
L’arbitro fischia la fine dell’incontro e sancisce la mia sconfitta. Il ritorno al gol resta una chimera.
La sindrome di Jancker, che prende il nome dal calciatore che non segnava un gol neanche a porta vuota, si impadronisce di me.
In sogno, per commuovermi, ripasso in rassegna quasi tutti i gol della mia carriera agonistica.
DOMENICA 26 LUGLIO: RIENTRO IN ITALIA.
Mi commiato dalla mia gentilissima amica, sempre una garanzia, e mi imbarco sul bus 188 che mi conduce diretto all’aeroporto. In sala d’attesa, davanti al gate, noto al volo due simpatiche giovanette. Non sono polacche, lo intuisco. Quel simbolo inconfondibile sul loro passaporto me lo conferma: sono bielorusse. L’ululato mi si strozza in gola.
Nonostante la sconfitta subita la sera prima, imbastisco un’azione di gioco, anche se so già che non potrà portarmi a niente, vista la situazione.
La mia azione è comunque lineare.
L’addetta al gate, nel momento dell’imbarco sull’aereo, presa dalla foga, mi strappa completamente il biglietto.
Kurwa mac!
Sono superstizioso, questo è un cattivo presagio. Già mi raffiguro la caduta dell’aeromobile. La Cappa negativa questa volta l’ha fatta grossa.
Dalla prevista caduta dell’aereo, la disgrazia si tramuta in più di un’ora di ritardo, ad imbarco avvenuto, a causa di un guasto ai computer di bordo. Attesa rilassante in queste condizioni mentali.
Inaspettatamente, la Cappa, si muove a compassione. Anche perché, con una mia eventuale dipartita, con chi avrebbe continuato a divertirsi in futuro?
Attraccato a Fiumicino e salutate tristemente le giovinette bielorusse, prendo per uscire dall’aeroporto.
La Guardia di Finanza in borghese mi intima l’alt. Controllo documenti. Monta la protesta, mi hanno fermato a Cracovia, a Varsavia ( in un certo senso ) e a Fiumicino. E che casso…!
Giungo a Firenze solo a sera inoltrata, grazie al solito, puntuale ritardo di Trenitalia.
Altro che PKP.
alessandra lampy ha scritto:Secondo voi esperti per un primo giro in Polonia meglio d'estate o in inverno?
geom.Calboni ha scritto:alessandra lampy ha scritto:Secondo voi esperti per un primo giro in Polonia meglio d'estate o in inverno?
Sono, ovviamente, due sensazioni diverse ma forse per la prima volta, soprattutto se non sopporti il freddo e la neve (già questo varrebbe il viaggio però ) vai in primavera - estate.
geom.Calboni ha scritto:Riprendo questo datato topic a causa dell' ultimo blitz nella capitale polacca. Oltre la tempesta di neve già in ottobre, segnalo lo scempio clamoroso che hanno perpetrato ai danni del Palazzo della Cultura e delle Scienze. L' intenzione era quella di buttarlo completamente giù, cancellando così un grosso pezzo di storia. Non sono riusciti però nel tentativo ed allora cosa si sono inventati? Quello di circondare ad arte geometrica il suddetto palazzo, simbolo comunque di Varsavia, con alcuni grattacieli vetrati che coprono completamente la visuale. In pratica, prima il palazzo era visibile da ogni dove data la sua maestosità architettonica, ora invece lo vedi solo da sotto mentre anche da poche centinaia di metri e da qualsiasi lato si nota solo una schiera di grattacieli. Una sola parola: Vergogna! Non si cancellano così i simboli della storia, piacente o nolente e soprattutto deturpando architettonicamente una città.
obe ha scritto:geom.Calboni ha scritto:Riprendo questo datato topic a causa dell' ultimo blitz nella capitale polacca. Oltre la tempesta di neve già in ottobre, segnalo lo scempio clamoroso che hanno perpetrato ai danni del Palazzo della Cultura e delle Scienze. L' intenzione era quella di buttarlo completamente giù, cancellando così un grosso pezzo di storia. Non sono riusciti però nel tentativo ed allora cosa si sono inventati? Quello di circondare ad arte geometrica il suddetto palazzo, simbolo comunque di Varsavia, con alcuni grattacieli vetrati che coprono completamente la visuale. In pratica, prima il palazzo era visibile da ogni dove data la sua maestosità architettonica, ora invece lo vedi solo da sotto mentre anche da poche centinaia di metri e da qualsiasi lato si nota solo una schiera di grattacieli. Una sola parola: Vergogna! Non si cancellano così i simboli della storia, piacente o nolente e soprattutto deturpando architettonicamente una città.
veramente??? incredibile..
hai qualche foto?
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