Polonia - Ucraina 2009:

In questa sezione del forum si può discutere, postare notizie e chiedere informazioni riguardo le proprie esperienze, emozioni ed avventure di viaggio.

Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Lebowski » 14/09/2009, 21:37

Giorni: partenza 9/9 – ritorno 14/9
Partecipanti: io, da solo. Serata del 13 e volo di rientro in compagnia di un altro forumista (che ora, per dare un po’ di suspence, non svelo) e due suoi amici.
Tragitto: Przemysl – L’viv - Krakow

Giorno 1: Przemysl

“Sto per partire. Ho sensazioni brutte. Vedremo”. Con questo sms salutavo G. prima di imbarcarmi sul volo Bergamo – Cracovia. Per problemi di lavoro ha dato forfait e mi ritrovo in solitaria. Brutte sensazioni non date dal fatto di essere da solo, non è la prima volta. Per una serie di problemi personali di varia natura, non ultimo il fatto che accidentalmente mi ero quasi rotto il piede destro dieci giorni prima e ancora il dolore non cessava. 20 giorni di continue Caporetto, su tutti i fronti. E finalmente un viaggio, la cura migliore. Viaggiare allontana, almeno per un po’, dalla realtà. È una banalità, ma mai come questa volta ne avevo bisogno.
Manca la tensione, l’emozione, l’allegria che spesso accompagnano il giorno della partenza. Sino all’ultimo, alla sera prima, sono stato tentato di abbandonare l’impresa, ma alla fine eccomi qua. Ancora un altro volo, ancora un’altra avventura.
Atterrerò a Cracovia ma fuggirò subito via. Non ho voglia di rivederla e non fosse per obbligo l’ultimo giorno prima del rientro, la eviterei. Ho voglia di novità.
Atterro e mi dirigo subito al trenino che porta in centro. Ho circa 60 minuti di tempo, sulla carta, per arrivare a Krakow Glowny e prendere il primo treno per Prezmysl. Solo che il trenino delle 12:54 non arriva. È saltato. Tutto ciò è tremendamente italiano. Bene, mi sembra giusto, così il distaccamento dalle tradizioni italiane per abbracciare quelle straniere sarà meno traumatico.
Ora sono costretto a prendere quello delle 13:24 e ho circa 20 minuti di tempo per prendere il treno per Przemysl più giusto, gli altri ci mettono troppo o partono troppo in ritardo. Non ho ancora prenotato nulla, non posso arrivare troppo tardi nella cittadina polacca, rischierei di non vedere nulla. Il salto del treno mi costringe ad evitare il pranzo. Arriverò a Preszmysl a stomaco vuoto, quasi senza bere (se si esclude mezza bottiglietta d’acqua), senza nulla in mano. Arrivo previsto: 17:50 circa. In realtà ho mandato un paio di e-mail a un alberghetto e a un ostello ma non ho ottenuto risposta, quindi non ho ancora la certezza di un tetto sulla testa.

Il treno mi regalerà la prima sorpresa curiosa del viaggio.
Ho portato con me John a farmi compagnia. John Fante, uno dei miei scrittori preferiti. Leggere in treno è sempre piacevole. Il racconto parla di un cane frocio (parole dell’autore) che irrompe in casa, in un periodo di grandi cambiamenti personali nella vita del protagonista, ovvero l’alter ego dell’autore.
Ed ecco che dopo un’oretta compare un uomo.
Si avvicina, sui 45 – 50 anni, moro, un paio di baffetti e un cappellino blu in testa. Sino ad allora era rimasto al suo posto, nei sedili dietro. Nota una rivista abbandonata sul sedile accanto al mio. In polacco mi chiede se può prenderla. Io non capisco una parola di polacco, conosco a malapena il significato della parola tak.
“I don’t speak polish, sorry. But I think that you can take it”.
Sorpreso, mi chiede da dove vengo. Si siede sul sedile davanti al mio e mi stringe la mano.
Un’altra cosa piacevole, quando si viaggia da soli, è trovare qualcuno con cui scambiare due chiacchere per qualche minuto, quindi accetto la conversazione.
Dopo le solite formalità, ovvero nome, città di provenienza, etc. mi chiede l’età.
“31”.
“oh, really? You look younger, I thought you are 23, 24”. Ok, non è la prima persona a rivelarmelo e oggettivamente ne dimostro meno. Poi passa a complimentarsi con i miei capelli. Io, ingenuo, non realizzo ancora dove vuole andare a parare e assecondo. Ma stavolta un po’ mi insospettisco. Ok, ho i riccioli, ma li ho appena tagliati e poi a dire il vero non capisco il perché di quel complimento, non è niente di eccezionale. Quando i complimenti arrivano agli occhi, al volto, etc. intuisco cosa sta accadendo.
Devo confessare che non mi ha dato fastidio, ma mi ha dato una strana sensazione. Un gay ci ha spudoratamente provato con me.
A rendere tutto surreale, come detto, il racconto “Il mio cane stupido” che stavo leggendo. Mi ributto sulla lettura, facendogli così capire che ha gettato l’amo al pesce sbagliato. Resto sulla sponda femminile e, a dirla tutta, non ho alcuna intenzione di cambiare parrocchia. Ad est, in fondo, si va anche perché su quella sponda il pesce che mi piace abbonda. Ed è di qualità pregiata.

Arrivo a Przemysl e decido, google maps alla mano, di recarmi all’alberghetto a cui avevo scritto senza ottenere risposta. La città mi sembra piacevole, bellina.
È in posizione strategica, accanto alla stazione, e costa poco. Trascinandomi con la borsa per via del piede che, proprio appena sceso dal treno inizia a darmi fastidio, arrivo dopo circa un quarto d’ora all’indirizzo. Noto sulla strada che alcune attività sono chiuse, forse per la crisi economica. La cosa mi insospettisce e provo a pensare “no, non posso essere così sfortunato. Se non ha risposto è perché avrà avuto problemi con Internet”. Purtroppo la mia sensazione si tramuta in realtà. Dell’albergo Hala non c’è più nulla, è chiuso. Rimane l’attività di palestra che gestiva assieme all’hotel. La città emana una sensazione di tristezza, è tutto grigio. Come il mio futuro prossimo. Non so dove andare a parare e inizio a realizzare che avrò pochissimo tempo per visitarla. Ho con me un elenco di alberghetti, ostelli, guesthouse preso da Internet. È una cittadina, non è che ne offra moltissimi e non tutti sono a buon mercato. Decido di prendere un taxi. Gli chiedo di portarmi all’indirizzo di una turistycke dome (o qualcosa di simile, non conosco il polacco), una sorta di ostello. Arrivo, gli chiedo di attendere un paio di minuti, dandogli un paio di zloty in più. Entro alla reception e chiedo se hanno un letto. “No, full”.
Il tempo stringe. Non ho ancora un posto dove riparare. Ci sarà una mangiatoia, un bue e un asinello da qualche parte.
Ma ancora è un po’ presto per arrivare a quella soluzione estrema, mancano ancora 3 mesi e mezzo.
Così decido di andare all’ostello. Io non amo gli ostelli. Li scelgo solo se hanno il bagno privato, perché sono in grado di adattarmi a tutto ma non al fatto di condividere con altri camera, bagno e pure i miei effetti personali. Ma non è tempo per fare certi ragionamenti, sono già le 7. Attraversiamo un ponte, 200 metri ed eccoci arrivati. Non sono lontanissimo dal centro. La struttura si presenta molto simile alla casa della famiglia Addams. Il cancello cigola e per entrare c’è da passare da un giardinetto spettrale. L’ingresso è sul retro.
Inabitato. Sono l’unico ospite. Prendo una camera doppia, che userò a singola ma purtroppo il bagno è in comune. Con me stesso visto che sono solo. Il problema è che fa schifo. Non credo di aver mai visto un bagno così sporco e sozzo. Nella doccia c’è pure del calcinaccio caduto dal muro. Chiedo le prime cose alla ragazza della reception che non parla inglese. Tra le mie domande una: “come mai ho solo una chiave? Quella del cancello non me la dai?”. Ottengo una risposta che mi gela il sangue nelle vene, una nuova montagna di cacca mi sommerge ulteriormente: “no, alle 22 noi chiudiamo tutto”.
“E se rientro dopo?”
“Riapriamo alle 6”.
“Ma che cazzo di ostello è?” penso fra me.
Ora mi ritrovo con due opzioni:
a) doccia veloce, uscita e rientro in tempo
b) uscita per mangiare visto che ho fame, rientro per le 22. Doccia e a letto.
Scelgo la b. Sono già le 19:30. E ormai ho realizzato che della città vedrò ben poco. Salgo in camera, prendo le prime cose, esco.
Apro la porta, sto camminando lungo il giardino di rovi. Quando, a un tratto, sento da lontano una voce gracchiante:
“10 pm!”
Nemmeno a 14 anni avevo un coprifuoco così anticipato. E mia mamma non hai mai scassato così tanto le palle.
“fanculo” è la mia risposta, non ad alta voce per non aggravare le mie già precarie condizioni.
Sbatto il cancello ed ecco che la città si presenta a me.
Scelgo un fast food veloce, Mr. Hamburger, e poi mi dirigo verso la piazza principale.
È sera, è un mercoledì. C’è in giro poca gente e qualche ubriacone. E un italiano al telefono. Pensavo di essere un pionere, l’unico pirla capace di fare nottata qui.
Anche in questo caso mi sbagliavo. Ma la mia regola “no italians abroad” la rispetto.
La città è veramente carina e non mancano i bar, almeno in centro. A dire il vero non dovrebbero mancare nemmeno i club, sul sito cittadino ne elencavano 6 o 7.
Ha una bella piazza centrale con dei bei giardinetti e un paio di piazze adiacenti. Una torre appena sopra la collina ed è tagliata in due dal passaggio di un fiume. Ma appena fuori dal centro il degrado è totale. Mette quasi tristezza. Palazzi fatiscenti, ubriaconi.
Ma dispiace soprattutto perché il tempo è tiranno. Mi devo limitare a impressioni personali. Almeno il centro e le vie adiacenti ho avuto modo di girarle. Quello che penso è che sia una bella cittadina, merita una visita. In quanto a vita notturna, meriterebbe solo nelle w-e ma quasi nessuno conosce l’inglese.

Ormai è arrivato il momento di rientrare in ostello, dopo una breve sosta in un negozietto a prendere acqua e brioche con cui fare colazione l’indomani, prima di attraversare il confine.
Rientro e mi accorgo dopo pochi minuti che mi sembra di stare all’Overlock hotel (se ricordo bene il nome).
Unico ospite di un hotel in degrado. Non ho voglia di girare per il palazzo, potrei realmente finire in una stanza e ritrovarmi a festeggiare una festa surreale tenutasi 50 anni prima.
Non c’è nulla da festeggiare. Due piani più sotto dorme il ragazzo che gestisce l’ostello e che non ho ancora conosciuto.
Speriamo non venga durante la notte a rompere la porta con un’accetta e gli occhi spiritati. Chiudo energeticamente la porta e mi addormento.
Il giorno dopo sarà una giornata faticosa, ancora in cammino verso nuove destinazioni.
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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Moran » 14/09/2009, 21:53

Se ti inquietava l'atmosfera da Shining, dovevi guardare negli occhi la tipa dell'ostello e dirle:
"All work and no travel make Lebowski a dull boy."
Dopo un suono di motoslitta accesa che accelerava furiosamente in lontananza, avresti dormito benissimo senza preoccupazioni, secondo me...
...quel misterioso gerundio dell'anima che è l'eterno presente del viaggio.
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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Lebowski » 15/09/2009, 12:32

Moran:
Ieri sera prima di iniziare il racconto mi sono trovato a scrivere “Il mattino ha l’oro in bocca” continuamente. Strana come cosa…
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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Lebowski » 15/09/2009, 18:48

Mi sveglio e dopo aver scambiato due chiacchere informative con il ragazzo dell’ostello perdendo inutilmente del tempo visto il suo inglese più che stentato, esco, prendo un taxi e arrivo alla stazione degli autobus per prendere la mashrutka che mi condurrà a Medika, la città di confine poco distante.
Dopo una breve attesa eccoci partire e dopo circa un quarto d’ora arrivo al confine di Stato.
Le zone di confine regalano sempre qualcosa. Non è Tijuana, dove tutto può essere comprato al prezzo di qualche dollaro, eccetto la felicità. Non c’è tequila, sexo e marijuana, come cantava Manu Chao.
È una zona desolante. E al posto della tequila si può acquistare vodka o sigarette, portate da contrabbandieri nella zona in cui inizia il cammino verso la dogana. In una zona non asfaltata, si diramano sia nella zona polacca che in quella ucraina delle casupole adibite a bar, negozietti o kantor e fuori di esse la strada si popola di contrabbiendiere (sono in prevalenza donne, quindi uso il femminile, v. foto). Qualche corvo rende ancora più tetro ma affascinante il paesaggio e interrompe con qualche gracchiata il silenzio assoluto di sottofondo. Poi c’è un cammino da fare lungo un reticolato che conduce alle dogane (v. foto).
La prima la passo agilmente. Alla seconda, quella ucraina, devo compilare il visto di ingresso.
Chiedo informazioni alla poliziotta che subito mi risponde in modo cattivo e in ucraino. Ovviamente non capisco una mazza, preferisco lasciar perdere e compilare.
C’è una cosa che non ho capito di questo viaggio. Se comunichi che non capisci la loro lingua, per loro non cambia nulla. Ripetono la frase un’altra volta, sempre in ucraino o polacco, a seconda di dove ti trovi e con chi hai a che fare.
In Italia se uno straniero si trova nella stessa situazione, chiede informazioni a un italiano che non parla in inglese, probabilmente si ammirerà l’italiano ripetere sempre nella lingua di Dante la frase precedente, ma stavolta alzando un po’ la voce e scandendo per bene le parole, magari gesticolando.
In modo un po’ più creativo, ma ugualmente cretino. Lo straniero non è né sordo né imbecille da non distinguere i suoni. In Polonia o in Ucraina, se non parlano in inglese non si fanno problemi, ripetono ugualmente la frase nella loro lingua, in modo uguale al precedente. E lo straniero passa per cretino perché nuovamente non capisce.
È una situazione che mi è capitata più di una volta. Il risultato è identico: lo straniero non capisce comunque. Alla terza o quarta volta ecco che la situazione diventa simile a quella italiana, il polacco o l’ucraino si innervosiscono e alzano un po’ il tono della “conversazione”. Mah…
Mentro compilo faccio conoscenza con un gruppo di giovani polacchi, andranno al mio stesso ostello e faremo sino a L’viv il viaggio insieme.
Mi fanno passare e dopo aver cambiato e preso grivne (nota positiva: in Ucraina sono quasi tutte banconote, solo i centesimi sono in moneta) vado a prendere la mashrutka che mi condurrà a L’viv.
Il viaggio scorre agilmente e in un paio d’ore arrivo a destinazione. Una cosa che ho notato di particolare è il segno della croce fatto da molti ucraini ogni volta che attraversando un villaggio si passava accanto a una chiesa.
La mashrutka mi abbandona alla piazza della stazione, prendo ancora qualche UA e chiedo al primo taxista quanto mi fa pagare per arrivare all’ostello.
“50”
Inizio la trattativa: “Niet 50, 30”.
Muove la mano come per dirmi no.
Si ripete la scena.
Io decido di andare via, verso un altro, quando sento che mi richiama e mi fa cenno di sì. Gli ridico e sottolineo “30”. Ha la faccia burbera, è anche abbastanza grosso. Mi fa cenno di sì e salire.
Arrivati gli piazzo in mano i 30 ua stabiliti. Mi dice qualcosa di incazzato in ucraino che suona come “cosa cazzo sono?”. Capisco di aver preso un’inculata. “Incominciamo bene, subito una bella inculata” penso fra me e me.
Riprendo i soldi e stavolta ne do 100. Ora però voglio il resto. Lui scende e mi dice di aspettare. Dopo 5 minuti torna e me restituisce 60. Ok, 40 è a metà tra le cifre sparate nella trattativa. Ci può stare, anche perché in euro non è tanto, sono circa 3, 30 euro (12,30 ua = 1 euro).
Ho scelto un ostello che mi ha subito attirato per il nome. Camera e bagno privato. Retro Hostel Shevchenko su Shevchenko Prospekt per circa 13 euro al giorno.
Ok, è un altro Shevchenko, non il calciatore. È un loro eroe nazionale ma per me Sheva è stato un eroe personale specie quando 6 anni fa infilò alle spalle di Buffon il rigore della 6 Coppa.
Come entro nel corridoio – cortile che conduce all’ostello canto sottovoce un motivetto: “Non è un brasiliano però che goal che fa, il fenomeno lascialo là qui c’è Sheva. La la la la la la la la la Sheva, Sheva!”.
Stanno facendo dei lavori e i due muratori mi guardano un po’ perplessi.
Sbrigo le formalità di rito e chiedo subito se la sera qua resta aperto. C’è un codice da digitare sul portone, ma si può! Ok, prendo possesso della camera, ottimo ostello, esco e mi reco nel vicino mc donald’s per mangiare qualcosa visto che ormai sono quasi le 3 e non ho ancora mangiato. Solitamente evito i fast food se non per necessità, e questa lo è. Rifocillato torno in camera e mi preparo a visitare la città.
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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Lebowski » 15/09/2009, 19:09

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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Lebowski » 15/09/2009, 21:24

La città è molto bella, una delle più belle che abbia mai visto, specie ad est. Forse la più europea dell’Ucraina, così mi han detto. Ricorda Vilnius per la grande quantità di chiese disseminate lungo il centro storico, la vicina Cracovia per l’eleganza di alcuni palazzi e di alcune piazze. E le automobile elettriche con cui i genitori fanno giocare i bambini lungo il piazzale antistante il palazzo dell’Opera mi ricorda una scena già vista a Tirana.
Il fatto di girare da soli ha, come tutte le cose, i suoi pro e contro. Uno dei vantaggi è di avere tutto il tempo a disposizione per girare e cercare anche i particolari più nascosti, lasciandosi trasportare solo dalla propria volontà. Balzano così agli occhi particolari come le statuine di madonnine disseminate lungo le vie e incastonate nel muro di alcuni palazzi, oppure la bellezza di alcuni balconi. Anche laddove mancano di cura riescono a conservare un fascino particolare, decadente.
Non mancano i giardini con spesso al centro grosse statue di personaggi storici locali.
Girare per il centro storico di L’viv è stato sempre piacevole, aiutato anche dal bel tempo che mi ha accompagnato durante tutta la durata del soggiorno. Sinceramente non pensavo di trovare una città così bella.
Posto alcune fotografie che cercano di raccontarla, poi provo a proseguire il racconto. Non sono fotografie eccezionali, lo so. Anzi, su alcune scusate per la qualità abbastanza scarsa.

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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Lebowski » 15/09/2009, 21:30

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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Lebowski » 15/09/2009, 21:39

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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Leia74 » 15/09/2009, 22:36

Bello! L'viv e Kiev sono le due citta' ucraine che piu' mi attirano, L'viv poi e' cosi' vicina al confine che fa proprio venire voglia di andarci!!!
Domanda: ma da Cracovia a L'viv non c'e' un treno?
Le mie foto:
http://sabrinastravels.shutterfly.com

Latest trips: Piemonte in dettaglio (pure troppo, ago 2017-mag 2019), New York + Boston (mar 18), Bretagna e Normandia in moto (ago 18), Svezia centrale (ago 2019), Parchi USA Ovest (dic 19-gen 20)
Next: ???
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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda darietto » 15/09/2009, 23:08

Racconto molto interessante e, come al solito, scritto in modo decisamente accattivante.
Aspetto di leggere il seguito.
Sbaglio o L'vov sembra molto Bratislava?
/modalità Canga on: Kiev è il posto dove ho visto la più alta concentrazione di belle ragazze
/off
Io: Vero Ground good morning, Warrior **** over Pine island, inbound for landing on rwy 22L

Twr: Warrior **** please note that Vero Ground cound't care less of what you said, but I'm Vero tower and so I care about you
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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Lebowski » 16/09/2009, 18:51

Grazie.
Leia:
Magari fossi bravo come fotografo quanto te! Anzi, una breve domanda: ma come fai a postarle all’interno del testo senza metterle come allegato?
Treno da Cracovia? sì, c’è ma fa orari un po’ “strani”, credo ce ne siano due al giorno. E ci mette un po’ di più perché si deve fermare prima di entrare in Ucraina perché i binari sono diversi da quelli polacchi.
Forse il modo più comodo è il pullman diretto, della pks da Przemysl, o della Eurolines da Cracovia. Ma il più affascinante è sicuramente quello con le mashrutke, oltre che più economico e breve, anche se non di molto. Questo da Cracovia, oppure si può triangolare da Londra o da altre città.

Darietto:
Confermo il Verbo del Profeta per il discorso ucraine. Se si parla di ragazze, non so Kiev ma L’viv si gioca il primo posto sul mio podio personale con Riga da quel punto di vista.

A me non ha ricordato molto Bratislava. Oddio, il cento storico forse un po’, ma è più grande di quello della capitale slovacca. E fuori dal centro c’è ancora qualcosina, mentre a Bratislava tutto si ferma lì. Bratislava anche nel centro storico non regala sorprese, mentre a L’viv più di una volta mi è capitato di entrare in viuzze e sbucare di fronte a chiese molto belle mai viste nei giri precedenti.
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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Lebowski » 16/09/2009, 18:54

Rientrato in ostello ritrovo i ragazzi polacchi e scambio quattro chiacchere con loro. Vengo a sapere che in tutta la città c’è acqua calda solo dalle 6 alle 9, sia am che pm Ma la ragazza dell’ostello mi rassicura: noi non abbiamo questo problema, alberghi etc. hanno acqua calda 24 ore su 24. Intanto chiedo informazioni sulla nightlife, ma mi sento rispondere “non sono di L’viv”. “Beh, allora? Comunque ci lavori, no? Non credo di essere il primo a chiedertelo, lo sai” penso fra me. Ok, vorrà dire che andrò a scatola chiusa, del resto sono pure abbastanza stanco e non prevedo una grande nottata. In generale però devo dire che ho trovato lo staff dell’ostello molto cordiale e disponibile, eccetto questo episodio.
Pronto per uscire decido di andare a cenare non lontano da lì. È giovedì sera e noto subito che c’è molta gente in giro. Ottimo segnale, significa che la nightlife di L’viv promette bene. Entro in un ristorante su Shevchenko Prospekt e per ordinare ho bisogno di un cliente che traduca per me, reclutato a forza da un cameriere, visto che non parlano inglese. Una volta scelto il mangiare mi sento domandare cosa voglio da bere, mi chiedono se preferisco birra o vodka. “Birra o Vodka?”. Quella domanda mi fa capire ulteriormente, dopo le scritte in cirillico, che sono in un paese molto straniero, vicino alla Russia. Ovviamente opto per la birra. Considerando le difficoltà di traduzione, cerco di andare sul sicuro e scegliere un piatto internazionale, non locale. Una cotoletta di pollo, verdurine, birra media e il conto mi fa capire che l’Ucraina è forse più economica dell’Albania, che sino ad allora era al mio primo posto personale per economicità. Credo di aver pagato il tutto circa 2,80 euro.
Mi incammino verso il centro e scorgo in una vietta laterale non lontano dall’ostello un club. Decido subito che quello sarà il posto dove tirare un po’ tardi. Intanto faccio quattro passi per il centro e noto subito una cosa:
non è che ci siano tante bellezze. Ce ne sono troppe! Vien quasi voglia rivolgersi a Dio e chiedergli di metterne un po’ meno sul mio cammino. Alcune, non moltissime, incrociano il mio sguardo, non come in un’altra città che non nomino, dove letteralmente squadravano quasi tutte facendomi sentire Jim Morrison, ma comunque ogni tanto mi sento “osservato”. La cosa insolita è che a farlo sono in prevalenza quelle già accompagnate, sempre dai soliti butterati locali.
Passo in una pasticceria per prendere un dolce e sedermi per un po’. Noto una cameriera molto carina (beh, non è difficile trovarne una!) e lei mi nota. Sorrisini, saluti reciproci ogni volta che passa accanto al tavolino, due chiacchere. Scelgo di tenerla in panchina per l’ultima sera, male che vada c’è sempre una su cui puntare, anche se non credo di avere buone possibilità. Ma non si sa mai…
Fatta una certa ora decido di tornare al club precedente, di cui ora non ricordo il nome. Scelta sbagliata, è un localino che fa musica dal vivo. Il che non sarebbe nemmeno male, ma suonano canzoni americane degli anni 50: Jerry Lee Lewis, Elvis, etc.
Du palle, per farla breve. Decido di affogare il dispiacere in una birretta locale. Alla loro birra do un 6--, non è male come sapore ma lascia un retrogusto simile alle nostre birre quando sono le ultime spillate dalle botti. Quel quasi “stantio”. Da quel punto di vista il giudizio su Leopoli è come quello che ripetevano i miei professori delle superiori: “potrebbe fare di più”. Ok, mezzanotte è già passata da qualche minuto, decido di rientrare. “Saranno altre serate a regalare avventura” mi dico per farmi coraggio.

Giorno 3

Il risveglio inizia tardi, verso mezzogiorno. Colazione veloce e sono di nuovo in strada. Arrivati nella piazza in cui si scende nel sottopassaggio per svoltare verso il centro, sottopasso popolato di bancarelle, in piena usanza città dell’Est, decido di cambiare strada e visitare nuovi territori.
Scelta azzeccata. Dopo poche centinaia di metri noto una grande piazza, c’è ressa. Vado a vedere di cosa si tratta: è una parata militare con bande militari, soldati, soldatesse. L’unica mia esperienza militare è da far risalire alla visita dei due giorni ben 13 anni fa, poi rinviai per studi e scelsi comunque il civile. Questo per far capire che non ho una grandissima stima dei militari, men che meno della milizia in alcuni paesi. Noto infatti che un paio di poliziotti stanno controllando i documenti a una persona a pochi metri da me e decido quindi di allontanarmi per evitare il famigerato e possibile taglieggiamento. Devo però dire che da quel punto di vista mi è sembrata tranquilla come città, ma si sa: dipende sempre dalle esperienze personali e da una buona dose di culo.
La parata comunque è interessante ma ormai mi è venuta fame, svolto verso il centro e mi reco in un ristorante simil fast food ma non fast food di cibo tipico, o almeno presunto tale.
Non parlano inglese ma trovo un uomo che traduce per me. Mi siedo fuori, da solo, visto la bella giornata, in attesa del cibo. Prendo una coca-cola e noto una cosa particolare: la loro coca-cola fa moltissima schiuma. Bisogna versarla molto più lentamente e 3 o 4 volte prima di riempire il bicchiere altrimenti la schiuma uscirebbe. Il mangiare? una sorta di spiedino sempre a cifre ridicolissime, mi rifocillo e dopo pochi minuti vedo arrivare l’uomo di prima. Mi chiede se può sedersi e da dove vengo. Alla risposta italiano sorride e mi chiede come mai un italiano parla inglese. È australiano. Vive da 3 mesi lì e mi dice che è per studiare la lingua. Ha 45 anni o giù di li, è simpatico. Scambiamo quattro chiacchere sull’Australia, sul cirillico, inevitabilmente sugli Ac/Dc (che mi sono mancati, 4 giorni senza musica!), sfottiamo il da me odiato perché ritenuto stupido accento inglese dei britannici. Poi lo saluto e gli chiedo come fa a rimanere tutti quei mesi in Ucraina. Mi risponde che ha un visto particolare. Mi piace fantasticare e credere che si trattasse di un diplomatico australiano al servizio dei servizi segreti dell’isola. Fa comunque piacere scambiare quattro chiacchere con gente nuova sia che si sia da soli che no, ma nel primo caso ancor di più. E devo dire che a me riesce abbastanza bene, mi capita spesso quando viaggio. Faccio quattro passi digestivi per le vie del centro e poi torno in ostello, leggo un po’ e mi preparo alla serata dopo aver navigato in Internet e aver trovato il club che sembra fare al caso mio: il Millenium.
Solite cose, esco e sono pronto per la seconda serata in quel di L’viv.

Stavolta scelgo un ristorante del centro, con piatti tipici e menù finalmente in inglese. Le cameriere portano un costume tipico con la gonna bianca e un lunghissimo spacco laterale che fa vedere le cosce quando scendono le scale per recarsi al piano inferiore. Il mio piatto ovviamente non c’è, così scelgo un piatto che prevede carne di maiale, funghi e formaggio, consigliatomi dalla deliziosa cameriera. È forse il più caro ma sempre a buonissimo mercato.
Quando me lo portano resto sorpreso: arriva in una sorta di ciotola di terracotta che mi fa pensare che sia zuppa o minestra, che io odio. La guardo perplesso, lei lo apre e noto che invece è uno spezzatino con formaggio fuso, funghi e la famosa panna acida. Non è buonissimo, ma tant’è.
Per rifarmi scelgo il bar della sera prima, con la mia panchinara.
Mi riconosce, mi saluta, mi chiede come va. Scelgo una sacher e acqua.
Il bar è pieno e non mancano gli angeli. Due sono proprio di fronte a me. Inizio a fantasticare sul loro dialogo.
Olga: “Sai Yulia? Ha passato le selezioni per Miss Universo!”.
Maria: “Ma no, anche Svetlana. Natasha invece ha dovuto rinunciare. Ha preferito Miss Ucraina. Peccato.”
Olga: “Ieri invece ho incontrato Veruska. Non è stata selezionata perché rispetto alle altre la giuria ha notato un difetto fisico. Un millimetro quadrato del suo volto era segnato, proprio sotto gli occhi, dove inizia lo zigomo. Eh, io lo sapevo. E poi mi è sempre stata antipatica, non crederà mica di essere bella come noi con quel difetto, pensava di farla franca?”.
Non ci giurerei che fosse quello, ma credo che un dialogo simile, anche se irreale, potrebbe essere possibile e pronunciabile da almeno il 70% della popolazione locale di questa cittadina.
Sospiro e soffoco nel cioccolato il mio dispiacere al pensiero che dovrò per forza fare ritorno a casa. Il cioccolato, la migliore medicina mai inventata dall’uomo.

Torno a fare una breve sosta in ostello e mi preparo per uscire. G. mi telefona dall’Italia per chiedermi come va. Gli comunico che stasera vado al Millenium Club. Aspetto una certa ora, è venerdì sera, la serata migliore quando si oltrepassa la soglia dei 27. Per arrivarci bisogna superare la zona centrale, è un po’ defilato. Da solo. Passo accanto al passaggio del teatro dell’Opera e noto che fuori c’è gente che ha improvvisato sul piazzale una milonga, ballano il tango. Non c’è che dire: a L’viv la gente ama divertirsi. A volte malamente però: non mancano gli ubriaconi. Ma almeno non sono molesti. Arrivato al Millenium noto una cosa che mi inquieta un po’: c’è poca gente all’esterno. Molti arrivano, guardano il prezzo di ingresso e desistono. Eppure sono “solamente” 50 ua. Mi rendo conto che per loro può essere molto. Decido di entrare, mi setacciano con un metal detector e sono dentro. Sono circa le 23:45 ma il mio timore è realtà: ci saranno circa 30 persone. Il locale non è malvagio però, età giusta, musica anni 80. Passano pure i Ricchi e Poveri e alcune ragazze in pista ballano e cantano la canzone. Sono al bancone e nell’attesa conto il numero dei presenti: 36 persone, oltre a me. Sono convinto che solo un anno fa, ante crisi, qua ci fosse del movimento.
Aspetto, aspetto ancora. Alle 00:45 decido che ormai la serata è andata. Torno e vedo sulla strada un altro club, lo Split. Ma mi dà più l’idea di un casinò, infatti presente nella struttura, e non vedo nessuno uscire o entrare. Evito.
Andata. Anche questa notte è over. Ma la prossima “regalerà sicuramente avventure dato che è l’ultima a L'viv” mi dico per farmi coraggio. Ancora non posso saperlo, ma la serata entrerà nei miei annali.
Ultima modifica di Lebowski il 16/09/2009, 20:19, modificato 1 volta in totale.
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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Leia74 » 16/09/2009, 19:59

Bel racconto. Allora sta serata finale? :P

Lebowski ha scritto:Grazie.
Leia:
Magari fossi bravo come fotografo quanto te! Anzi, una breve domanda: ma come fai a postarle all’interno del testo senza metterle come allegato?
Treno da Cracovia? sì, c’è ma fa orari un po’ “strani”, credo ce ne siano due al giorno. E ci mette un po’ di più perché si deve fermare prima di entrare in Ucraina perché i binari sono diversi da quelli polacchi.
Forse il modo più comodo è il pullman diretto, della pks da Przemysl, o della Eurolines da Cracovia. Ma il più affascinante è sicuramente quello con le mashrutke, oltre che più economico e breve, anche se non di molto. Questo da Cracovia, oppure si può triangolare da Londra o da altre città


Io prima le carico su qualche altro sito, poi trovo il loro url (basta cliccarci sopra col sinistro e scegliere proprieta') e poi lo inserisco nel messaggio in mezzo ai tag di img.
Ho visto gli orari dei treni da Cracovia, in effetti ci vogliono dalle 7 alle 9 ore. Stranamente quello senza cambi ci mette di piu'. Se mai dovessi farlo, opterei per il bus diretto. Bello mi sta venendo voglia di Ucraina... Uffa non ho ferie ne' soldi, e sicuramente l'Ucraina non e' tra le priorita' del mio ragazzo :P
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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Moran » 16/09/2009, 23:28

Lebowski ha scritto:Fatta una certa ora decido di tornare al club precedente, di cui ora non ricordo il nome. Scelta sbagliata, è un localino che fa musica dal vivo. Il che non sarebbe nemmeno male, ma suonano canzoni americane degli anni 50: Jerry Lee Lewis, Elvis, etc.
Du palle, per farla breve.

Che cavolo stai dicendo, Willis? :evil:
Lebowski ha scritto:Il locale non è malvagio però, età giusta, musica anni 80. Passano pure i Ricchi e Poveri e alcune ragazze in pista ballano e cantano la canzone.
Aaah, vedi, hai bestemmiato e sei stato punito! :twisted:
Scherzi a parte, mi incuriosiva la Polonia ma adesso che so di questa opportunità ucraina poco oltre confine mi incuriosisce ancora di più, magari una visita abbinata Cracovia/L'viv... hmmmm... mettiamo in lista per la primavera prossima...
...quel misterioso gerundio dell'anima che è l'eterno presente del viaggio.
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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda obe » 17/09/2009, 10:53

Grande Leb!

mi sto gustando il tuo racconto su L’viv. 8-)

Anche se qualcosa mi avevi già raccontato.. ;)
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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Lebowski » 17/09/2009, 11:32

A questo punto rivelo chi è il forumista con cui ho trascorso la serata del 13 a cracovia. è.............. OBE!
E mi sono divertito anche con lui. Ma prima viene la mitica, ultima serata di L'viv. C'è parecchia carne da mettere al fuoco.

Il racconto proseguirà prossimamente. Oggi sono rientrato al lavoro e ho meno tempo.

@ Leia:
grazie dell'informazione, proverò a postarle così la prossima volta.
in Ucraina ci puoi andare anche volo diretto wizzair da treviso.

@ Moran
Ma, ti dirò... a me la musica Elvis & co. dopo un po' annoia. Divertente all'inizio, poi...
Se ci fosse stato almeno Chuck Berry avrei improvvisato il duck walk che qualcun altro ripropone degnamente. Sai a chi mi riferisco. ;)
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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Leia74 » 17/09/2009, 13:59

Lebowski ha scritto:in Ucraina ci puoi andare anche volo diretto wizzair da treviso.


si' lo sapevo, grazie, mi stuzzica un sacco infatti... a Natale sono a Mestre dai miei, un capodanno a Kiev non mi dispiacerebbe ma i prezzi sono gia' alti e comunque mi sa che fara' un po' freddino :o :lol:
in realta' mi piacerebbe fare un giro piu' esteso dell'Ucraina, visto che ci sono parecchie cose da vedere. magari aspetto di avere piu' tempo .... (chissa' quando :P)
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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Lebowski » 17/09/2009, 15:58

L’ultima giornata a L’viv inizia come la precedente. Stesso ristorante a pranzo, stessa camminata digestiva.
Ormai conosco i luoghi, c’è poco da esplorare e mi avventuro quindi per negozietti. Purtroppo la mia inseparabile borsa da viaggio è già piena, 5 giorni con solo bagaglio a mano non lasciano molte opportunità ed escludono gli alcolici locali. Mi mordo un po’ le dita, considerando i prezzi più che risibili di tutto.
Una volta fatto rientro in ostello trovo un gruppo di giovani multiculturale: due ragazze, una tedesca e una ucraina, e 4-5 ragazzi divisi tra Turchia, Germania e Polonia.
La ragazza ucraina è pure un po’ carina, chevvelodicoaffà, intuisce che sono italiano e per ottenere conferma me lo chiede (in italiano). Ricevuto la risposta si rallegra e mi fa “bene, così posso migliorare il mio italiano” visto che si recherà a Napoli per un po’ di mesi per una internship. “Bene”, penso io. Magari…
La tedesca invece mi sembra un po’ troppo “particolare”. È di Berlino ed esordisce con una domanda: “hai visto il negozietto di libri poco distante?”. Le rispondo che tanto non capisco il cirillico quindi non sono in cerca di shopping librario. Cosa me ne farei di un libro in cirillico?
Torno in camera a riposare un po’ e mi preparo per la serata.
C’è una regola non scritta quando si esce: mai dire “oggi non bevo” perché sicuramente si finirà per bere. Io la ignoro e mi propongo di non toccare alcool, anche se devo dire che, sebbene buon bevitore, difficilmente mi ubriaco, mi capita raramente.
Tanto per non cambiare scelgo il ristorante della sera precedente, gli concedo una seconda chance. Arrivo e trovo un tavolino libero nella zona esterna, attendo la camerierera per chiedergli se posso sedermi. Nell’attesa noto un tavolo con una giovane compagnia ucraina di 7 persone proprio al tavolo accanto al mio. Sono 5 ragazzi e due ragazze. Una delle due mi squadra e mi saluta. Le rispondo. Poi mi siedo al tavolino.
La ragazza che mi ha salutato non è carinissima, ha i capelli rosso tinti, corti, ricci ma la sua amica è molto carina: bionda, occhi azzurri (Obe: quella che hai visto in foto). Poi ci sono i ragazzi: un paio hanno le sembianze ucraine, e di questi uno è completamente sbronzo, gli altri non sembrano ucraini.
In realtà lo sono tutti e, come da tradizione, noto che cenano sia a birra ma soprattutto annaffiano ogni tanto le pietanze con la vodka.
Arriva la cameriera per prendere la mia ordinazione e chiamo acqua naturale e un pancake con spinaci, patate e carne di pollo.
Mentre aspetto, la rossa, seduta al suo tavolo ma a 2 metri da me, si volta e mi rifissa gli occhi. Attacca bottone, ma parlicchia l’inglese, preferisce il francese. Idioma che odio, che mi ha rovinato un’estate quando anni fa, e lo ricordo come se fosse ieri, la scuola su consiglio di quella stronza della prof mi mandò a casa una lettera per i miei genitori che comunicava “a suo figlio non abbiamo dato l’esame di riparazione ma era possibile questa eventualità. Consigliamo di approfondire lo studio della materia durante le vacanze estive appena iniziate”. Io, che sapevo di questa vigliaccata, curavo il postino ogni giorno. Passano due settimane e per 12 giorni arriva di tutto tranne che quella lettera mafiosa. L’unico giorno in cui sono fuori casa… tac! Eccola. Io quella sera dovevo andare a limonarmi la Sara, ma mi fu impedito di uscire, e Sara si limonò un mio amico. Da quel giorno ho giurato odio eterno alla Francia e ai francesi (e alle Poste Italiane). Questa è un’altra storia ma quella vigliaccata della lettera non la dimenticherò mai (e sono sicuro che converrete con me: se tanto l’esame di riparazione non me l’hai dato, o grandissima troia che non sei altro, perché devi comunque rovinarmi le vacanze con quella lettera?).
Chiuso questo flashback torniamo a noi. All’ultima serata ucraina.
- “Come mai bevi acqua?”
- “A tavola questa sera non mi va di bere birra”
- “Vodka?”
- “No, grazie. Preferisco l’acqua”
Dopo due minuti ecco che lancia l’affondo:
- “Perché non vieni a sederti al nostro tavolo?”
Io intuisco al volo che se lo facessi sarei costretto a bere e inizio a trovare le classiche scuse:
- “Dove? Non c’è posto!”
Lei, come una leonessa che insegue la preda nella savana mi ha puntato, potrebbero esserci molte altre prede ma niente, il trucco è fissarsi su una e inseguire solo lei e il suo percorso anche se la gazzella salta a zig zag. Io sono la preda.
Non molla.
-“Dai, il posto lo troviamo” mi fa capire spostando i piatti del ragazzo totalmente ubriaco che il fato vuole situato a capotavola, proprio accanto a lei.
Io intanto penso che preferirei la sua amica bionda, in quel caso sarei io il leone e lei la preda.
Sempre il solito fato vuole che la persona del gruppo che meglio parli inglese sia proprio lei, la bionda.
Ecco che la rossa torna alla carica, stavolta con l’amica. Si voltano verso il mio tavolo e faccio conoscenza anche con la mia preda. Si chiama Maria.
Ora mi ritrovo sia a cacciare che a fuggire cacciato. Preda e cacciatore.
Dopo un altro paio di inviti al loro tavolo e non trovando più scuse degne mi trovo costretto ad accettare, tanto non ho nulla da perdere.
Intanto il mio cibo tarda ad arrivare.
Faccio conoscenza con tutti e noto che, bene o male, sono tutti ubriachi, alcuni leggermente per fortuna. Sorpresi mi chiedono almeno per la 4 volta perché non bevo alcolici. Io c’ho provato. C’ho provato a spiegare loro che in Italia nessuno pasteggerebbe e vodka ma loro niente, arrivano pure a dirmi “dai, al posto della vodka bevete la grappa”. Rimangono sorpresi quando spiego loro che mai, al massimo dopo pasto.
Dopo almeno 20 minuti ecco arrivare il cibo. Sono sommerso da una raffica di domande.
Berlusconi, il calcio, il Milan, la Juve, l’Italia, la musica, il rock, la discoteca, l’Ucraina. Subisco una domanda al secondo, sembra un interrogatorio. Spesso due o più persone allo stesso momento con argomenti diversi.
Ma mi sto divertendo e anche loro. Dopo una strenua resistenza mi vedo quasi costretto a bere vodka al posto dell’acqua. Brindisi che nel corso della cena farò 3 volte.
Ricordate: mai pronunciare la formula magica “stasera non bevo”. Finirete per fare esattamente l’opposto.
Ma non mi ubriacherò e devo dire che contrariamente alle aspettative e ai timori, non è poi così male pasteggiare alla russa. La vodka quasi non si sente se bevuta con il cibo.
Resta un’esperienza da provare. E io l’ho fatto.
Ormai ho fatto amicizia, ho conosciuto molto bene Maria, che mi confida di essere stata in Italia, in Liguria e a Tivoli, di aver cantato in una corale e aver visto il Papa, anni fa.
Il Papa? Meglio lasciar stare certi argomenti. “io con te voglio peccare” penso mentre mi parla.
Intanto, parlando di cosa fare dopo, Maria mi traduce una domanda della rossa che mi chiede se sono disposto ad andare con lei in disco.

[continua prossimamente: devo tornare al lavoro!]
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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda iceman85 » 17/09/2009, 19:15

Lebowski ha scritto:Intanto faccio quattro passi per il centro e noto subito una cosa:
non è che ci siano tante bellezze. Ce ne sono troppe! Vien quasi voglia rivolgersi a Dio e chiedergli di metterne un po’ meno sul mio cammino. Alcune, non moltissime, incrociano il mio sguardo, non come in un’altra città che non nomino, dove letteralmente squadravano quasi tutte facendomi sentire Jim Morrison, ma comunque ogni tanto mi sento “osservato”.


Riga???qual'è la città dove squadrano? :lol: :lol: :lol: comunque il tuo racconto è appassionante!Io attendo la Wizz a PSA :mrgreen:
...Ma i veri viaggiatori partono per partire;
cuori leggeri, s’allontanano come palloni,
al loro destino mai cercano di sfuggire,
e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!

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Re: Polonia - Ucraina 2009:

Messaggioda Lebowski » 18/09/2009, 10:13

In generale, alcune precisazioni:
ok che L'viv è vicino al confine. Ma da Cracovia sono comunque 6-7 ore di viaggio nella migliore delle ipotesi, meglio precisare (al ritorno anche di più, dove conta molto quando si arriva alla dogana).
Ed è vero che è molto bella, con palazzi e chiese molto diverse, frutto delle diverse dominazioni che l'hanno caratterizzata, ma penso che per visitarla necessiti di 2 giorni. 3 al massimo.

Moran:
non so se Cracovia l'hai già vista, ma se vuoi sommarla a L'viv, per le ragioni esposte sopra credo ti servano 7-8 giorni, considerando i tempi di viaggio e le escursioni fuori Cracovia.

Iceman85:
No, non è Riga. Ma la città non la rivelo. A L'viv succedeva, non spessissimo, ma succedeva.
Gioca anche il fatto che turisti italiani praticamente zero. è ancora zona integra.

Ciao
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