da Lebowski » 19/09/2009, 20:10
Maria mi avvicina: “Lebowski (in realtà mi ha chiamato con il mio vero nome, ovviamente) ti faccio un’ultima proposta: noi andiamo a cercare un negozio per prendere qualcosa da bere, poi vediamo dove andare e dopo vieni a dormire da noi”.
La proposta non mi alletta per niente, “no, grazie. Preferirei andare in un club, ormai è quasi mezzanotte”.
Lei mi guarda delusa, torna dagli altri. Dopo un paio di minuti eccoli arrivare. La rossa mi accompagnerà all’ostello, poi si farà dire dove sono gli altri e li raggiungeremo.
Tutto ciò non cancella la mia sensazione di stranezza; però ok, partiamo.
La rossa inizia ad andare veloce, accidenti a lei. Il piede inizia a farmi un po’ male.
Prova a parlarmi in francese, le ribadisco che non lo parlo bene. “Je deteste le francaise, je prefere l’anglaise”. (spero di averlo scritto correttamente e anche se non lo fosse non me ne frega nulla, stavolta niente lettere mafiose a casa).
Nel frattempo realizzo che i casi sono due:
hanno mandato la rossa con me perché mi si voleva fare;
mi hanno mandato via da solo perché mi volevano sbolognare, stante i diversi programmi.
Oppure prima la uno e subito dopo la due. L’ho capito dal dialogo tra un ragazzo e il cinese, intuendo che il ragazzo voleva che si rimanesse assieme, mentre il cinese non volendo sentir parlare di club preferiva andare a bere in un negozio, cosa che io non ero intenzionato a fare.
Arriviamo all’ostello e ricordo alla rossa di aspettarmi. Apro il portone chi ti trovo? L’ucraina del pomeriggio.
“Ciao Lebowki” (inutile dirlo, ha usato in realtà il mio vero nome) “tutto bene, bella serata!”. È con i due turchi.
“Sì, ora però devo andare su in camera, magari ci si vede in giro”.
Mi sono impuntato molto sul tornare in camera perché volevo a tutti i costi liberarmi del marsupio, della macchina fotografica e di un po’ di denaro, visto che ero bello carico. Ormai avevo capito che erano bravi ragazzi, non c’era nulla da temere (tra l’altro il biglietto da visita regalatomi confermava la cosa), ma nel caso remoto di un mio errore ho pensato che fosse meglio “liberarsi di alcune cose” e comunque il marsupio mi dava veramente fastidio. Del resto io ero uscito solo quella sera con la macchina fotografica per fare qualche foto, visto che era l’ultima, poi prevedevo di rientrare e uscire subito dopo la cena. Ancora non sapevo che avrei conosciuto un gruppo di giovani ucraini.
Salgo, faccio tutto e dopo 10 minuti sono in strada.
Della rossa non c’è traccia. L’ipotesi giusta è la 2, il cinese l’ha avuta vinta sugli altri. Attendo come un cagnolino abbandonato l’arrivo degli altri per una decina di minuti, quando realizzo che non verrà nessuno decido di buttarla sul Metro. Ormai anche la cameriera, la mia panchinara, probabilmente ha già finito di lavorare. La partita è finita, non posso nemmeno farla entrare in campo. E l’altra ragazza, l’ucraina di 20 minuti prima che voleva che le insegnassi l’italiano, chissà dove sarà; non la vedo. Mi fa anche male il piede, la corsetta con la rossa mi è costato parecchio.
Decido di arrivare al Metro, 40 ua di ingresso ed entro. Per fortuna è “solo” a circa 1 km dall’ostello.
Entro e noto che l’età media è 18-20 anni. Basta, ne ho abbastanza per oggi. Non voglio neppure sembrare pedofilo, anche se è ben frequentato. Comunque il locale non è maluccio, probabilmente il giovedì sera o il venerdì è tutta un’altra music, ci sarò rimasto 20 minuti, forse meno. Ma oggi è la serata del sabato, “domani la serata a Cracovia regalerà sicuramente avventure” mi dico per farmi coraggio tornando all’ostello.
Bilancio della serata?
- ho provato l’esperienza della cena alla russa
- mi sono divertito conoscendo un gruppo di giovani locali
- sono andato con loro ad un concerto rock
- mi sono “innamorato”
Non ho concluso nulla, ma non c’è che dire: è stata una serata che ricorderò per sempre, in mezzo a tante altre che servono solo a far volume.
Giorno 13/09: Cracovia
Alle 8 il taxi mi lascia alla stazione. Cerco la prima marshrutka che mi condurrà al confine, parte alle 8 e 40. Il tempo di andare in un negozietto, prendere una bottiglietta d’acqua per il viaggio, ripetere l’esperienza del non capire e sentirsi ripetere le cose ancora allo stesso modo e poi partiamo. Durante il viaggio sento che il giubbettino in pelle che indosso ha il profumo di Maria e mi ricorda malinconicamente la serata passata. Due ore di viaggio ed eccoci scarrozzati all’arrivo. All’andata avevo notato una fila molto lunga di persone che cercano di entrare in Polonia, oltre che di auto. Molto più breve la carovana di chi esce dalla Polonia, la mia precedente. Questo mi aveva fatto temere una buona perdita di tempo per attraversare le dogane, ma contemporaneamente pensavo “sarà domenica mattina, non credo ci sarà molta gente”. Infatti, diversamente dall’andata, non c’è nessuno. Inizio ad incamminarmi lungo il reticolato. Davanti a me ho un ubriaco fradicio, e sono solo le dieci del mattino. Poi vedo una donna con un giubbetto, leggermente nascosta, di spalle, che “si tocca”. Non mi preoccupo più di tanto, so che non sta compiendo autoerotismo (mi avrebbe fatto un po’ schifo, data l’età della signora) ma sta nascondendo nei pantaloni la merce che contrabbanderà una volta arrivata sul territorio polacco.
Oltrepasso velocemente le due dogane, sposto indietro di un’ora le lancette dell’orologio e attendo l’arrivo della marshrutka che mi condurrà a Przemysl. Nei sedili dietro ritrovo l’ubriacone del confine, sta male, neanche si regge in piedi.
Arrivati in città vado in bar vicino alla stazione, mangio qualcosa e mi rallegro perché data l’ora posso prendere un treno antecedente a quello preventivato. Arriverò a Cracovia prima dell’orario previsto, su un Intercity.
Prendo il biglietto e mi accomodo su un sedile a caso. Dopo circa mezz’ora dalla partenza arriva una vecchietta che mi dice di spostarmi, l’aiuto con la valigia e poi le chiedo gentilmente perché. Mi fa capire altrettanto gentilmente che il posto è assegnato sul biglietto, ingenuamente non lo sapevo e così mi sposto e mi siedo finalmente nello scompartimento e nel posto assegnatomi sul biglietto. Il viaggio scorre senza avvenimenti degni di nota, se non il fatto che il tempo si sta annuvolando. È una giornata che mette tristezza, anche il tempo sottolinea che è l’ultima della vacanza.
Arrivo a Cracovia alle 16 e mi reco alla pensione prenotata. È in Kazimierz, quindi esco subito per mangiare qualcosa al solito bar e per vedere se al mercatino c’è ancora il venditore di vinili. Purtroppo il mercatino sta smontando e il mio solito bar è cambiato rispetto alla mia ultima visita, “solo 4 mesi fa ero qua” penso, ma mancano le modelle che lo gestivano.
Mi rifocillo brevemente, messaggio ad Obe che sono arrivato e intanto cade, ma solo per pochi minuti, qualche goccia.
Il quartiere è popolato da inglesi, almeno la metà della gente. Ma stavolta non sono gli inglesi che non sopporto. Dovete sapere che all’estero io divido gli inglesi in due categorie, in base all’età. Se superano i 25 o se sono sotto. I secondi, capaci di girare in maglietta anche a -5 hanno solamente un interesse: bere, gridare, scassare i coglioni, bere. Io non li sopporto. Tutt’altro discorso per i primi, che invece trovo siano il più delle volte gente simpatica non fosse per il loro accento british, che non amo.
La pensione non è male, tornato in camera mi riposo un po’, doccia etc. poi esco, incontrerò un altro Otra dopo cena.
Non so cosa indossare, come le donne, cosa che mi capita raramente. Ho la maglietta degli Ac/Dc, ma scelgo una camicia, visto che il clima è più fresco di quello che avevo trovato nelle sere precedenti.
Sarà un’altra serata molto originale. Questo ancora non posso saperlo, ma lo scoprirò presto.
(ma non temete, c’è meno da raccontare. Il racconto, finalmente, volge al termine).
A volte sei tu che mangi l'orso e a volte è l'orso che mangia te. (lo Straniero)