Cape Cod - Big sur - Bunker hill : riflessioni sull' America

In questa sezione del forum si può discutere di tutto ciò che riguarda l'arte, in tutte le sue forme, legata al viaggio.

Cape Cod - Big sur - Bunker hill : riflessioni sull' America

Messaggioda Jena Plissken » 10/11/2009, 19:50

L' America ci ha colonizzato l' inconscio - Wim Wenders

PARTE 1

Sembrerà strano ad alcuni sentirmi parlare di America, dopo tanto est europa.
Russia, Bulgaria, dopo il mio amore sviscerato per i Balcani, o il primo amore la Spagna, soprattutto perchè in America non sono mai stato, eppure nel mio percorso di vita e crescita personale l' America ha sempre contato moltissimo.
Sicuramente, senza lasciar nessuno spazio alla retorica, sarei di certo una persona differente, se non avessi vissuto, scoperto e amato tanto di quello che la cultura o spesso controcultura americana è riuscita a trasmetterci.
Dalla musica, al cinema, alla letteratura, all' arte potrei fare decine di nomi di artisti, musicisti e scrittori che hanno e stanno continuando a farlo, modificato e migliorato il mio piccolo cosmo personale.

Dicevo mai stato in America e spaventato di farlo. forse perchè rischierei una delusione o forse sono solo idee strane e tarli personali, anni fa lavoravo per una piccola emittente della mia regione ed ebbi la fortuna di intervistare un Luciano Ligabue ad inizio carriera, uno che di America ne ha masticata molta e oltre ad avere i miei stessi gusti scoprii questa stessa paranoia che poi lui superò andandoci davvero anche per ragioni musicali ( video e arraggiamenti ) e con ben altri mezzi e fini di quelli che potrei aver io.

La paranoia è presto detta : l' immaginario americano quello dei grandi spazi , quello delle metropoli che abbiamo vissuto nei film che abbiamo amato, quella sorta di sogno primogenito del tutto è possibile, quel suono gospel, folk, blues che mi ha riempito le orecchie per tanti anni forse è troppo ingombrante e potente per essere racchiuso in un singolo viaggio.
Necessiterebbe di tanto tempo e soldi per essere compreso, capito, assimilato eppure l' America è sempre li davanti agli occhi, con la sua epica, le sue mille contraddizioni , le sue mille sfacettature, il suo melting pot, le sue guerre infinite, le sue paranoie, ma anche le sue
invitanti meraviglie.


Cape Cod costa atlantica

Si narra che i pellegrini del Mayflower una volta lasciata l’Inghilterra salpando dal porto di Plymouth il 6 settembre 1620, giunsero due mesi più tardi (precisamente il giorno 11 novembre 1620) ed ebbero i primi contatti con i nativi americani per poi stabilirsi e costruire le loro nuove città proprio approdando a Cape Cod, Massachusetts, un ' ora e mezza d' auto da Boston e 5 da New York.

Cape Cod è uno di quei posti che incontri per caso lungo la strada e per via di incontri paralleli rischi di conoscere ed arrivare ad amare anche se non conosci personalmente.

A volte sulla scia di una riflessione fatta da Peter Handke in un suo libro relativo alla Montagna " sacra " di Cezanne il Saint Victoire, ti chiedi se certe cose hanno significato per te solo in quanto emanazione di opere d' arte, insomma vorresti vedere un luogo e parteciparvi attivamente con la tua presenza solo in quanto innamorato di un riflesso, forse alla fine il posto per te può non avere poi così valore o non ne avrebbe mai avuto se non fosse caricato di richiami e suggestioni artistiche.

Forse ognuno di noi ha dei posti più veri e carichi di valenza spirituale, archetipi e luoghi dell' infanzia, luoghi dove si è stati bene, dove si hanno avuto delle esperienze, ci si è innamorati , in cui si è conosciuto qualcuno e si è comunicato, indipendentemente dal loro valore universale , insomma dei posti in cui si è provata dell' emozione.

Tutto il resto indipendentemente da questo può risultare piatto, uguale , standardizzato come rischia poi in fondo di diventare il viaggiare moderno, velocità , facilità , mordi e fuggi , globalizzazione.

Eppure la molla e la voglia filtrata dall' arte almeno nel mio caso personale è sempre stata una marcia in più direi determinante per uscire di casa , muovermi, fare kilometri e chilometri in treno, auto , bus, aereo, traghetto, da solo o in compagnia solo per vedere una mostra, un concerto, un castello , una città , un luogo e se sai abbandonarti a tutto quello che l' esperienza ti può dare è spesso un percorso positivo e raramente deludente.

Torniamo a Cape Cod la penisola americana costellata di piccole città marinare e una volta essenziamente dedita alla pesca, è un luogo di villeggiatura estivo piuttosto famoso e animato e ritiro di una piccola comunità di artisti e personaggi eccentrici, da valore aggiunto una scarsa urbanizzazione, una natura selvaggia e le sue coste atlantiche.

A Provincetown una delle particolarità è la torre dei pellegrini costruita ad inizi novecento ed alta 70 metri che riproduce fedelmente la Torre del Mangia di Siena.
.

Ultimamente ho potuto ammirare le opere di Edward Hopper in mostra a Palazzo reale a Milano, Hopper visse per lunghi periodi a Truro, e molta della sua pittura fu influenzata dalla luce e dai panorami del capo.
Fari, paesaggi marinari, le tipiche case di legno bianche con veranda molto rimanda a quell' esperienza sulla costa fuori dalla caos della grande città di una New York o di una Boston.

Per finire proprio da qui Guglielmo Marconi eseguì la prima trasmissione senza fili transatlantica ( Wellfleet, Marconi’s beach )

Proprio poche settimane dopo per strane coincidenze mi imbatto quasi per caso in un libro che desideravo leggere da tempo ma che poi era finito nel dimenticatoio assorbito da tante altre mille cose quotidiane e che acquisto su Ebay visto che è fuori catalogo e reperibile solo in qualche biblioteca :

I duri non ballano di Norman Mailer uno degli scrittori più anarchici e preziosi del 900 americano e anche qui si parla di Cape Cod e precisamente della punta estrema Provincetown : un thriller psicologico che conferma le attese e le premesse, lascia senza fiato,ti incolla alla pagina e ti trasporta nella dissoluzione psichica e morale di una invernale piccola cittadina, in cui il marcio interiore straripa quasi come in un romanzo di Stephen King dalle normali case isolate e sparse lungo la costa, raggiungendo gli abissi, l' altra faccia di certi panorami solari di Hopper e della solitudine o dell' attesa che succeda qualcosa che quasi si scorge nei personaggi " oziosi " di Hopper.

Norman Mailer prende come simbolo Cape Cod e forse l' inizio della storia americana quella dei Padri pellegrini può essere stato un buon spunto per intessere la sua tela di ragno e un approfondimento psicologico di personaggi che potrebbero funzionare anche altrove in una qualsiasi piccola città degli Stati Uniti.

Eppure la descrizione di Mailer è quanto mai accurata e ben strutturata che fa vivere sia i personaggi che i paesaggi di vita propria e di una realtà che al pari dei quadri di Hopper ci fa vivere Cape Cod come qualcosa di conosciuto e di già familiare.

A chi passa da quelle parti consiglio una visita a Cape Cod magari facendo il percorso inverso al mio, prima la realtà poi l' approfondimento visivo, letterario, in ogni caso ne varrà la pena.
Ultima modifica di Jena Plissken il 15/11/2009, 0:52, modificato 8 volte in totale.
L' ho vista e abbiamo bevuto assieme della vodka russa, e lei aveva ed ha degli occhi che sono capaci di convertire alla fede un boia coreano

"La pista può essere ufficiale, nota e scontata oppure inedita e nuova, può portare a luoghi previsti o al nulla, può perdersi nel deserto oppure no, viene scelta, intuita creata"

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Re: Cape Cod - Big sur , riflessioni sull' America

Messaggioda Jena Plissken » 10/11/2009, 22:59

Parte 2

Big sur costa pacifica


Tra i tanti sogni del cassetto che un innamorato dell’ America o meglio di un certo tipo di America può avere non può mancare di certo la costa californiana di Big sur nel Pacifico a sud di San Francisco.

I panorami che a tratti possono ricordare vagamente alcune zone delle Cinque terre o le scogliere a picco sul mare dell’Irlanda sono stati vissuti e raccontati da due tra i grandi della letteratura americana.

Henry Miller scelse Big sur come ritiro tranquillo e a più riprese Jack Kerouac e i suoi amici ( Ferlighetti possedeva una capanna in legno ) passarono del tempo in zona, alcuni romanzi tra l’altro citano apertamente Big sur come l’ omonimo di Kerouac uno dei romanzi più personali dell’ autore ormai disilluso e lontano dall’ epicità dell’ ” On the road “.

Miller è stato uno dei precursori di Big Sur dove si era stabilito negli anni 40 quando i suoi libri erano ancora censurati e la sua insofferenza e il suo anticonformismo cresceva, mano a mano divenne un luogo di culto artisti e di ritiro quasi spirituale.

Kerouac quello di Big sur oscilla tra lucidità e depressione sempre più dipendente dall’ alcool e in preda a noia e solitudine, il mito si è disfatto e i nodi vengono al pettine, un grande libro però, tra i più personali e sofferti dell’ autore che va letto per ultimo seguendo la cronologia della vita dello scrittore.

ll territorio di Big sur è molto ampio la costa si snoda per 150 km, le montagne sono a ridosso del mare e la vegetazione è piuttosto ricca di conifere, querce e sequoie, alcune zone sono strutturate in parchi.

Suggestive le piccole spiagge tra le rocce sebbene poco balneabili visto temperatura dell’ acqua e correnti pericolose.

La natura selvaggia del territorio e la scarsa urbanizzazione dovuta a piani di protezione ambientale basata su piccoli villaggi e case isolate in legno e su solo alcune strutture turistiche lo rendono ancora oggi un paesaggio particolarmente suggestivo seguendo la Highway 1.

I paesaggi di Big sur sono davvero incommensurabili solo a leggerne la descrizione o a guardarne le fotografie ti rendi conto che sei di fronte all’ oceano e alla sua violenta brezza che ti soffia sul viso.


Bibliografia generale

Edward Hopper opere varie
Norman Mailer i duri non ballano
Henry Miller Big Sur e le arance di Hieronymus Bosch
Jack Kerouac Big sur
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Re: Cape Cod - Big sur , riflessioni sull' America

Messaggioda cozzi11 » 10/11/2009, 23:52

Jena,se fossi una donna ti sposerei 8-) :shock:
أنا أعرف كيف يكتب في الخارجية

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Re: Cape Cod - Big sur , riflessioni sull' America

Messaggioda darkcloud » 12/11/2009, 23:56

Una volta lessi un articolo sul Big Sur e mi affascinò così tanto che ci trassi un piccolo racconto :D
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Re: Cape Cod - Big sur , riflessioni sull' America

Messaggioda Leia74 » 13/11/2009, 10:00

Wow Jena non sapevo di questa tua passione per "una certa" America.
Le mie foto:
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Latest trips: Piemonte in dettaglio (pure troppo, ago 2017-mag 2019), New York + Boston (mar 18), Bretagna e Normandia in moto (ago 18), Svezia centrale (ago 2019), Parchi USA Ovest (dic 19-gen 20)
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Re: Cape Cod - Big sur , riflessioni sull' America

Messaggioda Jena Plissken » 13/11/2009, 17:04

cozzi11 ha scritto:Jena,se fossi una donna ti sposerei 8-) :shock:


Se io fossi una donna non sposerei mai uno come me :lol: :lol:

Leia74 ha scritto:Wow Jena non sapevo di questa tua passione per "una certa" America.


Ho talmente tanti lati Leia da risultare tondo ;)


Battute a parte sarebbe interessante usare questo topic per esplorare i luoghi, l' immaginario e i legami di ognuno di noi ( se ci sono ) con un certo tipo di idea di America, però dovete darmi una mano, non posso fare tutto io :lol:
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Re: Cape Cod - Big sur , riflessioni sull' America

Messaggioda Jena Plissken » 15/11/2009, 0:10

Sogni di Bunker Hill

Non molti di voi conosceranno John Fante ed è un peccato, Fante venne prima di Kerouac e ancor prima di Bukowski, che divenne suono grande fan e sponsor, in pratica colui al quale ne dobbiamo la riscoperta editoriale oltre a Elio Vittorini, che lo inserì nell' antologia " Americana", pubblicata nel 1941.

Il nome Fante sembra un cognome inventato, come sospettava l' editore a cui Bukowsky diede il compito della riscoperta, eppure non lo era è un cognome italiano visto che Nick Fante il padre era originario di Torricella Peligna in Abruzzo e quindi italiani emigrati in America come tanti altri nostri connazionali per sfuggire alla povertà.

A Metà agosto da qualche anno a questa parte a Torricella Peligna , Fante è celebrato con il festival letterario il Dio di Mio padre con conferenze, concerti e approfondimenti.
Il prossimo anno ( 2010 ) mi piacerebbe andarci.

I Fante erano emigrati nella provinciale Boulder Colorado ma il fascino della scrittura e della metropoli attirerà John a Los angeles dove si stabilirà a Bunker Hill e scriverà i suoi famosi romanzi oltre a sbarcare il lunario scrivendo come facevamo in molti sceneggiature per l' industria Hollywodiana.

Fante è emozione allo stato puro lasciatevi contagiare dal suo stile e dalla sua lettura e non da meno è uno di quei pochi scrittori che ci indica la via raccontando anche poi quelli che erano i suoi genitori immigrati in America, un grave buco nero nella letteratura italiana che
non ha mai trattato l' argomento.

Ho letto che un agenzia la Esotouric organizza a Bunker hill un tour sulle orme di John Fante, il che sembrerebbe davvero interessante.

Il Goodwill store, King Eddy's, la Clifton's Cafeteria, il Los Angeles Library's Reading Room e il Post Office Terminal Annex , oltre ad altri luoghi " fantiani " come la celebre funivia dal nome Angel flight , Banning park o Musso & Frank' s Grill su Hollywood Boulevard saranno a disposizione dei fans dello scrittore.



Occorre notare per avere un chiaro quadro della situazione che la Bunker hill a Los angeles vissuta e descritta da Fante non esiste più, se non nella nostra immaginazione, insieme ai bar, al caldo, alle strade polverose, come nel più classico stile americano, la zona che intorno agli anni 60 per vari motivi si era spopolata, è stata oggetto di un preciso piano urbanistico e tutto quello che faceva parte di Bunker Hill ad inizio 900 ora non esiste più.

Le case vittoriane e il quartiere che poteva assomigliare a tante città inglesi è stato totalmente stravolto e ricostruito totalmente e al suo posto sorgono grattacieli, nuovi edifici , uffici, banche e zone residenziali.
L' America cresce, costruisce e ridisegna l'assetto urbano della città, in nome della modernità e di una eterna giovinezza come si dice spesso è difficile trovare qualcosa in una città americana che abbia più di 100 anni !.

Imperdibili ( ma non solo questi ):

Chiedi alla Polvere

Aspetta primavera Bandini

La confraternita del chianti


Leggetevi questI ottimi articoli di approfondimento :

http://www.mantovaninelmondo.com/storia/johnfante.htm

http://archiviostorico.corriere.it/2008 ... 1058.shtml
Ultima modifica di Jena Plissken il 16/11/2009, 2:12, modificato 5 volte in totale.
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Re: Cape Cod - Big sur , riflessioni sull' America

Messaggioda Lebowski » 16/11/2009, 11:44

Jena Plissken ha scritto:Sogni di Bunker Hill

Non molti di voi conosceranno John Fante ed è un peccato, Fante venne prima di Kerouac e ancor prima di Bukowski, che divenne suono grande fan e sponsor, in pratica colui al quale ne dobbiamo la riscoperta editoriale oltre a Elio Vittorini, che lo inserì nell' antologia " Americana", pubblicata nel 1941.

Il nome Fante sembra un cognome inventato, come sospettava l' editore a cui Bukowsky diede il compito della riscoperta, eppure non lo era è un cognome italiano visto che Nick Fante il padre era originario di Torricella Peligna in Abruzzo e quindi italiani emigrati in America come tanti altri nostri connazionali per sfuggire alla povertà.

A Metà agosto da qualche anno a questa parte a Torricella Peligna , Fante è celebrato con il festival letterario il Dio di Mio padre con conferenze, concerti e approfondimenti.
Il prossimo anno ( 2010 ) mi piacerebbe andarci.

I Fante erano emigrati nella provinciale Boulder Colorado ma il fascino della scrittura e della metropoli attirerà John a Los angeles dove si stabilirà a Bunker Hill e scriverà i suoi famosi romanzi oltre a sbarcare il lunario scrivendo come facevamo in molti sceneggiature per l' industria Hollywodiana.

Fante è emozione allo stato puro lasciatevi contagiare dal suo stile e dalla sua lettura e non da meno è uno di quei pochi scrittori che ci indica la via raccontando anche poi quelli che erano i suoi genitori immigrati in America, un grave buco nero nella letteratura italiana che
non ha mai trattato l' argomento.

Ho letto che un agenzia la Esotouric organizza a Bunker hill un tour sulle orme di John Fante, il che sembrerebbe davvero interessante.

Il Goodwill store, King Eddy's, la Clifton's Cafeteria, il Los Angeles Library's Reading Room e il Post Office Terminal Annex , oltre ad altri luoghi " fantiani " come la celebre funivia dal nome Angel flight , Banning park o Musso & Frank' s Grill su Hollywood Boulevard saranno a disposizione dei fans dello scrittore.



Occorre notare per avere un chiaro quadro della situazione che la Bunker hill a Los angeles vissuta e descritta da Fante non esiste più, se non nella nostra immaginazione, insieme ai bar, al caldo, alle strade polverose, come nel più classico stile americano, la zona che intorno agli anni 60 per vari motivi si era spopolata, è stata oggetto di un preciso piano urbanistico e tutto quello che faceva parte di Bunker Hill ad inizio 900 ora non esiste più.

Le case vittoriane e il quartiere che poteva assomigliare a tante città inglesi è stato totalmente stravolto e ricostruito totalmente e al suo posto sorgono grattacieli, nuovi edifici , uffici, banche e zone residenziali.
L' America cresce, costruisce e ridisegna l'assetto urbano della città, in nome della modernità e di una eterna giovinezza come si dice spesso è difficile trovare qualcosa in una città americana che abbia più di 100 anni !.

Imperdibili ( ma non solo questi ):

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Leggetevi questI ottimi articoli di approfondimento :

http://www.mantovaninelmondo.com/storia/johnfante.htm

http://archiviostorico.corriere.it/2008 ... 1058.shtml


Lo conoscono in pochi? Io e te, sicuramente. Come si dice... meglio pochi ma buoni. :D

Provo a dare il mio contributo. La letteratura americana mi ha sempre affascinato.
Fante è uno degli scrittori che più la rappresenta.
Scrittura malinconica ma al tempo stesso ironica, breve ma ricca di spunti. Un'apparente contraddizione. Proprio come l'America, paese contraddittorio dove convivono molti estremi. Lui stesso è un pezzo d’America. Figlio di immigrati sviluppa una continua lotta tra un passato a cui si vergogna d’appartenere (le origini italiane) ma al quale, al tempo stesso, sa di non poter rinunciare in quanto certo, e un futuro che fa dell'incertezza (economica e affettiva) una regola di vita. Come se fosse sospeso in un cammino che lo porta a metà strada tra l’essere americano (per scelta) e l’essere italiano (per costrizione). Non a caso, credo che solo noi italiani possiamo capire appieno alcuni passaggi nelle sue opere. Ad esempio il rapporto con la religione e la famiglia.
Questa è in fondo una delle ragioni della sua non-fama iniziale.
Una situazione, quella di non-fama, immeritata e che vive come una sfida.
Sfida raccontata nelle sue opere, che possono essere collocate in due grandi rami:
la sfida al successo, per l’appunto. E la vita di dago, italo-americano. Anche quest’ultima è una sfida continua, che ha come protagonista la famiglia e il suo continuo rapporto di amore/odio.
Se per il primo gruppo non ha importanza l’approccio iniziale alle sue opere (ma consiglio vivamente “Chiedi alla polvere”) nel secondo, se mi è concessa una correzione alla presentazione di Jena, consiglio come inizio “Dago red” (raccolta di racconti) o lo splendido “Aspetta primavera, Bandini” (romanzo).
Iniziare da “La confraternità dell’uva” è sbagliato, perché racconta del suo rapporto con il padre già in età adulta. Non si capirebbe il perché di quel rapporto se non si conoscesse prima il rapporto infantile. Un rapporto col padre che è il fulcro di tutta la sua opera e il suo pensiero perché, più di ogni altro, rappresenta l’italianità descritta sopra e l’amore/odio che la contraddistingue.

Personalmente trovo che Fante si esprima al meglio nei racconti. Nel breve dà il meglio di sé. È una scrittura fluida, sempre piacevole.
L’unica opera che trovo (molto) brutta è “Sulla strada per Los Angeles”, dove si avventura in perdite di tempo inutili e perde indubbiamente la sua sfida.

Una sfida, la sua, vinta in tutte le altre opere. Ne esce sicuramente vincitore, perché Fante dà voce (e che voce!) ai vinti.
Ultima modifica di Lebowski il 16/11/2009, 13:31, modificato 2 volte in totale.
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Re: Cape Cod - Big sur - Bunker hill : riflessioni sull' America

Messaggioda Moran » 16/11/2009, 12:11

Un altro grande scrittore di cui ancora non ho letto nulla, è da tempo nella mia "to read list".
...quel misterioso gerundio dell'anima che è l'eterno presente del viaggio.
(Paolo Rumiz)
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Re: Cape Cod - Big sur - Bunker hill : riflessioni sull' Ame

Messaggioda Jena Plissken » 12/04/2017, 19:42

Sono ricapitato per caso su questo vecchissimo topic : finalmente l' America è arrivata, come sapete. e per ben tre volte, e a parte Cape Cod ( in lista con Boston per il futuro), ho realizzato gli altri 2 desideri che avevo Big Sur e Los Angeles : Bunker Hill , sono passati 8 anni nel frattempo, come corre il tempo dai primordi di Otra ma ne è valsa la pena :mrgreen:
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Re: Cape Cod - Big sur - Bunker hill : riflessioni sull' Ame

Messaggioda geom.Calboni » 13/04/2017, 12:53

Jena Plissken ha scritto: come corre il tempo dai primordi di Otra

Davvero... ;)
"Stiamo attenti, siamo contenti, comportiamoci bene e mangiamo la semplicità".

Nella vita le cose serie, alla lunga, ti fregano. Gustiamoci le cose effimere che proprio in quanto tali non ti tradiscono mai.

Studio la Serbia, mi piace la Russia, frequento la Polonia.

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