Sono rientrata, e il venerdi' sera a casa (troppo stanca per uscire) va riempito in qualche modo.. continuo a scrivere del Giappone
in effetti mi incuriosisce moltissimo questo popolo contemporaneamente così moderno e così legato alla tradizione, cosa che mi pare un pò contraddittoria; probabile che sia io ad avere qualche problema nel contemplare idee distanti, finanche opposte e a farle stare insieme in modo "normale" e pacificamente
In realta', Vilma ha toccato un tasto dolente del Giappone contemporaneo.
L'apparente fusione perfetta tra modernita' e tradizione porta anche a dei problemi. I giapponesi si trovano da un lato a imitare modelli americani o europei di comportamento, dall'altro a ricevere comunque un'educazione tradizionale che implica "negazione di se'".
Molti giovani non sanno come sfuggire a questa societa' che ti lega in tutto quello che fai, dove devi stare sempre alle regole, e o si suicidano oppure si chiudono in casa e non ne escono piu'. Non so se avete mai sentito parlare degli "hikikomori", sono ragazzi che si chiudono in camera per mesi o anni e aprono la porta solo per ricevere cibo dai genitori, per il resto comunicano col mondo tramite internet. E' una delle varie reazioni a un modo di vivere che non condividono piu'.
Del resto i poveri bambini giapponesi iniziano presto: fino ai 3-4 anni sono lasciati liberi di fare quello che gli pare. Poi pero' devono andare all'asilo e allora iniziano a far parte di gruppi e gruppetti. Quello che e' peggio e' che il loro destino sembra segnato fin da piccolissimi: se non riescono ad entrare nell'asilo buono, non riusciranno poi a entrare in una buona scuola elementare, passo necessario per fare una buona scuola media, che poi aiuta nell'entrare in un buon liceo e a sua volta questo serve per entrare in una buona universita', requisito fondamentale per essere assunti in una buona azienda.
Risultato: i bambini iniziano alle elementari a studiare per gli esami di ammissione, passano anni a fare "doposcuola" cioe' lezioni supplementari pomeridiane, oltre a scuole di preparazione agli esami di ammissione per la scuola successiva. Passano le serate a fare i compiti che non hanno avuto il tempo di fare nel pomeriggio, non hanno tempo di giocare, sono sempre stanchi e al mattino dormono in classe. Per inciso addormentarsi in classe, come anche a una riunione di lavoro, e' tollerato senza problemi.
Una mia amica italo-giapponese nata e vissuta sempre a Tokyo mi ha raccontato che il padre (italiano) non ha assolutamente voluto che lei e i fratelli studiassero nelle scuole giapponesi, e in assenza di scuole italiane li ha iscritti a quelle francesi. In teoria se nessuno dei due genitori e' di lingua francese non avrebbero potuto, ma il padre ha insistito cosi' tanto da riuscire a farli entrare, e si sono fatti dalle elementari al liceo in francese.
Senza contare il metodo di studio. Una mia amica giapponese che studiava italiano all'universita' li' a Tokyo mi ha raccontato che i loro libri di storia al liceo erano grossi un quarto di quelli italiani, e uno bastava per 3 anni. Le lezioni di giapponese (il corrispettivo delle nostre lezioni di italiano) non prevedevano nessun tipo di studio approfondito della grammatica, tanto che lei ha fatto analisi logica per la prima volta all'universita' quando studiando italiano ha scoperto cosa sono il complemento oggetto, il complemento di specificazione etc.
Non ho idea di come siano le altre materie, ma una cosa certa e' che per imparare a scrivere i bambini giapponesi (come quelli cinesi del resto) impiegano molto piu' tempo dei bambini di tutti i paesi con scrittura alfabetica (non solo la nostra, immagino sia lo stesso anche per l'hindi o il thai che si scrivono comunque in modo fonetico e non ideografico). Un bambino giapponese deve imparare a scrivere ciascuna parola, non semplicemente a mettere assieme i suoni. Fino alle medie hanno ore dedicate all'apprendimento di nuovi caratteri.
Peccato che una riforma della scrittura, proposta gia' nell'Ottocento, non abbia mai avuto molti sostenitori. Si teme che tutta la cultura giapponese del passato vada perduta nel giro di poche decine d'anni se si cambia sistema di scrittura.