da palaz » 17/12/2011, 8:20
Bergamini, non fu suicidio per amore
"Il calciatore ucciso dalla 'ndrangheta"
Cosenza, dopo 22 anni la procura riapre il fascicolo. Si affaccia la pista della droga, l'ipotesi è che sulla sua Maserati viaggiasse lo stupefacente trafficato dai clan
ROMA - Questa è la storia di un suicidio assistito. Dalla 'ndrangheta. La storia è quella di Denis Bergamini, centrocampista del Cosenza Calcio, buona tecnica e grandi polmoni, morto a 27 anni il 18 novembre 1989. Ufficialmente Denis si è suicidato, lanciandosi sotto un camion al chilometro 401 della statale 106 jonica dopo essere scappato dal ritiro e aver litigato con la fidanzata. Ventidue anni dopo la procura di Castrovillari - su richiesta della famiglia - ha però riaperto il caso. Ipotizzando che Bergamini sia stato ammazzato, forse perché coinvolto (a sua insaputa) in un traffico di sostanze stupefacenti. "Troppe le incongruenze e le coincidenze attorno alla vicenda" ammette il procuratore capo Franco Giacomantonio. Che da luglio a oggi ha messo in fila una serie di fatti e punti interrogativi. Eccoli.
Il giorno della scomparsa Bergamini è in ritiro con la squadra. Sono al cinema. Michele Padovano, l'ex attaccante della Juventus appena condannato a otto anni per traffico di sostanze stupefacenti, è il suo compagno di stanza. Racconta che quel giorno, verso le 15 e 30, Bergamini ricevette una telefonata che lo "turbò moltissimo". Mezz'ora dopo, prima dell'inizio del film andò via. Prese la sua Maserati e si fermò sotto casa della fidanzata, Isabella Internò, che tre giorni fa è stata nuovamente interrogata dai magistrati che si occupano della vicenda. La ragazza racconta che salita in auto Denis le chiese di accompagnarla a Taranto perché doveva imbarcarsi. "Voleva lasciare l'Italia per le Hawaii o le Azzorre". Perché dovesse partire dal porto di Taranto per andare in posti esotici è un mistero. Ma è uno dei più piccoli in questa storia.
"Alle 17 e 30 - racconta a verbale un carabiniere, Francesco Barbuscio, all'epoca in servizio alla stazione di Roseto Capo Spulico - l'auto di Bergamini veniva fermata al posto di blocco, capeggiato dallo scrivente, per poi proseguire e fermarsi a circa 4 chilometri da Roseto, esattamente al Km 401, in uno spiazzo posto sulla destra. Qui hanno conversato (...) e secondo la fidanzata Internò Isabella, aveva come oggetto la sua partenza dall'Italia, tanto che ebbe a dirle di tornarsene a Cosenza con la sua auto, mentre egli avrebbe chiesto l'autostop fino a Taranto. La ragazza gli raccomandava di desistere ma Bergamini usciva dall'auto (...) In quel momento la statale 106, con direzione Taranto, veniva percorsa dall'autocarro Fiat 180 condotto da Pisano Raffaele, il quale aveva visto l'auto parcheggiata fuori strada e una persona che vi stava davanti. Appena il pesante autocarro era giunto in corrispondenza della Maserati, Bergamini repentinamente si è lanciato buttandosi sotto la ruota anteriore del mezzo trascinandolo in avanti". Morto. Suicidato.
Venti anni dopo però cominciano ad arrivare i buchi. Il primo: il corpo di Bergamini è praticamente intatto. Ha solo un livido alla tempia, come se fosse stato stordito. Ma per la ricostruzione è stato trascinato per almeno cinquanta metri. Tanto è intatto, che l'orologio che Bergamini portava al polso funziona ancora. Il padre non se ne separa mai. Quel giorno pioveva a dirotto. E invece i vestiti sembrano puliti di tintoria. L'autopsia dirà che è morto per uno schiacciamento. Ma sul corpo non ci sono escoriazioni di nessun tipo. Il camionista viene ascoltato solo una volta. Poi quando il caso viene riaperto è dato per morto. E invece è ancora vivo. La Maserati allora non venne sequestrata. Oggi è stata ritrovata ed è arrivata la scoperta: aveva il doppio fondo. E secondo alcuni era utilizzato per il trasporto di droga a insaputa di Bergamini. Una risposta definitiva arriverà dai Ris di Messina che la stanno analizzando. Due annotazioni sull'auto: Denis non voleva acquistarla, lo aveva convinto un dirigente del Cosenza prospettandogli un affare. Quella Maserati seguiva sempre il Cosenza in trasferta. "Chi avrebbe mai cercato droga al seguito di una squadra in trasferta?" si chiedono ora gli investigatori. Ancora: i tabulati dei telefoni di Bergamini sono spariti. Due magazzinieri del Cosenza avevano detto al papà di Denis che avrebbero voluto parlargli. Ma dopo qualche giorno morirono in un altro incidente stradale, proprio sulla 106. Infine gli orari: servono novanta minuti per percorrere la strada. Se si sommano le due ore di discussione, si arriva alle 19 e 30 della morte verbalizzate dal carabinieri. Ma il barista dove la fidanzata di Denis (accompagnata da un uomo mai identificato) va a telefonare all'allenatore del Cosenza per raccontare dell'incidente non ha dubbi: "Non era buio, fuori si vedeva bene. Non erano le 19 e 30". Non era buio. Effettivamente sembra giallo.
(17 dicembre 2011) (repubblica.it)