nel sahara sul treno più lungo del mondo

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nel sahara sul treno più lungo del mondo

Messaggioda vilmer7 » 27/02/2010, 10:52

Nel Sahara sul treno più lungo del mondo
SANTARCANGELO - Notizie cultura - mer 24 feb 2010
di Carlotta Frenquellucci



La passione da documentarista del santarcangiolese Andrea Torri

Dopo aver raccontato l’Himalaya, presto pronto il reportage “Granelli di oro povero”

Andrea Torri, classe 1977, vive a Santarcangelo di Romagna quando non è in giro per il mondo a sfamare la sua curiosità per l’umanità. Dopo il primo viaggio a Cuba (“così distante e così troppo vicina ai nostri mondi”) se ne sono susseguiti tanti altri: Perù, Bolivia, India, Nepal e Africa. “Credo che il viaggio inteso come tale - ci spiega - sia una continua crescita e formazione interiore, viaggiare significa per me confrontarsi con altre culture e dare una risposta a delle domande per poi porsene altre, un’ottima scuola”. Da qualche anno sua fidata compagna di viaggio è la videocamera con la quale immortala ogni istante, ogni rumore, ogni immagine delle sue esperienze. Quasi per caso la sua passione si è trasformata in lavoro e ora, oltre a collaborare con RomagnaNoi.it, si dedica ai suoi video che richiamano sempre maggiore attenzione e interesse. L’ultimo, “Granelli di oro povero”, è in fase di gestazione e immortala il percorso di una parte di Sahara a bordo del treno più lungo del mondo.

Come ti sei appassionato al video?
“La mia passione per i video è nata in concomitanza con quella per i viaggi. Osservando aspetti altri dell’umanità, soprattutto quella più povera e degradata, è nata in me la necessità di fare video per poter fare assaporare a tutti un po’ di quella diversità. Il mio primo viaggio aveva come meta Cuba, ho sentito uno scatto, una molla che mi ha spinto a voler raccontare quello che c’è in giro e raccontarlo agli altri. Sono ormai otto anni che riprendo e faccio montaggi. Ho cominciato da autodidatta approcciando la tecnica dei video attraverso corsi di fotografia. Ora spero che la mia passione possa diventare il mio lavoro".
Raccontaci come nascono i tuoi lavori.
"Sono autodidatta ma credo che per girare delle immagini basti lasciarsi trasportare dalle sensazioni, dagli sguardi, dalla gente e da tutto ciò che ci circonda. Non credo nell’immagine perfetta, è il sentimento che la rende bella. Uno dei miei ultimi lavori, ‘Tchadar, il sentiero di ghiaccio’ è il documentario di un viaggio girato in India in una valle perduta nel nord dell’Himalaya. I suoi abitanti, di cultura tibetana, vivono isolati quasi otto mesi all’anno, fin quando l’inverno impone alla valle il silenzio glaciale degli alti passi himalayani. Il fiume si ghiaccia completamente rendendosi calpestabile e diventa strada di passaggio per i suoi abitanti. Il canyon formato dal fiume Zanskar offre l’unica via di collegamento fra la valle dell’Indo e quella di Padum per un breve periodo dell’anno da gennaio a febbraio. Da Chilling a Padum sono 120 chilometri percorsi dai locali in cinque giorni in condizioni ottimali, si rimane sul fondo valle a un’altitudine che varia dai 3400 ai 3600 metri, di notte si trova riparo in grotte naturali e la temperatura varia da pochi gradi sotto zero a -35. Il video è il reportage della spedizione lungo il fiume. Ho presentato il video a Dusseldorf in occasione de Internacia Jarfina Festivallo, all’associazione culturale Il mondo di Tonino Guerra e all’Auditorium museo di scienze di Brescia, Giardino delle arti di Pesaro e lo porterò venerdì 26 febbraio all’Osteria della Miseria a Gabicce (ore 22.30)".
Il video che stai ultimando, in collaborazione con Cesare Padovani, riguarda il treno più lungo del mondo. Ci dai qualche anticipazione?
"Non vorrei che ‘Granelli di oro povero’ fosse presentato come il solito reportage, ma come un racconto di viaggio. Solo ora dopo un anno ho ripreso in mano le immagini girate ed è stato come ripetere il viaggio, con emozioni amplificate, è così che è nato un mix perfetto con Cesare Padovani: le sue parole e le mie immagini. L’idea di attraversare una parte di Sahara in treno mi ha affascinato da subito, ho condiviso momenti di vita affascinanti tra il profumo dei tè e i canti dei locali, ho respirato un grande senso di umanità. Tre chilometri di vagoni merci con in coda l’ unica carrozza passeggeri, 650 chilometri, una sola fermata intermedia, Choum, poi via verso Zouerat dove ci sono le miniere di ferro. Ho tentato di riportare nel presente la vita passata in queste zone, rivivendo lo snodo per le carovane che erano un tempo strumento di ricchezza e che ora non circolano più. Ho fatto trekking tra Ouadane e Cinguetti settima città santa dell'Islam anticamente villaggio fortificato e importante centro nelle vie carovaniere e contenitore di ben 24 biblioteche. Con l'avanzata della desertificazione ha perso ogni importanza tutto ciò che è testimoniato negli antichi manoscritti contenuti nella biblioteche".
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