geom.Calboni ha scritto:Maradona ha dalla sua il fatto che è adorato indistintamente da tutti in Argentina, è un eroe. è come se al posto di Lippi, per noi, ci fosse in panchina (come popolarità, ovvio) Totò
. è amato praticamente da tutti
e la forza della squadra è l'intesa di gruppo e l'entusiasmo dei tifosi. Un po come l'Italia del 2006...
è amato anche fuori dall'argentina. io sono argentino, in tal senso.
Diego fino alla fine. Io sono uno dei pochi italiani che nel 90 non era particolarmente triste. Non ho detto che ero felice, intendiamoci. Solo che non ero molto triste.
Ho già detto tutto. E non sono napoletano né ho origini campane.
È quindi un amore sincero, spassionato, il mio.
Senza interessi o basato su ringraziamenti. Diego è un dio, e in quanto tale non ti poni dubbi: hai fede, credi in lui e basta.
Ho sempre amato giocatori come lui, come quelli che per miglior amico hanno un compagno di sbronze chiamato Jimmy cinquepancie, i george best o gli Imperatori che viaggiano a mojiti e caipirinha piuttosto che a rosari e cazzate su dio. e non per la vita che han fatto, ma perché erano uomini e non solo insipide figurine panini.
vengono dal pueblo. E dicono ciò che pensano, nel bene e nel male.
Un libro fa capire perfettamente il concetto, ne riporto la citazione quando paragona El pibe de oro a kaiser franz. Una chicca:
"Nel calcio, come in letteratura, preferisco quelli che hanno mantenuto l’impertinenza dei bambini.
È un gran bene per la società che ci siano gli adulti, ma io preferisco Maradona. […] Intendiamoci: Pelé, Platini, Beckembauer sono grandi giocatori, ma per il popolo non sono dei ‹‹signori››.
La leggenda di Kaiser Franz non mi interessa. Beckembauer incarna il genere di giocatore perfetto, del professionista, e ho come la sensazione che, se un giorno gli si proponesse di diventare presidente o gran magnate lui resterebbe in dubbio fra le due carriere. Oggi è presidente di una delle più grandi squadre del mondo; imperturbabile, sempre in cravatta, inforca occhiali d’oro e continua a vivere un’esistenza che non mi appassiona per nulla.
È come quei poeti accademici che consultano i rimari, si scelgono temi raffinati e diventano, nel migliore dei casi, epigoni di Paul Valéry. È ammirevole, ma non è niente. Quando don Diego fa il suo ingresso in un qualsiasi bar, tutti gli vogliono offrire un bicchiere. Ma a Beckembauer no, aspettano che il giro lo paghi lui”.
Grande Diego. Meriti la coppa e meriti di rifilare una umiliazione mondiale a blatter.