1. Leeds
Arrivo a Leeds verso l’una e mi dirigo all’ufficio informazioni. Non trovo niente sulla città, poco sul resto.
Il mio hotel è il Cosmopolitan, comodo sia alla ferrovia che al centro. Ci lascio la valigia perché la camera sarà pronta solo per le 2 e comincio a girare.
Di Leeds non mi avevano parlato gran bene quindi mi stupisco di trovarla piuttosto bella, zeppa di maestosi palazzi che testimoniano un passato di industrializzazione e ricchezza, splendide “arcades” decorate piene di boutiques e tentazioni di ogni genere.
Io vado sul sicuro, da Marks&Spencer oltre alla food hall c’è anche il caffè, dove mi lancio senza timori di budget. Le torte mi tentano ma non capendo di cosa caspita sappiano mi accontento di un paio di “sultana scones” e di un espresso, intanto guadagno un posto comodo dove aggiungo al mio lunch pane e formaggio presi alla food hall e programmo il pomeriggio.
Visto che non trovo molto su Leeds almeno cercherò materiale su York e Scarborough, le mie prossime tappe. Poi ho un paio di Clarks da cercare: le stesse che ho comperato in Italia ma di colore diverso.
Il tempo è incerto, non fa particolarmente freddo, come lasciavano intendere le previsioni ma a colpi pioviggina. Fortuna che ci sono le arcades e spendo il pomeriggio ammirando gli edifici e cercando qualche buona occasione nei negozi, peccato che chiudano presto, dalle 5 alle 6.
Alle 6 e dieci la città è tutta per me. Ma dove sono finiti tutti??? C’è un pub in un sottoscala che mi incuriosisce, peccato che non ci si possa cenare, ma alle 8 ci sarà musica dal vivo e allora anche il locale si riempirà, mi dice la ragazza al bar.
La camera del mio hotel è apparentemente molto pulita, in realtà non lo è proprio del tutto ma è ottima per gli standard inglesi, ha anche un bagno molto grande, l’angolo con poltrona e tavolino, biscottini scozzesi e vari confort. Mi dicono che è il più vecchio hotel di Leeds. C’è anche il ristorante interno che pare molto quotato ma preferisco uscire.
Nei miei appunti ho un nome: Bibi italianissimo e, visto che è lì di fianco, entro. La prima impressione è pessima, luci tipo discoteca anni ’80, strapieno di gente, ragazze in terrificanti abiti da sera, ma si festeggia qualche cosa? No, è sempre così, scoprirò nei giorni seguenti. Tutto lo staff è italiano e mi trovano subito un tavolo, ordino una pizza con mozzarella di bufala, pensando che sarà sicuramente… una bufala. Invece è buonissima, una delle migliori mai mangiate sopra il Po…
Di fianco a me una coppia ingurgita avidamente pasta e, di contorno, patate fritte che intinge in qualche salsa, un tavolone tutto di ragazzotte festeggia la prossima partenza per l’Ausralia di una di loro, sono simpatiche strizzate nei loro abitini ipersexy, eccessivi e mafatti, ma ho già imparato una cosa: qui al lavoro ti vesti come devi e nel tempo libero come cavolo ti pare tanto tutti si fanno gli affari propri.
La prima giornata è trascorsa bene, niente di che ma mi sento bene, domani colazione in città e verso l’ora di pranzo partirò per York, intanto buona notte.