Nel mio per ora unico viaggio in Россия - come piace scrivere a quel coglionazzo là
- atterrai proprio a Kazan, Каза́нь, nel 2004.
Ero ospite da un amico in un'altra città e Kazan la vidi solo di passaggio, soprattutto scorrendo lungo la sua infinita periferia e qualche scorcio al suo interno, ma mi lasciò un bel ricordo e una gran voglia di tornarci.
Guardare i suoi palazzi scorrere dal finestrino ricorda alcuni video dei New Order, se hai presente.
L'aeroporto è come una nostra vecchia scuola elementare: un casermone razionalista che sembra uscito da un vecchio atlante geografico. Forte l'impatto tra l'arrogante milizia e la gente comune.
La primi cosa che vidi della Russia erano dall'aereo i puntini delle luci delle case in mezzo a una infinita foresta. Poi la foresta la vedi da vicino e ti sembra mare.
Di base ero a Yoshkar-Ola, Йошка́р-Ола́, nella repubblica del Mari El, o Респу́блика Мари́й Эл - come piace scrivere a quel coglionazzo là.
L'unica altra città che vidi, oltre a escrursioni nei dintorni, fu Cheboksary, o Чебокса́ры - come piace scrivere... dai hai capito
A me Cheboksary è sembrata una città dove si vive bene e ti puoi divertire, con il suo passeggio lungo il Volga, che a volte sembra un mare, le spiaggie dove giocano a beach volley e fanno il bagno, le sue piccole collinette a rompere la monotonia della pianura, le sue architetture, i molti ragazzi in giro per strada.
Un bel giro di ragazzi lo trovi nella zona attorno alla baia artificiale in centro cittá, dove c'è anche il grande Monumento alla Madre Chuvashia.
Lungofiume, spiaggie cittadine e architetture liberty che da quello che ho capito sono un elemento comune della Russia Europea.
Vita notturna ne feci poca, stavo in giro con il mio amico e a volte andavamo in qualche bar del sobborgo di Yoshkar-Ola dove vive con sua moglie e suo figlio Roman (con cui giocavo spesso, e ora è arrivato il fratellino
) e dove mi ospitava, sobborgo dove vive anche la sua famiglia da cui andavo spesso a cena e pranzo: Medvedevo.
A volte c'era anche la babuska, che in genere vive in mezzo alla foresta.
Il centro città non riuscivo a identificarlo, perchè non esiste, o forse era la piazza del teatro nazionale. Ma neanche i russi mi sapevano rispondere.
Fa senso stare in una città in cui non riesci a identificare una piazza, un giardino, una zona come centro, dove sai che la vecchia guardia la troverai sempre lì.
In provincia è bello andare in mezzo alla foresta dove ci sono mille laghi in cui fare il bagno, o lungo i fiumi. Solo il Mari El ha più di 2000 laghi, e da quelle parti l'acqua è spesso pulita. A me piaceva mangiare il pesce affumicato salato e poi spararmi una birra ghiacciata dopo il bagno.
Io ho avuto la fortuna di essere sempre in giro con russi e a volte anche una russa insegnante di inglese che mi traduceva, ma poi capisci che quando vuoi ci salti fuori, io non parlavo russo e il mio amico 4 frasi di inglese, siamo andati avanti a gesti e con i dizionari, lui russo-inglese io inglese-russo. I nostri inseparabili compagni di viaggio.
Spesso dopo cena mi fermavo a parlare con i suoi genitori, che di inglese non sapevano nulla e quindi non potevano neanche leggere il dizionario, ma in un qualche modo ci capivamo, e i sorrisi valevano più di mille corsi di lingua.
Ho legato il viaggio a un disco di un gruppo locale rock che ascoltavamo spesso in casa, e che mi ha poi regalato.
Il nome lo so solo pronunciare in russo, non scrivere, quando torno a casa lo posto.
Un viaggio che più passano gli anni e più diventa forte, ho visto le ferite di mitra lasciate sulla pelle del mio amico durante il suo servizio militare in Cecenia, che aveva tatuato sul petto il nome di un compagno che invece a casa non è tornato.
Da una sponda o dall'altra chi ci rimette sono sempre i ragazzi che non c'entrano nulla.
Andare in provincia ti fa capire che anche avere il campanello è un lusso, come lo è un mezzo che rimuova un pino di 30 metri caduto il mezzo a una strada di grande comunicazione, e rimasto là per chissà quanti giorni.
Ti fa chiedere cosa diamine fanno per far passare quei lunghi inverni, se la città più vicina è a 150 km e quella dopo a 200, e altro che irish pub, sessioni di cinema d'essay o concertino jazz al caffè in piazza.
Ti fa chiedere quanto siano gentili a svegliarsi di notte per riportarti in aeroporto e spararsi 400 km a/r - che lo zio manco ti conosceva - e poi ti fa chiedere perchè non puoi dargli 20 euri per la benza quando la milizia ti vede e lo impedisce con la sua solita, ignorante saccenza.
Ma poi ti volti per un ultimo saluto e vedi il sorriso del tuo amico che ti sta dicendo che ci rivedremo, percepisci il calore umano in quel luogo meccanico e ti senti felice.
La mia esperienza si ferma qua, non fu un viaggio come lo si intende normalmente, ma qualcosa di improvviso in un paese che mi fece cambiare il modo di pensare e che ho una gran voglia di tornare a rivedere. Magari con qualcuno di voi.
Piccola ma soprattutto intensa per le persone che ho lasciato là, o che non torneranno più, e che a me piace ricordare nel cielo che guardavo dalla finestra.