Intervengo in questo topic dopo aver letto tutti i commenti e diversi link riportati. Foibe ed Esodo, assieme alle vicende dei confini orientali d'Italia, sono stati l'argomento della mia tesi di laurea, per cui qualcosa so. In generale quasi tutti avete riportato delle verità più o meno corrette ma abbastanza decontestualizzate, o meglio mal interpretabili se non inserite in una storia che non può limitarsi al periodo 1922-1945\48.
Il paragone tra la Risiera e Auschwitz risale soltanto al 1975-76, venne spalleggiato dal pc che (siamo nei periodi del trattato di Osimo firmato dal governo dc di Rumor) in quell'occasione voleva evitare ogni accenno al dramma delle Foibe o comunque sminuirlo, per cui focalizzò l'attenzione sul così detto "processo alla Risiera" (vedi "Risiera e Foibe un accostamento abberrante" di Giovanni Miccoli). Gli storici sono in realtà molto più cauti soprattutto sulle cifre di esecuzioni avvenute a San Sabba (qualche centinaio - vedi i lavori di Pupo-Spazzali) e sulle loro modalità (esecuzioni "occasionali", i forni sembrano non fossero utilizzati per cremare i cadaveri), mentre concordano nel definire la risiera come il più grande centro di raccolta e smistamento prigionieri che le ss abbiano mai istituito sulla penisola. Come sempre però anche in questo argomento si trovano diversità di opinioni molto marcate.
Per quanto riguarda la contestualizzazione dei fatti, non volendo partire dalla storica influenza politica e culturale della Repubblica veneta in Istria e Dalmazia durata diversi secoli, credo che il 1800 sia un buon punto di partenza per avere un quadro il più esaustivo ed equilibrato di quanto accaduto poi tra 1922 e 1945\48.
Il congresso di Vienna nel 1814\15 assegnò Trieste, l'Istria e la Dalmazia all'impero austriaco, nei primi decenni di possesso, a differenza delle altre regioni italiane sottomesse agli Asburgo, la Venezia Giulia e la Dalmazia vissero un momento di benessere e crescita economica notevole. Le cose cambiarono soltanto dopo il Risorgimento italiano e il 1867, quando l'Austria, dopo aver perso il veneto e gli altri possedimenti nella penisola, costretta per evitare altre insurrezioni a concedere larghe autonomie agli ungheresi, temette di perdere anche l'unico sbocco sul mare rimasto, ossia Trieste e l'Istria. Iniziarono così delle politiche di migrazione forzata e slavizzazione di Trieste e soprattutto dell'Istria con l'intento di equilibrare la presenza italiana (Trieste più del 90%, Istria attorno al 90%, la Dalmazia qualcosa meno) con quella slava in netta ma fino ad allora pacifica minoranza. A queste politiche di bilanciamento numerico seguirono decreti di promozione della lingua e cultura slava, favoritismi economici alle imprese slovene e incarichi pubblici assegnati sommariamente a esponenti della borghesia slovena. In questi anni, fine '800, nasce l'irredentismo triestino, istriano e dalmata. La componente italiana di queste terre, fino ad allora tra le più fedeli alla corona imperiale, esasperata dalla situazione si schierò in massa a favore dell'intervento italiano nella Grande Guerra. Più di 2000 italiani giuliano-istriano-dalmati disertarono le fila imperiali per combattere al fianco del Regno d'Italia.
Un detto dice che le paci sono spesso le prime cause delle guerre successive.... mai come nel caso dei trattati di Versailles (Pace di Parigi) vi si può trovare triste conferma.
Non solo la "vittoria mutilata" italiana, ma anche l'annientamento politico-territoriale di Austria e Germania, la creazione della federazione degli stati slavi del sud ecc... saranno decisioni che i governi europei pagheranno a caro a prezzo.
Gli anni successivi la Grande Guerra, prima del '22, furono caratterizzati dalla delusione, sia italiana che slava, per la scadente organizzazione del nuovo stato italiano (specie se paragonata all'efficentismo austriaco) e dal riaffiorare dei rancori di fine '800. Col '22 e l'avvento del fascismo la situazione non potè che peggiorare. I "fascisti di confine" si rivelarono fin da subito più aggressivi dei camerati metropolitani mentre le minoranze slovene rafforzavano sempre di più le proprie organizzazioni clandestine ultra nazionaliste (T.i.g.r e Borba).
La percezione degli slavi residenti in Istria nei confronti del fascismo era se possibile spaccata in due. Da una parte si ammirava la nuova organizzazione dello stato, gli aiuti economici, gli incentivi alle imprese e gli investimenti in opere pubbliche che non mancarono di far rifiorire le città dopo la devastazione della guerra. Dall'altro preoccupavano gli accesi discorsi nazionalistici, le politiche di italianizzazione delle minoranze slave (specie post '27) e le preoccupazioni per l'inasprirsi della convivenza tra italiani e sloveni (che è bene ricordare fino a quel momento convivevano in sostanziale armonia).
(continua)....