Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

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Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda Jena Plissken » 03/03/2011, 0:06

Nel gruppo dei nuovi e giovani miliardari arricchitisi velocemente, l’oligarchia russa occupa una posizione di spicco a causa dei suoi esordi tra i più rapaci.
Oltre 2/3 ( il 67 per cento) degli odierni oligarchi miliardari russi ha iniziato ad accumulare ricchezze intorno ai venticinque anni. Durante l’infame decennio degli anni ‘90, sotto il governo quasi dittatoriale di Boris Yeltsin e dei suoi consiglieri per un’economia filoamericana Anatoly Chubais e Yegor Gaidar, l’intera economia russa venne svenduta ad un prezzo politico ben inferiore al suo reale valore.
Senza eccezione alcuna, i trasferimenti di proprietà vennero realizzati attraverso assassinii compiuti con tattiche da gangster, furti colossali, confisca di risorse statali, illecite manipolazioni del mercato azionario e acquisizioni. I futuri miliardari hanno depredato la Russia per beni del valore di oltre 3000 miliardi di dollari tra aziende, trasporti, petrolio, gas, ferro, carbone, e altre risorse che prima appartenevano allo stato.

Contrariamente agli esperti di diritto pubblico europei e statunitensi sia di destra che di sinistra, ben pochi leader dell’ex classe dirigente comunista appartengono all’odierna oligarchia dei miliardari russi. In secondo luogo, contrariamente alle affermazioni di “inefficienza comunista” fatte dai creatori di propaganda, l’ex unione Sovietica aveva sviluppato miniere, industrie e aveva reso remunerative e competitive le aziende energetiche prima che venissero rilevate dai nuovi oligarchi. Questo risulta ben chiaro dalle enormi ricchezze private accumulate in meno di un decennio da questi uomini d’affari criminali.

Virtualmente l’origine prima delle ricchezze di tutti i miliardari non ha nulla a che vedere con la costruzione, l’innovazione o lo sviluppo di nuove ed efficienti imprese. Le ricchezze non sono state cedute agli alti commissari del Partito Comunista (trasferimenti laterali), bensì confiscate dalle organizzazioni mafiose private guidate da neolaureati che velocemente le hanno utilizzate per corrompere, intimidire o assassinare vecchi dirigenti di stato e trarre così beneficio dagli irragionevoli consulenti del “libero mercato” occidentale del governo Yeltsin.

La rivista Forbes pubblica ogni anno la lista degli uomini e delle famiglie più ricche al mondo. Ciò che più diverte delle note biografiche introduttive della famosa rivista americana riguardo i dirigenti russi è il continuo riferimento al fatto che la loro ricchezza se la sono creata da sé, come se rubare le proprietà dello stato, create e difese per oltre 70 anni con il sangue e il sudore del popolo russo rappresentasse il risultato delle abilità imprenditoriali di gangster poco più che ventenni. I primi otto dirigenti miliardari russi hanno tutti iniziato usando le maniere forti con i loro rivali, fondando “paper banks” [banche non operative, ndt] e rilevando alluminio, petrolio, gas, nickel, la produzione dell’acciaio e l’esportazione della bauxite, del ferro e di altri minerali. Ogni settore della vecchia economia comunista è stato saccheggiato dai nuovi miliardari: il settore delle costruzioni, delle comunicazioni, quello chimico, i beni di stato, le risorse agricole, la vodka, i beni alimentari, i terreni, i media, le automobili, le compagnie aeree ecc…

Con qualche rara eccezione, in seguito alle privatizzazioni del governo Yeltsin, tutti gli oligarchi ascesero rapidamente in vetta o quasi alla classifica degli uomini più ricchi del pianeta, uccidendo nel vero senso della parola o intimorendo ogni oppositore all’interno dell’ex apparato sovietico e ogni concorrente delle gang predatrici rivali.

Le misure politiche chiave che hanno facilitato l’iniziale saccheggio e i rilevamenti da parte dei futuri miliardari, sono state le vaste ed immediate privatizzazioni di quasi tutte le imprese pubbliche volute dal gruppo Gaidar/Chubais.

Questo “elettroshock” venne incoraggiato da un gruppo di consiglieri di economia di Harvard e in particolar modo dal Presidente statunitense Clinton, così da rendere irreversibile la trasformazione capitalista. La privatizzazione portò alle lotte tra le gang capitaliste e alla disarticolazione dell’economia russa. A conseguenza di ciò ci fu un abbassamento del tenore di vita dell’80%, la svalutazione del rublo e la svendita di inestimabili giacimenti di petrolio, gas e altre risorse strategiche a prezzi vantaggiosi a favore della nascente classe di predatori miliardari e di corporazioni multinazionali del petrolio e del gas europee e statunitensi. Oltre 100 miliardi di dollari all’anno vennero riciclati dai capi mafiosi nelle principali banche di New York, Londra, Svizzera, Israele e altrove, fondi che sarebbero poi stati riciclati nell’acquisto di beni immobili negli Stati Uniti, Inghilterra, Spagna, Francia e anche come investimenti in squadre di calcio britanniche, banche israeliane e società minerarie a capitale misto.

Durante il governo Yeltsin, i vincitori di queste lotte tra gang rivali, portarono avanti ed estesero questo loro modo di operare a diversi nuovi settori dell’economia e agli investimenti, non solo per sviluppare risorse già esistenti nello stato (come beni immobili, industrie estrattive e beni di consumo) ma anche all’estero. Sotto la presidenza Putin, gli oligarchi-mafiosi consolidarono il loro potere divenendo via via multimilionari, miliardari, multimiliardari e più. Da giovani delinquenti spavaldi e truffatori locali divennero rispettabili partner d’affari di aziende multi-nazionali americane ed europee, secondo quanto riportato dai loro portavoce occidentali. Secondo la stampa finanziaria, i nuovi oligarchi russi avevano ormai fatto il loro debutto sulla scena economica mondiale.

Tuttavia, come ha recentemente fatto notare Putin, questi nuovi miliardari non sono riusciti ad investire o rinnovare e creare aziende competitive, nonostante le favorevoli condizioni di partenza. Fatta eccezione per l’esportazione di materie prime, beneficiata dall’aumento dei prezzi sul mercato internazionale, ben poco di quanto da loro stessi prodotto ha conquistato il mercato straniero, perché incapace di reggere la competizione che regna sul mercato stesso. Questo perché gli oligarchi hanno investito in settori diversi: speculazioni finanziarie (Suleiman Kerimov 14,4 miliardi di dollari, Mikhail Prokhorov 13,5), operazioni bancarie (Fridman 12,6 miliardi di dollari) e acquisizioni di miniere e stabilimenti per la lavorazione dei minerali.

I media occidentali hanno focalizzato la loro attenzione sulla rottura creatasi tra un piccolo gruppo di oligarchi dell’era Yeltsin e il presidente Putin e l’arricchimento di alcuni miliardari dell’era Putin. Tuttavia, le testimonianze biografiche dimostrano che non esiste alcuna frattura tra l’ascesa dei miliardari durante il governo Yeltsin e il loro consolidamento o espansione con Putin. La riduzione del numero degli assassinii reciproci e lo slittamento verso un tipo di competizione regolata sono una diretta conseguenza dell’ormai raggiunto consolidamento delle loro fortune e delle nuove regole del gioco imposte dal presidente Putin. Intorno alla metà del XIX secolo, Honoré de Balzac, esaminando l’ascesa della rispettabile borghesia in Francia, ne metteva in luce le dubbie origini: “Dietro ogni grande fortuna, si nasconde un grande crimine”. I truffatori che hanno dato avvio all’ascesa, lunga decenni, della borghesia in Francia nel XIX secolo, impallidirebbero di fronte all’imponente saccheggio e carneficina che hanno portato alla nascita dei miliardari russi del XXI secolo.


tratto da qui :

http://www.ariannaeditrice.it/articolo. ... icolo=9984

di James Petras - 02/04/2007

Fonte: Come Don Chisciotte
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda geom.Calboni » 03/03/2011, 19:24

Articolo interessante. Però parla di speculazioni, investimenti, privatizzazioni ma non spiega praticamente come da giovani delinquenti neolaureati lungimiranti si siano trasformati in miliardari. Potremmo prendere appunti... :D
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda darietto » 03/03/2011, 23:38

A me sembra la scoperta dell'acqua calda. Articolo vero ma mooolto superficiale, specialmente per quanto riguarda la parte finale.
Ah, secondo voi, chi ha scritto quest'articolo, quanti di questi personaggi ha mai incontrato?

ps: parolina del giorno, Mavrodi :mrgreen: (no, non c'azzecca nulla con gli oligarchi, ma è una lettura interessante lo stesso)
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda cametauval » 04/03/2011, 17:53

dopo lo leggo anch'io questo articolo, adesso no, troppa fatica :oops: sono in cerca di boiate, almeno fino alle 5,30 :oops:
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda cametauval » 05/03/2011, 16:52

Ok, letto :roll:
Beh è tradotto malissimo e questo non aiuta, è un articolo divulgativo che apparentemente parla di economia ma serebbe stato meglio chiarire all'inizio che si tratta di sociologia.
Come economia infatti non dice niente di nuovo (a parte qualche punto, a mio modestissimo parere, confuso)
Tutti quelli che studiavano materie politiche durante la caduta dell'impero sovietico penso si facessero le stesse mi domande: dove finiranno le ricerche in campo scientifico? dove il materiale bellico?
Poi mi pare che l'autore usi il termine oligarchi con significati diversi... o sono io che non ho le p*lle di leggerlo meglio? :oops: in questo caso scusate....
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda Maxdivi » 07/03/2011, 16:25

geom.Calboni ha scritto:Articolo interessante. Però parla di speculazioni, investimenti, privatizzazioni ma non spiega praticamente come da giovani delinquenti neolaureati lungimiranti si siano trasformati in miliardari. Potremmo prendere appunti... :D


Caro Geometra..dal nulla alla vetta, per quello è necessaria la visione del film Scarface :lol: scherzo ovviamente ;)

L'articolo è interessante, ma non ci dice nulla di nuovo. Per fortuna alla fine del suo mandato il presidente Eltsin si è reso conto parzialmente degli errori commessi, di essersi fidato dei Bush e dei Clinton, il potere che gli avevano promesso lo ha portato si alla presidenza, ma distruggendo la sua patria :( Ma si è riscattato ampliamente nominando il presidente Putin quale successore. Certo adesso è impossibile controllare tutti gli oligarchi e riportare indietro il tempo, ma almeno si tentato di fare qualcosa, anzi si è evitata la rovina della russia, che sembrava inesorabile nel 1996.
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda Jena Plissken » 07/03/2011, 18:36

L' articolo non è ne preciso ne innovativo ma può dare una sufficiente base per chi lettore non è molto addentro a quello che è successo
L' ho vista e abbiamo bevuto assieme della vodka russa, e lei aveva ed ha degli occhi che sono capaci di convertire alla fede un boia coreano

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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda cametauval » 08/03/2011, 17:33

Ma si è riscattato ampliamente nominando il presidente Putin quale successore. Certo adesso è impossibile controllare tutti gli oligarchi e riportare indietro il tempo, ma almeno si tentato di fare qualcosa, anzi si è evitata la rovina della russia, che sembrava inesorabile nel 1996


:shock: ma te lo ha detto silvio?
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda darietto » 08/03/2011, 20:15

cametauval ha scritto:
Ma si è riscattato ampliamente nominando il presidente Putin quale successore. Certo adesso è impossibile controllare tutti gli oligarchi e riportare indietro il tempo, ma almeno si tentato di fare qualcosa, anzi si è evitata la rovina della russia, che sembrava inesorabile nel 1996


:shock: ma te lo ha detto silvio?

Purtroppo, e non solo in occidente, la maggior parte delle persone pensa sia davvero così...
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda cametauval » 08/03/2011, 20:27

darietto ha scritto:
cametauval ha scritto:
Ma si è riscattato ampliamente nominando il presidente Putin quale successore. Certo adesso è impossibile controllare tutti gli oligarchi e riportare indietro il tempo, ma almeno si tentato di fare qualcosa, anzi si è evitata la rovina della russia, che sembrava inesorabile nel 1996


:shock: ma te lo ha detto silvio?

Purtroppo, e non solo in occidente, la maggior parte delle persone pensa sia davvero così...


io trovo anche gente che crede che in Russia ci sia il comunismo ma pensavo fosse una specie di sindrome di Peter Pan :roll:
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda Maxdivi » 09/03/2011, 15:39

cametauval ha scritto:
darietto ha scritto:
cametauval ha scritto:
Ma si è riscattato ampliamente nominando il presidente Putin quale successore. Certo adesso è impossibile controllare tutti gli oligarchi e riportare indietro il tempo, ma almeno si tentato di fare qualcosa, anzi si è evitata la rovina della russia, che sembrava inesorabile nel 1996


:shock: ma te lo ha detto silvio?

Purtroppo, e non solo in occidente, la maggior parte delle persone pensa sia davvero così...


io trovo anche gente che crede che in Russia ci sia il comunismo ma pensavo fosse una specie di sindrome di Peter Pan :roll:


:D Io adoro Putin...per me è semplicemente lo zio Vlady ;) ed approvo tutte le sue mosse ;) vabbè a parte questo....in che senso purtroppo? preferivate la russia 1991-1998????
personalmente non credo che la maggior parte degli occidentali ami Putin......
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda cametauval » 09/03/2011, 15:42

potrebbe esserci un perchè...
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda Maxdivi » 10/03/2011, 16:17

cametauval ha scritto:potrebbe esserci un perchè...


forse perchè, per fare un esempio, a Mosca non comprano più grano, avena, orzo dal Manitoba, Minnesota, Missouri, Kansas come si faceva nel 1996??? :lol: :lol:
Questa che oggi sembra quasi una barzelletta da cabaret..purtroppo era triste realtà di quel periodo :(
A tutt'oggi si risentono ancora le conseguenze del tracollo immediato dell'Unione, purtroppo ancora larga parte della popolazione vive al di sotto della soglia della povertà, soprattutto tanti anziani, con la loro ormai misera pensione. Anziani che comunque non hanno mai perso la loro dignità. E chi ha parlato con lor può confermarlo.Secondo me è possibile definire i primi 8-9 anni post sovietici come uno dei periodi più bui e dolorosi che il mondo abbia inflitto alla russia....assieme all'epoca dei torbidi, la guerra civile e alle due guerre patriottiche. La russia nel 1998, forse il culmine del crac, era arrivata ad incassare dalle esportazioni petrolifere meno di 10 milioni di dollari. Con l'insediamento della nuova amministrazione già a fine 2000 si era arrivati a 23 milioni, nel 2003 a 28 milioni e così di seguito. Stessa storia per il gas, sempre nel 2003 la Russia è ritornata ad essere, con 600 miliardi di metri cubi annuali, il primo produttore al mondo per questa materia. E le cifre aumenteranno, perchè ora il denaro non finisce più soltanto nei cospicui conti esteri degli oligarchi, ma parte ne viene utilizzata anche per rinnovare le tecnologie estrattive. Ma tutto il settore industriale si sta rinnovando. Gazprom e Yukos sono rientrati in collegamento con lo stato ed hanno siglato importanti accordi in europa ed asia. Il mar nero, soprattutto direzione Turchia, è tornato ad essere il simpatico mare trafficato di una volta ;) grandi investimenti turistici, vedi montenegro e bulgaria, ma anche nuove strutture sul territorio nazionale. Il rublo non è così debole come allora, l'inflazione è calata. Molti clan di oligarchi sono stati decapitati, molti sono dovuti fuggire all'estero con la cassa o sono nelle patrie galere. Anche i vari boss locali, piccoli governatori delle province più sperdute sono stati ridimensionati. Ovviamente gran parte di quei personaggi torbidi che presero il posto dei vecchi burocrati sono duri a morire, protagonisti ancora della scena e sicuramente il governo non ha neanche interesse ad eliminarli tutti...ma quelli considerati "inutili" hanno già fatto una brutta fine. C'è molto più controllo, non più anarchia totale, il giusto coordinamento tra il centro e le periferie. Scusate ho scirtto troppo...ma l'argomento mi prende :)
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda cametauval » 10/03/2011, 18:05

leggo appena ho tempo, scusa
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda geom.Calboni » 10/03/2011, 21:34

Max, sembri conoscere la Russia dal di dentro... ;)
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Nella vita le cose serie, alla lunga, ti fregano. Gustiamoci le cose effimere che proprio in quanto tali non ti tradiscono mai.

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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda darietto » 10/03/2011, 21:50

Il discorso si fa interessante, se ho tempo questa sera raccolgo qualche idea. Purtroppo in qualche caso devo stare molto sul vago per questioni di privacy, spero comprendiate.

Solo per iniziare: sapete quanto prende mediamente uno studente che lavora nel settore consulenza di un'azienda statale nel settore energetico? Dai, se indovinate vi offro un drink al Bulgari Hotel a Milano
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda geom.Calboni » 11/03/2011, 0:58

Da come poni la domanda...penso che dovrebbe prendere una cifra allucinante per il suo status di studente... 8-)

Sei invischiato ad un gruppo di oligarchi? :)
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda darietto » 11/03/2011, 1:41

geom.Calboni ha scritto:Da come poni la domanda...penso che dovrebbe prendere una cifra allucinante per il suo status di studente... 8-)

Premetto che non sono io, però non hai risposto alla mia domanda 8-)

Sei invischiato ad un gruppo di oligarchi? :)

Io conosco tante persone, magari qualcun* è anche oligarca,chi lo sa...vabbe', intanto sto comprando casa alla Rubliovka (no, non è mica vero - sfortunatamente)
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda darietto » 11/03/2011, 1:42

Premessa metodologica: personalmente per quanto mi riguarda non me ne frega assolutamente nulla della coalizione di governo o della democraticità o meno della nazione. Si parla di soldi e, in molti casi, essere governati da "uomini d'ordine" come diceva qualcuno (davvero, non ricordo chi si definì cosi, forse Augusto o qualcuno dei Flavi) può essere positivo per il commercio.
Detto questo,
Maxdivi ha scritto: :D Io adoro Putin...per me è semplicemente lo zio Vlady ;)

io invece preferisco chiamarlo Volodya, è più confidenziale. :lol:
Seriamente,
preferivate la russia 1991-1998????

Assolutamente no, penso che nessuno sano di mente possa preferire quel periodo ai nostri giorni.

Siccome purtroppo non ho moltissimo tempo, solo qualche punto:

1) per rispondere alla domanda del Geometra "come hanno fatto?": molto semplice, acquisendo quote azionarie ed emettendo titoli di debito che poi non ripagavano. E chi era che erogava i finanziamenti? oppure, sai quanto può valere una ditta in perdita? Devi ovviamente considerarla non come singola azienda ma all'interno di un network facente capo ad una unica società

2) Petrolio: http://www.agienergia.it/petrolio/1990-2010.png
Ci mancherebbe altro che non siano aumentate le entrate. Però, a parte tutto, l'infrastruttura c'era ed il 98 non è di certo il miglior anno da prendere in considerazione causa fortissima svalutazione del rublo. Inoltre c'è da considerare il fattore economia di scala, il 98/99 in tutto il mondo è l'anno che da' il via al processo di fusione in campo oil&gas.
Rinnovamento? sicuramente rispetto a posti come KSA o UAE è vero ma l'investimento in R&D delle compagnie russe (che poi alla fin fine è una) è decisamente inferiore a quella standard in Europa. inoltre poi la treshold per gli investimenti è un po' diversa

4)
Molti clan di oligarchi sono stati decapitati

Vero, ma con che parametro è stata fatta la decapitazione? Giustizia o servilismo?

4)
C'è molto più controllo, non più anarchia totale, il giusto coordinamento tra il centro e le periferie.

Non sono un politologo e non so nulla di come si amministra una nazione (nemmeno in via teorica) però la prima parte la condivido.

6) qualche info veramente random per darvi un'idea del posto (anche se la conosciamo tutti bene):
In Russia si applica ancora il RAS (Russian accounting standard). Sapete i bonus di fine anno da cosa vengono sottratti? dal net profit (ebit-tasse ed oneri finanziari). In UE (e credo in quasi tutto il mondo) invece vengono conteggiati prima dell'Ebitda (earning before interest, taxes, depretiation and ammortization).
In Russia insider trading è un reato amministrativo e non esiste
E' pratica abbastanza normale, tra le PMI, la delazione dei concorrenti
In Russia con poco salti il servizio militare ed in certe zone passi gli esami regalando capre

Adesso è ora di andare a nanna, se vi interessano queste curiosità posso andare avanti
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Re: Un' analisi sul capitalismo russo post U.R.S.S

Messaggioda cametauval » 11/03/2011, 12:47

Solo per iniziare: sapete quanto prende mediamente uno studente che lavora nel settore consulenza di un'azienda statale nel settore energetico? Dai, se indovinate vi offro un drink al Bulgari Hotel a Milano


parole chiave: studente, consulenza, azienda statale, settore energetico.

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