12 agosto
L'indomani mi sveglio intorno alle 11. I sintomi non sono ancora del tutto spariti, al punto che a mezzogiorno sono ancora in bagno: dopo 10 ore dalla bevuta. meglio soprassedere.
Decidiamo di uscire e di andare a vedere la zona del porto, ma dopo 300 mt sono ancora conciato male: pallido, mi sento la febbre, ho sonno. Decido di tornare in camera, mi butto a letto, prendo un'aspirina e fino alle 5 non mi alzo. Il solo odore dell'alcool mi farebbe morire. Convengo che, anche se mi trovo a St. Pauli, la cara vecchia regola del non mischiare va sempre rispettata: a parte vino, grappa e rum ho preso tutti i liquori bevibili per i miei gusti.
Al rientro di G. decidiamo di mantenere una tradizione, andare in un ristorante italiano all'estero. A pochi metri da noi, nella via, ne è situato uno gestito da italiani. Docciati ci dirigiamo verso la meta prefissata. Prendo un primo, con acqua. Comunico che non ho intenzione di bere per tutta la serata, l'indomani si vedrà.
Scambiamo 4 parole con i proprietari e notiamo come di italiani a St. Pauli non se ne vedano. Una delle solite idiozie italiane:
in 4 giorni a St. Pauli non ho mai, e dico mai, sentito o visto un nostro connazionale. Viceversa, nelle poche ore passate in centro l'italiano era una delle lingue straniere più sentite dalle mie orecchie. Non sia mai! Entrare in un quartiere definito pericoloso dalle guide (?!?), dipinto come il quartiere della perdizione. Eppure non mancano turisti da ogni dove e, di solito, over 45, maschi e femmine, evidentemente meno bigotti dei nostri. Anche se, a essere sinceri, penso che l'assenza di italiani sia un altro grande punto a favore.
Purtroppo, al momento del conto, portano un cicchetto di grappa da bere con loro. Dopo vari tentennamenti butto giù a stento, ma ribadisco che non toccherò più alcool.
Finito il tutto, decidiamo di tornare in camera per qualche minuto quando, lungo il tragitto, noto un capannello di gente in un bar. Ci avviciniamo e scopro che il St. Pauli sta giocando e il bar è un club della squadra del quartiere. G. decide di tornare in camera per qualche minuto, io rimango ovviamente nel bar.
Da casa non avevo controllato la data del match. Una volta saputo che avrebbe giocato fuori avevo perso ogni speranza mentre invece il fato mi è stato amico. Siamo al 60', risultato 1-1. I tifosi del St. Pauli sono unici. Veramente. Vedi punk o gente più o meno alticcia, in alcuni casi un po' sbandata, tifare con passione per la squadra del quartiere. Negli ultimi minuti ecco il goal del vantaggio! Il bar esplode di gioia. Un'esperienza unica che mi lascia però solo immaginare come potrebbe essere una partita nello stadio del quartiere. Forse un giorno rimedierò e vi prenderò parte.
Al ritorno di G. decidiamo di fare ancora quattro passi verso la zona pub per poi dirigerci verso il molotov, una discoteca rock dall'altra parte della Reeperbhan.
Arrivata la mezza decidiamo di entrare. Il locale è su due piani: al primo la zona bar, al secondo un secondo bar e la zona con pista e palco. Suoneranno dal vivo, ingresso 4 euro con consumazione. Nome della band: the castle, credo scozzesi o irlandesi dall'accento quasi incomprensibile. Intanto bevo coca-cola e noto che in calendario c'è una band che secondo me non è mai stata in Veneto: i Mona. Il concerto inizia verso le 00:30. fanno indie rock ma non sono granché, così verso le due decidiamo di tornare in zona più centrale. C'è tantissima gente in giro, una nightlife davvero di tutto rispetto. C'è così tanta gente che in due pub riusciamo a malpena ad entrare ma l'idea di arrivare al bancone non ci sfiora neppure, data la ressa e il pienone. Verso le 3 decidiamo di andare a dormire, l'indomani ci aspetta lo stadio. La giornata successiva ci riserverà un'esperienza "emozionante" (purtroppo). Inconsapevoli di tutto ciò, facciamo il nostro rientro in camera. L'orologio segna le 4.