Lunedì 8 agosto: Iasi (Romania) - Chisinau (Moldova) (336 km, 6:15 ore di guida)Oggi è il "gran giorno", entriamo in Moldavia, terra inesplorata anche per me, prima vera frontiera del viaggio e primo paese che visiteremo in modo un po' più approfondito. Dopo una abbondante colazione offerta da Radu e Angela li salutiamo e verso le 9 partiamo da casa loro.
Inizialmente avevamo pensato di passare il confine vicino a Iasi, ma Angela che come ho detto e’ moldava, ci ha consigliato di scendere un po’ a sud in Romania e di entrare in Moldavia vicino
Dranceni, perche’ la strada per Chisinau e’ poi molto migliore di quella diretta da Iasi. Inoltre ci ha suggerito un monastero da vedere lungo questa strada alternativa, e noi siamo ben contenti di seguire i suoi consigli.
La poca strada da fare in Romania non è in condizioni ottime ma nemmeno terribili, e al confine non c’è quasi nessuno in fila. La macchina davanti a noi ha la targa italiana e mentre siamo in coda chiacchieriamo con il proprietario, italiano, e sua moglie moldava. Il tipo ci chiede che giro faremo e, saputo che andremo in Ucraina, ci dice di stare attenti al confine che quelli sono bastardi, che a lui non lo volevano far passare qualche anno fa. E come mai? Beh, non aveva il visto (all’epoca era ancora necessario) e ha dovuto dare una bella mazzetta per poter entrare. Ah e loro sarebbero bastardi? Non sei tu a pretendere cose fuori dalla legge??? Bah io certa gente non la capisco proprio... Comunque abbiamo evitato di commentare, anche perche’ poco dopo la moglie ci ha aiutato facendoci da interprete per passare la dogana: si doveva pagare una tassa d’ingresso ma noi non avevamo soldi locali, per fortuna hanno accettato una moneta da due euro (pensavo avrebbero voluto solo banconote e invece no) e ci hanno perfino dato il resto in lei moldavi! Tra coda, controllo passaporti e controllo doganale alla moto (nemmeno ci hanno fatto aprire le borse laterali), ci mettiamo circa 40 minuti. Appena al di la’ della dogana c’e’ un edificio dove si trova anche la banca e li’ cambiamo dei soldi, anche se la coda era lunga e ci abbiamo messo altri 20 minuti. Scopriamo cosi' che 1 euro vale circa 16 lei moldavi.
Evviva siamo in
Moldavia!!! Questa prima frontiera non ci ha creato nessun problema (non che ce ne aspettassimo) e riprendiamo la nostra marcia. In effetti come aveva detto Angela, la strada e’ ottima, asfalto nuovo e si scorre via bene. Viaggiamo in mezzo al nulla, la strada e’ larga e ai lati ci sono alberi e campi. Anche qui come in Romania ci sono crocifissi prima di entrare in paese, e in alcuni punti ci sono persone sedute a bordo strada che vendono frutta o verdura.
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Iniziamo anche a notare la modalita’ di costruzione delle strade che poi ritroveremo in tutta la Moldavia e anche in Ucraina: la strada va sempre dritta fin dove possibile, e invece di aggirare le collinette sale e scende di continuo con pendenze non enormi ovviamente. Dalla “cima” di una di queste salite si vedono anche le seguenti 2 o 3, sembrano le montagne russe!
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Nel giro di poco arriviamo alla deviazione sulla strada laterale che porta al paesino di
Capriana e al suo monastero, consigliatoci da Angela e Radu. Ci fermiamo in una piazzola da dove si vede il monastero dall’alto, e poi in pochi minuti siamo arrivati. Si tratta di un monastero ortodosso direi abbastanza carino: attraversato il cancello d’ingresso ci si trova in un giardino con una chiesa in stile mezzo occidentale, ma dietro a questa e saliti alcuni scalini c’e’ la chiesa principale, chiaramente in stile ortodosso.
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Visitiamo sia dentro la chiesa che attorno al giardino, e quando stiamo per uscire un tizio che stava seduto su una panchina con altri due, ci si rivolge in inglese e ci chiede da dove veniamo. Dice di essere russo e di essere li’ “per pregare”, e ci chiede di farci una foto con lui assieme anche alla nostra moto. Deve essere molto raro vedere turisti stranieri da queste parti!
Ripartiamo e ci dirigiamo alla capitale
Chisinau, non molto distante. Notiamo un’altra delle caratteristiche delle città moldave, almeno di quelle più importanti: all’ingresso in città, il cartello con il nome del posto viene sostituito (o preceduto) da una specie di “statua” che rappresenta il nome stesso in modo più artistico. Beh, artistico è un parolone, sono tutte cose moderne in stile sovietico, ma insomma... Ogni strada di accesso alla città ne ha una, e sono tutte diverse come avremo modo di vedere anche domani.
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Noi comunque non vogliamo entrare nel centro città, riusciamo ad evitare il traffico più caotico e ci dirigiamo verso nord. Infatti prima di partire, su un forum di mototurismo un altro motociclista ci ha detto che in centro a Chisinau gli hotel si pagano cari, mentre appena fuori si torna ai normali prezzi moldavi. Ci ha anche consigliato una pensioncina dove si era fermato lui con soddisfazione, e allora noi abbiamo deciso che senza perdere tempo a cercare andiamo direttamente a questa pensione e vediamo se hanno posto per stasera e domani. Il paesino dove si trova si chiama
Magdacesti, 10 km fuori Chisinau, e la pensione e’ a lato della strada principale verso nord, comodissima per i nostri spostamenti. Da fuori l’aspetto e’ ottimo, sembra quasi un piccolo castello, c’e’ un bel cartello che dice “hotel e ristorante” e un parcheggio interno.
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Lasciamo la moto e cerchiamo l’ingresso dell’hotel ma non lo troviamo, c’e’ solo quello del ristorante che pero’ e’ deserto. Dopo un po’ sentiamo musica provenire da una scala che scende verso il seminterrato, la porta dice “bar” e allora scendiamo. E’ ormai l’una e abbiamo anche un po’ fame! Il bar in realta’ e’ abbastanza spazioso e ci sono tavoli come in una trattoria. Sono tutti vuoti tranne uno dove stanno mangiando alcune persone che sono chiaramente personale della struttura. Nessuno parla inglese, allora chiediamo semplicemente “hotel?”. Uno dei ragazzi si alza e ci accompagna al primo piano dove ci sono le camere. Ci apre la porta di una stanza, ce la fa vedere (e’ bella grande e sembra pulita) e poi scrive sul suo cellulare e ci fa leggere: “200 lei 3 h”. Noi ci guardiamo all’inizio senza capire, poi ci mettiamo a ridere: questo ha pensato che volessimo la stanza a ore!!!! Scriviamo sul suo cellulare “24 h” e lui fa “aaaahhh...” e scrive 500. Al che noi scriviamo “48 h 1000 OK?” e lui dice di si’. Bene, per 31 euro a notte abbiamo una camera enorme con bagno. Ci lascia le chiavi e ci chiede subito i soldi. Cosi’, senza passare da una reception (che non esiste) ne’ chiedere documenti ne’ darci ricevute. Noi pero’ non abbiamo cambiato abbastanza euro in lei, e le carte di credito non le accettano. Per fortuna gli euro contanti vanno bene, il ragazzo ci fa un cambio praticamente identico a quello della banca al confine, e ci da’ il resto in lei.
Prendiamo possesso della nostra stanza portandoci i bagagli, e poi scendiamo al bar-ristorante di sotto chiedendo se ci possono fare anche da mangiare. Ovviamente si’, sono li’ apposta, anzi nel frattempo e’ arrivato anche qualche altro cliente. Il menu in moldavo e’ abbastanza comprensibile, in fondo la lingua (un dialetto romeno) e’ neolatina e molte parole sono simili all’italiano. Prendiamo due mega-piatti unici con mamaliga, carne e formaggio, nonche’ acqua e birra, per la stratosferica cifra totale di 195 lei, circa 12 euro in due. Comincia a piacerci, la Moldavia!
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Dopo pranzo andiamo a riposarci un po’ in camera, questi primi giorni di viaggio sono stati abbastanza pesanti specie per Marco che guida. Cosi’ abbiamo anche modo di decidere il da farsi: nel piano originale oggi saremmo dovuti entrare in Moldavia piu’ a nord, passare per due monasteri “rupestri” e arrivare a Chisinau per sera. Invece siamo arrivati da sud e abbiamo visto un monastero “normale” (che non era segnato sulla nostra Lonely Planet). Non riusciremo di certo a vedere i previsti due monasteri rupestri nel solo pomeriggio di oggi, per cui decidiamo di lasciare il piu’ vicino per dopodomani (ci passeremmo comunque vicino) e di visitare ora quello piu’ lontano e piu’ defilato, il monastero di
Tipova.
Partiamo verso le 15:30 e ci rendiamo conto di non poter fare affidamento sul GPS perche’ ha solo le strade principali. Abbiamo una cartina e poi dovremo andare a naso o chiedere indicazioni. Sono circa 80 km, la strada e’ abbastanza decente per circa 3 / 4 del percorso, anche se ad un certo punto dovrebbe esserci una laterale che porta alla nostra destinazione (secondo la cartina) ma non la troviamo. Poco male, ce n’e’ segnata un’altra piu’ avanti. Peccato che la strada “principale”, credo paragonabile a una nostra provinciale, poco piu’ avanti fosse in rifacimento (ecco perche’ fino a quel punto non era cosi’ terribile) e hanno levato completamente l’asfalto! Terra nuda, addirittura sabbia, e per 500 metri circa hanno lasciato un pezzetto di asfalto in mezzo alla carreggiata, largo si e no 50 cm, con un salto ai due lati che farebbe ovviamente cadere la moto. Argh questi sono pazzi! Vabbe’, proseguiamo e dopo qualche km i lavori in corso sono finiti e torniamo sull’asfalto, quello “pre-lavori” (non come il tratto precedente) tutto buche e crepe. Brr...
Ma il peggio deve ancora venire. Ecco la strada laterale per Tipova! Il cartello dice 16 km. Peccato che dopo meno di 1 km l’asfalto finisce e tutto il resto della strada sia sterrata. Ma non una tranquilla stradina di terra, che non sarebbe stata un grosso problema. E’ tutta di pietre, con ondulazioni continue e sassi. La moto vibra in modo pazzesco e andiamo a 15 km/h, la paura piu’ grossa e’ bucare.
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Piu’ volte siamo sul punto di desistere e tornare indietro, ma Marco ha deciso che a questo monastero ci dobbiamo arrivare e alla fine la costanza viene premiata. Ci abbiamo messo 1 ora solo per questi 15 km ma ci siamo riusciti! Poi dovremo anche tornare indietro, ma ci penseremo dopo. Ora sono le 17:40 ed e’ meglio sbrigarsi a visitare, non e’ il caso di ripartire dopo le 18:30 per evitare di essere su questa strada orrenda col buio. Speriamo solo che questo posto sia un minimo interessante perche’ dopo la fatica fatta per arrivarci mi “seccherebbe” (eufemismo) un bel po’ che non ci fosse praticamente niente!
Quindi mettiamo le giacche nelle borse della moto, leghiamo i caschi ed entriamo nel giardino della chiesa che abbiamo davanti (abbiamo chiesto del monastero e ci hanno indicato qui). Pero’ questa e’ una chiesa normale, noi vogliamo vedere il monastero rupestre, e da quello che dice la Lonely Planet bisogna scendere lungo la scarpata che da’ sul fiume Dniestr. In effetti il panorama da qui e’ molto bello, sotto c’e’ il fiume che separa la Moldavia dalla Transnistria, e lo sguardo puo’ spaziare fino all’orizzonte su villaggi e campagne.
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Prendiamo il sentierino che scende e dopo un po’ ci troviamo con la parete alla nostra destra scavata in vari punti con delle specie di nicchie grandi, in alcune ci sono anche delle icone. Pero’ ci sembra un po’ poco, la Lonely Planet descrive questo posto come “meraviglioso “ "incantevole" e "una delle principali attrattive della Moldova". Mah.
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Continuiamo a camminare e arriviamo al punto “principale” del monastero, una costruzione grande in parte fatta di legno e pietra e in parte scavata nella roccia, che pero’ e’ tenuta malissimo, con graffiti, parti annerite da bruciature, pezzi staccati o cadenti... Diciamo che siamo un po’ delusi. Proviamo ad entrare, ci sono un paio di porte integre ma sono chiuse a chiave, invece riusciamo a vedere le zone aperte anche se non sono chissa’ cosa e sono piene di legno e pietre abbandonate.
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Si vede proprio che la Moldavia ha ben altre problematiche da affrontare prima di poter dedicare attenzione ai siti che potrebbero diventare turistici! Nonostante tutto, oltre a noi ci sono altre persone che visitano il sito, due ragazze, una coppia adulta... ovviamente sono tutti moldavi. Secondo la Lonely in questo posto vengono anche le scuole in gita e ci sono tuttora delle funzioni religiose. Forse non abbiamo visto tutto quello che c'era da vedere perché davvero gli aggettivi usati sulla guida sembrano esagerati e anche portarci le gite scolastiche pare strano, anche se i graffiti lasciati ovunque mi fanno pensare che in effetti qui siano passate orde di studenti.
Prima di risalire proviamo ad esplorare ancora i sentieri che proseguono verso il basso, vediamo altre nicchie scavate nella roccia piene di graffiti, suppongo che fossero le “celle” dei monaci. I sentieri dovrebbero continuare fino alla base della scarpata, sulla riva del fiume, ma si sta facendo tardi e noi risaliamo verso l’ingresso. Incredibilmente, fuori del cancello c’e’ un mini-negozio che vende bibite fresche: si vede che qualche volta i visitatori sono numerosi. Noi ne siamo ben contenti: la scarpinata con questo caldo ci ha massacrato e abbiamo assoluto bisogno di bere!!
Alla fin fine la fatica fatta per arrivare qui e’ stata ripagata piu’ dal bel panorama che dal monastero, ma siamo comunque contenti di esserci venuti, penso che altrimenti saremmo sempre rimasti con il rimpianto di non aver visto cosa c’era. Tra l’altro prima di partire avevamo cercato qualche immagine del posto su internet ma non c’era praticamente nulla, per cui eravamo curiosi.
Riprendiamo la moto e torniamo indietro per la strada pietrosa di prima: sapendo cosa ci aspetta sembra un po’ piu’ breve dell’andata ma ci mettiamo lo stesso tempo. Tornati sulla provinciale ci facciamo gli altri km di sterrato causa lavori, e quando siamo fuori da li’ possiamo tirare un sospiro di sollievo. Il resto della strada fino all’
hotel e’ tranquilla, ci fermiamo anche a fare qualche foto al tramonto molto suggestivo.
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Arriviamo alle 20:30 e passiamo in camera a sistemarci, siamo coperti di polvere e terra da testa a piedi. Poi andiamo a cena al bar-ristorantino interno, dove mangiamo di nuovo bene ed abbondante con pochi soldi anche se il servizio è un po’ lento. E infine a nanna! Mai camera ci sembrò più accogliente di questa, dopo una giornata faticosa come oggi!! E meno male che siamo in albergo e non a casa di qualcuno...