Martedì 9 ago: Chisinau (Moldavia) - Tiraspol (Transnistria) - Chisinau (Moldavia) (195 km, 4:45 h di guida)Oggi sveglia alle 7 e preparativi per la giornata: non dobbiamo portarci i bagagli ma dobbiamo studiare la
"formazione tattica" per l'ingresso in Transnistria. Infatti entrare in questo stato ufficialmente non esistente è un po' un'incognita, c'è chi dice che non ha avuto nessun problema e chi ci ha consigliato di non andarci con le nostre macchine fotografiche reflex. Noi non abbiamo nessuna intenzione di lasciarle in albergo (non lo facciamo mai) ma prendiamo alcune precauzioni: Marco lascia qualche obiettivo meno importante ben nascosto nel borsone in camera, e poi pianifichiamo come suddividere quello che si porterà dietro in varie borse (oltre al suo marsupio dove di solito tiene tutto, anche in una borsa laterale della moto assieme alle tute antipioggia, e nel mio zainetto). In questo modo se gli chiederanno di aprire il marsupio vedranno solo la macchina fotografica e non anche tutti gli obiettivi. Io ho solo la reflex (col suo obiettivo montato) e non devo pianificare nulla. Abbiamo anche una compattina presa apposta per questo viaggio, da usare per scattare dando meno nell'occhio in situazioni "critiche" come potrebbe essere oggi in centro a Tiraspol. Altra precauzione è quella di mettere le schede di memoria con le foto già fatte nelle taschine che portiamo a pelle, e sostituirle con schede vuote, nel caso volessero sequestrarcele. Saremo un po' troppo paranoici? Lo scopriremo a breve.
Partiamo dunque dal nostro albergo, all'inizio però Marco tiene tutti gli obiettivi nel marsupio perché sono più protetti dai sobbalzi della moto e anche perché prima di arrivare alla frontiera magari vorrà scattare qualche foto. Entriamo nel centro di
Chisinau, che ancora non avevamo visto, e passiamo davanti ad edifici governativi in stile sovietico, in piazze con statue moderne, su un viale alberato e vicino ad un parco. La città sembra un posto decente per viverci, è vivace, con negozi e persone che camminano. C'è un bel traffico, e il parco macchine è decisamente antiquato, fatta eccezione per i mega-suv e macchinoni dei ricchi. Mi sa che qui la classe media non esiste, o si è dei poveracci o dei ricconi...
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Non abbiamo cartine della città e potremmo perderci ma grazie al GPS non succede: anche se ha solo le strade principali del centro, sono sufficienti per attraversarlo indenni. Ci fermiamo anche a prelevare ad un bancomat, mettiamo benzina e compriamo dei biscotti per fare colazione. Non ci fermiamo a visitare la città, non sappiamo quanto tempo ci potrà volere per entrare in Transnistria e poi per uscirne, preferiamo rimandare l'eventuale visita di Chisinau al pomeriggio.
Anche se tra Chisinau e Tiraspol c'è una specie di autostrada, ci hanno detto di non farla, perché si finisce dritti in territorio militare e non ti fanno passare. Prendiamo dunque la statale in direzione di Bender, che è la prima città della Transnistria che si incontra venendo da Chisinau, anche se è ancora al di qua del Dniestr.
Dopo un po' di km notiamo da lontano un posto di blocco e capiamo di essere arrivati al
confine. Ci fermiamo a lato strada (siamo ancora abbastanza lontani) e Marco smista i suoi obiettivi tra la borsa laterale della moto e il mio zainetto. Risaliamo in moto e ci avviciniamo al posto di blocco, ma praticamente non ci fermano. Capiremo dopo che non era ancora la frontiera vera e propria ma un punto di controllo moldavo. In realtà la Moldavia non riconosce questa "frontiera interna" per cui non esiste nessun "lato moldavo della frontiera", ma essendo ormai un dato di fatto evidentemente anche loro si sono decisi a mettere qualche militare di guardia dalla loro parte.
Proseguiamo dunque a passo di lumaca per qualche centinaio di metri e arriviamo al primo poliziotto transnistriano. Ci controlla i documenti (rimaniamo seduti sulla moto) e vedendo che siamo italiani scherza "Italia! Ammore"! Argh meno male che l'italiano in questi casi fa simpatia... Poi dobbiamo parcheggiare e fare una breve coda ad un gabbiotto dove ci danno un foglietto. Poi dobbiamo andare più avanti, verso la dogana, dove c'è un altro ufficetto dove si compilano i moduli di immigrazione. Meno male che sono anche in inglese! Fino a poco tempo fa erano solo in russo... Li compiliamo, facciamo la fila allo sportello e ce li timbrano. Poi ci spostiamo alla sbarra della dogana ma ci dicono di parcheggiare e Marco deve andare con uno di loro dentro un altro ufficio al secondo piano. Io rimango fuori assieme alla moto e durante i seguenti 20 minuti comincio a preoccuparmi: che fine avrà fatto? Già me lo immagino sotto interrogatorio in una specie di prigione sovietica, quando finalmente esce e dice "tutto ok". Ha dovuto compilare una dichiarazione doganale per poter far entrare la moto, la doganiera però parlava un ottimo inglese ed era simpatica. Ha dovuto pagare 5 euro di tassa d'ingresso ma la dichiarazione vale 3 mesi per cui se dovessimo tornare da queste parti con la moto non la dovremo rifare. Ottimo ma dubito ci servirà di nuovo!!!
Finalmente pare che tutte le formalità siano state sbrigate, resta solo da passare il controllo doganale vero e proprio ma anche qui non ci fanno praticamente aprire le borse e ci fanno passare senza problemi. In fondo tutta la nostra preparazione con gli obiettivi sparsi tra varie borse non serviva.
La tanto temuta dogana transnistriana ci ha occupato per circa un'ora e non ha presentato nessun problema a parte le varie tappe in stile "via crucis". Certo, noi siamo stati sempre attentissimi a rispettare qualsiasi segnale, cenno o richiesta ci venisse fatta, chiedendo sempre conferma se le cose andavano bene, sorridendo sempre e senza innervosirci mai. Un atteggiamento di questo tipo sicuramente aiuta in qualsiasi dogana del mondo.
L'attenzione e il massimo rispetto per i segnali ci aiutano anche poco dopo, quando ormai fuori dalla zona doganale stiamo per attraversare il ponte sul Dniestr: appena prima del ponte c'è una sbarra che blocca mezza carreggiata con uno stop, ma non c'è nessuno e si potrebbe passare aggirando la sbarra. Poco oltre c'è un capanno con un militare di guardia, che si nota però solo andando molto piano e fermandosi allo stop. Siccome Marco da quando siamo entrati in Moldavia sta guidando come se fosse sempre all'esame della patente, si ferma allo stop e solo dopo un cenno del militare passiamo. Chissà cosa sarebbe successo se non ci fossimo fermati (con tanto di piede appoggiato a terra) ma avessimo solo rallentato per poi passare. Magari niente, ma non si sa mai, meglio evitare di controllare...
Passato il ponte ci perdiamo: la strada per Tiraspol non è indicata chiaramente e il GPS non è di grande aiuto. Finiamo per girare brevemente per le strade periferiche di
Bender, dando così uno sguardo anche a zone abbastanza disagiate, prima di riuscire a tornare indietro e riprendere la direzione giusta. Dopo pochi km si entra a
Tiraspol e la prima cosa che si nota è l'enorme stadio a norma Fifa con accanto un hotel 5 stelle, entrambi costruiti dal magnate dell'edilizia proprietario della squadra di calcio Tiraspol Sheriff. Chissà chi mai li userà...
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Ci facciamo alcune foto di rito con la moto sotto il cartello d'ingresso in città scritto in 3 lingue, russo, ucraino e... no anzi sono solo due, la terza (moldavo) è stata nascosta ripetendoci sopra la scritta in ucraino. Ciò testimonia la situazione dei moldavi in questa fetta del "loro" territorio dove la maggioranza della popolazione è di etnia russa...
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Continuiamo ad avvicinarci al centro città ma ci perdiamo ancora: non abbiamo la minima idea di dove siamo rispetto al centro, e chiedendo in giro è abbastanza difficile farci capire. Giriamo per quasi un'ora!! Finalmente quasi per caso passiamo in una via segnata sulla micro-cartina della Lonely Planet, e abbiamo un punto di riferimento. Quando riusciamo a parcheggiare in una laterale del vialone principale è l'una passata. Alle 14 abbiamo appuntamento con Andrey, un ragazzo del posto contattato tramite Couchsurfing, e decidiamo di esplorare i dintorni nell'attesa. Vediamo il monumento ai caduti della guerra civile del 1990-92, il carro armato che fa da monumento alla vittoria sovietica nella seconda guerra mondiale, e dall'altro lato della strada c'è il palazzo presidenziale con davanti un busto di Lenin. Scattiamo varie foto, sulle prime in modo timido e usando la compatta, poi però notiamo che ci sono altre persone (poche) che scattano senza problemi e allora tiriamo fuori anche le reflex.
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Decidiamo di rimanere su questo lato dello stradone per il momento e ci incamminiamo verso la zona meno monumentale e più commerciale: cerco infatti una banca per cambiare qualche soldo in rubli transnistriani, una moneta non riconosciuta (e quindi non cambiata) in nessun altro paese al mondo. Ovviamente cambio solo 20 euro, giusto per avere qualcosa per mangiare, comprare due souvenir e tenermi qualche monetina ricordo.
Sono quasi le due e la fame si fa sentire: entriamo in un fast food locale, Andy's Pizza, più pulito e organizzato di un Mac Donalds. Qui ci si siede e si ordina al cameriere che dopo poco porta le cose al tavolo, il cameriere parla un perfetto inglese e c'è anche il wifi e l'angolo giochi per bambini. Wow!! Mando un sms a Andrey chiedendogli di raggiungerci lì dentro (il luogo originale dell'appuntamento era poco distante) e così mentre mangiamo un ottimo hamburger lui arriva e iniziamo una interessantissima conversazione. Lui e la moglie hanno viaggiato già in vari paesi d'Europa e ci mostra il suo passaporto: è emesso dalla Russia!! Ha anche una specie di carta d'identità transnistriana ma con quella può andare al massimo in Moldavia. Sicuramente fa parte della classe medio-alta del suo paese ma mi stupisco ugualmente della relativa facilità con cui la gente di qui viaggia, della libertà di comunicare attraverso internet etc. Insomma la Transnistria è sotto un dittatore e mantiene ancora falce e martello nella bandiera, ma per alcune cose sembra un paese "normale"... almeno per i pochi ricchi. Andrey ci spiega che la situazione economica non è molto diversa da quella del resto della Moldavia, con la differenza che qui gli investimenti stranieri sono frenati dal fatto che lo status politico di questa zona non è ancora definitivo e non si sa che fine farebbero eventuali soldi investiti qui. Chiediamo anche se ci sono posti dove ci consiglia di non scattare foto, e Andrey dice che possiamo farle ovunque tranne che al palazzo presidenziale. Ops, quelle le abbiamo già fatte!!!
Ma non ci ha detto niente nessuno anche perché eravamo abbastanza lontani.
Dopo una mezz'oretta usciamo e il nostro nuovo amico ci accompagna verso il fiume, dietro ai monumenti visti prima, e poi ci salutiamo. Noi torniamo sul vialone, lo attraversiamo e ci mettiamo a fotografare uno dei simboli di Tiraspol, una statua del fondatore della città a cavallo. Vicino ci sono anche dei cartelloni che celebrano i 66 anni dalla fine della seconda guerra mondiale e non possiamo fare a meno di fotografare i simboli comunisti che inneggiano ancora all'URSS.
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Torniamo di nuovo verso la zona più commerciale perché vogliamo arrivare a fotografare il palazzo della repubblica con i suoi bassorilievi socialisti,
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e anche perché vorremmo trovare un souvenir da portare a casa, per quanto orrendo possa essere. Ci riusciamo con un magnetino veramente brutto! Beh, mi sembra già tanto essere riuscita a trovare un souvenir in generale!!! Non trovando una bandierina da attaccare allo zaino, ne compro per pochi centesimi una di carta attaccata ad uno stecchino di legno (tipo quelli per spiedini) che ovviamente arriverà a casa rotto.
Non facciamo tanta strada in giro per la città, non c'è molto da vedere e non ci sentiamo tranquilli: fino a che stiamo in territorio transnistriano siamo privi di qualsiasi copertura assicurativa e le autorità locali potrebbero fare di noi quello che vogliono. Torniamo alla moto scattando qualche foto anche al cinema dalla vecchia insegna anni 60 e al teatro nazionale.
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Prima di ripartire fotografiamo anche i nostri permessi di immigrazione, che probabilmente ci verranno ripresi in uscita dal paese: non abbiamo nessun timbro sul passaporto e vogliamo avere un ricordo di questa avventura!
Verso le 16 siamo già sulla moto cercando di non perderci come all'arrivo, stavolta siamo più bravi e usciamo dalla città quasi al primo colpo. Lungo la strada vediamo qualche altro monumento in stile sovietico, inclusa la "statua" del nome della città al suo ingresso.
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Poco prima del
confine ri-sparpagliamo gli obiettivi di Marco nelle varie borse, all'andata non abbiamo avuto problemi ma non si sa mai. Arrivati alla dogana in uscita, stavolta le cose sono molto più rapide, come previsto ci ritirano i permessi di immigrazione timbrati (meno male che li abbiamo fotografati!) e dopo che il primo poliziotto incontrato stamattina ci riconosce "Ah yes, Italia!" e ci fa passare, pensiamo di essere fuori ed esultiamo: ci abbiamo messo solo 20 minuti! Ma abbiamo festeggiato troppo presto: da questo lato c'è anche un controllo moldavo. Ci fanno accostare e scendere. Entriamo in un ufficio e ci chiedono i passaporti. Quando vedono che il timbro di ingresso in Moldavia c'è già (è di ieri) ci lasciano andare subito. Supponiamo che siano lì per le persone che arrivano dall'Ucraina, che all'ingresso in "Moldavia" in realtà entrano in Transnistria e non hanno quindi un timbro moldavo. Sapevamo che a questa cosa si può rimediare andando a Chisinau a farsi mettere il timbro d'ingresso non so dove, ma forse hanno deciso di piazzare una specie di dogana non ufficiale anche qui vicino a Bender. Boh...
Finalmente ci allontaniamo dalla zona doganale e siamo in Moldavia. Sembra assurdo, ma il paese dove ieri entrando ci siamo sentiti preoccupati (più che altro per lo stato delle strade e i poliziotti corrotti) oggi ci sembra il posto più sicuro del mondo dopo essere rientrati dalla Transnistria! Non che a Tiraspol ci siamo mai sentiti in pericolo, anzi, ma sapere di non poter contare su consolati, leggi e assicurazioni non ci faceva stare molto tranquilli. La "gita" in Transnistria era una delle cose che mi preoccupava di più in questo viaggio, e sapere di averla ormai alle spalle mi rilassa molto.
Quando rientriamo a
Chisinau sono circa le 5 e mezza e volendo potremmo visitarla un pochino, ma decidiamo di lasciar stare: un po' l'abbiamo vista passandoci in moto, non ci sono monumenti o posti imperdibili tranne forse le cantine vinicole Cricova, fuori città, che però è tardi per visitare. Sarebbe più lo sbattimento di cercare un parcheggio che altro. E poi siamo stanchini e l'idea di passare un po' di tempo in
albergo a riposare non ci dispiace.
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Dopo un po' di relax andiamo a cena, ma stavolta tutte le sale dell'hotel sono prenotate per un matrimonio e ci fanno accomodare sotto un portico all'aperto: bello! Andiamo a letto presto ma la musica dei festeggiamenti matrimoniali ci terrà svegli nonostante i tappi per le orecchie almeno fino alle due di notte. Argh!!