Leggendo su un vecchio numero di Rolling stone un’ intervista a Joni Mitchell datata 1971 si ci può fare un’ idea della selvaggia baia di Matala ( Creta ) in quegli anni.Due speroni di roccia racchiudevano pochi edifici e capanne di pescatori, due ristorante caffè e tre rivendite di alimentari di cui una sola quella più attiva si era dotata di un frigorifero e una comunità di beatnik internazionale aveva preso possesso e in parte ampliato le caverne e grotte di era minoica poi usate dai romani.
Questi beatnik canadesi, americani, tedeschi, termine preferibile a hippies, vivevano fin dagli anni 50 in queste grotte da ” cavernicoli “, praticavano il nudismo e avevano al collo collane di denti umani, piccoli perizomi, una società particolare tollerata dai greci finchè venne sgomberata dalla polizia tra poco sarebbero giunti gli anni dei Colonnelli e della dittatura.
Parliamo degli anni 68/69 tra Woodstock e l ‘Isola di Wight un mondo che sembra lontano e fossilizzato nel tempo. Ci si nutriva di bacon, torte di mele, yogurt e raki.
Carey il protagonista della canzone omonima del bellissimo album Blue era un amico della Mitchell dai capelli rossi fiammeggianti, viveva spacciandosi per cuoco a Matala era un po’ pazzo come tutti ,ma si meriterà una canzone che lo farà entrare nella storia.
http://www.youtube.com/watch?v=vR7AZVsOEYkMa nelle notti stellate di Matala, con il vento che veniva dall’Africa, sempre per citare la cantautrice che rimase vario tempo a Matala si suonava anche rock’n’ roll e si fumava tanta erba turca, non poteva essere altrimenti, si dice, non ho ancora indagato, che John Lennon e Bob Dylan siano stati anch’essi a Matala, cosa non improbabile.
La vera fama di Matala o la sua rovina sempre se vogliamo vederla da un ottima non consumistica furono i media e la copertina dell’ importante rivista americana Life nel 1968 che fece accorrere in massa giovani sull’ isola.
Ultimamente è nato un Festival musicale e teatrale che ha visto alcuni dei vecchi hippies e nuovi adepti ritornare per concerti e revival in quella che era un luogo sacro ed era dovere di ogni buon figlio dei fiori andarci.Anni diversi, senza Aids, spread, eroina e forse ancora qualche speranza.
Poche settimane fa ho fatto un salto anch’io a Matala visitato le celebri grotte e fatto il bagno nella baia, il paesino sebbene frequentato non è stato devastato dal turismo di massa, parecchi tedeschi, spagnoli e russi, certo della vecchia Matala e dello spirito dei sixties non è rimasto nemmeno l’ ombra, decine e decine di alberghetti, ristoranti , locali , negozi, market etc etc, ma il tutto ha conservato un atmosfera ancora vivibile ed umanizzata.
Un furgoncino Volkwswagen coloratissimo e la famosa scritta “Welcome to Matala George. Today is life. Tomorrow never comes” ricordano i tempi che furono.Nella piazza di Matala puoi sentire melodie al bouzouki, il mandolino alllungato greco, gustando una metaxa ( il cognac greco ) o un Souvlaki o un gyros pita per poi trasferirsi nell’ ultimo locale della baia, con la splendida barista in dread e un grande rock’n’roll band greca che passava dai Cream ai Rolling stones ( con qualche pezzo greco ogni tanto ), il rock’n’roll risuona ancora nella baia di Matala in un atmosfera anestetizzata ma sicuramente ancora piacevole.