Il viaggio in Israele non è nato per caso; è da tanti anni che, parlando tra amici sulle possibili mete o sui posti che ci sarebbe piaciuto visitare, saltava fuori questo nome.
Però al momento di “concludere” siamo sempre stati bloccati.. o saltava fuori un posto nuovo e totalmente diverso o era il costo del volo aereo che ci frenava.
Così quando a gennaio incasso l’ok di un paio della compagnia quasi non ci credo… e soprattutto mi trovo spiazzato, ok.. andiamo in Israele.. ma dove? quando? per quanto?
Dopo qualche breve consultazione ecco si stabiliscono i punti chiave. Si parte i primi di giugno, così’ da poterci godere anche un po’ di mare , poi ovviamente andremo a Gerusalemme e non possiamo non testare la famosa vita notturna di Tel Aviv….… ok, queste sono le tappe fondamentali; Io provo ad inserire anche una giornata al Mar Morto o a Nazareth ma per alcuni i giorni di ferie son limitati.. peccato.
Stabilito il programma la meta attira molta attenzione tanto che a partire saremo in 5, cosa che da tanto tempo non accadeva. Oltre a me, vengono Mel, Vale, il Rosso e Teri.
A febbraio compriamo i voli, purtroppo non a buon mercato (310 euro con Alitalia facendo scalo a Roma) e suddividiamo la visita in due.. Da martedì a giovedì pomeriggio staremo a Gerusalemme, mentre da giovedì sera a domenica vivremo Tel Aviv… è fatta! il viaggio “Tra il sacro e il profano” può iniziare!
Poco prima di partire mi rendo conto di quanto l’interesse e la curiosità verso questi posti non colpisca solo me e i miei amici, ma anche parecchia gente che generalmente non viaggia o viaggia poco.
Amici di famiglia, colleghi di lavoro, parenti.. tutti mi chiedono, son curiosi, sia sui motivi della scelta dell’itinerario sia sulle nostre aspettative.
La richiesta standard è “Israele? Come mai?”.. bella domanda.. la risposta istintiva forse è “Why not?” ma parlando seriamentesi potrebbe discutere parecchio su questa cosa, sulle motivazioni.
Principalmente per me è stata curiosità; alla fine è una zona sempre al centro dell’attenzione mediatica mondiale e non solo ora, penso sia difficile trovare un luogo così ricco di storia e di avvenimenti importanti.
La via di passaggio delle spezie verso l’Europa, l’ultimo avamposto dei Romani, le crociate, il periodo sotto i mussulmani, il movimento Sionista dello scorso secolo con il ritorno degli ebrei in Palestina fino alle recenti e continue lotte per il controllo attuale del territorio.
Poi il fatto culturale e religioso; mussulmani, cristiani ed ebrei che condividono (o almeno provano) lo stesso luogo di culto.. una cosa unica al mondo.
Ed infine, anche se son un cristiano non praticante, la storia Gesù si evolve qui.
Prima di partire mi informo e leggo il più possibile per conoscere meglio non solo i posti ma anche le sfaccettature religiose e culturali.. e così solo a pensare dove andrò a breve, mi emoziono.
MARTEDI’ 5 GIUGNO
La prima giornata è praticamente dedicata al viaggio per arrivare a Gerusalemme.
Partenza da Milano alle 8.15, 2 ore di scalo (maledetta Alitalia che ha spostato tutti i voli su Roma) ed arrivo a Tel Aviv alle 16 ora locale.
Vicino al nostro gate, c’è l’imbarco per Budapest e la differenza di gente è notevole.. Verso Budapest è un continuo di belle ragazze, gruppi in vacanza, coppiette.. mentre sul volo per Tel Aviv ci sono comitive viaggi-organizzati, qualche israeliano che rientra a casa oppure gruppi di maschioni molto “gaio”. E si, Tel Aviv è molto gay friendly.
Comunque volo tranquillo, pasto senza carne di maiale (con tanto di biglietto di Alitalia in cui spiega che è per rispetto verso le religioni ebraica e mussulmana) e arrivo puntuale
L’aeroporto è moderno e funzionale e l’unico rallentamento l’abbiamo al momento del controllo documenti, che non è molto differente da quando si entra negli Stati Uniti o altri paesi simili..
Domande di rito sui compagni di viaggio, giorni di permanenza, luoghi che si intendono visitare.. ma niente di ossessivo, tanto che con il tipo della dogana riesco anche a chiedergli del tempo e se le spiagge son già affollate.
Come suggerito non mi faccio timbrare il passaporto, non che a breve abbia in mente un viaggio in Iran o Libano, però non si sa mai.
Per muoverci verso Gerusalemme optiamo per il taxi collettivo Nesher; mentre attendiamo che si riempa per poi partire osserviamo intorno a noi; la prima impressione è quella di gran modernità, l’aeroporto, la gente, le tecnologie (quasi tutti hanno iphone o simile).
E poi incominciamo a vedere i primi militari, in genere ragazzi più giovani di noi, che probabilmente son appena arrivati e si spostano verso la loro destinazione.
10 minuti di attesa e il pulmino da 10 persone è pieno e ci muoviamo verso la nostra meta. E’ circa un oretta di viaggio in autostrada, con intorno un panorama che spazia dal desertico al verde delle piante di frutta/ulivi. E’ la mia prima volta in Medio Oriente e son emozionato.
Arriviamo all’Abraham Hostel per le 6 di sera; l’ostello ci piace, è giovanile, ben strutturato, pulito e pieno di gente.
La posizione è perfetta per chi vuol stare fuori dalle mura della città vecchia (che comunque distano un 15 minuti a piedi) in modo da poter vivere un po’ la Gerusalemme Ovest.
Ci rilassiamo un attimo in camera e dopo una bella rinfrescata usciamo a vivere i primi momenti in città.
Camminiamo senza fretta sulla Yafo street dirigendoci verso la Zion Square.. intorno veniamo colpiti dalle prime immagini che il luogo ci offre.
Le vecchie case che sembrano debbano cadere da qui a poco, i balconi storti che poggiano sugli impianti di condizionamento, i tanti negozietti che vendono vestiti e cianfrusaglia varia, il moderno tram che proprio stacca in maniera pazzesca con il resto che lo circonda.
Poi quando arriviamo in Zion square invece i palazzi iniziano a essere più moderni, così come i negozi e i ristoranti che danno l’idea di essere più occidentali e simili ai nostri.
Ma quello che colpisce in particolare sono le persone.. alle fermate del tram e in giro per negozi ci sono tanti rabbini/ebrei ortodossi, vestiti praticamente tutti uguali.
Con la camicia bianca, i pantaloni e il giaccone nero, cappello o la Kippah in testa.. e poi i capelli, con i boccoli ai lati e la barba lunga.
Anche le donne spostate hanno il loro abbigliamento, testa coperta, gonne lunghe e vestiti che noi generalmente potremmo considerare molto semplici.
In questa zona la prevalenza è ebraica e, si vedono pochi mussulmani
Affamati, in Ben Yehuda Street ci facciamo i primi Falafel e Shawarma innaffiati dall’ottima birra Maccabee.
Di fianco a noi, seduti, ci sono alcuni giovani militari… sui 20 anni, Kippah in testa mangiano tranquillamente il loro Shawarma con il fucile in spalla.. lo fanno con una naturalezza tale che la situazione quasi non ci colpisce come potrebbe sembrare a sentirla raccontare.. ma del resto, le sensazioni non si possono raccontare ma solamente viverle.
Mentre il buio avanza, torniamo verso l’ostello, in giro oltre a qualche sporadico turista ci sono solo alcuni bambini che raccolgono soldi per una scuola e gli ultimi negozianti che stanno chiudendo le serrande.
Ben Yehuda è un alternarsi di negozi tutti uguali, cambio valuta-argenteria-gioielleria-vestiti-souvenir-kebabbaro-.. cambio valuta-argenteria.. e così via.
I negozi di souvenir poi vendono proprio di tutto, anche le Kippah più assurde.. tipo quella del Chelsea fc o del Manchester..
Arrivati al bar dell’ostello, l’ambiente è vivace. Gente che cucina, alcuni bevono una birra, altri sfruttano la connessione wi-fi.
Così per passare il tempo ci beviamo un paio di birre giocando a biliardo..
Saltano fuori anche le prime cazzate.. come Mel, soprannominato “Melchio di Nazareth” e noi che ci abbordare dalla ragazza dell’ostello che gestisce la sala video.
La Finlandese Naike è simpatica.. ma ha un difetto.. è la tipa più brutta dell’ostello.
Con la scusa di parlarci della città, alla fine si mette a giocare a biliardo con noi e ci porta anche sul tetto dell’ostello per vedere la città dall’alto.
Del resto, con tutte le tipe che c’erano in ostello (un paio di livello assurdo) ovviamente noi abbiamo fatto comunella con la peggiore.
Verso le 10 optiamo per uscire e andiamo nelle due strade consigliatemi dalla barista, Yosef Rivilin – Shim’on Ben Shetach e dintorni.
Teri è affamato, tanto al primo locale in cui ci dicono che la cucina è aperta, ci sediamo.. ovviamente la cucina è chiusa e quindi ci tocca rilassarci con una birra e fumando un po’ di narghilè.
Comunque in Yosef Rivilin sembra di essere a Ibiza, non tanto per la quantità di gente.. ma per la quantità di butta-dentro che ci sono.
Per essere martedì comunque di movimento c’è ne abbastanza, la maggior parte di gente beve qualcosa, parlando e fumando narghilè ai tavolini, l’ambiente è molto easy. Però la mattina dopo la sveglia suonerà alle 7, quindi accontentiamo Teri, ci fermiamo a mangiare una cosa e torniamo a dormire.. il viaggio è appena iniziato.