A proposito di Lituania

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A proposito di Lituania

Messaggioda flyingsoul » 19/10/2012, 17:14

Come è ben noto, la storia la fanno i vincitori, non i giusti. Non posso che condividere.

La decisione del Parlamento lituano di mettere al bando falce, martello e stella rossa non è né «triste» né «offensiva», come ha dichiarato Liudmila Alexeieva, responsabile moscovita del gruppo di Helsinki per i diritti umani. Il piccolo Paese baltico, annesso militarmente all’Unione Sovietica nel 1940, per quasi mezzo secolo è stato sottoposto al dominio russo e comunista senza essere né russo né comunista. La classe dirigente venne estromessa, perseguitata e sostituita con funzionari di partito; gli oppositori subirono tutta la sequenza dell’oppressione staliniana, incarcerati, spediti nei gulag, uccisi. Il popolo subì tutti i danni della collettivizzazione forzata, della burocrazia centralizzata, della totale mancanza di libertà. «Eravamo uno Stato totalitario, autoritario, ma non fascista», ha aggiunto la Alexeieva, seguita da parte della stampa russa: trascurando di ricordare che il comunismo ha provocato, nel mondo, centinaia di milioni di morti. A partire da quello sovietico.

Certo, i lituani – come gli altri popoli che ebbero uguale sorte – non hanno mai dimenticato i tre feroci anni di occupazione nazista (1941-44), che fra l’altro portarono allo sterminio di duecentomila ebrei locali. Ma è significativo che oggi mettano sullo stesso piano svastica, falce e martello: anche se pure da noi c’è chi può fare fatica a capirlo. In Italia abbiamo avuto il più potente Partito comunista dell’Occidente, che però non è mai riuscito ad arrivare al potere, o alla dittatura, grazie non tanto alle virtù della nostra democrazia quanto al patto di Yalta, che nel 1945 ci destinò al mondo libero. Da noi, dunque, la falce e il martello non sono stati percepiti come simbolo di distruzione e di violenza tanto più cieca quanto lucida, come quella nazista.

In Italia la memoria storica e collettiva di chi ancora crede nel marxismo, o se ne è distaccato da poco, è legata alle giuste lotte e ai sogni ottocenteschi di riscatto delle classi più povere; poi, falliti i tentativi insurrezionali del primo dopoguerra, il partito di Gramsci fu quello stroncato con la forza dal fascismo, e che contro il fascismo risorse vent’anni dopo. Oggi sappiamo che la Resistenza commise, oltre che subire, ferocie inaccettabili. E che moltissimi – troppi – partigiani aspiravano a fare dell’Italia un paradiso dell’Internazionale. I più non sapevano e non potevano sapere cosa ciò avrebbe significato: una dittatura che avrebbe portato miseria e isolamento, come negli altri Paesi satelliti dell’Unione Sovietica. Avendo avuto la fortuna – per loro e per tutti – di non arrivare al potere, i comunisti nostrani hanno potuto continuare a considerarsi i salvifici paladini degli umili, emendati dalle responsabilità storiche del comunismo sovietico per via di “strappi” sempre troppo parziali e tardivi: dopo Budapest nel 1956, dopo Praga nel 1968.

Per tutti questi motivi è impensabile che da noi si segua l’esempio lituano, mettendo sullo stesso piano la croce uncinata e la falce con il martello. Non si dica, però, che i lituani hanno torto.


Fonte: http://www.lindipendenza.com/falce-e-ma ... -svastica/
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Re: A proposito di Lituania

Messaggioda Samusadork » 19/10/2012, 17:29

La mia posizione a riguardo è sempre stata molto semplice: chi inalbera i simboli nazifascisti pensa a quel nazifascismo lì, perchè non ne esiste uno diverso. Loro hanno "compiuto" la loro missione - dal loro punto di vista - perfettamente. Sacrosanto metterli al bando (i simboli e chi li inalbera).
Per quanto riguarda i simboli comunisti, dubito che chi li ha inventati (e men che mai chi adesso vi si riferisce) avesse in mente quell'URSS lì.
Nel caso specifico, chiaramente sarebbe di cattivo gusto andarsene in giro per i paesi baltici con una maglietta col faccione di Baffone (sarebbe di cattivo gusto pure qua...), ma la messa al bando mi sa di ipocrita riscrittura della storia ad uso e consumo dell'attuale classe dirigente.
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Re: A proposito di Lituania

Messaggioda flyingsoul » 19/10/2012, 17:32

Samusadork ha scritto:La mia posizione a riguardo è sempre stata molto semplice: chi inalbera i simboli nazifascisti pensa a quel nazifascismo lì, perchè non ne esiste uno diverso. Loro hanno "compiuto" la loro missione - dal loro punto di vista - perfettamente. Sacrosanto metterli al bando (i simboli e chi li inalbera).
Per quanto riguarda i simboli comunisti, dubito che chi li ha inventati (e men che mai chi adesso vi si riferisce) avesse in mente quell'URSS lì.
Nel caso specifico, chiaramente sarebbe di cattivo gusto andarsene in giro per i paesi baltici con una maglietta col faccione di Baffone (sarebbe di cattivo gusto pure qua...), ma la messa al bando mi sa di ipocrita riscrittura della storia ad uso e consumo dell'attuale classe dirigente.


Si, sono d'accordo. Il comunismo s'è sviluppato in modo variegato per il semplice fatto che, vincendo appunto la guerra, ha avuto tempo per riscriversi in diversi contesti storici e logistici. Resta il fatto che il comunismo, così come lo pensò marx a suo tempo, non ha più senso al giorno d'oggi. Quindi l'unica variante ancora possibile è quella del totalitarismo puro, appunto, come il nazismo. Per questo lo condivido.
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