Lo so che non c’entra niente, ma sul volo Ryanair Pisa-Cracovia, città da cui poi prenderò il bus per L’viv, prima tappa del mio viaggio nell’ex-granaio della CCCP, ho udito l’hostess affermare che parte del ricavato dei Gratta e Vinci venduti sull’aereo viene devoluto al Meyer, addirittura pare che con i soldi sia stato possibile acquistare (parole testuali), un “incubatore”....
La centrale di Chernobyl, che continua a fornire energia al paese, non sarà meta del mio itinerario, ormai la prossima estate arriveranno i Bambini di Fukushima e trovo questo tipo turismo comunque discutibile.
L’viv, la cugina di Cracovia, è una città adorabile. Ricordo con piacere una cena al lussuoso caffè “Maestro” a base di zuppa di funghi, shasliki, i popolari spiedini di carne e Derun, una specie di tortilla di patate con panna acida. Proprio al piano superiore, ci spiega la giovane proprietaria Inna, c’è una sala da ballo che viene affittata alla modica cifra di € 2000 a sera per compleanni, gala, matrimoni e set cinematografici.
Un’altra tappa obbligata per comprendere la civiltà ucraina è il patriotissimo Krivka, in Ploschad Rynok; ci andiamo coll’improponibile Vitali, 29enne dottorando in Storia nonché prefetto (!!!) di uno dei quartieri più importanti di Kiev. Il Krivka è una catena di locali all’insegna del nazionalismo militaresco più sfrenato, con tanto di poligono di tiro a disposizione della clientela. All’ingresso non sorprendetevi se ad aprirvi la porta sarà un tipo in tuta mimetica con kalashnikov al collo; quando indirettamente vi chiederà la parola d’ordine urlando “Slava (Viva) Ucraina !”, limitatevi a rispondere “Geroim Slava (Viva i suoi Eroi) !” e potrete così scendere trovandovi tra pareti ricolme di fucili, foto e documenti che celebrano episodi della Seconda Guerra Mondiale. Ma soprattutto potrete assaggiare i famosi 50 cm di salsiccia annaffiata con vodka al cumino, al rafano, al ravanello o al miele, quelle sì sorprendenti.
Per la colazione impossibile prescindere dalla migliore pasticceria di Lviv, Zukarj, di fianco alla Cattedrale Romana, o dalla Vebidsky Bakery, in Doroshenko vul., di fianco a Ploschad Rybok, dove ho assaggiato una delle migliori cioccolate calde della mia vita, servita purtroppo solo in tazzine da caffè.
Parzialmente deludente, visto il rapporto qualità/prezzo, è invece il ristorante Veronika, dove notevoli, più che i vareniki, i ravioli locali, sono i vini georgiani, davvero competitivi.
Il posto più magico da visitare è il cimitero di Lychakivske, che ospita i resti di tutti i personaggi più importanti nella storia della città, e non solo. Un vero e proprio Père-Lachaise ucraino forse addirittura superiore per bellezza, se non per la fama dei suoi occupanti.
Dopo 12 ore di treno da Minsk (vedi prima parte) e un’ora di volo da Kiev, la mattina presto mi ritrovo a Simferopoli, centro di smistamento verso tutte le mete della Crimea.
Il mio viaggio inizia dalla punta orientale estrema, la città più vicina alla Russia, separata da questa dal Mare d’Azov: Kerch. Qui vive una comunità di 300 persone di origine italiana, quasi tutti con cognomi a noi familiari. Una volta erano almeno 3000, ma furono deportati e rimpatriati da Stalin con l’accusa di essere fascisti. I miei ospiti, Natalia e il compagno Alexei, e l’amica di Natalia, Tatiana, ex campionessa di nuoto della Crimea, vivono sulla sommità della collina che separa il centro storico dalle spiagge. Io sono alloggiato nella seconda casa di Natalia, che purtroppo sta letteralmente scivolando a valle per difetti strutturali. Natalia ha una cultura e un gusto sopra la media (conosce Barnaba Fornasetti !), una collezione pazzesca di musicassette e mi fa ascoltare Dalida, molto popolare in Russia, sostenendo che la versione originale di “I just called to say I love you” del buon Wonder Stevie sia una canzone francese da lei portata al successo qualche anno prima. Sorrido, sentendomi come Ibra nell’area del Lanciano, e subito scommetto sull’esatto contrario una cena, che eviterò comunque di farmi pagare. I frutti del Mar Nero da queste parti sono succulenti: da provare i molluschi, i rapan, i midia, cugini delle nostre cozze, e i grassi pesci, il kefal e il piliengas.
Koktebel, la mia tappa successiva, è sede di due jazz festival consecutivi, molto noti in Ucraina, all’inizio di settembre. Arrivo in tempo per la serata inaugurale del Bluebay, il secondo e meno “ricco” dei due. La conferma me la danno sia i nomi che le performance dei due gruppi visti sul palco, Los Dislocados (salseri ucraini !) e i tamarrissimi Spaghetti Swing. Di jazz nemmeno l’ombra, ci manca solo una band che si chiami Elvis and the Beatles e poi siamo a posto. Niente che non potrei vedere e apprezzare una serata qualsiasi alla Citè a Firenze. La mattina dopo, per riprendermi vado alla spiaggia più fricchettona di tutta la Crimea, la Lysia Buktha, nota anche come Fox Bay. Ci si arriva a piedi in un’ora scarsa con una passeggiata costiera dalla riserva naturale di Kara-dag. Anche se il paesaggio umano può ricordare Benirras a Ibiza, il mare e soprattutto la spiaggia sono solo un Monte di Sudicio insopportabili alla vista e agli altri sensi. Me ne vado disgustato, alla fine la cosa migliore di Koktebel sono sicuramente i due matti che vi ho conosciuto: il primo è Marten, il mio quasi 50enne host tedesco, sposato con ragazza ucraina dopo aver costruito anche con le sue mani le due case che affitta ai turisti durante l’estate. La sua idea di ricettività alberghiera non è niente male. Poiché ama i cani ha voluto creare uno spazio per accogliere famiglie e gruppi di persone che vogliono portarsi l’adorato amico in vacanza. Il complesso è dotato quindi anche di cucce e i cani hanno spazio sufficiente per giocare tra di loro o con i ricci, che in questa zona abbondano. Marten gira con un vecchio land rover, ed ha sempre una minicamera in funzione attaccata al parabrezza; mi dice che fa sempre le riprese dei suoi spostamenti, in questo modo in caso di incidenti stradali non ha bisogno di testimoni: tipiche paranoie teutoniche. Il suo prossimo progetto è di costruire un faro ! Proprio vero, lo spread siamo Noi !
Il secondo mattocchio è un giornalista olandese 27enne, Tiem, che il giugno scorso ha iniziato da Zwolle, il suo paese, un viaggio in bici che tra un anno dovrebbe portarlo in Indonesia. La sera che ci siamo conosciuti aveva appena percorso 120 km, col suo bel carico di 30kg. Sebbene adeguatamente sponsorizzato, Tiem si è allenato strada facendo. Conta di passare l’inverno in Iran, ma è più preoccupato dal suo ingresso in Turkmenistan, dove non si può entrare per “giornalismo”; chi bluffa rischia l’arresto e la detenzione.
Lasciata Koktebel la mattina presto, grazie anche a uno strappo alla stazione dei bus offertomi da un tipo alla guida di una traballantissima Lada 33 del 1979, posso raggiungere Yalta, la meta più turistica e commerciale della regione, tuttavia imprescindibile. Stavolta mi tocca prendere una stanza d’albergo. Il lungomare Lenin è un vero e proprio caravanserraglio: attrazioni circensi, artisti di strada pessimi, tirassegni, gruppi musicali adepti di Fausto Papetti, prove di forza, vecchi sedicenti ex-marinai agghindati come Braccio di Ferro che chiedono l’elemosina, bancarelle e chioschetti improvvisati di ogni tipo, ecc. Se vuoi fare la foto con la scimmietta, con un’aquila, con un pitone, con un sarchiappone sulle spalle, Yalta is the place ! Qui conosco casualmente Sasha, un tipo assurdo di Odessa che viene spesso qua. Sasha dopo una breve storia con una tipa del posto, ha fatto amicizia con un personal trainer che gestisce una palestra sulla Massandra beach. In cambio dell’alloggio, a quanto ho capito dal suo incerto inglese, egli è “costretto” ogni mattina a seguire un severo programma di allenamento a base di pesi e nuotate, cui si sottopone con piacere, probabilmente per riconquistare la sua bella ex. La migliore perla di umorismo involontario del viaggio me la regala proprio lui.
- What do you study ?
- Psychology
- And what do you wanna do after ?
- Don’t know…I’d like to work with the people….maybe.
Quando si dice la vocazione....
Sulle note di “El Bimbo”, canzone popolare afghana diventata un classico disco anni 70 grazie alla versione a zampa di elefante dei francesi Bimbo Jet (!!!), ma nota qui in Ucraina unicamente perché è la musica che si sente al Blue Oyster, il locale gay nel film Scuola di Polizia, mi vado a coricare ridendo. La mattina seguente inizio la visita dei dintorni, dove si trova un certo Palazzo Livadia, dove tali Stalin, Churchill e Roosevelt qualche anno fa giocarono a Risiko. Vinse Stalin. Ma al di là dell’emozione di trovarsi in un luogo che ha fatto la Storia, il posto non offre molto. Meglio scendere verso il mare, dove l’acqua è fresca ma mai fredda e resteresti ore a sguazzare. Da lì si può tornare tranquillamente a piedi in città.
Lasciata Yalta arrivo in serata a Sevastopol, dove alloggio all’ostello Funny Dolphin. Il suo proprietario, Yuri, è un tipo simpatico che ha lavorato per anni alla riparazione e manutenzione di sottomarini a Balaklava. Là faccio amicizia col vitellone tedesco Thomas, 40enne iscritto all’Università di Bielefeld (Westfalia) unicamente per trarne i vantaggi dello status di studente, che a quanto pare sono parecchi da quelle parti. Thomas parla un buon russo, conosce molto bene i luoghi (è la sua terza volta qua) e mi porta sullle migliori spiagge. Grazie alla sua maschera sub posso anche fare un po’ di snorkeling a punta Nikolaevsky. Peccato solo che l’ex bunker di Balaklava dove si fabbricavano e si riparavano i sottomarini nucleari quel giorno non sia aperto al pubblico.
Provo molta eccitazione nell’appropinquarmi alla tappa forse più attesa: Odessa. E’ la città che ha dato i natali ai genitori di Bob Dylan (se vi sembra poco...), dove si trova la mitica scalinata Potemkin, location di una delle scene più famose di tutta la Storia del Cinema. Quando racconto a russi od ucraini la vicenda che porta Paolo Villaggio ad urlare, nel “Secondo tragico Fantozzi”, che "la corazzata Kotiomkin (errore dovuto alla mancata concessione dei diritti di riproduzione dell’opera) è una cagata pazzesca !", ottengo sempre delle sincere risate. Forse anche per loro il capolavoro di Ejzenstein (che in realtà dura 70 minuti e non 3 ore e mezzo!) è sinonimo di noia. Mi ospita una coppia di ragazzi, Alenka e Igor; non riuscirò a incontrare quest'ultimo per incompatibilità dei suoi orari lavorativi con i miei vacanzieri. I due hanno vissuto fino all’anno scorso per 4 anni in Thailandia, dove con 20.000 € ti compri una casa, e infatti adesso l’hanno affittata ad amici russi. Igor è un quotato programmatore informatico, mentre Alenka al momento fa le traduzioni dall’inglese all’ucraino per un sito di incontri specializzato nel mettere in contatto uomini statunitensi (per lo più militari e marinai) con donne ucraine. Addirittura lei traduce unicamente i messaggi che arrivano a tale Olga, molto popolare sul sito. Mi spiega che in effetti vi è una media di un traduttore ogni 3 ragazze, e tutti guadagnano 20 dollari l’ora !
Il resto del tempo lo passo con la mia amica a stelle e strisce Holly, anche lei a zonzo per quei paesi. Holly alloggia nell’ostello Gran Babushka, in Ekaterynskaya, in pieno centro. Nei pressi c’è un simpatico bar, il “True Men”, dove finalmente si ascolta buona musica, e non la solita melassa pop nazionale che imperversa dappertutto. Faccio così conoscenza con gli altri frequentatori dell’ostello, quasi tutti inglesi, fra cui tale Hugh, quasi 50enne, che il mattino dopo ritroverò con un zigomo incrinato nella notte dal pugno di qualche autoctono alla cui partner aveva rivolto troppo calorosamente la parola. Salutata Holly, che nel pomeriggio parte col ferribbotte per una mini-crociera di 3 giorni alla volta della Georgia, dove cercherà di riciclarsi come insegnante di Inglese, mi reco alla stazione dei treni per acquistare il biglietto che mi porterà a Chisinau.
Il treno Odessa-Chisinau della Calea Ferrata Moldova che mi sta portando nella terra della Placinta cu branza, antenato sano dei sofficini, è dotato di apparecchi tv casarecci, sintonizzati su un canale nazionale russo. Quando inizio la conversazione con la mia vicina di sedile sullo schermo un gruppo di comici sta chiaramente facendo una parodia di Yulia Timoshenko. La mia casuale compagna di viaggio si chiama Angela, è una mia quasi coetanea, è sposata con un medico russo ma è originaria di un paesino contadino della Moldavia. Ha due figli e sembra davvero una tipa in gamba, come lo sono un po’ tutte le donne del suo paese, forse più delle russe, a parità di umile estrazione sociale. E’ un ingegnere chimico che parla 5 lingue, sta andando a trovare i suoi per la vendemmia; ogni anno infatti producono un migliaio di litri di cabernet senza però alcuna certificazione o marchio, cosa su cui stanno lavorando. I tempi ristretti della mia vacanza purtroppo non mi consentono di accettare il suo invito a raggiungerla in campagna anche solo per mezza giornata. Parla un italiano più che discreto e mi introduce bene alla conoscenza della sua nazione. Ha lavorato e lavora molto con l’Italia, fino a due anni fa con l’esportazione di legna dall’Ucraina per i nostri mobilifici nonché per l’Ikea, attualmente con la compravendita delle famose statue di porcellana di Capodimonte !
Chisinau non sarà una città d’arte, ma è più moderna di quanto mi aspettassi; ha un bellissimo parco dotato di connessione wi-fi e dietro le panchine centrali ci sono persino prese per la corrente.
La mia ospite, Nata, 23 anni, lavora per un canale locale, Journal tv, e si occupa di vari servizi, per lo più notizie e inchieste a sfondo sociale (interessante il suo servizio sulla Facoltà per postini !). Le sue due amiche, di cui una è coinquilina, sono anch’esse giornaliste che lavorano per la stessa emittente.
Mi porta al centro sociale Art Labyrinth, gestito da un gruppo di ragazzi salutisti e vegani, che non tollerano l’introduzione di alcool ai loro party. Vi potete immaginare quanto mi sia divertito...Di ritorno dalla festa passiamo indisturbati a pochi metri dalla residenza del presidente della republica moldova, e ho la fortuna di ascoltare la storia di Tony Hawks, autore del best-seller nonché interprete del film omonimo, “Playin tennis with Moldovans” (vedi linkografia). Nella stanza dove dormo c’è Pinky, pappagallino verde simpaticissimo e libero di svolazzare per la casa e non solo. Una volta addirittura è scappato da casa mentre la padrona Nata era fuori per lavoro e si è posato sulla sua spalla mentre stava registrando un’intervista in strada. L’unico difettuccio è che puntualmente ogni mattina alle 6 come un gallo comincia a produrre sonorità varie, veri e propri glitch che però ricordano più C1P8 di Star Wars che un brano di Aphex Twin. Represso l’impulso di tirargli il collo e fatta colazione con Nata, mi avvio in cerca di una marshrutka.
La gita a Tiraspol è una parziale delusione. Là ho solo un paio di contatti casuali con dei passanti, che una volta edotti sulla mia provenienza, si limitano a ridere e pronunciare le imprevedibili parole “Mafia” “Berlusconi” e “Celentano” (che in molti paesi è anche una catena di pizzerie, tale è la fama del supermolleggiato da queste parti). Il trasferimento da Chisinau e il passaggio della frontiera di un paese riconosciuto credo soltanto da altri due stati nel Mondo non presenta più le romantiche difficoltà di un tempo essendo diventata meta di turismo un po’ perverso. Della Transnisdria o Pridnestrove si è detto di tutto e di più, dal controverso servizio de “Le Jene” ma vi rimanderei all’articolo in due parti di Alessandro Gori.
L’avventura finisce qui, un altro longo treno notturno mi porterà a Bucarest per prendere il volo di ritorno. Ho perso qualche chilo e sono pieno di energie che la mia geopatia fiorentina purtroppo ricondurrà nuovamente ai livelli di partenza
LINKOGRAFIA (IN)UTILE
http://crossbordering.wordpress.com/about/ (ottimo blog del neo-giornalista Marco Residori, conosciuto a L'viv)
http://www.tiemehermans.nl/#http://www.fornasetti.com/en/story/barnaba-fornasetti/http://cerkio.livejournal.com/http://www.youtube.com/watch?v=deXt2lkMpZU (Bimbo Jet)
http://www.alessandrogori.info/altro-ca ... i-dimette/http://www.alessandrogori.info/internaz ... nistria-2/http://www.moldovansmovie.com/