TESORI SENZA SCRIGNO: UGANDA E RUWANDA

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Re: TESORI SENZA SCRIGNO: UGANDA E RUWANDA

Messaggioda Galla » 11/09/2012, 0:32

AUTOBUS NOTTURNO KISORO KAMPALA
Quando sono tornata a Kampala, dopo la fantastica esperienza a Mbale, ho trovato un tedesco al mio posto ma letti ce n’erano, anche lui come me era diretto a Kisoro l’indomani, decidiamo di andare insieme, ma dato quanto si è subito rivelato simpatico propongo a Kib, un membro della famiglia che mi ha ospitato, di venire con noi, era sul bus prima di finire la domanda (per fortuna).
L’esperienza sicuramente più forte di tutto il mio viaggio più che un’esperienza una prova di sopravvivenza che giuro farò di tutto perché non mi capiti più… sono sopravvissuta questo mi basta. Per problemi col bancomat, ho prenotato i posti sul bus all’ultimo. Dovevo affrontare un viaggio di 12 ore per 400 km e si trattava del viaggio di ritorno da Kisoro a Kampala. I posti più ambiti, ovvero quelli in prima fila, erano già stati prenotati, ma che sarà mai! Andiamo in fondo! Ottima idea…. Il bus parte alle 18 quasi puntuali, dovevo fare il viaggio da sola con Kib il tedesco per fortuna era partito alle 5 del mattino diretto a nord (senza preoccuparsi dell’esito del mio prelievo bancomat).
Come accade spesso un viaggio in bus notturno in un paese africano può riservare parecchi aneddoti interessanti.
Salgo sul bus e già c’era la puzza del precedente viaggio, prendiamo posizione ovviamente a gomitate (in Africa è obbligatorio sgomitare soprattutto nelle strette strade del mercato) nel frattempo caricano i soliti quintali di merci e adesso voglio qua un ugandese che mi spiega perché le matoke devono percorrere 400 km quando ci sono più alberi di matoke in Uganda che avvocati in Italia! Per non parlare dei sacchi di mais e non so quanta altra merce…. Passa la solita mezz’ora abbondante in cui gli aspiranti viaggiatori si contendono gli ultimi ambitissimi posti in piedi, quindi finalmente si parte omologato per 60 persone con 80 persone a bordo e il cargo trasbordante di merce.
Noi eravamo seduti in penultima fila dietro di me 7 persone con altrettanti lattanti in braccio, 4 bambini in piedi che non mi toglievano gli occhi di dosso e un discreto numero di valigie, poco più avanti le persone che occupavano i posti in corridoio, la via di fuga non era del tutto garantita… ma i finestrini si aprivano! Solo per l’aria le mie chiappe da lì non ci passavano. Ah dimenticavo… unica bianca.

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A un’ora circa dalla partenza in una strada di salita il bus comincia ad arrancare fino a che non si ferma del tutto. Comincia il trambusto scendono prima quelli in piedi, poi capiamo che dobbiamo scendere tutti ma mentre scendevo c’era anche gente che risaliva in un incastro e sgomitamento quasi perfetto; bus rotto. Era leggermente appesantito.
Subito mi torna alla memoria uno degli ultimi racconti letti dei viaggi in Africa di Moravia. È una caratteristica dei viaggi in Africa quello di trovarsi fermi con la macchina rotta col meccanico a 80 km e lo stesso Moravia racconterà per me:
“in Africa un guasto al motore vuol dire il meccanico a cento, duecento miglia di distanza, vuol dire difficoltà se non impossibilità di raggiungere il meccanico, vuol dire lunghe attese, di ore e ore, su piste sperdute in cui non passano, e anche queste molto di rado, che le corriere.
È quello che puntualmente adesso ci succede. È ormai il crepuscolo, con un cielo verdolino sul quale si staglia, nero come l’inchiostro di Cina, il bizzarro arruffio della boscaglia. L’autista è disceso, ha aperto il cofano, guarda, esamina, scuote la testa. Scendo anche io, gli domando se il guasto è grave. Risponde che lui non può ripararlo, ci vuole il meccanico che sta a 40 miglia. Non è molto. Aspettiamo, alla prima macchina che passa mi faccio portare dal meccanico. Passa mezz’ora, passa un’ora e la macchina salvatrice non si vede. Intanto si è fatta notte le prime stelle brillano nel cielo; ed ecco, come richiamati da un sesto senso, diciamo così sociale, ecco, venendo da chissà dove, sbucano dalla boscaglia numerosi contadini. Sono vestiti di fatica, cioè in stracci, circondano l’automobile, la esaminano, ascoltano il racconto dell’autista che lo rifà ad ogni nuovo venuto. Guardano tutto, ascoltano tutto, ma, alla fine, con mia sorpresa, non se ne vanno. E neppure se ne stanno in crocchio, così, come si fa nei paesi, tanto per vedere come va a finire. No, eccoli radunarsi in cerchio a poca distanza dall’automobile, accendere un fuoco e sedersi intorno al fuoco. L’autista si siede con loro, non senza prima presentarmeli uno ad uno, con spiegazione forse non indispensabile ma significativa che si tratta di anime buone, di amici, di persone che vogliono assisterlo in un momento di difficoltà. Stringo varie mani indurite e rese callose dal diuturno lavoro con la zappa, ricevo diversi smaglianti sorrisi. In realtà tutta questa gente ha colto l’occasione del tenere compagnia all’autista sconfortato per fare un po’ di rustica mondanità. Hanno lavorato tutto il giorno, gli aspettava la solita capanna, la solita moglie coi soliti bambini addormentati nel buio, ed ecco qualcosa di nuovo.”.

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Ovviamente io non sono Moravia pertanto ho solo potuta immaginare questa avventura mentre scendevo a gomitate dal bus non sapendo quanta sarebbe dovuta essere l’attesa (ma oltre al fuoco ci avrei messo qualche spiedino di pollo ovviamente!). Mi siedo sullo zaino e comincio ad aspettare; Kib va a fare pipì e torna sconcertato gli dispiaceva perché il suo paese faceva una brutta figura ma io non ero a disagio, gli ho raccontato del racconto di Moravia e ci abbiamo riso su. Poi si è avvicinato l’autista e mi ha detto, scusandosi, che un altro bus era appena partito da Kisoro per venirci a prendere. La strada era completamente buia e la notte calata (Proprio come da Moravia!), almeno non piove penso e alzo lo sguardo; per la prima volta in Africa mi trovo al buio completo non posso perdermi il tanto sognato firmamento dell’equatore, quante stelle! Potrei rimanerci anche un paio d’ore a guardarle! Intanto i miei 80 compagni di viaggio ne approfittano per far suonare tutta la musica che hanno sul cellulare, per ingannare l’attesa, così mi sono goduta il firmamento con sottofondo di 80 diverse canzoni ugandesi e il brusio di 80 ugandesi. Ma i momenti poetici finiscono ed ecco il nuovo bus.
Risaliamo con le solite sgomitate, intanto mentre cercavo di salire c’era gente che voleva scendere per recuperare le cose dal precedente bus (potevano recuperarle prima di salire ma questa è Africa). Passa ancora un’ora per reincastrare la merce e le persone pressate esattamente come prima come a creare una fotocopia del precedente bus. Ed ecco che con queste due ore passate su una strada di montagna il viaggio diventa praticamente tutto notturno.
Le situazioni che non mi hanno consentito di chiudere occhio sono state le seguenti: musica ugandese sparata a bomba per tutta la notte, ugandesi che si uniscono alla musica ugandese, puzza di cipolle (la sentivo ma non le vedevo) lattanti che due a due cominciavano a frignare, dossi rallentatori combinati con ammortizzatori che erano un ricordo, ansia di non ritrovare le mie scarpe in quel marasma umano e merceologico, bambini che cercano di dormirmi addosso.
I bambini non pagano il viaggio se non hanno il posto a sedere, si sa l’Africa premia chi reca malessere e disagio ai propri figli e così ce n’erano 4 che dovevano ammucchiarsi tra le valigie a prendere testate ad ogni dosso rallentatore, una cercava di appoggiare la testa sulla mia gamba, non ho potuto allontanarla.
Non potevamo tenere costantemente il finestrino aperto perché entrava direttamente tutto lo scarico del bus, in Africa camion e macchine sono vecchie e inquinantissime, andare in moto o camminare ai bordi delle strade si inalano costantemente polveri sottili, quindi appena il bus sparava la sgasata dovevamo chiudere il finestrino e restare con la puzza di cipolle. Io e Kib a turno dormiamo un po’ uno sull’altra ma mai più di 10 minuti per i sopracitati motivi, in qualche città il bus si fermava per almeno mezz’ora non mancavano i venditori di bibite e di cibarie ma io mi ero preparata avevo mangiato e lavato i denti prima di partire e non mi serviva niente; per le strade, anche delle cittadine, c’era costantemente gente che gironzolava, l’Africa è sveglia 24 ore su 24. Ovviamente durante le soste per 3 persone che scendevano altre 5 ne salivano e il saliscendi era lungo e pieno di sgomitate, quelli che scendevano caricavano poi all’inverosimile il boda boda (le moto che fanno da taxi) con sacchi e bambini e partivano alla volta di chissà dove (la loro casa spero), mentre quelli che salivano cercavano di incastrare la loro merce nei posto lasciati liberi dagli arrivati a destinazione la musica ugandese non si fermava mai.
Tutto simpatico e divertente ma se fosse durato qualche ora in meno! Dopo sette ore di viaggio non ne potevo già più, sonno, freddo ma meglio il freddo della puzza di cipolla, musica martellante, bambini piccoli che piangevano bambini meno piccoli che mi dormivano addosso e soste interminabili non vedevo l’ora di vedere la tranquillissima stazione dei bus di Kampala!
Ma il peggio si è verificato nell’ultima parte del viaggio. Per spiegarla devo fare una digressione sui cessi, come potete immaginare il cesso in Africa è ancora un concetto astratto, se ad un africano scappa il più delle volte va nel bosco, Lornah ha fatto più volte fermare il taxi collettivo per scendere a fare pipì, la carta igienica è inesistente. Quello che normalmente accade in Europa è che il bus si ferma all’autogrill si va al cesso e si compra la rustichella e ci si lamenta di qualcosa. In Africa l’autogrill sono i venditori che arrivano a proporre cose dal finestrino e la gente scende poco.

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Io mi ero tutelata per non scendere ho smesso di bere un’ora prima di partire e ho pisciato tutto prima di partire e nel viaggio mi sono consentita solo qualche sorsata d’acqua per evitare di dover esplodere visto quanto era complicato scendere in quell’incastro perfetto. Quello che dovrebbe fare una mamma è armarsi di pazienza e raccogliere i 4 figli incastrati tra le valigie e con quello più piccolo che si è tenuta in braccio scendere durante una delle varie lunghe soste e fargliela fare anche a forza. Ma evidentemente mi è toccata una mamma con poco giudizio da questo punto di vista. Mi sono svegliata ad un certo punto e non sentivo più la puzza di cipolla e ho capito subito quello che era accaduto e penso lo abbiamo capito anche i miei piccoli lettori.
Sveglio Kib quasi con un pugno “APRI SUBITO QUELLA C---O DI FINESTRA!” allontano la povera bambina che appoggiava la sua testolina sulla mia gamba con una gomitata e penso sono fottuta la via di fuga è sempre inesistente, ci sono quelli in piedi da chissà quante ore… “quanto manca alla mia cara stazione dei bus?” Kib guarda fuori e dice “siamo quasi a Kampala invertiamo i posti…” era sempre nero ma verde dalla vergogna.
Appena il bus è atterrato alla stazione sono scesa fracassando parecchi setti nasali pur di uscire da quell’inferno subito; era giorno la città era sveglissima (non era manco andata a dormire) il solito via vai di persone e merci, biciclette stracariche che non possono essere pedalate da quanto pesano, gente che attraversa la strada in diagonale macchine che non fanno passare moto, moto che cercano di passare tra le macchine, polveri sottili. Camminiamo un po’ prima di prendere una moto senza rivolgerci la parola, ma poi gli ho sorriso l’incubo era finito procedevamo lentamente verso il meritato letto distrutti dalla notte della peggiore prova di sopravvivenza ma era finita e per questo ero molto contenta così abbiamo cominciato a ridere, a casa ho dormito fino a mezzogiorno. Mi sono svegliata contenta di essere sul mio materasso per terra e non sul bus notturno.
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Re: TESORI SENZA SCRIGNO: UGANDA E RUWANDA

Messaggioda Galla » 11/09/2012, 0:33

CONCLUSIONE
Ovviamente non è tutto, ci sono: la gita alle Sipi Falls, l’esperienza a messa, chiamata a parlare in pubblico ai fedeli, le notti di Kampala che nonostante sia una metropoli africana con tutti i suoi casini mi sono sempre sentita protetta, il downtown market, la famiglia e gli amici di Kib e i loro 1000 modi di aprire una birra, la passeggiata per le alture di Kampala coi suoi tre principali luoghi di culto (cattedrale cattolica, chiesa protestante e moschea) la magnifica gita in canoa (un tronco scavato) sul lago Mutanda e successiva passeggiata sull’isola collinare, come preparare un caffè iniziando a raccogliere i chicchi dalla pianta (un’ora e mezza), il confine con la Repubblica Democratica del Congo, il confine col Ruanda (la giornata dei confini), il giorno del mercato di Kisoro con il via vai di donne coi canestri sulla testa e il bambino appeso dietro la schiena e l’eterno viaggio che mi ha portato all’aeroporto.

Ho preferito parlare solo delle cose salienti e mi sembra di averne dette a sufficienza, il resto resta nel mio cuore perché non potevo chiedere di più dall’Africa che finalmente mi si è aperta in tutta la sua socialità, nei suoi bei paesaggi e nei suoi lati peggiori ho cercato tutto e ho trovato veramente tutto; pienamente soddisfatta!
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Re: TESORI SENZA SCRIGNO: UGANDA E RUWANDA

Messaggioda radaulpa » 11/09/2012, 12:47

BRAVA!!
bellissimo viaggio

le notti in autobus in africa sono tremende, ne ricordo una tremenda in algeria, i bambini erano un sacco e per gli ambitissimi posti in piedi (8 ore di viaggio notturno massacrante da sedutro, figurati in piedi) quasi si prendono per capelli-peraltro cortissimi
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Re: TESORI SENZA SCRIGNO: UGANDA E RUWANDA

Messaggioda geom.Calboni » 26/09/2012, 15:22

Riesco a lerggere solo ora. Mi hai fatto davvero appassionare e ti faccio i complimenti per lo spirito d' adattamento ;)
"Stiamo attenti, siamo contenti, comportiamoci bene e mangiamo la semplicità".

Nella vita le cose serie, alla lunga, ti fregano. Gustiamoci le cose effimere che proprio in quanto tali non ti tradiscono mai.

Studio la Serbia, mi piace la Russia, frequento la Polonia.

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Re: TESORI SENZA SCRIGNO: UGANDA E RUWANDA

Messaggioda geom.Calboni » 28/01/2013, 20:09

Sull' Uganda e non solo segnalo questo libro:
viewtopic.php?f=11&t=2733
"Stiamo attenti, siamo contenti, comportiamoci bene e mangiamo la semplicità".

Nella vita le cose serie, alla lunga, ti fregano. Gustiamoci le cose effimere che proprio in quanto tali non ti tradiscono mai.

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Re: TESORI SENZA SCRIGNO: UGANDA E RUWANDA

Messaggioda Galla » 31/01/2013, 11:12

geom.Calboni ha scritto:Sull' Uganda e non solo segnalo questo libro:
viewtopic.php?f=11&t=2733



Wow vado subito a comprarlo a scatola chiusa!! Sarà un nuovo Moravia??
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